SENZA CENSURA N.25

marzo 2008

 

Cumuli di contraddizioni in Campania…

E a far pulizia ci pensa la rabbia sociale!

 

Pubblichiamo alcuni interventi all’assemblea che si è tenuta alla libreria Calusca di Milano il 27 gennaio 2008 sul tema dell’attuale crisi dei rifiuti in Campania e delle risposte che ne sono seguite sul piano della mobilitazione popolare. Fra i vari contributi emersi, abbiamo deciso di valorizzare quelli dei compagni interni alle mobilitazioni di Pianura sia perché, come è emerso un po’ da tutti gli interventi, quella lotta è riuscita, almeno per ora, ad inceppare il rilancio dei progetti speculativi della lobbie camorristica-industriale-politica sull’intera area e sia per gli spunti di riflessione che i compagni hanno saputo fornire a proposito della composizione sociale e dei motivi di una tale radicalizzazione della lotta. Il testo integrale dell’assemblea è scaricabile dal sito di Senza Censura all’indirizzo web www.senzacensura.org in “materiali di approfondimento”.
 

P. Allora, volevo ringraziare per averci dato questa possibilità. Io faccio parte del Comitato Flegreo, a difesa dell’ambiente e del territorio, che è a Quarto, vicinissimo alla zona di Contrada Pisani dove si voleva riaprire questa discarica. E’ una discarica che è stata aperta per 43 anni. Pensavo fosse interessante mettervi a conoscenza della storia di questa popolazione che per anni è stata martorizzata.
La prima aperura della discarica è stata nel 1922 e raccoglieva i rifiuti locali, i rifiuti solidi urbani ma che, come possiamo immaginare, erano rifiuti di tutt’altra specie. E’ una discarica che è stata aperta fino agli anni ’80, per cui ha raccolto rifiuti per ben sessant’anni. Sempre negli anni ’80 è stata poi riaperta ed è restata aperta a singhiozzo fino al ‘93 per accordi presi da Cutolo con il proprietario della discarica, Di Francia, che è ancora l’attuale proprietario. Di Francia la marca. Sottolineo questo perché ci sono famiglie che hanno grossissimi interessi sulla zona circostante Pianura, Pisani… sia in quanto proprietari della discarica ma anche come mezzi di trasporto.
Nel ’93 c’è stata la prima chiusura della discarica che è risultata satura in quanto era destinata ad ospitare tutti i rifiuti della regione e quindi non soltanto, come era previsto, i rifiuti provenienti dalla zona flegrea. Insieme ai rifiuti della regione aveva anche iniziato ad ospitare, come è stato detto pure ai telegiornali, rifiuti tossici provenienti da alcune fabbriche del nord Italia e del nord Europa. Gli scarichi illegali sono continuati, si suppone, fino a poco prima che venisse localizzato come sito dal piano Panza.
Nel 2003 il sito della discarica dei Pisani viene individuato per smaltire gli inerti della Colmata a mare dell’Italsider; pericolo scongiurato dalle mobilitazioni.

Giusto qualche dato in merito anche se non avevo intenzione di dare un taglio tecnico a questo contributo ma solo per rendersi conto.
16 tonnellate dalla zona di Novara
21 tonnellate di fanghi degli impianti di depurazione di Milano
22 tonnellate di vernici, fanghi di Padova
25 tonnellate di rifiuti speciali da Roma
25 tonnellate di vernici da Novara
103 tonnellate di polveri di amianto dal sito di stoccaggio di Torino
522 tonnellate di fanghi e vernici da Milano
1106 scorie e ceneri di alluminio da Milano
Questa é soltanto l’ultima mappatura che è arrivata dalla zona di Contrada Pisani. So benissimo che questa è solo una piccolissima parte di quello che è stato scaricato in quella zona e penso che le esperienze migliori sono quelle che hanno riportato le persone che abitano in quella zona che per anni hanno visto scaricare e hanno anche l’esperienza decennale dei propri genitori e dei propri familiari… File di camion lunghissime che venivano a scaricare, camionisti che, pure in maniera inconsapevole, da un certo punto di vista, in autostrada si incontravano con camion provenienti da altre zone e prendevano grossissime mazzette per venire a scaricare quei rifiuti che gli hanno tolto la vita. Infatti, come è comparso anche sui telegiornali e nelle trasmissioni televisive degli ultimi giorni, hanno testimoniato sia i familiari di camionisti deceduti, camionisti che hanno avuto numerosi tumori e persone che al solo contatto con le sostanze che dovevano scaricare si sono ritrovate col corpo ricoperto di bolle. Si tratta di esperienze dirette, non c’è bisogno di tecnici, i fatti parlano… E se non parlano questi fatti basta farsi un giro in Campania, nei cimiteri e nei reparti di pediatria.
Purtroppo ormai l’indignazione non basta più, penso che in Campania ognuno conosca almeno un paio di famiglie dove sono nati bambini malformati, famiglie con persone con numerosi tumori e tutti riconducibili, che lo dicano o meno i tecnici, a inceneritori, anche se ancora non ce ne sono molti ma nella zona di Acerra, ad esempio, è prevista la costruzione di questo inceneritore destinato alle ecoballe ma poiché la raccolta differenziata non viene effettuata, diversamente da come avviene qui, nelle ecoballe c’è quindi ogni tipo di rifiuto. Si è pronti quindi ad accogliere nell’inceneritore di Acerra queste cosiddette ecoballe. C’è da dire che la zona di Acerra, prima ancora di mettere in funzione questo impianto, è già considerata come territorio che rientra nella cosiddetto triangolo della morte a causa dell’incidenza altissima di tumori.

