SENZA CENSURA N.36
marzo 2012
Viareggio: una strage del capitale
Intervista a Riccardo Antonini, ferroviere, vittima di un licenziamento politico da parte delle Ferrovie
A quasi tre anni dal disastro ferroviario di viareggio, nonostante ripetuti tentativi di insabbiamento, depistaggio, inquinamento di prove e perizie fin troppo di parte, sta per prendere il via l'udienza preliminare del processo contro il gruppo ferrovie dello stato e in particolare contro l'amministratore delegato, Mauro Moretti. Come nel caso della Thissen, è evidente la responsabilità del gruppo dirigente delle ferrovie dello stato e delle sue politiche di tagli e speculazioni a discapito della sicurezza.
Quella che segue, è un intervista a Riccardo Antonini, delegato sindacale e dipendente delle ferrovie dello stato, licenziato per la "scomoda", costante attività di denuncia di queste responsabilità. L'intervista è un'occasione per ripercorrere le tappe della vicenda, ma è anche un'occasione per riflettere sul nodo più generale della repressione sui luoghi di lavoro, soprattutto nei confronti dei lavoratori più coscienti e combattivi.
E pensando alle recenti battaglie vinte dagli operai della Fiat, a Melfi come a Modena, e all'importanza che rivestono la solidarietà, la lotta, la mobilitazione in questi frangenti, vogliamo citare Riccardo stesso, che in un passo di questa intervista sottolinea che "..anche il licenziamento è stato un’opportunità per rilanciare con forza questa battaglia e non far abbassarne l’attenzione a dispetto di quanti la vorrebbero rimuovere”.
Dopo il disastro ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009, l’Ad del Gruppo Ferrovie dello Stato italiane, dottor Moretti, ha affermato che le “nostre” ferrovie sono le più sicure d’Europa.
Questa affermazione è bizzarra e, detta a poche ore da una strage come quella di Viareggio, è demenziale ed offensiva. Un disastro ferroviario che provoca una strage (32 vittime, una decina di feriti gravissimi, e tanti altri …) come Viareggio, altri incidenti gravi, 33 lavoratori della manutenzione morti in ferrovia negli ultimi 4 anni, viaggiatori che perdono la vita per le famigerate porte-killer … mostrano che i binari sono un campo di battaglia. Secondo le “certezze” dell’Ad vorrebbe dire che in altri paesi, le ferrovie, sono veri e propri “campi di sterminio”. Almeno avrebbe dovuto dire “le nostre ferrovie sono meno insicure di altri paesi”. La ‘realtà’ dell’Ad non risponde al vero. Con il taglio di 150.000 ferrovieri, la chiusura di stazioni, officine, presìdi, l’“alleggerimento” della manutenzione, si è penalizzata pesantemente la sicurezza, oltre al servizio.
Perché non c’è quella sicurezza di cui si vanta l’Ad?
Nei giorni che hanno preceduto la strage di Viareggio, solo in Toscana, sono avvenuti due incidenti analoghi: un treno merci sviato a Pisa S.Rossore il 6 giugno, un’altro a Vaiano (Po) il 22 giugno. E come se niente fosse! Sembrava che i treni ci avvertissero che qualcosa di molto grave stava per accadere e, purtroppo, così è stato. Il disastro ferroviario di Viareggio avviene in un contesto ben preciso ed è figlio di una politica sconsiderata dell’ultimo ventennio: ristrutturazioni, deregolamentazioni, privatizzazioni, liberalizzazioni. Sono queste scelte di fondo: una determinata politica aziendale ed una precisa organizzazione del lavoro, le cause strutturali della strage di Viareggio. Per capire “Viareggio” si deve analizzare, innanzitutto, il contesto generale. Lo potremmo definire un incidente politico/organizzativo. Se a questo si aggiungono la violazione di norme di legge sulla sicurezza e l’assenza di norme necessarie alla prevenzione, il quadro è completo! E poi come si fa a parlare di responsabilità penali “colpose”? Si è trattato di una strage annunciata come per i 7 operai bruciati vivi alla Thyssen Krupp di Torino!
Perché la sicurezza è subordinata ad altre logiche?
