SENZA CENSURA N.25

marzo 2008

 

La condanna di Yvan Colonna

La ragione di Stato restringe lo stato di diritto

 

In seguito agli esiti del processo contro Yvan Colonna, condannato a vita per l’omicidio del prefetto Erignac, il segretario generale del Sindacato dei Lavoratori Corsi (STC, Sindicatu di i Travagliadori Corsi), Etienne Santucci, ha con piacere accondisceso a rispondere ad alcune domande.

 

Il STC ha pubblicato un comunicato degno di nota sul processo Yvan Colonna: il sindacato si è sentito chiamato in causa?
Come la stragrande maggior parte del popolo Corso. La popolazione dell’isola è rimasta scossa dall’assassinio del prefetto Erignac, nessuno ne ha compreso l’interesse politico. Ciò nonostante esso ha giocato da elemento ‘rivelatore’: come avrebbe reagito lo Stato francese? Coloro che nutrivano ancora qualche illusione hanno velocemente cambiato idea nel momento in cui Sarkozy, allora ministro dell’interno, annunciò trionfalmente l’arresto dell’‘assassino’ del prefetto invece che del ‘presunto’ assassino. Quella piccola parola avrebbe fatto tutta la differenza in quanto avrebbe espresso il principio fondamentale della presunzione d’innocenza. Il futuro presidente delimitava così la dottrina di Stato: serve un colpevole che sarà pesantemente condannato per dare il buon esempio! L’approccio di Sarkozy sarebbe stato sposato dalla maggior parte dei mezzi d’informazione durante tutto il processo: sul banco d’accusa, una volta di più, c’era la Corsica tutta intera.

Lei dunque pensa che il verdetto fosse stato deciso precedentemente?
Non è nemmeno così semplice. Gli avvocati di Colonna hanno dopo poco denunciato le modalità dell’istruttoria, tutta protesa ad accusare l'imputato, quando per considerarsi imparziale dovrebbe essere condotta anche a sua discolpa. Gli avvocati hanno denunciato le testimonianze scartate, gli interrogatori condotti in violazione delle procedure, le contraddizioni chiare dei diversi servizi di polizia, etc. Si è allora creato un ‘Comitato in supporto a Yvan Colonna’, che in collaborazione con la Lega dei Diritti dell’Uomo ha lanciato un appello perché il processo si svolgesse all’insegna dell’equità, vale a dire nel rispetto dei diritti dell’accusato e della difesa. Il STC ha sostenuto questo approccio ed ha incitato i propri membri a firmare la petizione. La campagna è stata un successo poiché in poco tempo sono state raccolte quasi 40.000 firme.

Con quale risultato?
Ciò è difficile da valutare, ma gli avvocati hanno dichiarato che il processo, anche se determinato dall’istruttoria, si era svolto ‘normalmente’. Tuttavia essi non hanno potuto ottenere quel che richiedevano fin dal suo inizio e cioé una vera e propria ricostruzione dei fatti alla presenza di tutte le parti: l’accusato, i presunti complici, i diversi servizi di polizia, i magistrati, gli avvocati, i testimoni, gli esperti, tutti insomma…!

E’ stato forse un processo ‘insufficiente’?
Per l’appunto, non c’è stata una ricostruzione dei fatti: mancavano i membri del commando che sono già stati condannati. In un primo momento infatti hanno accusato Colonna, in seguito si sono tirati indietro. Mancavano tutti i testimoni, ed era necessario confrontare le loro dichiarazioni con le caratteristiche dei luoghi da un lato, e con le dichiarazioni di coloro che hanno riferito i fatti dall’altro. Mancavano inoltre l’esperto in balistica e il medico legale, le cui dichiarazioni sono contraddittorie…

Allora, questo verdetto?
Si tratta di un verdetto ipocrita che non va a fondo delle cose.

Sarebbe a dire?
Non ci possono essere mezze misure: Yvan Colonna è colpevole o innocente! Coloro che l’hanno accusato di essere chi ha sparato hanno detto la verità, oppure hanno mentito! Yvan Colonna è stato condannato all’ergastolo: sembrerebbe dunque essere stato riconosciuto colpevole. Tuttavia non gli è stata assegnata la pena a 22 anni da scontare interamente in carcere che era stata reclamata dai procuratori di giustizia.
Ha ricevuto la stessa pena di coloro che, dopo aver confessato, sono stati condannati per ‘complicità’, non può dunque essere chi ha sparato! Solo complici, nessun esecutore! La difesa ha mostrato le ambiguità e le contraddizioni che hanno obbligato la corte speciale, composta, ricordiamolo, da soli magistrati professionisti, ad ammettere che la colpevolezza di Yvan Colonna non è stata dimostrata in maniera incontestabile.
Per quanto pesante, tale verdetto esprime comunque, nell’imbarazzo dei magistrati, una certa speranza per il processo d’appello.

