SENZA CENSURA N.38
marzo 2013
lettera dal carcere "buoncammino" di
cagliari [...] Ero convinto di un mio imminente trasferimento nel nuovo carcere di Oristano (a quanto pare quello vecchio con le bocche di lupo è realmente chiuso) ma così non è stato, cosa che invece è avvenuta in diverse circostanze con altri detenuti. Questo nuovo carcere non è ancora a pieno regime, in quanto le sez. AS sono ancora semivuote, e nella media sicurezza non tutte le celle sono occupate. Anche nell’altro nuovo carcere di Nuchis non sono stati completati i trasferimenti che sono esclusivamente per i circuiti AS, nonostante si trovino anche alcuni detenuti di Media Sicurezza. Sintomatico è il fatto del vai e vieni (qui a Buoncammino) di numerosi vermi/allievi che diventeranno i futuri aguzzini nelle galere in cui prenderanno servizio. La prigione di Bancali a Sassari invece, sembra avvolta da un qualche mistero, perché essendo stata terminata già da 5 mesi, non emerge nessuna informazione ufficiale inerente alla sua apertura. Si dice che l’attesa potrebbe derivare dalla lenta formalità che necessita il reparto 41bis e le sue dinamiche, oppure, è la dimostrazione che diventerà una struttura che si aggiungerà a quella ottocentesca orripilante di San Sebastiano e non a sostituirla, e per questo occorrerà del tempo per la formazione delle dipendenze penitenziarie. L’unico carcere ancora in cantiere è quello di Uta (CA) e i lavori da ultimare riguardano proprio il blocco ancora in costruzione del 41bis. Tra uno sciopero e l’altro da parte degli operai del cantiere, per mancato pagamento degli stipendi e della cassa edile, il penitenziario dovrebbe essere consegnato al ministero verso settembre/ottobre di quest’anno. Un’isola, la Sardegna, strategicamente importante per lo stato, in cui perpetrare il nuovo modello di annientamento riservato ai prigionieri. L’infame regime di tortura del 41bis, non é con Uta e Bancali che viene applicato per la prima volta in Sardegna, esiste già da tanti anni nel centro clinico di Buoncammino (3 celle a 41bis); nel carcere di Badu ‘e Carros, la sezione d’isolamento chiamata "porcilaia" è diventata tutta a 41bis già da un pezzo, e la nuova sezione che è stata costruita è a regime 41bis, nonostante inizialmente l’abbiano spacciata per sezione AS. Tutto questo è la conferma che basterebbe murare i prigionieri in celle d’isolamento, posizionare le telecamere all’interno e instaurare il regolamento del regime 41bis, che così diverrebbe possibile istituirlo in tutte le carceri (o quasi!), la Media Sicurezza diviene così un campo sperimentale in cui il dispositivo di controllo è instaurato in un regime d’isolamento come approccio normativo. Anche le nuove galere vanno in questa direzione. Un compagno di detenzione che è stato trasferito a Oristano, mi scrive dei blindi delle celle sempre chiusi, del limite ridotto a pochi pezzi per quanto riguarda il vestiario che si può possedere in cella, delle sezioni con un numero di detenuti non superiore alle 50 unità, non si esce più neanche per la doccia (dato che è presente in cella), del controllo tele-meccanizzato in ogni sua procedura di sicurezza. Le armi del DAP vengono così affilate, evidenziando la differenziazione tra prigionieri e metabolizzando la prassi con la quale il potere carcerario inasprisce la logica punitiva. Anche qui in terra sarda si sta cercando di affrontare la questione sulla nuova edilizia penitenziaria e sul 41bis, regime di cui la Sardegna ne ha una massiccia presenza, e sarebbe importante da parte dei compagni della penisola che stanno approfondendo il discorso, di socializzarlo in merito. È utile fare presente come le molteplici iniziative che si possono realizzare mentre il carcere è ancora vuoto (Bancali) o mentre è ancora in costruzione (Uta) (che contengono il 41bis) sono fattori altrettanto importanti su cui bisognerebbe operare. La mia disponibilità affinché questo avvenga è totale! Intanto mi sono segnato nel calendario la data del 25 maggio in cui ci sarà la manifestazione generale contro il 41bis a Parma, anche se non ci posso andare, sarò comunque presente in altra forma. Un forte abbraccio fraterno a tutti del collettivo.
Iosto Presoni de Malukaminu, 24 friaxu 2013 |