Ovviamente, alla logica della formazione economico-sociale vigente che si basa sul profitto privato a danno dell’interesse collettivo anche su beni inviolabili ed irrinunciabili come la sicurezza, la salute, l’ambiente. Beni che non possono e non debbono assolutamente essere subordinati perché hanno la precedenza rispetto a qualsiasi norma, contratto o legge. La salute e la sicurezza né si monetizzano, né si delegano!
Allora che tipo di sicurezza possono garantire datori di lavoro, presidenti, amministratori delegati?
Possono garantire (si fa per dire) l’insicurezza sostenibile, e avviene per gli omicidi nei luoghi di lavoro, uno per volta, che rappresentano solo tragiche statistiche. Poi accadono anche stragi come la Thyssen (per ricordare la più eclatante) ed allora mostrano grandi difficoltà a gestirle. Si passa, così, da un’insicurezza sostenibile ad una insicurezza insostenibile come per Viareggio e la Thyssen. Cosa si sono inventati, allora, per affrontare queste “novità”? Ammortizzatori politici tesi a “contenere” queste stragi con Agenzie e Commissioni ad hoc avvalendosi anche di buone, anzi, buonissime assicurazioni (!) prezzando la vita delle vittime e con il risarcimento dei familiari soprattutto per evitare la loro costituzione di parte civile al processo. Quando riescono, invece, ad utilizzare vigliaccamente e spudoratamente il fattore “errore umano” (meglio se di chi è perito nel disastro, come in quello ferroviario di Crevalcore), ancora meglio.
Inoltre, l’esperienza insegna che nel corso di un’indagine giudiziaria, gli interventi migliorativi di un ente coinvolto vengono omessi perché potrebbero costituire implicita ammissione di precedenti negligenze, imperizie, imprudenze, omissioni e di palesi mancanze, in quanto questi interventi dimostrerebbero che l’ente stesso era in possesso di elementi che avrebbero potuto permettere di evitare l’incidente o come nella fattispecie di Viareggio, la strage. Fino a “questo” possono e vogliono arrivare!
In questi giorni si parla molto di liberalizzazioni. Che ruolo hanno?
In generale, le liberalizzazioni rappresentano una scelta ideologica di fondo, una determinata visione del mondo. Il libero mercato è il fondamento ideologico dell’attuale formazione economico-sociale che promuove il personale e privato interesse economico, massimizza il proprio utile o, meglio, il profitto e si pone in libera concorrenza.
Liberalizzazione è la deregolamentazione del mercato del lavoro, il depotenziamento delle organizzazioni sindacali, il superamento dei Ccnl.
La liberalizzazione di un settore pubblico e sociale, come i trasporti e le ferrovie, implica la sua privatizzazione. E quindi precarizzazione contrattuale, divisione dei servizi in profittevoli e non, affidando i primi ai privati ed i secondi alla collettività, dismissione dello stato sociale, riduzione dei diritti sociali e dei lavoratori, decadimento del servizio pubblico (con aumento dei costi delle tariffe) fino a calpestare la sicurezza e la salute.
In ferrovia, questo processo è iniziato nel 1991 con la Direttiva europea 440, e proseguito con le direttive del ’95, i pacchetti ferroviari del 2000, 2004 e 2007, il decreto legislativo 188 del 2003, il decreto legislativo 162 del 2007 che istituisce l’Ansf (Agenzia nazionale per la sicurezza in ferrovia).
Eri sul luogo del disastro subito dopo?
Sì, sono addetto alla manutenzione dei binari e la sede di lavoro è situata a 25 metri dal luogo del deragliamento. Se il disastro fosse avvenuto durante le ore di lavoro, noi della squadra addetti alla manutenzione ne avremmo subìto le conseguenze come gli abitanti della zona distrutta. Possiamo ritenerci, anche noi, superstiti di questa strage. La mattina successiva, il 30 giugno, lo scenario era apocalittico. Intorno alle 13, è arrivato sul luogo l’Ad delle ferrovie, ha osservato per alcuni secondi la sala montata spezzata che ha determinato lo svio prima del deragliamento e ad una persona di fianco ha detto: “ …d’ora in avanti dovremo controllare anche ciò che viene dall’estero”.
