SENZA CENSURA N.25
marzo 2008
Uno spaccato di classe operaia
Tra spinte di autonomia e difficoltà del suo sviluppo
Quella che segue è
una intervista con alcuni operai della GKN, storica fabbrica fiorentina che
nell’ultimo anno ha visto svilupparsi al suo interno momenti significativi di
lotta, in particolare attraverso il protagonismo di giovani operai in aperto
contrasto con i limiti imposti dal sindacato, in collegamento con l’esterno e in
piena dialettica con questo, portando la fabbrica e le sue problematiche sul
territorio. Una attività che ha ben presto dovuto fare i conti con la
repressione, con le conseguenti pressioni e le ignobili costruzioni mediatiche a
supporto di questa. Ci sembra interessante quanto emerso come contributo per una
valutazione oggettiva dello stato delle soggettività di classe nei luoghi di
lavoro, valorizzando gli aspetti positivi e comprenderne quelli negativi per
modificarli, eliminarli, nella ricerca di una piena autonomia dal quadro
riformista in termini di pensiero e pratica.
Partiamo dal percorso che avete fatto all’interno della fabbrica, ripercorrendo i vari passaggi che hanno portato, ad oggi, a scatenare il caso GKN.
Op 1 - Tutto è nato da lontano. Dalla nostra entrata in fabbrica 10 anni fa ci
siamo avvicinati al mondo sindacale; dopo un pò di tempo ci siamo accorti che la
maggior parte degli accordi fatti dal sindacato erano al ribasso, contratti
firmati alla meno peggio con le solite scuse del “meglio così non si poteva
fare”. La nostra fiducia stava piano piano scemando stanchi di ascoltare le
solite scuse mentre le cose stavano peggiorando. Arriviamo così al famoso
accordo del 6x8 (giugno 07): lavorare il sabato e la domenica a scorrimento su
12 settimane con lo stesso salario, mentre i prezzi salivano e la nostra
condizione peggiorava. Noi siamo partiti da zero, con le contestazioni a quest’accordo
grazie a noi due, e così piano piano il gruppo si è ingrossato e nello stesso
tempo il nostro stesso sindacato (Fiom) ha iniziato ad isolarci. Ci contestavano
il fatto di criticare la CGIL e non le altre sigle: ma noi eravamo tutti in CGIL
e non avevamo preso neanche in considerazione gli altri!
La nostra sensazione è quella che ci portavano alle manifestazioni ma poi tutto
finiva lì; quando si trattava di calcare la mano non se ne faceva nulla. Ad
esempio quando c’era il governo di destra ogni occasione era buona per far
casino, quando c’era il governo di sinistra tutti amici baci e abbracci: il
contratto è buono, l’accordo è buono, ecc., ma noi non ci interessa chi c’è al
governo, perchè alla fine quello che ci interessa, sono i diritti e i soldi!
Op 2 - La prima contestazione avvenne sul TFR. Questa truffa veniva fatta
passare come una cosa buona dal sindacato: non veniva detto “lottiamo per una
pensione sicura e migliore” ma “le vostre pensioni saranno da fame e visto che
avete un cumulo di soldi fareste meglio a fare la pensione integrativa”.
Parlandone fra noi decidemmo che dovevamo agire per difendere i diritti
acquisiti come il Tfr, un fondo dei lavoratori dove attingere per varie
necessità (casa, ecc.).
Da lì siamo andati avanti dando sempre fiducia ai nostri delegati di fabbrica:
poi abbiamo conosciuto altri operai e altre realtà sul territorio (Falce e
Martello). Con loro ci siamo messi a discutere della politica del compromesso
fatta dal sindacato confederale. L’occasione è venuta quando è iniziata la lotta
contro il 6X8; per la prima volta veniva offerta la flessibilità neanche a
parità d’orario, ma con una riduzione dello stipendio reale.
Allora non ci siamo!
Perdita di diritti perché si abbatteva il numero delle 40 ore settimanali;
perdita di diritti perché ci veniva monetizzato un Par anche se collettivo:
tutte cose che anche la stessa Fiom nazionale ha sempre detto di non
contrattare, cioè il nostro sindacato provinciale andava contro la stessa
indicazione del nazionale!
