SENZA CENSURA N.25
marzo 2008
Appello da Euskal Herria
Democrazia per il Paese Basco – No alla repressione
Durante l’anno 2007 il Partito Socialista Spagnolo
ha nuovamente agito secondo la tradizione politica spagnola negando il Paese
Basco in quanto nazione e rifiutandone il diritto all’autodeterminazione. Il
PSOE ha distrutto la speranza del popolo basco di veder terminare il conflitto
che oppone la Spagna alla Francia. Il PSOE ha sbattuto la porta in faccia ai
negoziati ed ha abbandonato da sola la sinistra indipendentista.
Durante i negoziati i tribunali hanno dichiarato illegali quasi tutte le
organizzazioni indipendentiste sospendendone l’attività politica. Diversi
quotidiani e stazioni radiofoniche sono stati chiusi, 40 militanti
indipendentisti hanno dovuto presentarsi davanti alla giustizia per rispondere
del loro lavoro politico e sociale. Una cinquantina di meeting, manifestazioni e
assemblee sono stati vietati e 25 manifestazioni sono state brutalmente represse
dalla polizia.
Duecento militanti sono stati sottoposti a giudizio per attività politiche e
sociali anteriori al cessate il fuoco; la Guardia Civile ha effettuato più di
700 controlli stradali, l’esercito spagnolo ha realizzato manovre militari in 30
villaggi nel Sud del Paese Basco (amministrato dalla Spagna), la polizia ha
effettuato più di 500 controlli nelle città e nei villaggi.
Decine di persone hanno dovuto pagare una multa per aver richiesto
l’autorizzazione a organizzare avvenimenti politici. Il governo spagnolo ha
innalzato il periodo di sicurezza previsto per le condanne per terrorismo dai 30
ai 40 anni. Il prigioniero politico Iñaki de Juana Chaos ha osservato uno
sciopero della fame di 100 giorni protestando contro i 3 anni di carcere
supplementari cui è stato condannato per aver scritto due articoli d’opinione.
Tre militanti indipendentisti precedentemente arrestati hanno denunciato di
esser stati torturati. Gli arresti dei militanti di ETA non hanno cessato di
venir praticati. Ciò nonostante, la sinistra indipendentista ha continuato a
prender parte ai negoziati fino a quando il PSOE e il PNV (Partito Nazionalista
Basco, NdR) se ne sono andati.
Immediatamente dopo la fine del cessate il fuoco il numero dei prigionieri
politici baschi era aumentato di 120 persone.
Il collettivo di prigionieri e prigioniere politici baschi ammonta oggi a più di
700 persone, e questo all’interno di un paese che ha poco più di 3 milioni
d’abitanti. I militanti di associazioni politiche, sociali e culturali giudicati
durante il processo 18/98 sono stati condannati a pene di reclusione molto
elevate per il solo fatto di aver desiderato un Paese Basco indipendente e
socialista (sono stati accusati di essere membri dell’ETA, perché l’ETA ha
ufficialmente l’obbiettivo di creare un paese Basco indipendente e socialista).
Ci sono inoltre nuovi macro-processi all’orizzonte: il primo, quello contro
Udalbiltza, associazione di persone elette all’interno dei comuni; poi il
processo contro Gestoras pro-Amnistia (associazione di aiuto ai prigionieri);
infine quello contro Batasuna (la quasi totalità della direzione collegiale del
partito è sotto tiro).
Il governo spagnolo sta preparando nuove misure proibitive volte a contrastare
l’attività dei partiti politici della sinistra indipendentista.
La tortura colpisce senza nessuna pietà: alcuni militanti che erano stati
arrestati sono stati ricoverati in ospedale perché riportavano gravi ferite e
alcuni di loro avevano subito stupro anale.
Il quadro sopra delineato mostra chiaramente un panorama da caccia alle streghe.
Lo Stato Spagnolo desidera far scomparire la sinistra indipendentista, il suo
tessuto sociale e il suo progetto politico. Lo Stato Spagnolo sta cercando di
annientarci.
Di fronte a ciò la sinistra indipendentista mantiene lo stesso obbiettivo,
difeso durante i negoziati:
- Statuto d’autonomia per le quattro province basche sotto amministrazione
spagnola e riconoscimento del diritto decisionale del popolo basco, il che
significa riconoscimento del diritto all’autodeterminazione.
- Statuto d’autonomia per le tre province sotto amministrazione francese, nuovo
statuto politico e amministrativo che permetta la difesa e lo sviluppo di tutti
i progetti politici.
Il Paese Basco sta attualmente attraversando un periodo molto duro. Tuttavia noi
resisteremo, perché lo dobbiamo ai nostri discendenti. Resisteremo come hanno
fatto i nostri genitori, i nonni e gli antenati prima di loro. Siamo pronti a
resistere. Franco voleva annientare la dissidenza basca: lui e’ morto, e il
popolo basco continua a reclamare i propri diritti. I governi successivi, a
destra come a sinistra, hanno voluto annientare la dissidenza basca: si sono
succeduti i governi, e il popolo basco continua a reclamare i propri diritti
proseguendo nella propria lotta. Tutti si scontreranno contro la determinazione
del popolo basco a lottare per i propri diritti. Così sarà sino a quando lo
Stato spagnolo e quello francese riconosceranno i diritti del popolo basco.
Lanciamo un appello alla solidarietà internazionale, vi domandiamo di denunciare
gli attentati ai diritti politici e sociali del popolo basco. Lanciamo un
appello alla mobilitazione per esigere che il popolo basco possa essere sovrano
e possa costruire democraticamente una società degna, solidale e socialista.
La solidarietà è la tenerezza dei popoli
Gora Euskal Herria askatuta!
Viva il Paese Basco libero!
Askapena
Paese Basco, Gennaio 2008
www.askapena.org