Era fin troppo chiaro che quella sala montata (assile e ruote) non era stata ispezionata, controllata, visionata da anni, eppure circolava sui binari delle rete ferroviaria come se niente fosse. Il Gruppo ferrovie e Rfi non sapeva che la Gatx, proprietaria delle cisterne, con sede negli Usa, era stata responsabile di centinaia di incidenti, si parla addirittura di 800? … E si è permesso ad una simile Società di circolare sulla Rete ferroviaria italiana?! Questa è la realtà che ho denunciato pubblicamente.
Per questo sei entrato nel mirino dell’Ad fin da subito?
Ha iniziato a denigrare il sottoscritto nell’audizione al Senato del 2 luglio 2009. Poi il 14 settembre 2009, in una riunione alla Regione a Firenze si è permesso di dire “… quell’operaio di Viareggio prima o poi lo licenzio”; nel luglio 2011 la diffida e poi la contestazione, il 10 agosto la sospensione a 10 giorni, ad ottobre la nuova contestazione ed il 7 novembre il licenziamento.
L’accusa è di essermi posto “in una evidente situazione di conflitto d’interesse” per il fatto di essere schierato dalla parte dei familiari delle vittime e per aver accettato la consulenza di parte di familiari e del sindacato di categoria, la Filt-Cgil, nell’incidente probatorio. Intimidazioni e minacce che ho sempre respinto al mittente.
La diffida, inviata anche al collega macchinista consulente nell’incidente probatorio, ha fatto sì che rinunciasse alla sua nomina. Aver impedito al collega, tra l’altro Rls, di svolgere questo incarico è un fatto ancora più grave del mio licenziamento, perché si è così minata la ricerca della verità nell’iter processuale. Il licenziamento è arrivato dopo 4 mesi con il classico: “si è definitivamente compromesso il rapporto fiduciario”.
Perché tu, invece, nonostante le minacce hai proseguito?
Innanzitutto, per una questione di coscienza e di responsabilità. La ricerca della verità e la necessità di garantire la sicurezza in ferrovia dovrebbero essere il principale obiettivo dell’Ad del Gruppo ferrovie dello Stato italiane, dell’Ad di Trenitalia, Rfi, Fs logistica, Divisione Cargo ed altri dirigenti Fs. Invece, così non è. Sono indagati per la strage di Viareggio e non trovano di meglio che intimidire un Rls consulente di parte e licenziare il sottoscritto, contro il quale in un comunicato Rfi ha annunciato la falsa e pretestuosa “precisazione”: “ha anche pronunciato offese ed ingiurie nei confronti del sig. Moretti …”. L’Ad del Gruppo ferrovie intende così indossare anche i panni della 33esima vittima della strage?
Poi, ho proseguito per senso di giustizia e di dignità. Dopo una battaglia di due anni assieme ai familiari delle vittime come avrei potuto disertare e poi guardare in faccia loro che hanno perso tutto? Sono figlio di Comandante partigiano, cresciuto tra partigiani che mi hanno insegnato valori come giustizia e libertà … a non essere indifferente bensì a schierarmi dalla parte dei più deboli. Mi hanno educato a non avere paura dei poteri forti, anzi tanto più sono forti, minore deve essere la paura.
Sei stato licenziato in quanto consulente e gli indagati sono sempre lì?
Ovvio, altrimenti che poteri forti sarebbero? Quelli sono intoccabili, almeno fino ad oggi. In questi due anni e mezzo hanno ricevuto solo “inchini” da parte di tanti politici e rappresentanti del Parlamento. Addirittura, i loro comportamenti e le loro dichiarazioni hanno offeso ripetutamente i familiari delle vittime. Inoltre, hanno fatto carte false per indirizzare anche l’incidente probatorio. Altrimenti come si spiegherebbe la conclusione (a loro) favorevole della relazione dei periti del Gip (Giudice per le indagini preliminari)? Uno dei periti, ing. Licciardello, ha un contratto di programma con il ministero dei Trasporti, retribuito dalla Società Rfi, società indagata nella strage. Il Gip ha detto che non vi sarebbe sudditanza psicologica (e questo lo sa lui!). E la sudditanza economica? Questo è il vero conflitto d’interesse!?