Per quanto riguarda la mia esperienza ai Pisani, dove volevano riaprire la discarica ma non ce l’hanno fatta, che è vicino a dove io abito, noi come comitato abbiamo partecipato alla mobilitazione di Giuliano che ha ospitato per oltre dieci anni le ecoballe provenienti da tutta la Campania e giusto per darvi un esempio, per farvi immaginare quello che è il sito di Giuliano, è come vedere 160 campi di calcio, uno di fila all’altro; sono piramidi altissime di ecoballe che evidentemente non sono state messe in sicurezza: non sono stati messi i teloni al di sopra e al di sotto. Quindi per dieci anni sono state depositate ecoballe che si stracciavano con le intemperie, con il passare del tempo, con gli animali che ci andavano a mangiare… E quindi il nostro primo gesto di solidarietà è stato lì nel territorio di Giuliano dove i tentativi di fermare i camion che venivano appunto a scaricare le ecoballe in effetti erano molto vani; infatti sia a Giuliano che come si è verificato pure a Contrada Pisani c’è stato un dispiegamento e quant’altro veramente impressionante.
Lì a Giuliano, dopo ulteriori proroghe, si è avuta l’attuale chiusura, anche se dall’attuale piano De Gennaro è previsto un altro sito di stoccaggio e di deposito di ecoballe. Inizialmente a Giuliano, come comitato, abbiamo avuto delle difficoltà ad interagire con la popolazione del territorio perché in realtà noi ci proponevamo di riuscire materialmente a bloccare i camion e all’inizio questa cosa è stata dura a farla capire perché la popolazione era, devo dire, rassegnata perché per dieci anni avevavo avuto il deposito di ecoballe, discariche abusive e quindi non si pensava assolutamente di riuscire a fermare l’ingresso dei camion. Però col tempo siamo poi riusciti ad intenderci con loro fino ad arrivare all’attuale chiusura del sito. In seguito poi, il 26 dicembre, abbiamo avuto notizia della volontà di riaprire la discarica dei Pisani.
All’inizio era un presidio molto scarno, giusto la popolazione locale e come comitato abbiamo subito cercato di rilanciare il concetto di solidarietà fra le popolazioni che erano già in lotta contro questi abusi, contro queste violenze che sta subendo la Campania ormai da decenni. Noi abbiamo definito la Contrada Pisani una comunità montana metropolitana nel vero senso della parola, nel senso che è l’ultimo pezzettino di periferia di Napoli occidentale e si offendono se vengono chiamati periferia perché in realtà sono Napoli però in un territorio che non ha illuminazione, non ha le fogne, fino a qualche anno fa non aveva scuole e, anche se per noi può essere una cosa da festeggiare, non c’era neanche una chiesa. Per cui una popolazione abituata a lottare per avere ogni tipo di cosa ed è stata anche abituata ad avere a che fare con politici locali che di volta in volta li hanno ingannati, li hanno venduti per ottenere queste briciole che spettavano loro di diritto come avere le fogne. E’ una zona dove se piove non ti puoi muovere ed è difficile viverci effettivamente. In più c’è questa collina di rifiuti dove recentemente vi è stato anche costruito. Le persone che sono venute attualmente a viverci, questa è una curiosità, abitano in questi palazzi che sorgono su una montagna di spazzatura e le persone che non lo sapevano pensavano di vivere in collina mentre in realtà, in principio, quella era una piana da cui è derivato il nome appunto di Pianura. Riempendo e riempiendo di rifiuti e coprendo il terreno ora vedi gli alberi, gli animali ma sotto c’è la spazzatura.
Insomma, all’inizio abbiamo avuto delle difficoltà ad entrare in comunicazione con loro, si tratta comunque di una comunità chiusa e per anni è stata anche in contrapposizione con le altre popolazioni in lotta che rifiutavano l’apertura di altri siti di discarica perché effettivamente si sentono proprio la pattumiera d’Italia perché raccolgono non solo i rifiuti della regione Campania ma anche di quelli provenienti da qualsiasi parte d’Europa… Si dice che vi siano state sepolte anche due balene, tir interi carichi di rifiuti tossici, valigie contenenti incartamenti speciali e segreti per cui è anche una situazione avvolta dal mistero, da questo punto di vista.
Noi come comitato ci abbiamo tenuto molto a rilanciare il concetto di unità delle lotte, a fargli capire che non erano soli nel senso che in altri posti che distano 15 chilometri in linea d’aria c’era un’altra mobilitazione in atto e che quindi era possibile riuscire a vincere.
Soprattutto è stato importante e fondamentale comunicare nei paesi vicini quello che stava succedendo. In realtà loro da sempre provano ad ostacolare le varie riaperture della discarica che ci sono state negli anni ma non hanno mai informato nessuno. Vi dico questo proprio come mia esperienza personale visto che sono distante pochissimi chilometri e loro hanno sempre bloccato ferrovie, treni ma non c’è mai stato un volantino o qualsiasi altra cosa che informasse anche noi che distavamo pochissimi metri da loro. Per cui abbiamo cominciato a lavorare così con loro e perseverando, essendo li presenti a presidiare con loro notte e giorno insieme, senza nessun altro fine che quello di ostacolare la riapertura della discarica, siamo entrati in contatto con loro e sono gente splendida. Uno degli ultimi risultati ottenuti è stato quello che un gruppo di donne, le più agguerrite, sono state poi a Giuliano a portare la loro solidarietà a quest’altra mobilitazione in atto, purtroppo taciuta dai telegiornali e anche lì attualmente c’è un presidio per evitare che venga aperta una discarica, un sito che dovrebbe ospitare le ecoballe.
