SENZA CENSURA N.33
novembre 2010
Da McChrystal a Petraeus…
L’espansione asiatica della guerra Afgana
Mentre parlava fuori dai quartieri generali della NATO a Kabul il 4 luglio, il Generale Petraeus ha detto “siamo qui per vincere”. Soltanto quattro giorni prima si era concluso il mese più mortale della guerra per le forze NATO e con esso le vite di oltre cento soldati stranieri.
I 150.000 soldati statunitensi e della NATO di Petraeus non stanno cambiando il corso degli eventi nella guerra più lunga per l’America e nella prima guerra di terra della NATO. Né il conflitto sarà ridotto attraverso il coinvolgimento di più nazioni, con quasi un terzo del mondo già implicato, nel vortice afgano.
“É stato un cambiamento di comando ma non sarà un cambiamento di strategia”*
Il 4 luglio il Generale David Petraeus ha assunto il comando di 142.000 militari degli Stati Uniti e della NATO in una cerimonia nella capitale afgana Kabul.
Si era più volte espresso per l’intensificazione del contributo statunitense al conflitto afgano, minimizzando le dichiarazioni di Obama sul ritiro delle truppe nel luglio 2011.
Come vedremo più avanti in dettaglio le sue visite in Asia centrale dal gennaio 2009 hanno focalizzato e in larga parte portato a compimento la garanzia per i diritti di transito e per una solida posizione militare nelle ex repubbliche sovietiche in Asia centrale.
Petraeus ha consolidato quanto è conosciuto come Northern Distribution Network (rete di distribuzione del nord) per la guerra afgana, un progetto tri-polare che comprende la maggioranza delle quindici nazioni che precedentemente costituivano l’Unione Sovietica e che aggira il Pakistan, fino ad adesso l’itinerario di terra più importante per gli approvvigionamenti degli Stati Uniti e della NATO in Afghanistan ma che ora è sempre più compromesso da attacchi quotidiani.
Il Pakistan, divenendo sempre di più teatro di guerra a tutti gli effetti, perde le caratteristiche di retroterra per le operazione in Afghanistan.
Una altra caratteristica che contribuisce a delineare meglio il profilo di Petraeus è il fatto che come capo del Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) si è sforzato di “operazionalizzare” l’integrazione militare tra Stati Uniti e NATO a CENTCOM “dove prestano servizio fino a 60 rappresentanti dei paesi partner della coalizione. In più, gli ufficiali del Regno Unito, del Canada e dell’Australia fungono da rappresentanti di CentCom, aumentando ulteriormente la necessità di ripartire le informazioni sensibili”.
L’Afghanistan fa parte dell’area di responsabilità del CENTCOM e la guerra in questo paese è un meccanismo per estendere i contatti militari del Pentagono, gli schieramenti, l’acquisizione delle basi e dell’inter-operabilità generale del combattimento con numerose nazioni sia dentro che fuori l’ambito convenzionale del CENTCOM.
Una “salda” gestione in mano agli USA e un più esteso ed intenso contributo dei suoi alleati: questo il futuro della guerra in Afghanistan, visto il palese insuccesso, al di là della propaganda, di “afganizzare” il conflitto dando maggiore responsabilità agli attori locali.
Da McChrystal a Petraeus
David Petraeus è subentrato al Generale Stanley McChrystal, caduto in disgrazia e prossimo al pensionamento, come capo di tutte le truppe straniere nell’Afghanistan, sia quelle al comando delle Forze USA in Afghanistan (USFOR-A)/Operazione Enduring Freedom che a quelle dell’International Security Assistance Force (ISAF) sotto l’autorità NATO.
Egli adesso guida le unità militari di 46 nazioni che contribuiscono con truppe ufficiali (ed altre provenienti da parecchi altri paesi indicati non ufficialmente come tali ma con militari in Afghanistan) o che presto vi saranno assegnati, quali l’Egitto, la Giordania e la Colombia.
Attualmente le tre nazioni che forniscono la maggior parte delle truppe per questa guerra sono gli Stati Uniti (quasi 100.000), la Gran Bretagna (9.500) e la Germania (4.500).
