SENZA CENSURA N.24

novembre 2007

 

Processo COR

Aggiornamenti da Pisa
 

Il 17 ottobre si è svolta a Pisa di fronte alla Corte d’Assise la prima udienza del processo Gruppi di Affinità che vede imputati 12 compagni e compagne del circolo anarchico ecologista di Via del Cuore. Il reato di cui tutti e tutte sono accusati è associazione sovversiva con finalità di eversione dell’ordinamento democratico (270 bis), mentre ad alcuni vengono anche contestati due reati specifici: il sabotaggio di un traliccio della linea elettrica ad alta tensione La Spezia-Acciaiolo e l’attacco ad una agenzia interinale.
L’impianto teorico dell’accusa, la pm Pietroiusti, parte da lontano, dall’inchiesta COR (Cellule di offensiva rivoluzionaria) di cui, secondo la trama accusatoria, i Gruppi di Affinità sarebbero la continuazione e la sedimentazione in territorio toscano, certezza monolitica minimamente scalfita dalle sentenze di primo grado e dell’appello, che vedono tutti gli imputati di questo processo assolti. I continui rigetti delle istanze o di scarcerazione o di attenuazione delle misure cautelari, infatti, continuano a far riferimento a quella prima inchiesta, cosa che indica di per sé la fragilità degli elementi in mano alla procura e il mostruoso accrochio e mescolone di supposizioni e legami pretestuosi e costruiti su cui l’inchiesta Gruppi di Affinità si basa.
Dopo 17 mesi dalle notifiche di reato, che avevano comportato nell’immediato la carcerazione di tre
compagni e due compagne, i domiciliari a un compagno e quattro compagne e l’obbligo di dimora per un compagno, sono ancora in carcere Costantino, mentre Silvia, Fede, Beppe sono ai domiciliari restrittivi, Alice ai domiciliari e gli altri e altre hanno o le firme o il divieto di dimora a Pisa, e Daniele, arrestato a Giugno con l’accusa di rapina e adesso nel carcere di Parma si trova in regime EIV, grazie ad una nuova richiesta di custodia cautelare in relazione all’inchiesta Gruppi di Affinità. Sorte simile è toccata a Francesco, fuori da questa inchiesta, ma arrestato con Daniele e anche lui accusato di rapina, il quale nonostante la sentenza di assoluzione per l’inchiesta COR si trova in regime di sorveglianza speciale a Sollicciano.
A queste misure si sono e si stanno aggiungendo le richieste di sorveglianza speciale per quasi tutti ( per Costantino e Daniele sono già state accolte…) partite dalla procura o in alcuni casi dal comando dei Carabinieri. Praticamente qualora le misure cautelari venissero a cadere comunque molti di loro non potrebbero tornare a fare una vita fatta di quotidianità priva di controllo e di restrizioni. Questa è allo stato attuale la situazione a Pisa.
La manovra della procura era ed è indirizzata a colpire il movimento anarchico nel suo insieme come testimoniano alcune intercettazioni telefoniche e alcune perquisizioni che inutili per l’efficacia dell’inchiesta e la dimostrazione della tesi, servono piuttosto per mappare tutti e tutte coloro che, compagn* o no, in un modo o nell’altro sono vicini all’area anarchica.
La libertà di controllo e repressione preventiva che offre infatti l’articolo 270 bis del codice penale agli investigatori è vastissima e consente continui e reiterati prolungamenti di indagine e delle misure cautelari. Come per il processo COR anche in questo caso stiamo per assistere ad un processo in cui saranno passate al microscopio securitario le relazioni, gli affetti, le pratiche di vita di ciascuno dei compagni e delle compagne, pronto ad evidenziare ogni minimo contatto attraverso il quale costruire un castello che possa avvallare la tesi dell’accusa.
Come per il processo COR, stiamo per assistere all’ennesimo tentativo di messa al bando di idee e aspirazioni che varcano il confine dell’irregimentazione e della contestazione consentita, portando avanti una critica radicale all’esistente e mettendo al bando le ipocrisie verbali e fattuali del mondo in cui ci troviamo a vivere.
La procura voleva e vuole colpire un segmento del movimento rivoluzionario, e i dettagli tecnici legali diventano quindi solo accessori. Come a Pisa, così a Bologna, così a Lecce, così a Roma, così a Padova, così a Cagliari, così a Taranto, così a Spoleto.
Gli elementi di prova non contano, che il castello accusatorio sia fallace non conta, che gli argomenti del pm siano pretestuosi, forvianti non conta, per lo Stato, conta solo che finalmente siano riusciti a portare sotto giudizio, in carcere e nelle maglie del loro potere, degli individui che hanno sempre lottato e che sono troppo ingombranti per l’incensante processo di omologazione e di lobotomizzazione che imperversa in ogni dove.
Siamo come al solito di fronte ad un processo politico, in cui ad essere messo sotto processo sono le idee, i percorsi politici degli individui perché sia di esempio a chiunque voglia andare contro e oltre la quotidiana mistificazione dell’esistente, e perché tutti e tutte tornino ad occuparsi del loro giardino, diventando guardiani di se stessi. Ma crediamo e speriamo che il limite sia stato varcato.

Liberta’ per Daniele e Francesco
Liberta’ per Costa, Beppe, Fede, Alice e Silvia

Anarchici e anarchiche di Via del Cuore
Ottobre 07



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