SENZA CENSURA N.25

marzo 2008

 

Processi UE contro i compagni turchi

Aggiornamenti dall’Italia e dal Belgio

 

Il 23 gennaio, nel processo di appello tenutosi a Perugia, sono state confermate le condanne inflitte ai compagni Avni Er e Zeynep Kilic: 7 anni di reclusione per Avni e 5 per la compagna Zeynep e l’espulsione a fine pena di entrambi dal territorio italiano. Sono stati rifiutati gli arresti domiciliari a Zeynep, nonostante ad aprile prossimo, avrà scontato i 4/5 della pena.
A nulla sono valse le argomentazioni del collegio di difesa che hanno smontato pezzo per pezzo l’impianto accusatorio del PM ed evidenziato le incredibili violazioni procedurali alla base del processo di primo grado. Tra esse la mancata traduzione degli atti di imputazione in lingua comprensibile agli imputati, che ha leso gravemente il loro diritto alla difesa e l’ammissione in aula di un teste dell’accusa (l’ufficiale di collegamento turco) a cui è stato permesso di deporre con il volto celato da un cappuccio e la cui identità e le cui deposizioni gli avvocati della difesa hanno dovuto “accettare” senza possibilità di riscontro alcuno.
Il 7 febbraio si è espressa invece la Corte d’Appello sull’accoglimento della richiesta di estradizione avanzata dalle autorità turche nei confronti di Avni posticipandola al 10 aprile.
Lo stesso PM ha avanzato dubbi sulla sua legittimità. Dal 28 gennaio Avni ha cominciato uno sciopero della fame seguito dopo pochi giorni dalla compagna Zeynep e da alcuni compagni sardi detenuti nel carcere di Nuoro. Sciopero che è terminato il 9 febbraio e che riprenderà in vista dell’udienza del 10 aprile. Su tutto il territorio italiano, vi sono state svariate iniziative di controinformazione e di solidarietà contro l’estradizione dei compagni turchi. Riportiamo in questo numero della rivista alcune lettere dal carcere e la dichiarazione di Avni all’udienza del 7 febbraio.
Il 7 febbraio ha anche avuto luogo ad Anversa l’udienza conclusiva del cosiddetto processo “DHKP-C”; il verdetto è stato, contrariamente ad ogni aspettativa, di assoluzione dall’accusa di appartenenza ad un’organizzazione criminale e terroristica. A tal proposito pubblichiamo il comunicato del Comité pour la liberté d’expression et d’association.

 

dal carcere di Nuoro
Il 28/01 ho iniziato lo sciopero. Ho preso questa decisione per salvare la mia dignità. Noi viviamo per la nostra dignità, per i nostri principi. La società che vogliamo creare sarà una società dignitosa.
Certo amo il mio paese. Che cos’è l’amore verso un paese? Amore per un pezzo di terra? L’Amore verso un paese è l’odio per quelli che sfruttano il paese… Come ho detto ho iniziato lo sciopero. Vinceremo tutti insieme anche questa battaglia.
Con la vostra solidarietà, ecco la magica parola è questa, con la solidarietà. “Ognuno di noi, da solo, non vale nulla”….
Tutti i giorni un dottore mi controlla, mi pesa e mi prende la pressione.
A pugno chiuso. Ciao.
Avni

Aggiornamenti
03/02/08
Sto bene grazie. Sento un po’ di freddo e basta.
L’altro giorno ho letto sul giornale. I compagni hanno fatto una manifestazione. Purtroppo non abbiamo sentito niente. Qualcuno del secondo piano è riuscito a vedere i compagni, però noi niente. Perché noi ci troviamo al piano terra e nell’altro lato…
Paolo ha iniziato con lo sciopero e dal 4 inizieranno anche i detenuti della sezione E.I.V., qualcuno vuole fare lo sciopero della fame però la maggioranza ha deciso di rifiutare il carrello. Bene adesso vi saluto. Vinceremo!
Avni

11/02/08
Cari compagni/e.
Vi scrivo questa lettera dopo il processo per l’estradizione del 7 febbraio 2008. Purtroppo non vi posso informare della decisione del tribunale di Sassari, perché è stata rinviata al 10 aprile. Così il rischio di estradizione c’è ancora, come un spada di Damocle.
Per adesso aspettiamo il 10 aprile.
In questo caso ho ritenuto necessario sospendere lo sciopero della fame che avevo iniziato fino al 10 aprile.
Aspetterò la decisione del tribunale di Sassari del 10 aprile e vi comunicherò.
Vi ringrazio di cuore per la vostra ampia e forte solidarietà.
La nostra unica forza è la solidarietà e che ci unisce contro ogni tipo di oppressione e ingiustizia.
Così sappiamo non siamo mai soli.
Vi saluto e ringrazio di nuovo.
Avni

p.s. vi spedisco la mia condizione fisica durante lo sciopero:
Data peso pressione
28/01 91,7 90/140
29/01 88,8 85/140
30/01 87,7 90/120
31/01 87,5 80/130
1/02 85,8 80/120
2/02 85,4 80/110
3/02 85,0 80/120
4/02 84,5 70/110
5/02 84,2 80/120
6/02 83,6 80/110
7/02 83,0 -
8/02 82,1 80/130