Abbiamo iniziato a far riflettere i nostri compagni e molto probabilmente era
già in atto un malcontento perchè altrimenti non potevamo mobilitare in due la
maggior parte dei lavoratori presenti in fabbrica. La gente ti ha seguito, ti ha
dato ragione, ha portato avanti la lotta perchè c’era già un livello di
malcontento alto. Se non ci fosse stata questa condizione nella base non avremmo
fatto nulla; aldilà della propria appartenenza sindacale, si trattava di difesa
dei diritti di noi lavoratori o comunque di non farsi mettere i piedi in testa.
Abbiamo iniziato con dei volantinaggi in fabbrica, poi è successo il resto e
contemporaneamente è iniziato il caso GKN.
Un appunto sul
rapporto fra singole RSU e Nazionale: non avete mai pensato che la realtà sia un
gioco dove da una parte vengono fatti grandi proclami su grandi battaglie, sui
grandi diritti, ma dall’altra, quando si va a misurarsi sulla pratica, con il
padrone con e le sue esigenze, la realtà sia completamente diversa…
Op 1 - Sicuramente è uno scoglio con cui ci dovremo misurare: alla fine, del
gruppo che eravamo, siamo entrati in 3 nella RSU: uno nella Fim-cisl, uno con la
Cub e io con la Fiom-cgil.
Il gruppo che avevamo formato aldilà della appartenenza non si riconosceva più
nella loro pratica, non ci ascoltavano più e, come hai detto tu, un conto sono i
proclami un conto è scontrarsi con la realtà. La famosa via di mezzo, la
concertazione. Ora che siamo dentro guardiamo come si mette, le idee sono
rimaste le stesse. Il problema più grosso sarà quello di confrontarsi con le
segreterie perchè, ad oggi, le idee che abbiamo noi hanno poco a che fare con le
loro: ci dicono sempre che sono con noi, ma poi ci intrappolano con la loro
burocrazia e la loro interpretazione della legislazione sul lavoro. Invece noi
stiamo cercando di confrontarci con le lotte che si stanno sviluppando in
centro-nord Italia, forme di lotta anche dure mentre qui (Toscana) siamo stati
un pò morbidi anche sulle lotte per il contratto nazionale.
Abbiamo subito l’accordo del 6X8 che andava contro anche il contratto nazionale
(art 5 stagionalità del prodotto), ora praticamente con il nuovo contratto la
flessibilità non è più legata alla stagionalità ma ai picchi produttivi! Quindi
praticamente, loro, hanno fatto l’accordo in Gkn anticipando la svendita della
flessibilità a livello nazionale!
Op 3 - Io lavoro fisicamente in Gkn ma faccio parte di un’altra ditta: la metà
dei dipendenti in fabbrica non sono GKN ma di altre ditte (coop. Sociali…).
Questo da una parte favorisce l’azienda soprattutto sul livello economico,
lavoriamo con maggiorazioni ridicole, siamo vincolati a contratti annuali senza
nessuna tutela, e dall’altra indebolisce i lavoratori. ES: scioperi fatti anche
a livello nazionale dove prima ci partecipavano 500 lavoratori ora a malapena ne
partecipano circa 200.
Questa situazione di frammentazione all’interno della stessa fabbrica è un
ulteriore attacco alla lotte operaie, per impedire di far valere i propri
diritti. A Firenze ci sono stati diversi scioperi e mobilitazioni per l’ultimo
contratto nazionale, ma se prima il “Pignone” (fabbrica storica di FI) quando
scendeva in piazza faceva sentire il suo peso, oggi la stessa è completamente
assente dalla scena Toscana e questo è un grosso problema. Noi come piccola
ditta (10 persone) seguiamo tutte le vicende interne, partecipiamo anche ai
volantinaggi ma non abbiamo voce in capitolo sulle decisioni prese nella RSU
nonostante poi le cose ci riguardano direttamente.
Qual è stato il
contributo sia dei lavoratori sia di situazioni esterne alle battaglie che vi
hanno visto coinvolti?