Tra le dichiarazioni dell’Ad vi è stata anche quella che la strage di Viareggio sarebbe stato uno “spiacevolissimo episodio” (audizione alla Commissione Lavori del Senato il 2 febbraio 2010). Neppure in quella sede è riuscito a pronunciare la parola “incidente”.
Hanno fatto di tutto per uscire dal processo?
Ogni indagato fa sempre di tutto, anche carte false, pur di non essere rinviato a giudizio, figuriamoci da un processo come questo. I “nostri” indagati non sono stati da meno. Vedremo se anche la magistratura si inchinerà al loro obiettivo. Il nostro è un paese dove un’infinità di stragi sono state dimenticate e rimaste impunite.
L’Ad del Gruppo ferrovie spesso si è vantato di essere stato assolto in tutti i processi di disastri ferroviari che lo hanno riguardato. In quei processi i loro consulenti di parte attuali erano, invece, periti e consulenti della Procura (Ctu). In questa “nuova” situazione possono esserci meno garanzie e quindi in questo processo maggiori sono i rischi. Inoltre, non dimentichiamo che rispetto alla strage di Viareggio c’è una mobilitazione permanente e sistematica da oltre due anni e mezzo, che in fase processuale sarà sicuramente intensificata, che i familiari organizzati, a differenza di altre esperienze, non intendono mollare ma costituirsi anche parte civile, che i macchinisti fortunatamente sono vivi e l’aberrante e disumana teoria dell’“errore umano” risulta, ad oggi, impossibile. Senza dimenticare il ruolo svolto, e che potrà svolgere, Assemblea 29 giugno.
Come è nata l’Assemblea 29 giugno?
Si è costituita immediatamente dopo la strage e vi partecipano ferrovieri, lavoratori, cittadini ed anche familiari delle vittime. Anzi nelle assemblee che si svolgono mediamente ogni settimana ci riuniamo assieme all’Associazione “Il Mondo che vorrei”.
Assemblea è un organismo sostanzialmente determinato dal contenuto della sua attività: la battaglia per la sicurezza, la verità, la giustizia. È indipendente ed autonomo proprio perché non delega ad alcuno le proprie scelte e decisioni. In Assemblea si discute e ci si organizza per qualsiasi tipo d’iniziativa. Sviluppiamo, quindi, la nostra attività: cosciente, collettiva, organizzata. Per essere all’altezza di questa battaglia, abbiamo dovuto immettervi idee-forza indispensabili: la solidarietà, l’unità, la mobilitazione e l’organizzazione.
Solidarietà, innanzitutto ai familiari delle vittime della strage, ai feriti, ai superstiti, ai sopravvissuti. Solidarietà a familiari di altre stragi, nelle battaglie per la sicurezza e la verità, nelle lotte per il diritto alla salute, al lavoro … Ci siamo uniti a Comitati ed Associazioni di stragi simili perché consapevoli che l’unità fa la forza, sottoscrivendo una ‘Dichiarazione congiunta’; abbiamo promosso e partecipato a tantissime iniziative, incontri, convegni, manifestazioni, etc. Una mobilitazione permanente. Ed i risultati si sono visti: dalla conquista della “legge Viareggio” alle 20.000 presenze nelle manifestazioni degli anniversari del 29 giugno, dai Convegni ai cortei e ai presìdi, dalle iniziative sulla sicurezza all’unione di Comitati e Associazioni. In questo percorso di lotta e di studio abbiamo subìto anche delle “sconfitte” come l’esito dell’incidente probatorio che a questo punto sarebbe meglio definirlo proditorio, il mio stesso licenziamento, le intimidazioni da parte delle controparti (indagati e società indagate) ai familiari, a consulenti di parte, a giornalisti “scomodi” … alle quali non abbiamo dato ancora riposte adeguate.
Come ad esempio quanto avvenuto all’inaugurazione di Roma Tiburtina?
Sì, il gravissimo fatto avvenuto il 28 novembre scorso. Quella mattina, assieme ai familiari avevamo organizzato un pullman per ricordare a chi vuole dimenticare che la strage di Viareggio, purtroppo, è una realtà, una drammatica realtà. I presenti, autorità, istituzioni e giornalisti, hanno pensato bene di tenerci a distanza perché le fotografie dei volti delle vittime avrebbero disturbato la festa. Hanno così dimostrato di aver paura anche delle foto di bambini e ragazze bruciati vivi quella notte.