Lettera di Zeynep Kilic
Cari compagni e compagne,
la vicenda dell’operazione del 1° Aprile si è conclusa con la conferma in Appello della sentenza di 1° grado: per me 5 e per Avni 7 anni. Quindi lo Stato italiano e la sua “giustizia” un’altra volta ha evidenziato la sua collaborazione con lo Stato turco in nome dei reciproci e crescenti interessi economici tra i due paesi. Però questa dimostrazione non è finita con la condanna inflitta, adesso rischiamo di essere estradati o espulsi. Per Avni Er c’è la richiesta di estradizione verso la Turchia e per me in Germania e, certamente, c’è la decisione dell’espulsione.
Come sapete, Avni sarà processato per l’estradizione il 7 febbraio a Sassari. Tale richiesta viene motivata a seguito di una presunta partecipazione ad una manifestazione alla quale, in realtà, lui non ha partecipato personalmente.
Adesso Avni, a causa di questa assurda accusa, rischia di essere deportato in Turchia, rinchiuso nei carceri d’isolamento e torturato subendo tutto quello che ha provocato, ad oggi, la morte di 122 prigionieri politici detenuti in quelle galere.
Avni, il 28 gennaio, ha incominciato lo sciopero della fame contro la sua estradizione.
Cari compagni e compagne, per impedire che tutto questo accada anche io inizierò uno sciopero della fame che durerà una settimana, dal 1 sino al 7 Febbraio.
Un abbraccio forte a tutti.
Saluti

Roma 29.01.08
Zeynep Kilic

Dichiarazione di Avni Er all’udienza tenutasi il 7/02/08 a Sassari in Corte d’appello per decidere sulla sua estradizione
Signori della Corte,
dopo 3 mesi di attesa il signor procuratore generale di Sassari ha deciso di richiedere la mia estradizione verso la Turchia. Forse voi conoscete il mio paese solo come una località turistica del Mediterraneo, con belle spiagge, mare trasparente e tanto sole con cui abbronzarsi. Però l’altra faccia della Turchia è diversa.
Torture, massacri, violazioni dei diritti umani, violazione del diritto di espressione, massacri nelle carceri sono all’ordine del giorno. I democratici, i comunisti vengono uccisi sulla strada, nei posti di polizia, sottoposti a tortura, e successivamente rinchiusi nelle celle di isolamento, dove non possono godere di alcuna socialità, di visite di familiari e dove si rimane rinchiusi per 24 ore al giorno in celle di pochi metri, con la luce elettrica costantemente accesa ed isolamento acustico (pertanto con sottoposizione ad un regime detentivo integrante la deprivazione sensoriale). La vera faccia della Turchia è questa, manifestazioni legali tipo il 1° maggio, 8 marzo non vengono tollerate o permesse o sono costantemente sciolte con l’intervento della polizia o dell’esercito che, a tal fine, utilizza anche carri armati tank.
Le persone che partecipano ad una manifestazione dove si rivendicano diritti viene considerato un “separatista”, se, kurdo, o se turco pericoloso comunista “terrorista”.
I comunisti, i democratici non hanno alcuna sicurezza per le loro vite, noi non abbiamo sicurezza di vita in Turchia. Quando parliamo dello stato fascista turco sappiamo quello che diciamo e non è un’esagerazione. Turchia è una terra in cui lo stato permette ai “cacciatori di teste” fascisti, di collezionare trofei consistenti in parti mutilate dei corpi dei comunisti. La polizia turca usa la tortura per estorcere confessioni agli innocenti. Centinaia di persone hanno subito infatti gravi torture e a seguito delle confessioni così estorte, sono poi rinchiuse nelle celle di isolamento totale. Esistono tanti esempi di torture in Turchia, oggi non più riservate esclusivamente agli oppositori politici.
Il 20 agosto 2007 un cittadino nigeriano è stato arrestato e deportato nella caserma.
Quando lui non accettò di confermare venne ucciso. Come ho detto esistono vari esempi di torture in Turchia, che per gli oppositori politici è una prassi eseguita sistematicamente.
Anche io se sarò estradato in Turchia verrò sottoposto alla tortura e a trattamenti disumani e degradanti, poi verrò rinchiuso nelle celle di isolamento totale.
Signori della Corte, io non voglio l’elemosina.
C’è un’ingiustizia contro di me che si consumerà in quel paese. La Turchia non rispetterà i miei diritti umani e farà scempio delle mie carni. Voglio giustizia, voglio il mio diritto di sopravvivere. Certamente amo il mio paese, il mio popolo. Chi non vorrebbe vivere nel suo paese, in liberta?
Le mie radici sono lì. Però purtroppo non ho alcuna garanzia che verrà rispettata la mia incolumità fisica in Turchia.
Che cosa è la democrazia se il parlamento decide contro il popolo? Se nel mio paese il popolo è controllato e costantemente sotto vigilanza dell’esercito?
Questo vuol dire che il popolo è considerato come un nemico, una minaccia.
Per evitare la mia estradizione verso la Turchia ho iniziato uno sciopero della fame dal 28/01/2008 illimitato. Forse morirò in carcere, però morirò con la mia dignità e non consentirò ai carnefici fascisti in Turchia di sottopormi a violenze atroci.
Desidero inoltre farvi sapere che se leggerete gli atti con attenzione vedrete che le accuse contro di me sono inconsistenti ed errate, in quanto attribuiscono allo scrivente la partecipazione ed attività e manifestazioni a cui il sottoscritto non ha mai presenziato, come nel caso della protesta al parlamento europeo contro il ministro turco.

