SENZA CENSURA N.27

novembre 2008

 

Romania: la lotta degli operai della Dacia-Renault


Dall’inizio degli anni ‘90 la Romania rappresenta per gli “investitori” europei una gallina dalle uova d’oro: se da una parte serve come forma di ricatto contro i lavoratori occidentali (minacce di delocalizzazione, cancellazione di posti di lavoro) per poter peggiorare ulteriormente le condizioni di vita (abbassamento del salario, allungamento dell’orario di lavoro ecc..), dall’altra, sempre per la classe padronale, una terra di conquista dove si fa lavorare in condizioni al limite della schiavitù per meno di cento euro al mese grazie alla complicità del governo, e di sindacati collaborazionisti che non creano “contrattempi” in difesa dei lavoratori.
Il primo Gennaio 07 la Romania entra ufficialmente a far parte dell’UE, la quale impone da subito al governo rumeno i parametri economici e finanziari comunitari: controllo della spesa pubblica, massicce privatizzazioni nel campo sanitario e scolastico, moderazione salariale; naturalmente il tutto comporta anche un “adeguamento” dei prezzi dei beni di consumo e delle tariffe, che in breve tempo peggiorano le condizioni di vita della maggior parte della popolazione e in particolar modo dei lavoratori: salari rumeni – prezzi europei!
La lotta degli operai della Dacia nasce, appunto, dalla richiesta di un aumento salariale legato al peggioramento del costo della vita; una lotta che deve fare i conti non solo con i padroni Renault ma con anche uno schieramento di giornali, economisti, politici rumeni che insistono e martellano il popolo sulla positività della globalizzazione, unica soluzione per trasformare la Romania in un “paese proteso verso il futuro...” e quindi chiunque osa contrapporsi non vuole il progresso del paese...
La Dacia di Pitesti viene comprata dalla Renault nel 1999 e subito la direzione francese parla chiaro: dei 27.000 lavoratori ne sarebbero rimasti 16.000 e per poter attuare il piano di ristrutturazione (ampiamente appoggiato dal governo rumeno) si affida ad un “consulente” esterno
la Bernard Brunhes Consultants specializzata nel settore che ha una strategia precisa già sperimentata in passato: non creare subito scompensi sociali visibili ma diluirli nel tempo magari mascherando il tutto attraverso la creazione di fondazioni di solidarietà per non creare tensione nel paese in cui si opera. Infatti con la collaborazione del governo e di alcuni sindacati nati lì per lì vengono espulsi i lavoratori in “eccedenza” spalmando le uscite su alcuni anni (la legge rumena lo consente in 2 mesi!), elargendo incentivi all’uscita e, creando con fondi dello stato rumeno, la “Fondazione per lo sviluppo e la solidarietà” una sorta di agenzia interinale per i lavoratori rimasti disoccupati. Con questa operazione di facciata i vertici Renault risultano agli occhi dell’opinione pubblica un padrone lungimirante e interessato e non l’ennesimo colonizzatore arrivato dall’ovest e pronto al massimo sfruttamento della manodopera locale...ma le condizioni di lavoro all’interno della Dacia peggiorano con l’aumento dell’orario e dei ritmi sulle linee dove si costruisce la Logan e i salari che continuano ad essere da fame.
Nel mese di marzo del 2007 i lavoratori della Dacia iniziano una serie di scioperi e di iniziative per il salario: subito la reazione del governo che invita i rappresentanti sindacali della SAD a moderare le proprie richieste per non andare contro le compatibilità dettate dalla UE mentre la Renault minaccia di delocalizzazione dello stabilimento in Ucraina o in Marocco... I lavoratori non si lasciano intimidire e rilanciano: sconfessano i rappresentanti sindacali che avevano chiesto un aumento di 300 lei (82 €) e lo sciopero culminato in una manifestazione per le vie di Pitesti con la partecipazione di 5000 persone; riescono così a strappare un accordo per 360 lei (99 €) e la rinegoziazione delle condizioni di lavoro in fabbrica. Le positività maggiori che si sono manifestate in questo contesto sono state la solidarietà di molti altri lavoratori alla lotta degli operai della Dacia; il sindacato delle poste ha offerto 11.000 € per far fronte alle perdite di salario dei lavoratori durante gli scioperi così come il sindacato delle industrie petrolifere Petrom ha mantenuto durante la vicenda un atteggiamento di piena solidarietà e partecipazione alla lotta e gli operai della Renault – Clèan (Francia) hanno raccolto 2000 € per le famiglie degli operai in lotta.
E nonostante che in Romania il diritto di sciopero sia dichiarato legale o no a discrezione del tribunale di turno, la lotta della Dacia per il salario è stata contagiosa: il 6 Maggio uno sciopero è stato indetto nello stabilimento della Leoni-Wiring, fornitore dell’indotto Dacia (Mioveni),il 9 Maggio gli operai della Silcotub, filiale della multinazionale Tenaris creavano un movimento analogo a Zanau e il 15 alla Arcelor/Mittal di Galati riprendevano gli scioperi che erano stati sospesi dal tribunale locale.



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