Il pullman è stato prelevato sulla tangenziale dalle volanti della polizia e scortato in luogo decentrato della stazione, siamo stati blindati per oltre due ore da furgoni e cordoni di poliziotti e poi riaccompagnati sulla tangenziale per il ritorno. Presidente della Repubblica, nuovo ministro dello Sviluppo e Ad del Gruppo delle ferrovie hanno mostrato vergogna sotto il profilo morale ed umano e un’aggressione politica e fisica. Da un anno i familiari chiedono un incontro con il presidente della Repubblica che si ne guarda bene dal riceverli.
Perché hai definito anche il tuo licenziamento una sconfitta?
Una sconfitta tra virgolette, perché, nonostante l’ampia solidarietà ricevuta a seguito dei 10 giorni di sospensione del 10 agosto, non siamo riusciti ad evitare il licenziamento che ho definito un’offesa ai familiari ed un messaggio intimidatorio nei confronti dei lavoratori impegnati coerentemente e concretamente sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro.
Anche dopo il licenziamento del 7 novembre, la risposta è stata forte ed immediata: richiesta del ritiro del licenziamento, in quanto illegittimo, da parte del Consiglio provinciale di Lucca e di Firenze, del Consiglio comunale di Viareggio, e dei comuni della Versilia: Massarosa, Forte dei Marmi, Seravezza e Stazzema, di Collesalvetti (Li), di Campi Bisenzio (Fi); interrogazioni parlamentari, comunicati di solidarietà da parte di tutti i sindacati; sciopero generale di 4 ore della Cgil a Viareggio e della Versilia, assemblee, cortei e manifestazioni, prese di posizione di forze politiche, sindacali (Rsu ed Rsa) e culturali, di associazioni, gruppi, singoli e dell’Anpi della Versilia.
La solidarietà si è trasformata in azione concreta. L’Assemblea 29 giugno ed i familiari sono stati alla testa di questa mobilitazione, dei cortei, dei presìdi, delle manifestazioni.
Ma il licenziamento resta tale. In queste settimane ho partecipato a numerose iniziative di solidarietà, assemblee, dibattiti, incontri (Viareggio, Lucca, Massa, Firenze, Bologna, Forte dei Marmi, Massarosa, Trieste, Livorno, Milano, Trento, Genova, Rovato (Bs) ed altre sono in programma), a numerose assemblee nei luoghi di lavoro in preparazione dello sciopero generale del 6 dicembre, per denunciare l’illegittimità del licenziamento e rivendicarne la reintegrazione.
Quindi non è stata proprio una sconfitta il tuo licenziamento?
La mobilitazione ha consentito di proseguire la discussione, di informare, di denunciare su tutto quanto riguarda la strage di Viareggio. In ogni intervista rilasciata a televisioni, radio o carta stampata, ho sempre sottolineato il fatto che questo licenziamento è una conseguenza della mobilitazione sulla strage. Quindi anche il licenziamento è stato un’opportunità per rilanciare con forza questa battaglia e non far abbassarne l’attenzione a dispetto di quanti la vorrebbero rimuovere. La solidarietà ricevuta è stato un grande risultato ed anche in questa lotta siamo agli inizi.
Dopo l’esito dell’incidente probatorio, come vedi l’iter processuale?
Nelle prossime settimane la Procura concluderà l’inchiesta, sarà nominato il Gup (Giudice per l’udienza preliminare) e indicata la data d’inizio dell’Udienza preliminare. In quella sede verrà deciso o il rinvio a giudizio degli indagati oppure il non luogo a procedere nei loro confronti.
La battaglia è sostanzialmente sui due fronti: a) che siano rinviati a giudizio le Società e gli indagati che hanno forti e precise responsabilità e che, come troppo spesso è accaduto, non siano le ultime “ruote del carro” ad essere rinviate; b) che le imputazioni non siano ridotte a reati di natura “colposa” ma con dolo eventuale come per i responsabili della morte degli operai Thyssen e dei morti per amianto. In una strage come questa devono emergere le gravi e pesanti responsabilità. Dobbiamo far sì che questo processo non sia l’ennesima beffa ai danni dei familiari per il fatto di uccidere una seconda volta le vittime.