Op 2 - Partendo dalla lotta sul Tfr abbiamo sempre avuto un appoggio esterno sia
dalla FLMU - Cub di Pistoia, sia da Falce e Martello fornendoci materiali o
proponendoci le loro piattaforme sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici,
sia su altre problematiche. Non c’è stata una grande risposta dai lavoratori sul
Tfr nonostante abbiamo fatto girare volantini in azienda. Quando invece è venuta
fuori la richiesta di flessibilità (6x8) si è scatenato un casino che secondo me
covava da tempo; anche in questa occasione abbiamo fatto girare i nostri
volantini e i lavoratori ci hanno manifestato apertamente il loro sostegno.
Il culmine si è avuto la mattina delle votazioni quando i delegati sindacali
passavano fra le linee a convincere gli operai di votare il referendum dicendo
loro che non dovevano far decidere il loro futuro da persone esterne! Questo
perchè noi non potevamo volantinare all’interno della fabbrica, quindi
volantinavamo all’esterno coprendo tutti i turni e davamo indicazione ai
lavoratori di astenersi dal voto. Oltretutto la scelta sulla scheda non era per
il Si o per il No, ma o il 6x8 o un pacchetto di 16 sabati da dare all’azienda!
Quindi l’unico sistema per contrastare queste scelte era l’astensione totale.
Nonostante tutto l’accordo è passato con un 54% dei Si per il 6x8 sia per
l’opera di convincimento del sindacato, sia perchè in passato si era verificato
un altro accordo-truffa a danno dei lavoratori nuovi assunti che dovevano essere
disponibili per 24 mesi a lavorare sabati e domeniche. Alcuni lavoratori hanno
fatto il discorso “mal comune mezzo gaudio”
Il contributo esterno è stato notevole, ci siamo appoggiati a persone valide,
soprattutto abbiamo utilizzato lo spazio del Cantiere “Camillo Cienfuegos”
(Centro Sociale situato a Campi Bisenzio molto attivo sul territorio) per le
nostre riunioni con altri operai che volevano mobilitarsi contro l’accordo. Da
lì è iniziata la gogna dei giornali, e ci domandiamo se ci fossimo riuniti al
Circolo Arci forse sarebbe andata diversamente?
Qual è stata la reazione della Fiom al vostro
attivismo, e le eventuali forme di ritorsione/repressione?
Op 2 - La Fiom si è vista man mano sfuggire la situazione, in particolare
sull’accordo del 6x8 hanno cantato vittoria, (vittoria della democrazia…) quando
allo spoglio delle schede il 6x8 passava con il 54%. Si arriva così al momento
dell’accordo sul Welfare dove noi abbiamo avuto un pò di più di tempo per
prepararci; a tutte le assemblee 2 di noi facevano interventi mirati sui vari
argomenti che contestavamo della piattaforma. Lo scandaloso era che la CGIL dava
indicazione di votare per il Si e la Fiom per il No. Addirittura 2 di noi sono
stati presi dal delegato della Fiom per “lisciarli”, proponendo anche il ritiro
della firma del 6x8 e di accettare nostre proposte per il contratto integrativo!
Poi c’è stata la storia del fantoccio (un pupazzo vestito con la tuta GKN e un
mitra in mano trovato davanti alla fabbrica), delle scritte e le dimissioni
della RSU senza che nessuno si fosse fatto più vedere. Io telefonavo al
funzionario sindacale per accusarlo delle falsità dette ai giornali e lui
rispondeva che lui non c’entrava nulla, magari ridendosela sotto, e da li non
abbiamo avuto più contatti. Forse loro speravano con queste mosse di dare un
duro colpo al dissenso e recuperare la loro base storica, invece il tutto gli si
è ritorto contro perchè hanno lasciato i lavoratori senza un minimo di tutela:
noi abbiamo sempre sostenuto che aldilà della flessibilità, la direzione,
avrebbe delocalizzato in qualsiasi momento, infatti due produzioni sono state
spostate in Spagna.
Andiamo sui fatti che hanno scatenato il “caso”
GKN…
Op 1 - Durante il referendum sul Welfare nelle assemblee si susseguirono le
contestazioni contro i dirigenti sindacali esterni, anche perchè i volantini che
avevamo fatto girare portavano l’attenzione sui problemi sindacali e i
lavoratori approvavano le nostre posizioni. Questi invece si presentavano per
far passare il Si al Protocollo dicendo, come al solito, che era un buon accordo
facendo così montare ulteriormente il dissenso.