Petraeus è arrivato a Kabul il 2 luglio, direttamente dal Belgio dove aveva parlato col segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen, i 28 rappresentanti degli stati membri permanenti nel Consiglio del Nord Atlantico ed i rappresentanti di 46 collaboratori dell’ISAF nelle sedi NATO a Bruxelles e con l’Ammiraglio James Stavridis del Comando Supremo Alleato in Europa (SACEUR), il Generale Egon Ramms, il comandante del Comando delle Forze Congiunte Brunssum e altro personale militare dei Quartieri Generali delle Potenze Europa vicino a Mons.
Il Capo della NATO Rasmussen era a Lisbona in Portogallo, il giorno che Petraeus ha lasciato il Belgio per l’Afghanistan, in parte per preparare il summit di novembre dell’unico blocco militare del mondo, dove la NATO adotterà la sua nuova concezione strategica per il ventunesimo secolo e per firmare i programmi di una griglia per il missile dell’intercettore integrato in grado di coprire l’intero continente europeo insieme con, e sotto il controllo degli Stati Uniti.
Il coinvolgimento dell’Europa Orientale nella guerra in Afghanistan
In aprile, tre mesi prima di assumere la sua carica di guerra afgana, Petraeus era in Polonia - protetto dal Comando Europeo degli Stati Uniti (EUCOM) - per incontrare il capo di Stato Maggiore della nazione, il Generale Franciszek Gagor, dibattere sulla guerra costata allora la vita di diciannove soldati polacchi e per svelare che “entro alcuni mesi un battaglione degli Stati Uniti di 800-1.000 soldati avrebbe rinforzato le forze ISAF della Polonia nella provincia afgana di Ghazni.
“Petraeus ha detto che le truppe degli Stati Uniti sarebbero state disposte sotto il comandante polacco responsabile per la provincia”.
Inoltre ha incontrato il ministro della difesa polacco Bogdan Klich e il presidente Lech Kaczynski tenendo anche una conferenza all’Accademia della Difesa Nazionale. Kaczynski, che sarebbe perito tre giorni dopo in un incidente aereo, ha donato a Petraeus l’Ordine di Merito della Repubblica di Polonia e la Stella dell’Iraq.
Sono ugualmente implicati altri nuovi membri della NATO in Europa Orientale, con il Pentagono impegnato in sette nuove basi militari in Bulgaria e in Romania per addestrare le brigate di Stryker e le truppe aerotrasportate per la guerra in Afghanistan.
L’espansione della presenza militare statunitense attraverso il conflitto afgano: Yemen, Iran, Kirghizistan, Kazakhistan e l’Uzbekistan
In qualità di comandante di CENTCOM e di superiore del Generale McChrystal in Afghanistan, Petraeus ha posto metodicamente le basi per ampliare la portata della guerra afgana attraverso l’estensione geografica del suo comando, il cui cuore è stato ritenuto il più vasto Medio Oriente - dall’Egitto ad ovest al Kazakhistan ad est, comprendendo l’Iraq ed il resto della regione del golfo persico, della Siria, del Giordano, del Libano, del Yemen e tutta l’Asia Centrale e Meridionale.
Il 2 gennaio di quest’anno ha viaggiato nello Yemen ed ha incontrato il presidente Ali Abdullah Saleh dopo lo spavento per la bomba nell’aereo di linea del giorno di Natale fuori Detroit, benché Petraeus fosse stato nello Yemen l’estate precedente. L’assistenza del Pentagono al governo yemenita, amministrato sotto ciò che è stato descritto come programma di contro-terrorismo, è aumentata da 4,6 milioni di dollari del 2006 a 67 milioni di dollari nel 2009.
Mentre in Iraq il giorno prima della sua partenza per lo Yemen a gennaio, Petraeus ha dichiarato “abbiamo speso, è risaputo, circa 70 milioni di dollari in assistenza di sicurezza l’anno scorso. Cifra che si prevede possa più che raddoppiare questo anno”.