Hai parlato di solidarietà, cosa intendi?
La solidarietà è un’arma fondamentale e come tale va esercitata. Solidarietà vuol dire trasmettere la propria vicinanza, il sostegno, l’affetto ad altri, è altruismo. È una forte iniezione di fiducia, è un preciso segnale d’incoraggiamento a proseguire una determinata azione, una lotta; è disponibilità nei confronti di altri.
Dare solidarietà è anche un investimento disinteressato per poterla ricevere quando è chi la dà ad averne bisogno. La realtà ci mostra che la solidarietà esiste ed i nostri avversari fanno di tutto per occultarla, per non farla mai emergere. Quando si riesce ad esprimerla in modi e forme utili svolge appieno il suo ruolo di aiuto, appoggio, sostegno per le lotte. Proprio perché le nostre controparti la vogliono sempre cancellare è la dimostrazione di quanto sia necessaria per chi lotta.
L’Assemblea e “Il Mondo che vorrei” hanno ricevuto tanta solidarietà che ha dato loro più forza e convinzione e per questo ne conosciamo il vero significato. Non potevamo, quindi, non esprimerla ed esercitarla nei confronti di altre realtà come abbiamo fatto in questi mesi.
Nei confronti delle mamme degli operai bruciati alla Thyssen e dei loro compagni di lavoro, dei familiari di altre stragi, degli 800 lavoratori dei treni-notte licenziati l’11 dicembre scorso. Siamo stati varie volte al binario 21 della stazione di Milano C.le per mostrare concretamente la nostra solidarietà ed il sostegno ai lavoratori sulla torre-faro. Solidarietà alla loro lotta e sostegno anche economico, perché anche questo aspetto ha la sua importanza. Siamo consapevoli che per tutti loro, la nostra presenza ed il sostegno, come da parte di tante altre realtà, sono state molto incoraggianti. È benzina nel motore, è aria fresca che entra nei polmoni.
In sostanza, chi nega solidarietà accetta la propria sconfitta.
In ferrovia avete una Cassa di solidarietà?
Dopo i 4 licenziamenti di Report e quello di Dante De Angelis, abbiamo ricostituito la Cassa di solidarietà tra ferrovieri. Uno strumento utile a sostenere economicamente i nostri compagni di lavoro colpiti per il loro impegno da ogni forma di rappresaglia politico-sindacale. In questi anni abbiamo avuto altri licenziamenti, sospensioni e sanzioni nei confronti di colleghi in lotta per la sicurezza e la salute. Solo il fatto di informare e denunciare questi problemi, può comportare una sanzione: dalla multa al licenziamento! Pertanto abbiamo la necessità di tutelarci anche con il sostegno economico. La Cassa è un organismo composta da ferrovieri che raccoglie contributi mensili volontari degli aderenti alla cassa e nuove adesioni tra i colleghi per rafforzarla. La Cassa dà maggiore “sicurezza” a chi si espone nelle battaglie per la sicurezza e la salute e per questo va incontro a vertenze e spese processuali. È uno strumento per tutelare meglio i nostri compagni di lavoro.
La Cassa quando ha potuto è intervenuta a coprire spese anche per lavoratori non ferrovieri. Dopo il mio licenziamento, abbiamo avuto l’opportunità di propagandarla sul nostro territorio e nei luoghi di lavoro e i risultati si sono visti. Infatti, le sottoscrizioni per la Cassa si sono generalizzate: dai familiari della strage di Viareggio ai membri dell’Assemblea, da delegati Rsu ed Rls a singoli lavoratori e cittadini. Abbiamo fatto sì che anche in altri territori e situazioni si discutesse di questa esperienza, tanto che la Cassa di solidarietà si è rafforzata ed altre Casse di resistenza si sono costituite.
Cito un solo esempio ma molto significativo per capire l’importanza del lavoro svolto in tal senso. Le Rsu Fiom di un’azienda metalmeccanica di Lucca, la “Fabio Perini Spa”, hanno raccolto tra gli operai 660 euro per la Cassa di solidarietà dei ferrovieri e proprio per questo non è più solo la nostra Cassa, ma sta diventando la Cassa degli operai e dei lavoratori in lotta per difendere sicurezza, salute, lavoro, diritti e conquiste.