11/02/08
Avni Er

 

Elicotteri da combattimento italiani per la Turchia

Finmeccanica costruirà per la Turchia 51 elicotteri da combattimento A129, la commessa ha un valore di 1,2 miliardi di Euro.
I negoziati tra AgustaWestland della Holding Finmeccanica erano iniziati a marzo quando Agusta aveva annunciato l’intenzione di partecipare alla gara per il programma Atak (Tactical Reconnaissance and Attack Helicopter).
Già il 30 marzo l’azienda italiana si era aggiudicata un contratto da 2,7 miliardi di dollari per la co-produzione, in 12 anni, di 30 elicotteri da combattimento, con l’opzione per altri 20.
In entrambi i casi il progetto è il frutto della joint-venture italo-turca tra AgustaWestland e Tai, Turkish Aviation Industry.
La consolidata relazione industrial-militare italo-turca è una testa di ponte per l’espansione in “Medio Oriente” dell’industria bellica italiana e turca.
L’accordo raggiunto coinvolge sotto diversi aspetti la Turchia, a cominciare dalle aziende locali, come Tai e Aselan, che collaboreranno anche sul piano dell’assemblaggio dei veicoli.

Rielaborazione dell’articolo: Augusta vince in Turchia, Giuliano Balestreri, «Il Sole-24 Ore», 11 settembre 2007

L’Italian Center for Turkish Studies

[…] In questa Comunità Internazionale, che sempre maggiormente si va affermando nel linguaggio delle relazioni internazionali, Italia e Turchia dividono una chiara comunanza di interessi e di politiche comuni. Il Dialogo Mediterraneo, la sicurezza energetica e la promozione di meccanismi di cooperazione multilaterale costituiscono solo i più evidenti aspetti di una solida relazione bilaterale, resa più forte nel corso degli ultimi decenni da una costante crescita degli scambi economico-commerciali che fa oggi dell’Italia il terzo partner commerciale della Turchia. Non è dunque un caso che l’Italia, ferma sostenitrice del pieno ingresso del Paese nella Unione Europea, aspiri a divenire il principale partner europeo di Ankara.
Paradossalmente, tuttavia, a dispetto delle considerazioni di cui sopra, il livello di attenzione riservato in Italia alla Turchia rimane, nei media come nell’accademia o nella ricerca, assolutamente sottodimensionato. Pregiudizi storici così come ideologici continuano infatti a permeare di sé un’analisi che tende a rimanere solo superficiale. Una percezione che ancora oggi continua a essere incatenata alle costanti della paura, delle incertezze e delle interpretazioni che accompagnano un’ignoranza di base.
La crezione del ‘Italian Center for Turkish Studies’ (Icts), il primo in Italia nel suo genere, risponde dunque alla volontà e necessità di influenzare e approfondire lo stato degli studi turchi in Italia. A creare cioè una rete di dialogo tra operatori economici, accademici e giornalisti interessati ad andare oltre gli steccati che ancora ostacolono il tentativo di comprensione di un Paese (la Turchia), le cui peculiarità storiche, politiche e sociali rendono tra i più rilevanti e interessanti tra i nostri partner europei.
Lo stesso ‘Turkey Project’ che in questi giorni si sta lanciando e che prenderà il via proprio da Istanbul (dove verrà presentato in una Conferenza presso il Circolo Roma il 9 Novembre 2007), ha lo scopo di ‘projectum’, nel suo senso latino, di ‘proiettare’ la Turchia in Italia, di mostrare qualitativamente lo spessore di questo stupendo Paese, senza cadere nella superficialità di un teatro delle ombre.
L’iniziativa vede anche la partecipazione e il sostegno, oltre che della ambasciata della Repubblica di Turchia in Italia, di personalità di spicco come l’ambasciatore Pulat Tacar, l’ex segretario generale della Bsec ambasciatore Tedo Japaridze, il professore Soli Ozel, il professore Gareth Winrow, il dottor Kemal Kaya, il notissimo giornalista Ali Mehmet Birand, la professoressa Catherine Filosovoff e altri ancora.
L’attività promozionale, e grazie alla quale questo progetto sta prendendo il via, si deve al supporto di Start Sicurezza, della Università telematica delle Scienze Umane ‘Niccol? Cusano’, dell’Istituto alta formazione ‘Lionardo’ e della Associazione di giornalismo investigativo.