A Contrada Pisani anche tre anni fa c’è stata una mobilitazione perché volevano portare lì i rifiuti inerti, che poi inerti non sono, della Colmata a mare di Bagnoli che era una zona che ospitava l’Italsider. C’è stata una mobilitazione che grazie alla valutazione di impatto ambientale si è riuscito a provare che questi rifiuti inerti non erano e che dovevano essere smaltiti al massimo in zone di aree commerciali. Questi rifiuti poi sono stati mandati in provincia di Formia dove poi grazie alla mobilitazione e alle esperienze maturate in Contrada Pisani sono riusciti a respingerli. Io non so poi che fine abbiano fatto questi rifiuti della Colmata a mare di Bagnoli ma una parte, in maniera illecita, è stata scaricata a Contrada Pisani.
Lì il presidio si è potratto per una decina di giorni, facendo blocchi stradali, bloccando effettivamente tutta la zona flegrea ed è proseguito fino a dieci giorni fa, quindi c’è stato un blocco totale degli ingressi alle tangenziali, degli ingressi cittadini e devo dire che rispetto alle nostre esperienze precedenti che abbiamo avuto come comitato, c’è stata una sensibilità maggiore della popolazione anche se non hanno partecipato tutti ma c’era comunque nell’aria questo spirito si smetterla con la rassegnazione, che per molti aspetti è propria del popolo napoletano, ma di passare ad una fase di azione.
Come ben sapete in Campania si paga la tassa più alta per lo smaltimento dei rifiuti e da qui la proposta di non pagare più la tassa sui rifiuti anche perché poi, e questo è un altro elemento di rabbia, la Gest Line che è la società di riscossione dei debiti viene gestita dalla moglie di Bassolino, per cui insomma questo ulteriore intreccio ci ha infastidito non poco. Non si è proseguito in questo senso però, come dicevo prima, si è comunque passati all’azione, come si è visto dalle mobilitazioni attuate in zone non interessate direttamente dalla riapertura delle discariche. Sono state mobilitazioni di solidarietà, erano manifestazioni di ribellione per lo stato in cui versa la Campania e effettivamente le immagini che ha poi trasmesso la televisione sono reali, per quanto ci siano stati dei montaggi su ciò che sono stati i presidi di protesta. Realmente da due anni a questa parte viviamo tra montagne di rifiuti per cui le epidemie sono dietro l’angolo.
Come compagni abbiamo notato come le proteste in atto degli ultimi giorni, per farsi togliere i rifiuti dalle strade, non fossero state poste anche in termini di solidarietà con le popolazioni che si stanno mobilitando contro la riapetura delle discariche e in questo abbiamo colto un elemento di disaccordo forse dovuto alla rabbia della popolazione campana letteralmente ricoperta dai rifiuti.
Per quanto riguarda la manifestazione ai Pisani, come dicevo, si è mantenuto per dieci giorni questo presidio che col passare dei giorni è divenuto sempre più numeroso, c’è stata una grossa partecipazione anche dalle comunità là vicine, da Quarto, da Pianura; ci sono state occasioni di mobilitazione generale con manifestazioni e, come ben potete immaginare, con speculazioni politiche di vario tipo che hanno coinvolto anche personaggi politici che non tantissimi anni fa, già nel 2003, avevano votato per dare la possibilità al Comune di acquisire gli stabili dei proprietari della discarica, sia i Di Francia e sia gli altri di cui ho accennato prima, in maniera tale che il Comune avesse via libera ogni qualvolta volesse utilizzare quella zona per sversare rifiuti.
A Contrada Pisani, al tempo, vi erano tre vulcani naturali, ora coperti dai rifiuti; è quel fosso grandissimo di cui parlava De Gennaro all’inizio del suo mandato ed è proprio quel fosso che rappresenta il problema dei rifiuti a Napoli, che permette di raccogliere tutti i rifiuti e metterli sotto il tappeto, lontano dagli occhi.
Come dicevo, nel 2003 questi personaggi politici hanno preso parte alla mobilitazione per poterci in seguito speculare in termini di voti, ora come in passato, promettendo posti di lavoro; così come poi è stato perché numerose famiglie di queste zone, in seguito alle aperture delle discariche, hanno trovato dei posti di lavoro. Molto si deve addebitare all’ignoranza perché non si sapeva lo stretto rapporto che c’era fra l’alta incidenza di tumori in Campania e la presenza di rifiuti tossici e delle diossine che si liberavano nell’aria. Oggi però la situazione è cambiata, molti di quelli che allora erano operai oggi hanno preso coscienza e stanno dalla nostra parte. Così non è invece per i molti personaggi, a cui ho accennato prima, che hanno permesso al Comune di comprare lo stabile, anche per brevi periodi, perché dopo la mobilitazione che c’è stata per respingere i rifiuti di Bagnoli e dopo le violenti cariche che ha subito la popolazione dei Pisani nel 2004, ormai anche gli abitanti di quella zona hanno in parte capito che l’interessamento dei politici è strumentale e basta.
Sull’intervento dei politici faccio una riflessione perché è una contraddizione che stiamo cercando di far scoppiare fra le persone, almeno quelle più agguerrite, che stanno lì con noi, che stanno ancora combattendo, anche in questo momento che sembra di stasi perché l’attenzione della stampa si è allontanata da Contrada Pisani e questo ha fatto si che purtroppo molte persone si siano allontanate dal presidio… questo può essere anche un nostro limite, non ve lo so dire, però insieme a queste persone stiamo riflettendo sul ruolo che rivestono i politici.
