SENZA CENSURA N.24
novembre 2007
Fronte del porto…
Comunicato dell’Assemblea Permanente Antifascista di Genova
“Se vogliamo
cambiare la società, dobbiamo pensarla come qualcosa creata dalle persone e che
le persone stesse possono cambiare.”
E cambiarla è necessario perché “la lotta tra le classi non è mai stata tanto
crudele e violenta come lo è oggi”
Governo, padroni e
quasi tutta la dirigenza sindacale confederale hanno annunciato un autunno di
“lacrime e sangue” per tutti i proletari. Si va da un rincaro generalizzato dei
prezzi al consumo, alla riforma in senso peggiorativo dello stato sociale; dal
mantenimento delle leggi che hanno permesso l’estendersi della precarietà, ai
provvedimenti liberticidi che colpiscono i ceti più deboli: avremo città più
“sicure” in cambio di vite più precarie…
Non possiamo dimenticare l’avviamento di “grandi opere”, contro cui le
popolazioni interessate dalle drammatiche conseguenze, con i loro territori e
non solo, si sono fieramente opposte negli ultimi anni: TAV, basi militari,
inceneritori e rigassificatori.
A tutto ciò è necessario Resistere e noi, naturalmente, siamo con coloro che
lottano, abbiamo scelto da tempo da che parte stare.
Di fronte all’acuirsi di una crisi che tocca più aspetti, le cui disavventure
sui vari fronti di guerra e la fragilità finanziaria sono gli esempi più
eclatanti, la classe dominante sta preparando da tempo il terreno per affrontare
lo scontro con chi si oppone e si opporrà alla sua nefasta politica. E’ per
questo che vengono criminalizzate tutte le esperienze di auto-organizzazione
popolare e di aggregazione politica che sono e sempre più saranno in grado di
darle filo da torcere.
Carcerazioni, avvisi di garanzia, denunce, misure di limitazione della libertà,
hanno colpito nell’ultimo periodo compagne e compagni in tutta Italia. Genova è
stata interessata
in pochi mesi da uno stillicidio di denunce e avvisi di garanzia, pretestuosi e
provocatori, contro appartenenti all’Assemblea Permanente Antifascista e contro
altri compagni.
Il potere teme quando il punto di vista degli sfruttati coincide con il
desiderio di liberazione di chi ha, nella mente e nel cuore, un altro mondo
possibile, sempre più necessario.
In meno di un anno di esistenza, l’Assemblea Permanente Antifascista di Genova,
organismo aperto e orizzontale, è stato in grado di mobilitarsi su alcuni
aspetti centrali che riguardano ogni proletario. Questo ambito è composto da
lavoratori di differenti sensibilità politico-sindacali, accomunati da una
pratica antifascista militante e inscindibile dall’agire di classe, che
sperimentano una crescita collettiva indipendente dalle varie burocrazie dei
partiti e dei sindacati.
Il 13 aprile di quest’anno avviene l’ennesimo infortunio mortale in porto; è il
trentesimo negli ultimi 10 anni nell’area portuale.
Alcuni lavoratori portuali scendono spontaneamente in sciopero e bloccano il
traffico in Lungomare Canepa. Altri, solidali con la lotta e stanchi delle
chiacchiere inconcludenti dei politici sulla tutela della salute nei luoghi di
lavoro, si uniscono a loro. Tre giorni di iniziativa politica pratica: sciopero,
blocchi del traffico e manifestazioni, incrementano, almeno in parte, la
coscienza che l’unico modo per reagire all’attuale condizione di precarietà è la
lotta. La provocazione di un automobilista che ha cercato di forzare il blocco,
investendo alcuni lavoratori, è servita come pretesto per far scattare 6
denunce.
Il 19 maggio, in piena campagna elettorale, viene autorizzato dalle istituzioni
(in aperta violazione delle loro stesse leggi in merito al divieto di
ricostituzione dei partiti fascisti), un corteo alla feccia nazi-fascista di
Forza Nuova. Nessuna voce sdegnata si leva “a sinistra”.
L’Assemblea, insieme ad altri compagni, decide di contrastarli direttamente in
piazza, perché i fascisti sono, non solo autori impuniti di aggressioni a danni
di attivisti politici, immigrati e omosessuali, portatori di un’ideologia
razzista e omofobica, ma anche storico strumento stragista nelle mani dei
padroni quando si presenta questa necessità.
Il corteo dei compagni, caricato dalle forze dell’ordine, si ricompatta in via
XX Settembre dove è oggetto di altre provocazioni da parte dei fascisti di
Comunità Militante. Anche in questa circostanza a subire la repressione saranno
i compagni: il 4 ottobre vengono perquisite le abitazioni di una quindicina di
compagni a cui vengono sequestrati alcuni indumenti e notificate denunce con
vari capi di imputazione.
Il 16 giugno, nel quartiere di Bolzaneto, un partecipato presidio autorizzato di
controinformazione dell’Assemblea, in un clima disteso di interesse e di scambio
con gli abitanti, viene ripetutamente provocato da tre fascisti che fanno più
volte il saluto romano in direzione del presidio stesso. I tre, ovviamente
allontanati, sporgono in seguito denunce tanto fantasiose quanto pesanti alla
Polizia, denunce che porteranno all’incriminazione di 2 compagni. Forse si
aspettavano di essere accolti come gli altri abitanti del quartiere con focaccia
e vino bianco…
La maggior parte delle nostre iniziative ha dunque, evidentemente, suscitato un
interesse “particolare” nei magistrati e nei questurini che hanno usato, in modo
pretestuoso, fatti assolutamente marginali, per criminalizzare sia le ragioni
delle iniziative politiche intraprese, sia i compagni che hanno contribuito a
promuoverle.
Rispondiamo a questi attacchi rivendicando tutto il nostro percorso e ogni
iniziativa svolta. Diciamo a gran voce che se qualcuno ha pensato di
indebolirci, si è sbagliato di grosso.
Assemblea permanente Antifascista
Genova, ottobre 07