Qualche giorno dopo spunta il famoso fantoccio. Io mi ricordo che era una
mattina, ma tutto era preso come uno scherzo: questo manichino attaccato ad un
pilone della fabbrica e, appunto, commenti molto scherzosi.
Il giorno dopo vengo informato che erano arrivati i CC accompagnati dal capo del
personale, e che avevano preso le impronte sul manichino. Noi eravamo tutti
increduli; i vecchi operai Fiat ci raccontavano di scherzi fatti anche più
pesanti. Poi ci sono state le famose scritte che, io non sò come sono le scritte
Br, ma per quelli che l’hanno vista sembrava una scritta molto alla “liceo
artistico”, molto stilizzata. Anche qui arrivarono 7 o 8 della Digos, chiusero
l’area con le transenne, impronte digitali: sembrava di essere in televisione.
Un’altra cosa molto fastidiosa è stata la strumentalizzazione. Il fatto fu preso
al balzo dalla stampa: pagine intere con i titoli “le BR alla GKN”, molti
problemi anche in famiglia. Sapevano che noi ci ritrovavamo per i problemi della
fabbrica e mio padre addirittura mi ha dato del delinquente. Da uno scherzo ecco
cosa è nato e la stampa, a distanza di settimane, continuava a scrivere
illazioni su di noi, sulle nostre riunioni, sul gruppo dei rivoluzionari, mentre
noi ci confrontavamo su temi che ci viviamo ogni giorno in fabbrica, su problemi
e lotte che un sindacalista non si vive addosso. Chi ci criminalizza stava
fuori, non gli altri operai. Tornando alla vicenda del 6x8, dopo un’assemblea
molto critica sull’accordo noi volevamo discutere la vicenda in Comune (Campi
Bisenzio), soprattutto sulle modalità di svolgimento del referendum. Andammo a
chiedere la solidarietà del Consiglio Comunale (c’era già stato un precedente
per una vicenda di esuberi…) dove ci presentammo in una decina. Uno dei DS ci
fece un duro attacco anticipando addirittura la vicenda del manichino; diceva
che noi eravamo dei rivoluzionari, che ci incontravamo al cantiere sociale
“Camillo Cienfuegos” i quali soggetti inneggiavano al “dittatore Fidel Castro”,
facendo inoltre riferimento successivamente ad una iniziativa con Curcio, poi
citava la Cgil che aveva combattuto le BR e tutto questo prima che venissero
fuori le scritte. Noi contestammo per un pò e poi abbandonammo la sala del
Consiglio Comunale. Il giorno dopo in fabbrica appaiono le “scritte” BR.
Op 1 - Loro hanno usato il giochino di cavalcare la cosa in funzione anti
dissenso: c’era questa frangia “estrema” e poi apparivano le scritte.
Addirittura l’ex Procuratore Vigna disse chiaro e tondo che le Br agiscono in
tutta un’altra maniera. Noi eravamo additati perchè cercavamo di mobilitare i
lavoratori e secondo molti, all’esterno, avevamo fatto in modo di indurre la Rsu
a dimettersi, gli stessi personaggi che negavano di aver rilasciato certe
dichiarazioni ai giornali: erano sempre stati i giornalisti a travisare!
Non pensate che la cosa che può averli fatti
spaventare sia stato il fatto che in una delle più grandi fabbriche
metalmeccaniche fiorentine si sviluppasse un percorso di un gruppo di giovani
che si rendevano protagonisti del proprio futuro al di fuori dei compromessi
sindacali interni alla fabbrica, e di conseguenza la necessità di attaccare
questo tipo di esperienza?
Op 2 - Alla luce dei fatti, la paura della Fiom di vedere formare un gruppo di
lavoratori coscienti che potessero anche fare aggregazioni con altre realtà
simili penso ci sia stata, anche perchè una delle scritte è saltata fuori dopo
la votazione del protocollo del Welfare, dopo i nostri volantinaggi e i nostri
interventi nelle assemblee. Il No al Protocollo è passato con l’80% in GKN!