Molto è dovuto al fatto che questa popolazione, come penso molte altre, non è stata abituata ad assumersi la responsabilità di combattere e di contrastare anche la camorra che in Campania è presente. Forse ora che è lo stato che gestisce i rifiuti probabilmente si intravede uno spiraglio, una possibilità di riuscita in più perché la minaccia non è così palese. Il tumore per quanto sia una realtà presente non è una pistola puntata in faccia perché la realtà comunque è questa, se ti opponi e ti opponi realmente, così come abbiamo fatto noi, le minacce le subisci; e non è una lamentela quella che sto facendo qua, però è per mettervi a conoscenza che la realtà in Campania è questa. Anche perché gli interessi alla riapertura o meno della discarica, ai Pisani, così come in tutta la Campania, sono molto intrecciati ma anche molto nascosti e in realtà quelli che hanno sversato per anni rifiuti ora combattono contro la riapertura, per cui all’inizio c’è stato quest’attimo di sbandamento da parte nostra per cercare di capire se combattevano perché i trasporti e la gestione non era ancora stata spartita o se invece erano persone oneste… e questa è una cosa ancora da svelare.
Tornando a noi, vi dicevo che dopo questi primi dieci giorni di presidio, di blocchi stradali, c’è stato questo primo blitz da parte delle forze dell’ordine, dopo ore intense di costruzione di barricate; sono state veramente ore molto intense. Hanno raggirato la zona della discarica ed hanno occupato la zona adiacente ai capannoni con le ruspe e gli altri mezzi che servivano ad iniziare i lavori, quindi hanno iniziato a portare i teloni e tutto quanto serviva. Dopo questo primo momento c’è stato uno spostamento del presidio nella zona proprio di fronte a dove dovevano entrare i camion per iniziare a scaricare, camion che comunque sono dovuti passare per proprietà private, andando contro le loro stesse regole. Sono seguite quelle giornate tanto raccontate dalle televisioni in maniera anche strumentale, credo.
C’è stato un interessamento fortissimo e questo in parte è servito per fare accrescere il numero dei partecipanti al presidio. Molto di quello che si è visto è stato reale, sono stati giorni molto intensi.
Dopo quei tre giorni di presidio, di blocchi stradali, di tafferugli con la polizia, insomma di quanto avete visto, la partecipazione è andata sciamando nel senso che giorno dopo giorno, calando l’attenzione della stampa, devo dire che è così, il numero di presidianti è diminuito anche perché nel piano di De Gennaro inizialmente non si capiva se la discarica dei Pisani fosse prevista o se invece fosse da utilizzare soltanto come deposito delle ecoballe. Per cui era difficile spiegare ai partecipanti che la tensione restava comunque alta anche perché se non fosse stato Pisani sarebbe stato un altro territorio, che era quello di Giuliano, e questi sono concetti non facili da far passare in una mobilitazione popolare che avviene nel proprio territorio e dunque è difficile far scattare quel meccanismo di solidarietà e dargli dei risvolti pratici anche, se come vi ho detto prima, questo risultato in parte lo abbiamo ottenuto nel senso che è ancora in atto questo nostro tentativo.
Rispetto al piano De Gennaro ci sono appunto stati degli attimi di sbandamento nel senso che non se n’è più parlato in televisione, non si riusciva più a capire se la discarica riapriva o no, se la tensione era scesa realmente o se stavano pianificando un ulteriore blitz e adesso ci troviamo in questa fase di stasi momentanea in cui qualcuno, e i politici locali soprattutto, dicono di aspettare le prime mosse di De Gennaro mentre invece un’altra parte parte delle persone che stanno presidiando sono della teoria di alzare nuovamente il livello di scontro e di far capire che Contrada Pisani c’è e non accetterà la finta storia delle ecoballe anche perché pensiamo che il risultato di aver ottenuto di ospitare 20.000 ecoballe invece delle 86.000 destinate nella zona di Giuliano non sia per niente, come ce l’hanno voluto presentare, un buon risultato, anzi.
Noi stiamo cercando di portare una critica all’intero piano dei rifiuti attuato da De Gennaro adesso e da Cimino precedentemente e anche se la popolazione sa che De Gennaro è stato mandato appositamente per spazzare via ogni forma di resistenza cerchiamo di mantenere quel filo fra le varie comunità che attualmente stanno lottando. Anche se la stampa non da il peso che merita noi sappiamo che questo è fatto in modo strumentale per presentare una finta vittoria nel territorio di Pianura per poi appunto spazzare via tutte le forme di resistenza che attualmente sono in atto così come nel territorio di Avellino, di Benevento, di Villaricca, un po’ sparse in tutta la Campania. Anche questa mossa di De Gennaro è stata tattica perché scegliendo siti molto distanti fra loro ha creato problemi di comunicazione fra noi che ci troviamo in Campania, in termini proprio di poterci spostare nel territorio.
Come dicevo prima il nostro tentativo è quello di cercare di far capire che siamo sempre presenti; che Pisani è come qualsiasi altro territorio violentato e cerchiamo anche di far capire la vicinanza delle altre realtà in lotta presenti in Italia che non riguardano solamente la situazione dei rifiuti. Abbiamo parlato dei movimenti del No Tav, di quello che sta succedendo a Vicenza perché sono cose che per quanto se ne parli in televisione non sono conosciute dalla gente o forse non sono collegate con le violenze che loro stessi stanno subendo, come un unico filo conduttore. E’ questo che stiamo cercando di fare, di far capire che le violenze che stiamo subendo come abitanti campani sono le stesse di quelle subite con altri atti dittatoriali.
Nonostante la presenza di De Gennaro ci sia sembrata inizialmente insormontabile, perché comunque è sotto gli occhi di tutti quello che ha fatto a Genova e che ha fatto a Napoli, vi posso dire che la Campania attualmente resiste.