Così come per Andriuzzi e Castela, pesantemente condannati in primo grado dallo stesso tribunale e poi assolti in appello?
Non bisogna escluderlo… Allo stesso tempo le inchieste della polizia anti-terrorista sono una delle grandi debolezze di que- sto affare. Le sue ‘piste’ inesistenti, la ‘pista agricola’ che vedeva implicato Matthieu Filidori, archiviata dopo 18 mesi di detenzione; o la ‘pista intellettuale’ con Andriuzzi e Castela che saranno assolti. Senza tener in conto delle centinaia di arresti, sorveglianze a distanza, indagini, per niente! Dunque, l’accusa di Yvan Colonna si basa in buona parte sullo stesso pasticcio!

Secondo lei Colonna è innocente?
La questione non è questa! Non sta a lui provare la propria innocenza! Per quanto ne sappia io, è l’accusa che deve provarne la colpevolezza! Tale prova non è stata fornita! Quasi tutti i commenti hanno tendenzialmente riconosciuto che non indagare Colonna non sarebbe stato ‘credibile’!
Ma l’accusa ha dimostrato in maniera credibile la sua colpevolezza? No. Contrariamente a tutti i principi del diritto, il dubbio non giova più all’accusato. Fin dall’inizio abbiamo assistito ad una sistematica inversione dei valori. Anche la vedova del prefetto, di cui rispetto il dolore, ha creduto opportuno dichiarare: ‘Yvan Colonna è stato punito, come è normale; la pena è molto pesante, e ciò dimostra la sua rilevante partecipazione al delitto’. La colpevolezza è dunque dimostrata dall’emissione della pena, quando invece la prova della colpevolezza dovrebbe giustificare la pena!

Che cosa pensi delle reazioni che hanno fatto seguito al verdetto?
Le reazioni dei giovani sono le più significative. In particolare i liceali e le liceali hanno spontaneamente abbandonato le scuole per manifestare davanti ai palazzi dello Stato in tutte le città della Corsica: Aiacciu, Bastia, Corti, Sarté, Portivechju… Bandera testa mora in testa, canti nustrali ripresi in coro, hanno brandito un’unica bandiera: ‘«Ghjustizia per Yvan!»’. Hanno fortemente avvertito l’ingiustizia di questo verdetto e l’hanno espressa. Essi ci rassicurano, perché sono l’avvenire!

Quale seguito prevedi?
Dobbiamo saper trarre le nostre lezioni da questo affare. Lo stato francese, come tutti i cosiddetti stati democratici, lega la democrazia e tutti i principi che vanno con essa ai propri interessi. La ragione di Stato fissa i limiti dello Stato di Diritto. Noi lo sappiamo da quando lottiamo contro lo Stato francese. Tuttavia sappiamo anche che spesso è una questione di rapporti di forza. Siamo prevenuti. Starà a noi prepararci per ciò che sarà a venire…

Alludi forse al processo che minaccia i marinai del Pascal Paoli?
Esattamente. Sappiamo che la decisione di fare o meno il processo sarà innanzitutto una decisione politica che dipenderà dal contesto. Ciò è stato confermato a mezze parole nell’intervista rilasciata dai consiglieri del primo ministro Fillon durante il Consiglio decentralizzato dei ministri che si è svolto ad Aiacciu. L’istruttoria è chiusa, ma per ora non ci è stata notificata nessuna accusa. Per questo continuiamo la campagna di raccolta firme contro la prosecuzione delle azioni giudiziarie a carico dei nostri sindacalisti. L’azione del Paoli, riportato a Bastia dai marinai mobilitati contro la privatizzazione della loro compagnia, è un’azione di sindacalisti, non di pirati, che si approvi o meno questa forma di lotta. Solamente un sufficiente rapporto di forza ci permetterà d’imporre questo punto di vista allo Stato fracese! Tutti coloro che vogliono aiutarci sono invitati a firmare la petizione sul sito: ‘STC-MARINS.COM’. Possono ugualmente inviare alla sede del sindacato le petizioni firmate a mano.



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