Allora i funzionari degli Stati Uniti e quelli dei loro alleati NATO si sforzarono di collegare le loro guerre di contro-insurrezione – aperte e non – nel Corno d’Africa e nelle regioni del Golfo di Aden come estensioni della guerra globale contro il terrore dall’Afghanistan e dal Pakistan allo Yemen ed alla Somalia. Allora il Primo Ministro britannico Gordon Brown addirittura affermò che “ la debolezza di al-Qaeda nel Pakistan li ha spinti dal Pakistan verso lo Yemen e la Somalia”.
A maggio il New York Times ha rivelato che nello scorso settembre Petraeus aveva autorizzato operazioni coperte delle forze speciali in applicazione di una direttiva denominata Joint Unconventional Warfare Task Force Execute Order (ordine di realizzare un’unità operativa congiunta di guerra non convenzionale). Un articolo dello United Press International ha indicato parte dei disegni di quest’ordine:
“La recente scoperta che le forze militari degli Stati Uniti stanno ampliando le loro operazioni segrete in Medio Oriente, Asia centrale e Corno d’Africa è ampiamente veduta come pericoloso precedente, con l’Iran come uno degli obiettivi principali … I funzionari hanno sottolineato che la direttiva … potrebbe aprire la strada verso possibili attacchi militari contro l’Iran se lo scontro sul programma nucleare di Teheran peggiora”.
Questo marzo il website del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha pubblicato un articolo intitolato “Centcom guarda oltre l’Iraq, Afghanistan, dice Petraeus” in cui, oltre la discussione delle operazioni di controinsurrezione nel Pakistan e nel Yemen, “Petraeus ha detto al Comitato delle Forze Armate del Senato che gli Stati Uniti devono restare vigili nel sorvegliare le sfide più ampie alla sicurezza in tutta la regione.
“Petraeus ha definito l’Iran ‘stato minaccia di primario livello’ in Medio Oriente. Egli ha detto al comitato che l’Iran insidia la sicurezza di tutta la Regione coi suoi sforzi per dotarsi di armi nucleari, minaccia una più vasta corsa agli armamenti ed usa le sue forze paramilitari per influenzare l’Iraq, il Libano, la Siria, Gaza, l’Afghanistan e la regione del Golfo”.
Due mesi prima egli annunciava che gli Stati Uniti stavano mantenendo parecchie navi da guerra di classe Aegis nel Golfo Persico, navi fornite di missile radar avanzato e di missili intercettore Standard Missile-3.
“Gli Stati Uniti hanno posizionato otto batterie di missili Patriot in Medio Oriente e incrociatori con missili balistici Aegis nel Golfo Persico, ha detto il gen. David Petraeus, il capo del Comando Centrale degli Stati Uniti, all’Institute for the Study of War il 22 gennaio”.
I missili intercettori Patriot Advanced Capability-3 saranno collocati negli stati contigui all’Iran nel Golfo Persico, Bahrain, Kuwait, Qatar ed Emirati Arabi Uniti.
Lo scorso marzo Petraeus era in Kirghizstan meno di un mese prima che il presidente Kurmanbek Bakiyev fosse rovesciato con una sanguinosa rivolta. Arrivato nel Kirghizstan il 10 marzo, un giorno dopo le dichiarazioni dell’ambasciata degli Stati Uniti secondo cui “si sarebbe dovuto costruire a Batken, nel Kirghizstan del sud, il centro antiterroristico di 5,5 milioni di dollari - dove ufficiali russi e chirghisi, secondo precedenti affermazioni di Mosca, avrebbero dovuto studiare la possibilità di sviluppare una simile istallazione militare”. Sembrerebbe che Petraeus ed il Pentagono le abbiano nuovamente “suonate” alla Russia.
Egli si è incontrato con Bakiyev (che sarebbe stato rapidamente costretto all’esilio il mese seguente) “per discutere della cooperazione bilaterale e sulla situazione in Afghanistan”. Gli Stati Uniti usano una base aerea all’aeroporto internazionale di Manas vicino alla capitale della nazione dal 2001 per spostare le truppe dentro e fuori l’Afghanistan, recentemente ad un tasso di 55.000 al mese. Un analista politico di base nella capitale chirghisa Bishkek, Aleksandr Knyazev, è stato citato da Radio Free Europa/Radio Liberty durante la visita di Petraeus a proposito delle ripercussioni della costruzione del Pentagono di una base delle forze speciali e di controinsurrezione nel paese: “Tale esplicito atto di accordo da parte chirghisa … (che si costruisca un centro di antiterrorismo finanziato dagli USA) è come lanciare una sfida tra Russia e Cina”. Il pezzo da cui è preso in prestito il commento di sopra ha aggiunto: “Il programma chirghiso di installare un centro di addestramento finanziato dagli USA in Batken potrebbe rovesciare la Russia, poiché l’organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva a dominanza russa l’anno scorso ha annunciato la sua intenzione di sviluppare una base militare nel Kirghizstan del sud.