Da www.paginedidifesa.it Giovanni Ercolani, 31 ottobre 2007


Cemiss: CENTRO MILITARE DI STUDI STRATEGICI

Il Centro Militare di Studi Strategici (CeMiSS) è diretto da un Maggiore Generale, o Ufficiale di grado equivalente, posto alle dipendenze del Presidente del Centro Alti Studi per la Difesa (CASD), ed è strutturato su tre Dipartimenti (Relazioni Internazionali, Sociologia Militare e Scienze, Tecnica, Economia e Politica industriale) ed un Ufficio Relazioni Esterne.
I compiti del CeMiSS sono:
- attività di studio e ricerche a carattere strategico-politico-militare;
- sviluppo di collaborazioni fra le Forza Armate e le università, i centri di ricerca nazionali ed esteri, nonché le amministrazioni ed enti che svolgono attività di studio nel settore della sicurezza e della difesa;
- attività formativa dei ricercatori scientifici militari;
- promozione della specializzazione di giovani ricercatori italiani;
- pubblicazione degli studi di maggior interesse.
Le attività del CeMiSS si basano su direttive ricevute dal Comitato Scientifico presieduto dal Ministro della Difesa, che comprende il Capo di Stato Maggiore della Difesa (Vice Presidente), il Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri, i Capi di Stato Maggiore di Forza Armata e il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, il Segretario Generale della Difesa, il Presidente del Consiglio Superiore delle Forze Armate, il Presidente del CASD ed eventuali esperti nominati annualmente dal Ministro della Difesa. Il Direttore del CeMiSS vi prende parte con funzioni di segretario. Il Comitato definisce le tematiche di studio e fissa le direttive per l’analisi e la valutazione delle problematiche da affrontare durante l’intero anno solare.
Sulla base delle direttive fornite dal Comitato Scientifico, il Consiglio Direttivo è incaricato di supervisionare le attività del CeMiSS ed approvare il programma di studi e ricerche ed i relativi oneri finanziari. Tale Consiglio è presieduto dal Presidente del CASD ed è composto dai Sottocapi di Stato Maggiore della Difesa e di Forza Armata, dal Capo di SM dell’Arma dei Carabinieri dal Vice Segretario Generale/Direttore Nazionale degli Armamenti, dal Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa, dal Consigliere Diplomatico del Ministro della Difesa, e dal Direttore del CeMiSS, sia in qualità di membro che di segretario.
La coordinazione, il monitoraggio ed il controllo degli studi e delle ricerche e la valutazione dei risultati sono affidati al Comitato Esecutivo, che comprende il Direttore del CeMiSS, i suoi tre Vice Direttori/Capi Dipartimento ed il Capo Ufficio Relazioni Esterne.
Il CeMiSS conduce le proprie ricerche in quattro fondamentali settori:
- strategia militare, politica di difesa e sicurezza, e relazioni internazionali;
- studi giuridici, storia e sociologia militare;
- politica industriale, armamenti e tecnologie correlate;
- studi su problematiche amministrative correlate alle problematiche della difesa.
Annualmente vengono svolte circa 50 ricerche che sono commissionate a singoli ricercatori, a società o a Università specializzate nei settori d’interesse. Particolarmente rilevante è anche l’impegno del CeMiSS nell’organizzazione di incontri e congressi nazionali e internazionali, diretti a perseguire un’attiva cooperazione con Centri omologhi italiani ed esteri. Nello svolgimento della sua attività di ricerca, il CeMiSS fa affidamento sul proprio personale e, in parte più cospicua, su esperti militari e civili appartenenti alla Pubblica Amministrazione e a istituzioni accademiche italiane e straniere.

Fonte: Ministero della Difesa



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