Romania: la lotta
degli operai della Dacia-Renault
Dall’inizio degli anni ‘90 la Romania rappresenta per gli “investitori”
europei una gallina dalle uova d’oro: se da una parte serve come forma di
ricatto contro i lavoratori occidentali (minacce di delocalizzazione,
cancellazione di posti di lavoro) per poter peggiorare ulteriormente le
condizioni di vita (abbassamento del salario, allungamento dell’orario di
lavoro ecc..), dall’altra, sempre per la classe padronale, una terra di
conquista dove si fa lavorare in condizioni al limite della schiavitù per
meno di cento euro al mese grazie alla complicità del governo, e di
sindacati collaborazionisti che non creano “contrattempi” in difesa dei
lavoratori.
Il primo Gennaio 07 la Romania entra ufficialmente a far parte dell’UE, la
quale impone da subito al governo rumeno i parametri economici e finanziari
comunitari: controllo della spesa pubblica, massicce privatizzazioni nel
campo sanitario e scolastico, moderazione salariale; naturalmente il tutto
comporta anche un “adeguamento” dei prezzi dei beni di consumo e delle
tariffe, che in breve tempo peggiorano le condizioni di vita della maggior
parte della popolazione e in particolar modo dei lavoratori: salari rumeni –
prezzi europei!
La lotta degli operai della Dacia nasce, appunto, dalla richiesta di un
aumento salariale legato al peggioramento del costo della vita; una lotta
che deve fare i conti non solo con i padroni Renault ma con anche uno
schieramento di giornali, economisti, politici rumeni che insistono e
martellano il popolo sulla positività della globalizzazione, unica soluzione
per trasformare la Romania in un “paese proteso verso il futuro...” e quindi
chiunque osa contrapporsi non vuole il progresso del paese...
La Dacia di Pitesti viene comprata dalla Renault nel 1999 e subito la
direzione francese parla chiaro: dei 27.000 lavoratori ne sarebbero rimasti
16.000 e per poter attuare il piano di ristrutturazione (ampiamente
appoggiato dal governo rumeno) si affida ad un “consulente” esterno
la Bernard Brunhes Consultants specializzata nel settore che ha una
strategia precisa già sperimentata in passato: non creare subito scompensi
sociali visibili ma diluirli nel tempo magari mascherando il tutto
attraverso la creazione di fondazioni di solidarietà per non creare tensione
nel paese in cui si opera. Infatti con la collaborazione del governo e di
alcuni sindacati nati lì per lì vengono espulsi i lavoratori in “eccedenza”
spalmando le uscite su alcuni anni (la legge rumena lo consente in 2 mesi!),
elargendo incentivi all’uscita e, creando con fondi dello stato rumeno, la
“Fondazione per lo sviluppo e la solidarietà” una sorta di agenzia
interinale per i lavoratori rimasti disoccupati. Con questa operazione di
facciata i vertici Renault risultano agli occhi dell’opinione pubblica un
padrone lungimirante e interessato e non l’ennesimo colonizzatore arrivato
dall’ovest e pronto al massimo sfruttamento della manodopera locale...ma le
condizioni di lavoro all’interno della Dacia peggiorano con l’aumento
dell’orario e dei ritmi sulle linee dove si costruisce la Logan e i salari
che continuano ad essere da fame.
Nel mese di marzo del 2007 i lavoratori della Dacia iniziano una serie di
scioperi e di iniziative per il salario: subito la reazione del governo che
invita i rappresentanti sindacali della SAD a moderare le proprie richieste
per non andare contro le compatibilità dettate dalla UE mentre la Renault
minaccia di delocalizzazione dello stabilimento in Ucraina o in Marocco... I
lavoratori non si lasciano intimidire e rilanciano: sconfessano i
rappresentanti sindacali che avevano chiesto un aumento di 300 lei (82 €) e
lo sciopero culminato in una manifestazione per le vie di Pitesti con la
partecipazione di 5000 persone; riescono così a strappare un accordo per 360
lei (99 €) e la rinegoziazione delle condizioni di lavoro in fabbrica. Le
positività maggiori che si sono manifestate in questo contesto sono state la
solidarietà di molti altri lavoratori alla lotta degli operai della Dacia;
il sindacato delle poste ha offerto 11.000 € per far fronte alle perdite di
salario dei lavoratori durante gli scioperi così come il sindacato delle
industrie petrolifere Petrom ha mantenuto durante la vicenda un
atteggiamento di piena solidarietà e partecipazione alla lotta e gli operai
della Renault – Clèan (Francia) hanno raccolto 2000 € per le famiglie degli
operai in lotta.
E nonostante che in Romania il diritto di sciopero sia dichiarato legale o
no a discrezione del tribunale di turno, la lotta della Dacia per il salario
è stata contagiosa: il 6 Maggio uno sciopero è stato indetto nello
stabilimento della Leoni-Wiring, fornitore dell’indotto Dacia (Mioveni),il 9
Maggio gli operai della Silcotub, filiale della multinazionale Tenaris
creavano un movimento analogo a Zanau e il 15 alla Arcelor/Mittal di Galati
riprendevano gli scioperi che erano stati sospesi dal tribunale locale.