“Il Kirghizstan è stato posto sotto pressione dalla Russia e dalla Cina per chiudere la base aerea degli Stati Uniti. La Shanghai Cooperation Organization, un trattato di sicurezza regionale ad egemonia russo-cinese, ha sollecitato gli Stati Uniti a chiudere le proprie basi militari in Asia centrale.
“Secondo l’ambasciata degli Stati Uniti a Bishkek, Washington ha impegnato 5.5 milioni di dollari USA per il completamento del centro antiterrorismo”.
Petraeus inoltre ha visitato il Kazakhistan e l’Uzbekistan lo scorso aprile e subito dopo il suo ritorno il presidente del Kazakh Nursultan Nazarbayev ha incontrato il presidente Barack Obama a Washington. Nazarbayev ha annunciato che aveva assegnato al Pentagono il diritto di far volare le truppe e le attrezzature militari sopra la sua nazione per espandere la guerra nell’Afghanistan.
Secondo Michael McFaul, assistente speciale del presidente per gli Affari di Sicurezza Nazionale e direttore degli Affari Russi ed Euroasiatici al Consiglio di Sicurezza Nazionale, “l’accordo permetterà alle truppe di volare direttamente dagli Stati Uniti attraverso il Polo Nord alla regione”.
Agli inizi di giugno un rapporto intitolato “il Pentagono si prepara ad istituire nuove strutture in Asia centrale” rilevava che gli Stati Uniti “si stanno preparando ad un boom di piccole dimensioni in Asia centrale” e che “i militari degli Stati Uniti vogliono partecipare ai progetti strategici di costruzione in tutti e cinque gli stati asiatici centrali, compreso Turkmenistan ed Uzbekistan”.
Su ciò che è stato descritto come la componente principale del progetto, il centro di addestramento sopraccennato nel Kirghizstan, il rapporto afferma anche che “la struttura doveva originariamente essere sviluppata a Batken. Ma ora sembra che sarà situata a Osh”.
Tre giorni dopo che i brani di cui sopra sono comparsi on line, nella città di Osh è scoppiata la violenza, un conflitto mortale fra “etnie” chirghise e uzbeke che è costato centinaia di vite umane e ha portato ad essere mandati via centinaia di migliaia di Uzbeki.
La descrizione di un annuncio segnalato per esser stato inviato sul sito web del governo degli Stati Uniti Federal Business Opportunities verso metà maggio di quest’anno contiene questa citazione: “Prevediamo due differenti progetti in Kirghizstan. Entrambi sono valutati tra i 5 e i 10 milioni di dollari USA”.
L’articolo “ha aggiunto che fino a 5 milioni ciascuno sono stati stanziati per Kazakhistan, Turkmenistan ed Uzbekistan. Inoltre ha riferito di due proposte separate per il Tagikistan, uno stimato intorno ai 5 milioni, l’altro del valore di circa 10 milioni”.
I militari degli Stati Uniti sono stati espulsi dalla base aerea uzbeca di Karshi-Khanabad nel novembre del 2005 e da allora non sono ritornati né le truppe né gli aerei. Ma nell’aprile scorso il Generale Petraeus ha visitato l’Uzbekistan dove ha incontrato il presidente Islam Karimov e in cui “le parti hanno scambiato opinioni in tema di ulteriore sviluppo della cooperazione Uzbeco-Statunitense e di altre aree di interesse reciproco”. Le truppe ed i piloti americani potrebbero presto unirsi ai loro alleati tedeschi della NATO che operano nella base aerea di Termez vicino al confine Uzbeco-Afgano.
