OSARE LOTTARE, OSARE VINCERE!
L’anno scorso, due dei militanti di Action Directe in prigione, hanno
ottenuto una riduzione della pena, prima tappa verso la liberta
condizionale: Nathalie Menigon e Jean Marc Rouillan sono oggi in un regime
di semi-libertà. La domanda di Gerorges Cipriani verrà invece esaminata tra
qualche settimana.
La lotta che abbiamo portato avanti dentro e fuori dalle prigioni, e che
dobbiamo proseguire, fino alla liberazione completa di tutti i compagni di
Action Directe, si collega a tutte le lotte che stiamo portando avanti.
Queste lotte mettono oggi in gioco ‘un lontano futuro di emancipazione’,
così come ha scritto Alain Badiou, lotte di resistenza contro uno stato
d’eccezione che diventa sempre più permanente, contro guerre condotte dalle
‘democrazie’ (guerre interne e d’aggressione esterna), contro la xenofobia
di Stato, contro lo sfruttamento che sta mettendo sempre più radici.
L’illusione di un’Unione delle forze di sinistra che ha preso piede da
Mitterand in poi ha considerabilmente fatto indietreggiare il radicalismo,
le pratiche militanti hanno perduto vigore. Se la nostra impazienza deve
tener in conto il fatto che le condizioni della rottura sono cambiate, la
lotta collettiva per l’emancipazione sociale rimane indissociabile dal
coinvolgimento individuale delle migliaia di militanti, come quello che ha
animato ed anima ancora i militanti di Action Directe.
Le classi dominanti non hanno il solo obbiettivo di annientare i nemici di
classe, esse intendono allo stesso modo negare la loro identità
rivoluzionaria, la loro stessa esistenza.
Dalla Comune di Parigi in poi, la borghesia revanscista ha sempre voluto
assimilare i rivoluzionari ai comuni criminali. La lunga resistenza dei
nostri compagni in prigione è per noi un filo che ci collega alle lotte del
passato, essa fa parte della nostra storia, quella storia che si compone
delle nostre vittorie così come delle nostre sconfitte, quella storia di cui
ci si deve riappropriare. E’ quella delle generazioni che ci hanno preceduto
e che hanno agito per creare un avvenire, per conquistare l’emancipazione.
Abbiamo rifiutato che i militanti di Action Directe rimanessero dimenticati
nelle prigioni di stato, abbiamo denunciato le confusioni e contrastato le
calunnie che li colpivano e li colpiscono ancora. La memoria storica è
elemento decisivo della lotta ideologica.
Come i militanti di Action Directe hanno essi stessi affermato: “Con la
lotta per la liberazione (dei prigionieri politici) ci si riappropria della
storia occultata e dell’esperienza di lotta che fa parte di essa. In primo
luogo tuttavia ci si riappropria del concetto stesso di legittimità della ‘contro-violenza’.
Tale legittimità è stata battuta, sporcata e travestita negli anni.
Ma nel corso del tempo la lotta di classe la produce e riproduce
inesorabilmente, se non altro per il fatto che essa è inerente alla violenza
insita al sistema capitalista stesso.”
(Joëlle Aubron, Nathalie Ménigon, Jean-Marc Rouillan, Les prisonniers
politiques et la question de la violence révolutionnaire, (I prigionieri
politici e la questione della violenza rivoluzionaria) 19 Giugno 1998.
https://infokiosques.net/IMG/pdf/AD-LesPPviolence.pdf
Testo tradotto dal Bollettino nr.12 del Febbraio 2008 a cura del Collettivo
“Ne laissons pas faire!”, Collettivo per la liberazione di tutti i militanti
di Action Directe. Il Bollettino e altri interventi sulla situazione dei
rivoluzionari prigionieri in Francia e sulle mobilitazioni in corso sono
disponibili sul sito
http://nlpf.samizdat.net |