 

D. Buonasera a tutti, sono di Quarto e anch’io faccio parte del comitato della zona Flegrea in difesa dell’ambiente e del territorio e sono membro dei CARC della sezione locale. Io volevo dare innanzitutto un quadro generale perché secondo me non è stato capito bene il ruolo che hanno avuto i compagni all’interno della mobilitazione di Pianura. C’è stata una confusione che è stata creata ad arte in cui da una parte c’era una mobilitazione che veniva attribuita alla camorra e a tutte le forze reazionarie del nostro territorio e una parte della mobilitazione che veniva attribuita ai fascisti.
Quando noi abbiamo cominciato ad intervenire all’interno di questa situazione abbiamo trovato un quadro un po’ particolare. Il comitato che la gestiva era essenzialmente dei politici locali fra i quali il massimo esponente era Marco Nonno che penso avete visto diverse volte in televisione ed è quel losco individuo che si aggira con la celtica d’oro appesa al collo. E oltre a lui c’erano tutta una serie di soggetti poco chiari che appartengono alle varie lobbies camorristiche locali che avevano degli interessi individuali su questa discarica. La compagna prima ha spiegato bene come si è evoluta la situazione ma quello che mi interessa sottolineare in questo momento è come noi siamo riusciti in un certo momento a sottrarre spazi di agibilità politica sia alle destre e sia alla camorra che abbiamo visto in più circostanze essere legata a doppio filo con i fascisti locali. Questo lo dico perché in varie circostanze siamo stati minacciati personalmente da costoro, siamo stati minacciati come minaccia la camorra quindi di morte imminente, che non potevamo più presentarci alla discarica e quantaltro.
Un altro tassello fondamentale della lotta è stata proprio la mobilitazione di determinati settori della società napoletana, uno fra tutti gli ultras. Questa cosa non è stata capita ed è molto importante che i compagni comincino a riflettere su ciò, se non l’hanno già fatto, su questo aspetto particolare. Gli ultras nella nostra zona sono presentissimi, noi viviamo nella periferia e a Napoli l’unico centro reale di aggregazione che esiste è lo stadio. Quindi nelle periferie più abbrutite gli ultras sono il gruppo che maggiormente riesce a raccogliere una socialità attorno a sé. Ora secondo me c’è un problema culturale della maggior parte dei compagni che considera lo stadio come un luogo di abbrutimento punto e basta e quindi non ha alcun tipo di rapporti. Sul nostro territorio invece abbiamo ottimi rapporti col mondo ultras e questo ci ha garantito la possibilità di partecipare alla mobilitazione di Pianura perché avevamo un forte gruppo di sostegno alle nostre spalle. Nelle fasi concitate, nei due giorni di guerriglia urbana che tutti avete visto, del nostro paese c’erano almeno 70, 80 persone delle 200 che erano presenti a fare le barricate e queste facevano parte proprio di quel movimento ultras che non è apolitico come molti dicono e cercano di dimostrare, anzi. Hanno una forte componente sociale perché proprio nella nostra zona non sono il sottoproletariato urbano che vogliono tutti dimostrare che siano ma la maggior parte sono lavoratori e classe operaia. La cosa triste è che noi non riusciamo a coinvolgerli ma si coinvolgono sullo stadio ma questo rapporto stretto, anche perché molti di noi frequentano questo luogo di aggregazione, ci ha portato ad avere una forza e anche quindi a non poter essere attaccati in maniera spudorata dalle forze della repressione che, in questo caso, non è quella statale perché la repressione statale è stata contrastata in maniera vittoriosa sul campo, bensì quella parastatale, quella della camorra e dei fascisti. L’emblema di questa situazione è stato quando la Mussolini, Fiore ed Alemanno dovevano fare la loro sfilata elettorale al presidio.
Noi abbiamo matenuto fin dall’inizio la posizione che nessun politico si doveva presentare all’interno della mobilitazione, di comune accordo con tutta la popolazione, con tutto il presidio permanente. E anche se all’interno c’erano dei politici, lo stesso la popolazione eliminava ogni simbolo politico che veniva apposto ad un manifesto cioè i manifesti restavano integri ma venivano strappati i simboli politici. E questo secondo me è stato un grande successo sia della popolazione che nostro perché abbiamo rafforzato questo tipo di posizione.
Dunque, quando si era presentata la Mussolini e quest’altra cricca di soggetti, nel momento in cui noi avevamo un’assemblea con tutte le aree del movimento e quindi anche la Rete campana rifiuti zero, di cui noi non facciamo parte perché abbiamo posizioni diverse che dopo spiegherò, i fascisti, che purtroppo hanno la logica del leaderismo che comporta di trovare un capo con il quale relazionarsi, hanno trovato me come loro referente e mi hanno minacciato con una pistola dicendo che se non fosse scesa la Mussolini sul luogo è semplice capire la fine che avrei fatto.