E’ stata una delle fabbriche in Toscana che ha spostato l’ago della bilancia
verso il No e questo sicuramente sarà girato all’interno delle segreterie. Hanno
veramente iniziato a preoccuparsi di perdere l’egemonia in fabbrica, che
qualcuno gli potesse mettere i bastoni fra le ruote e che potesse smascherarli:
il loro comportamento è il sintomo di chi non può dare risposte
Op 3 - Si era creato un clima di “cordialità” fra il sindacato e l’azienda che a
mio modo di vedere non può esistere. Io sono un operaio loro sono l’azienda. Non
posso essere così cordiale, così buono o accettare tutto quello che passa
l’azienda e comunque non è un anno che la Fiom a Firenze tira indietro, è da
anni che parla di buoni accordi.
Le conseguenze del fantoccio hanno creato un clima insostenibile in azienda a
prescindere dai controlli, e lì secondo me c’è una violazione della privacy, c’è
un clima di intimidazione e, forse, lo scopo era proprio quello; creare questo
clima per sviare l’attenzione dai temi che erano stati portati dai lavoratori;
il peso che i lavoratori hanno dato al fantoccio è stato pressoché nullo, fa
parte della “cultura” dei metalmeccanici fare queste cose. Dall’altra il
vittimismo da parte dei delegati Fiom, uno invitato addirittura alla proiezione
del film su Guido Rossa!!
Op 2 - In quei giorni va ricordato che dei miei compagni di lavoro, alcuni con
famiglia, sono stati messi in una stanza e interrogati dalla Digos durante il
turno di notte!
Hanno messo in difficoltà la tranquillità di molte famiglie, operato dei veri e
propri ricatti morali.
Uscivi dal lavoro e la gente ti domandava cosa succedeva in fabbrica, tutto
fatto per far passare da vittime quelli della Rsu! Nessuno ha chiesto scusa o
dato spiegazioni per questo comportamento.
In alcuni casi avete parlato come se fosse da
condannare chi avesse messo il fantoccio o chi aveva fatto le scritte.
Op 2 - Ripensandoci dopo non erano atti da condannare, ma il fatto di aprire
l’assemblea di Villa Montalvo del 10/11 condannando il gesto ci ha dato
legittimazione, anche se non era necessario, si poteva anche evitare, ma ha
fatto si che qualcuno che era un pò più titubante si sia avvicinato. Non sò, un
atto dovuto; potevamo risparmiarcela comunque.
Già in precedenza nelle votazioni per il 6x8 era stata trovata una scheda di
voto con il nome di un delegato sindacale con minacce di morte e sulla scheda
c’era la firma di uno di noi tre, non mi ricordo chi. Comunque questo delegato è
stato preso dal segretario esterno e “costretto” a sporgere una denuncia per
questo fatto. E, guarda caso, è venuta fuori questa storia all’indomani della
comparsa delle scritte, con il sindacato che dichiarava ai giornali di aver
taciuto fino ad allora per non alzare il clima di tensione!
Ma non vi sembra che in questo modo, alla fine,
stiano cercando di abbassare sempre di più quello che è il livello del
consentito, perchè al momento che devi prendere le distanze da un fantoccio, le
distanze da delle scritte come quelle che possono essere fatte in un cesso di
una scuola, la cosa sia da guardare da un altro punto di vista?
Op 3 - Penso che a livello nazionale ci sia un attacco a largo raggio. A Firenze
ancora non ci siamo ma per esempio a Pomigliano licenziano dei delegati
sindacali. E’ palese questo tentativo di reprimere chi la pensa in un altro
modo, però almeno a Firenze per ora ci va abbastanza bene. Nel Mugello le
cooperative licenziano delegati RSU, a Pomigliano lo stesso, insomma sembra
chiaro l’intento mentre loro fanno utili sempre più alti.
