SENZA CENSURA N.25

marzo 2008

 

OSARE LOTTARE, OSARE VINCERE!

L’anno scorso, due dei militanti di Action Directe in prigione, hanno ottenuto una riduzione della pena, prima tappa verso la liberta condizionale: Nathalie Menigon e Jean Marc Rouillan sono oggi in un regime di semi-libertà. La domanda di Gerorges Cipriani verrà invece esaminata tra qualche settimana.
La lotta che abbiamo portato avanti dentro e fuori dalle prigioni, e che dobbiamo proseguire, fino alla liberazione completa di tutti i compagni di Action Directe, si collega a tutte le lotte che stiamo portando avanti. Queste lotte mettono oggi in gioco ‘un lontano futuro di emancipazione’, così come ha scritto Alain Badiou, lotte di resistenza contro uno stato d’eccezione che diventa sempre più permanente, contro guerre condotte dalle ‘democrazie’ (guerre interne e d’aggressione esterna), contro la xenofobia di Stato, contro lo sfruttamento che sta mettendo sempre più radici.
L’illusione di un’Unione delle forze di sinistra che ha preso piede da Mitterand in poi ha considerabilmente fatto indietreggiare il radicalismo, le pratiche militanti hanno perduto vigore. Se la nostra impazienza deve tener in conto il fatto che le condizioni della rottura sono cambiate, la lotta collettiva per l’emancipazione sociale rimane indissociabile dal coinvolgimento individuale delle migliaia di militanti, come quello che ha animato ed anima ancora i militanti di Action Directe.
Le classi dominanti non hanno il solo obbiettivo di annientare i nemici di classe, esse intendono allo stesso modo negare la loro identità rivoluzionaria, la loro stessa esistenza.
Dalla Comune di Parigi in poi, la borghesia revanscista ha sempre voluto assimilare i rivoluzionari ai comuni criminali. La lunga resistenza dei nostri compagni in prigione è per noi un filo che ci collega alle lotte del passato, essa fa parte della nostra storia, quella storia che si compone delle nostre vittorie così come delle nostre sconfitte, quella storia di cui ci si deve riappropriare. E’ quella delle generazioni che ci hanno preceduto e che hanno agito per creare un avvenire, per conquistare l’emancipazione.
Abbiamo rifiutato che i militanti di Action Directe rimanessero dimenticati nelle prigioni di stato, abbiamo denunciato le confusioni e contrastato le calunnie che li colpivano e li colpiscono ancora. La memoria storica è elemento decisivo della lotta ideologica.
Come i militanti di Action Directe hanno essi stessi affermato: “Con la lotta per la liberazione (dei prigionieri politici) ci si riappropria della storia occultata e dell’esperienza di lotta che fa parte di essa. In primo luogo tuttavia ci si riappropria del concetto stesso di legittimità della ‘contro-violenza’. Tale legittimità è stata battuta, sporcata e travestita negli anni.
Ma nel corso del tempo la lotta di classe la produce e riproduce inesorabilmente, se non altro per il fatto che essa è inerente alla violenza insita al sistema capitalista stesso.”

(Joëlle Aubron, Nathalie Ménigon, Jean-Marc Rouillan, Les prisonniers politiques et la question de la violence révolutionnaire, (I prigionieri politici e la questione della violenza rivoluzionaria) 19 Giugno 1998.

https://infokiosques.net/IMG/pdf/AD-LesPPviolence.pdf

Testo tradotto dal Bollettino nr.12 del Febbraio 2008 a cura del Collettivo “Ne laissons pas faire!”, Collettivo per la liberazione di tutti i militanti di Action Directe. Il Bollettino e altri interventi sulla situazione dei rivoluzionari prigionieri in Francia e sulle mobilitazioni in corso sono disponibili sul sito http://nlpf.samizdat.net



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