La mobilitazione delle persone che però erano li e ci hanno visti impegnati quotidianamente nel presidio e nella lotta, senza risparmiarci, avendo fatto quindici notti lì e la gente è questo che riconosce fondamentalmente cioè l’impegno pratico, ci ha sostenuto e ha detto che i politici non ci dovevano stare. In virtù di questo fatto, anche la Digos ha avuto difficoltà a far scendere la Mussolini, visto che c’era un presidio di compagni numeroso e così le minacce si sono estese anche al caso in cui la Mussolini non fosse scesa per ordine della polizia, cioè anche in quel caso saremmo stati noi i primi a pagare e io in particolar modo poiché, come dicevo, hanno questa logica leaderistica. Noi siamo riusciti a giungere ad un “accordo” e cioè a impedire di portare qualsiasi simbolo politico a costoro e a fare la nostra assemblea da soli cioè loro hanno dovuto attendere che noi finissmo l’assemblea, dopodiché noi ce ne siamo andati e con noi tutta la gente del presidio, dopodiché sono scesi questi qui senza neanche una bandiera e la televisione non li ha nemmeno mostrati perché era una scena ridicola vedere un ex ministro con quindici persone portate da Roma su una discarica, figure come la Mussolini con i suoi quindici stronzi che si portava appresso…
E’ stata una vittoria dal punto di vista politico, moralmente è stata dura subire una cosa del genere perché comunque essere minacciati sul proprio territorio e non avere gli strumenti di controffensiva ad una situazione del genere purtroppo è una cosa che cuoce e non poco a noi compagni. Però nel contempo la gente è riuscita, quando noi ce ne siamo andati, a strappare di mano quelle due bandiere di Alleanza Nazionale che erano state portate da loro e loro non hanno potuto intimidire la gente locale perché comunque a Napoli i rapporti ce li hanno tutti con tutti e quindi nessuno può prevaricare una persona senza conoscerla; fondamentalmente la camorra pesa i soggetti con cui ha a che fare e quindi si riesce ad allargare o meno a seconda del peso che tu hai.
La lotta a Napoli e in Campania, in questa fase, è molto accesa perché, come ha detto giustamente la compagna prima, le discariche e la gestione dei rifiuti in parte è passata in mano allo stato e quindi la gente ha più possibilità di ribellarsi, è più “tutelata” nella lotta contro lo stato che contro le organizzazioni parastatali come la camorra.
Poi c’è un problema fondamentale che è di metodo ma anche di analisi. Il fare la raccolta differenziata dal basso, nella fase attuale, secondo noi, come comitato, è una cosa che è in controtendenza con quello che sta succedendo nella nostra regione dove c’è in atto una mobilitazione fortissima, di focolai spontanei e quantaltro, che però pretende; cioè la gente le paga le tasse e non è che possiamo metterci a farla noi questa raccolta differenziata, noi la pretendiamo, creando problemi di ordine pubblico cioè quelli che ci hanno fatto vincere a Pianura. Perché noi a Pianura abbiamo vinto essenzialmente creando problemi di ordine pubblico. I cittadini di Pianura fino ad allora avevano perso perché non avevano creato dei disordini. A Giuliano e negli altri posti si è perso perché non si erano creati dei problemi di ordine pubblico che mettessero in condizione lo stato di doversi giocare una partita troppo grossa. Nei due giorni che sono stati fatti i tafferugli sopra Pianura, e questo le televisioni per fortuna non sono riuscite a farlo vedere perché le telecamere sono state prontamente buttate altrove, c’era una capacità di risposta da parte nostra nei confronti dello stato che questo non si poteva permettere di passare in quel luogo. C’era tutto ciò che serviva a rispondere concretamente ad una forzatura da parte delle forze dell’ordine. Per questo lo stato ha avuto paura ed è questo che la gente deve capire. La mobilitazione delle masse popolari organizzata, spontanea o meno che sia, in un posto come Pianura, che è una periferia ed ha tutte le caratteristiche della periferia – c’è il sottoproletariato violento, ci sono i compagni, ci sono gli ultras, c’è tutto – questo tipo di composizione di classe, unita, in lotta reale, senza fare queste cose dell’autogestione dal basso, ha fatto paura allo stato.