Op 2 - Per rispondere proprio alla domanda che ci ponevi, si il tuo discorso è
chiaro, uno non dovrebbe mai sentirsi in obbligo di giustificarsi, soprattutto
su queste cose, però anche noi ci siamo trovati in una “caduta di eventi”, sotto
attacco, in situazioni in cui non ci siamo mai trovati e quindi abbiamo agito
anche un po’ di impulso pensando di fare la cosa più giusta. Magari adesso
parlandone a mente fredda, sono passati due o tre mesi, effettivamente come
presa di posizione andava sicuramente evitata perchè non c’era nulla di cui
giustificarsi.
Se poi guardiamo alle scritte nei bagni ci sono le peggio cose contro rumeni,
stranieri di colore, svastiche da tutte le parti: nessuno ha mai detto nulla!
Erano stati appena riverniciati e appena è apparsa la scritta, sbarrato tutto,
chiama quello chiama l’altro, chiaro l’intento di stoppare subito la situazione.
Io non sono più in GKN ma chi è rimasto è stato quello che ha preso più voti in
Fiom nelle elezioni della Rsu e alla fin fine gli si è ritorta contro; tutta la
manfrina fatta gli ha fatto perdere molti voti che sono andati, giustamente,
alla Cub: addirittura hanno voluto ricontare i voti.
La cosa che ci interessa capire, tra le altre cose, perchè anche con tutte le difficoltà interrompere un lavoro autonomo…
Op 1 - Quello che ci proponiamo di fare è mantenere l’attenzione sui temi
importanti, su un percorso da tracciare che non è altro che rappresentato dalle
nostre esigenze, i nostri diritti, più che un attacco è una difesa. Noi siamo
costretti a lottare su due fronti: il padrone da una parte e le segreterie del
sindacato dall’altro. Quindi cerchiamo con le assemblee che facciamo in fabbrica
di svegliare, far partecipare un po’ tutti i lavoratori, se noi abbiamo fatto
questo passaggio possono farlo anche gli altri lavoratori. Da 10 che eravamo
siamo diventati 50, domani potremmo diventare 100, in una azienda grande come la
GKN possiamo essere da esempio: la vedo dura ma se ci riusciamo…
Una sensazione che sento mentre parli è quella di essere stato in parte
cooptato, risucchiato. Parli di cambiare il sindacato, hai parlato per tutta una
parte di tempo di condizione della classe operaia, della GKN, di 6x8, del
Protocollo sul Welfare, del Tfr, di interessi di diritti e di soldi. Qual’è
l’interesse nel far cambiare un sindacato nel momento in cui tu stavi facendo le
cose che andavano e che dovrebbero essere fatte?
Op 1 - Purtroppo siamo dei pesciolini, siamo anche un po “vergini” e abbiamo
necessità anche della formazione, anche se non vedo da dove possa arrivare.
Ormai il sindacato è andato su altri binari e quindi anche la formazione che
possono dare non può che essere funzionale alle loro scelte, però siamo andati a
cercare un sindacato grande che ha strutture sul territorio, influenza, un
grande bacino di “utenza” dove poter agire.
Non ti sembra di portare acqua a quel mulino
che dicevate di criticare? Che poi alla fine uno rischia di essere come il
“prete buono che ripulisce la merda della madre chiesa”, come l’operaio onesto
che si infila nella Fiom, nella Rsu, con tutti i buoni propositi ma alla fine in
realtà ripulisce la madre chiesa che dicevamo prima…
Op 1 - La voglia è quella di riprendersi il sindacato, di riprendersi la più
grossa confederazione d’Italia; perchè deve essere in mano a delle persone che
non lottano per gli operai?
Perchè non cominciare a creare qualcosa di
diverso?
Op 1 - Noi quando ci troviamo ai ferri corti con le segreterie abbiamo sempre il
pacchettino di tessere, 60-70, che usiamo come minaccia se loro non ci
ascoltano, non possono andare per i cazzi loro, fare quello che vogliono: devono
ascoltare gli operai altrimenti non hanno ragione di esistere. Godono ancora del
processo di svecchiamento nelle fabbriche. Da noi hanno mandato via i più vecchi
che erano i più critici, i giovani che entrano pensano ad altro, hanno altro per
la testa e questi li infinocchiano bene del tipo “questo è un buon
contratto”….basta!