Il 25 giugno le agenzie di informazione occidentali hanno segnalato che Ken Gross, ambasciatore americano in Tagikistan, in cui nei primi mesi del 2002 è stata messa in atto un’operazione francese sotto l’egida degli Stati Uniti nell’aeroporto di Dushanbe ma dove finora non è stazionata alcuna forza USA, ha rivelato che il Pentagono sta per “realizzare una struttura di addestramento per le truppe locali” da aprirsi l’anno prossimo. L’inviato americano ha detto che “il programma [include] quasi 10 milioni di dollari USA per costruire questo centro di addestramento nazionale per le forze armate del Tagikistan”.
Un rapporto dell’Agenzia France Presse ha aggiunto che “gli Stati Uniti in passato hanno creato strutture di addestramento, finanziato programmi militari e realizzato basi aeree in diverse repubbliche ex sovietiche strategiche in Asia centrale… Queste includono la Georgia e l’Azerbaijan nel Caucaso così come l’Uzbekistan ed il Kirghizstan in Asia centrale”.
Le visite di Petraeus in Kazakhistan, nel Kirghizstan e in Uzbekistan in aprile hanno seguito i viaggi verso quelle stesse tre nazioni dell’Asia Centrale dell’agosto scorso, in Tagikistan in ottobre e Tagikistan, Turkmenistan e Kazakhistan nel gennaio dello scorso anno.
Dalla Lettonia all’Afghanistan…
Il primo itinerario parte dalla Lettonia sul Mar Baltico e continua via terra attraverso la Russia, il Kazakhistan e l’Uzbekistan. Il mese scorso “la NATO ha contrassegnato un nuovo inizio nella sua campagna afgana … quando gli ufficiali hanno annunciato che l’Alleanza aveva mandato per ferrovia i rifornimenti alle sue truppe per la prima volta attraverso la Russia, il Kazakhistan e l’Uzbekistan”… “La prima spedizione di prova del treno della NATO è partita da Riga, Lettonia, il 14 maggio ed è arrivato in Afghanistan il 9 giugno”…
La seconda è partita dalle città portuali georgiane del Mar Nero di Poti e di Batumi e si è mossa a sud ed a est in Azerbaijan, poi ha attraversato il Mar Caspio verso il Kazakhistan, da là verso l‘Uzbekistan e dunque in Afghanistan. Una terza opzione esclude Uzbekistan andando, come la prima, dalla Lettonia attraverso la Russia verso il Kazakhistan, ma da quest’ultimo paese passa attraverso il Kirghizstan e Tajikistan in direzione dell’Afghanistan.
In qualità di comandante del Comando Centrale Petraeus ha sovrainteso una guerra di procura nella Penisola araba nello Yemen e, insieme alla NATO, ha costruito il riarmo militare contro l’Iran nel golfo persico.
Egli inoltre, a diversi livelli, ha indotto più profondamente all’interno della dinamica della guerra afgana le nazioni dell’Asia centrale del Kazakhistan, Kirghizstan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Anche le nazioni fuori dall’area operativa del Comando Centrale - Bulgaria, Romania, Polonia, Lettonia, Georgia, Azerbaijan ed ora Russia - fanno parte della rete.
L’Armenia, l’Azerbaijan, la Georgia, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania e l’Ucraina hanno contingenti al servizio della NATO in Afghanistan, laddove la Moldova è probabile che presto fornisca truppe a sua volta. Delle quindici ex repubbliche sovietiche, dunque, soltanto la Bielorussia rimarrebbe completamente distante dalla guerra.
Nota:
* Dichiarazione di segretario generale della NATO, A. F. Rasmussen. riferendosi al Generale Petraeus che assumeva le sue nuove funzioni
Questo contributo è un riadattamento della traduzione dell’articolo Afghan war: Petraeus expands U.S. military presence throughout Eurasia” di R.Rozoff, 4 luglio 2010,
La versione integrale in Italiano dell’articolo di Rick Rozoff “Guerra afghana: Petraeus amplia la presenza militare degli stati uniti in Eurasia” è consultabile su: http://www.senzacensura.org/public/wp/doc000005903112010.doc