Noi abbiamo vinto la battaglia di Pianura, sia ben chiaro, perché lo stato per avere la discarica di Pianura aveva solo un metodo: fare un blitz cioè aprirla senza fare rilevamenti. Ma adesso questo fatto dei rifiuti tossici lo sanno tutti anche le pietre. E uno stato non si può permettere di riaprire una situazione del genere. Però all’inizio questa cosa non era stata fatta, non era uscita, siamo stati incapaci di impedire il blitz allo stato e di creare quello che è stato creato successivamente.
Il governo italiano è caduto perché è successo quello che è successo a Pianura. Il regime che c’è in Campania politico-camorristico gestito dai Mastella, dai De Mita, dai Bassolino e dalla camorra è crollato perché non ce l’hanno fatta. Se loro fossero riusciti a riaprire Pianura avrebbero avuto una capacità di sversamento di tre anni, nel tal quale potevano chiudere tutti i CDR, trasformarli e convertirli a CDR a norma che avrebbe fatto almeno le ecoballe, non quelle che abbiamo adesso che sono il tale e quale tritato e imballato, avrebbero potuto riaprire gli inceneritori e costruirne degli altri, sarebbero riusciti non solo a mettere una pezza ma avrebbero vinto la loro guerra sui rifiuti contro ogni resistenza popolare, solo riaprendo il sito di Pianura.
Questa è stata la vittoria fondamentale e oggi secondo me l’unica proposta che bisogna lanciare è quella di continuare a creare problemi di ordine pubblico con delle rivendicazioni che chiaramente non si possono fermare a “levateci la spazzatura da mezzo alla strada perché da qualche parte questa immondizia dovrà pure essere messa” ma è quella di fare una raccolta differenziata seria, di vietare gli imballaggi. Per esempio molti compagni ad una di queste assemblee che è stata fatta di movimento, da fuori, chiedevano come possiamo dare la solidarietà noi che non siamo della Campania a voi cittadini della Campania.
Giustamente un compagno che si vede arrivare la spazzatura dalla Campania e se la deve smaltire sul proprio territorio, entra in contraddizione, perché la spazzatura ce l’abbiamo noi sotto casa non ce l’ha sicuramente Bassolino, Mastella, De Mita o coloro che ci stanno mangiando. Però, d’altra parte, non si può assumere lui la responsabilità di smaltire i nostri rifiuti. Secondo me la solidarietà può essere data sia andando a intaccare direttamente tutti coloro i quali sui rifiuti della Campania ci stanno mangiando e quindi gli interessi di Romiti e di quanti altri hanno mangiato in questa situazione, ma anche sviluppando una mobilitazione nazionale per creare quello che è stato creato in tanti altri paesi cioè di evitare gli imballaggi; quella è una delle cose fondamentali, cioè impedire l’utilizzo della carta, della plastica, del monouso, questa è un’altra cosa per cui secondo noi vale la pena di battersi, sempre con manifestazioni non centrate sull’autogestione dal basso del tipo ce lo facciamo noi o noi non compriamo più.
Occorre cioè che loro si prendano la responsabilità, li dobbiamo costringere. Ad esempio, nel mio paese, a Quarto, non giravano più nemmeno cinque centesimi, il panettiere non aveva il pane perché non c’era più nemmeno una via di accesso per portare la farina nel mio paese, non uscivano le autoambulanze, non uscivano i dializzati, non usciva né entrava nessuno per tre giorni consecutivi. Nessun governo può assumersi una responsabilità del genere e nessuna forza dell’ordine può impedire una cosa del genere perché erano non uno ma 10, 15, 20 blocchi contemporanei che non sono facili da smontare così com’é.
Quindi, secondo me, è questo che ha insegnato Pianura: creando problemi di ordini pubblici e lottando in maniera compatta e coerente si può vincere. E inoltre ha insegnato, almeno a me personalmente, a relazionarmi in contesti che non sono i cosiddetti contesti protetti del movimento dei compagni.
Lì siamo stati costretti a vivere tutte le contraddizioni reali della società dove noi viviamo perché a Pianura non c’erano solo i compagni che incontriamo alle manifestazioni nazionali contro la guerra, contro questo o contro quello ma c’erano tutte le componenti di classe, c’era la borghesia che non vedeva l’ora di potersi comprare a qualcuno e quindi di potersi levare dalle palle questi quattro stronzi, perché all’inizio eravamo una trentina e ci hanno proposto posti di lavoro nella discarica e abbiamo cacciato i politici che ci hanno fatto questa proposta e questi qua a loro volta ci hanno fatto minacciare dalla camorra che se fossero stati picchiati anche in quel caso ci avrebbero messo nel cassone.
Ci sono stati tutti i tipi di contraddizioni in una sola mobilitazione perché era una mobilitazione reale e noi ci dobbiamo porre da soggetti reali cioè cittadini, proletari, lavoratori, studenti che vivono le contraddizioni, dobbiamo cercare di portare, dopo questo esempio, lo scontro su questo tipo di piano.