Mi viene da pensare a quei soggetti, quelli che
tu definivi vergini, a soggetti che si rendono conto di quello che rappresenta
il sindacato in tutte le sue forme, se non abbiano la voglia di verificare e
sperimentare altre forme perchè poi, effettivamente, i propri diritti e il
proprio futuro vengano garantiti…
Op 1 - Io penso che molti che sono nella Rsu questo concetto non lo abbiano: c’è
proprio una voglia, una curiosità di entrare dentro a vedere come funziona, tipo
il direttivo. Non hanno neanche invitato chi ha preso più voti di tutti. Voglio
vederli in faccia questi personaggi che fanno i conteggi sugli aumenti salariali
basandosi sull’inflazione programmata.
Io ho avuto molti contatti con la Rete 28 Aprile, sono un po’ più cosciente
della situazione, però persone che sono entrate ultimamente non sò fino a che
punto sono interessate.
Op 2 - Il problema che accennavi prima, cioè di essere risucchiati un’altra
volta all’interno delle confederazioni e che questo sia un arretramento, penso
sia un pò il timore di tutti noi, perchè ci verrebbe voglia di mandare in tasca
tutti e prendere e fare una cosa autonoma che possa tirare avanti. Però vedi
quello che dicevamo prima, dell’indebolimento della classe operaia, le
esternalizzazioni, la riduzione della forza lavoro, siamo molto frammentati.
Secondo me una cosa del genere sarebbe possibile se tu avessi almeno una metà di
persone unite negli intenti e poter così stare al di fuori degli schemi e tirare
in avanti con un discorso diverso; però attualmente la situazione è questa,
nonostante sia brutto stare all’interno della confederazione e avere pressioni
dalle segreterie perchè vorrebbero che tu andassi nella loro direzione,
pressioni dall’azienda perchè ovviamente gli dai noia, perchè richiedi i tuoi
diritti. Non è facile. Io sto nella Rete (28 Aprile) ma non perchè mi piace
Cremaschi, anzi per me è uno che sta con un piede dentro e uno fuori; gli piace
fare bei discorsi ma quando si tratta di fare il passo si tira indietro. Però,
brutto da dire e ritorno al discorso degli “ombrelli”, se ho da fare un
volantino e lo firmo come Rete lo posso distribuire in fabbrica, se lo firmo
come lavoratori Gkn riuniti al Cantiere mi possono rompere i coglioni. Se avessi
dietro la maggioranza dei lavoratori allora sarebbe diverso.
Op 3 - Personalmente sono favorevole alle possibilità di intraprendere altre
strade ma questo potrà avvenire quando esisterà all’interno di un’azienda dove
lavorano altre ditte, i lavoratori di queste ultime potranno partecipare alle
questioni dell’azienda stessa. Si torna al discorso della divisione degli
operai, pratica riuscitissima penso in tutta Italia ormai, e sinceramente io da
metalmeccanico non mi sento tutelato dal sindacato. Sarebbe interessante fare
un’analisi su quanti sono iscritti al sindacato e quanti sono i metalmeccanici
in totale; in questo modo ti accorgeresti molto chiaramente che loro tutelano
meno della metà dei lavoratori. Già questo è un punto a sfavore; poi capisco
anche l’intento di rimanere all’interno di una categoria sindacale molto forte
anche se le difficoltà che affronteranno sono inimmaginabili, credo.
Op 2 - Rendiamoci conto che siamo arrivati ad un punto in azienda dove se siamo
tre a fare uno sciopero possiamo essere sostituiti da altri tre che fanno magari
parte di una coop, che non gli danno una lira, non hanno diritti, se lavorano
vengono pagati mentre se si ammalano no. Questi li mettono in linea come se ci
fossi io, quindi anche a livello di “potere” vieni proprio tirato indietro come
i gamberi. Quello che volevamo richiedere era di regolamentare le ditte che
operano all’interno della nostra: non deve essere che se io faccio sciopero tu
ci metti un altro, non deve essere così. La perdita dei diritti e i vantaggi che
hanno avuto i padroni ti hanno indebolito su tutto, sono stati dati poteri
smisurati alle aziende con il beneplacito delle confederazioni sindacali, ad
ogni contratto lasciate aperte porticine che il contratto dopo divengono di
fatto flessibilità, lavoro precario e tutto il resto.