 

Sulla partecipazione del mondo ultras alle mobilitazioni

D. Secondo me, per cominciare questo tipo di ragionamento, occorre tener presente che poiché determinati soggetti sono predisposti alla pratica, la prima cosa è di invitarli alla pratica perché le stesse esigenze che ho io le hanno anche loro, lo stesso sentimento che ho io di odio nei confronti dello stato che voleva imporci la discarica senza tenerci in considerazione come individui e come membri della società che vivono li, lo hanno avuto anche loro, per cui portarli nella pratica, nel conflitto è la cosa che viene più naturale e che loro fanno naturalmente. Portarli all’interno di momenti organizzativi potrebbe sembrare difficile ma io, nella mia poca esperienza, ho assistito anche ad assemblee come questa dove hanno partecipato e sono usciti soddisfatti, stranamente per quello che si può pensare. Anch’io avevo dei timori fondamentalmente a portare questo tipo di soggetti in assemblee, pensavo mo’ che esco mi prendono a cinghiate e mi dicono dove cazzo ci hai portato… E invece sono stato sorpreso perché quella cosa in cui loro mancano è nell’analisi e nella conoscenza oggettiva di determinati meccanismi che poi sono quelli che vivono quotidianamente sulla propria pelle.
A Pianura sono stati mobilitati vari gruppi. Alcuni si sono mobilitati spontaneamente, altri si sono mobilitati per affinità e per conoscenza diretta, altri ancora sono stati mobilitati con i soldi perché in una lotta intestina all’interno di Alleanza Nazionale, una parte era pro discarica, scendendo a compromessi con sgravi fiscali per i cittadini, e un altra invece, di quella corrente cosiddetta della Destra Sociale, era contro. Il problema è che i rapporti fondamentali con il quartiere ce li aveva la parte poltronaia e quindi la Destra Sociale ha chiesto mandato forte alla sua federazione e quindi alla sua organizzazione per poter elargire soldi. Questi stessi personaggi che hanno mobilitato la gente – e secondo me una parte si sarebbe mobilitata da sola anche se i soldi non fanno schifo a nessuno e a Napoli ce ne sono pochi – dopo se li sono venduti cioè sulla stampa hanno rilasciato dichiarazioni che bisogna allontanare questi soggetti dal movimento. Ovviamente l’ultras non lo legge il giornale, purtroppo. Però facendoglielo leggere nel momento che hai rapporti tu riesci a creare delle contraddizioni che determineranno, la prossima volta che colui si avvicina per pagarlo, a prenderlo a calci nel culo.

P.: Alle persone che si avvicinavano in un secondo momento, dopo gli scontri, che dicevano che non ci sarebbero state più perché avevano paura, perché c’era pure questa parte che voleva protestare in maniera pacifica, noi abbiamo risposto dicendo che le persone più agguerrite non erano gli ultras ma erano le persone, gli abitanti di Pisani che quattro anni prima erano stati caricati brutalmente dalla polizia e che avevano alzato le mani e quella stessa parte, quella stessa gente, dopo quattro anni che si trovava di fronte allo stesso problema, diceva mo’ non siamo più disposti ad alzare le mani, non porgiamo più l’altra guancia ma reagiamo. Per cui c’è stata anche una manipolazione della realtà perché la parte più “violenta” non era una frangia ma la maggior parte della popolazione: c’erano donne, c’erano persone anziane, proprio là, nelle scene degli scontri. Ovviamente sono state riprese le persone a volto coperto ma vi assicuro che c’erano bambini, anziani… e non stavano a guardare.
Noi abbiamo cercato di creare momenti assembleari e una pratica che andasse contro a quella portata avanti dai vari politici cioé di raggruppare attorno a sé gruppi di persone per non far sapere le decisioni che venivano prese e quindi noi ci siamo impegnati ogni giorno per cercare di creare questi momenti assembleari.



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