SENZA CENSURA N.24
novembre 2007
Lettera dal carcere
Il compagno turco Avni Er rischia di essere estradato
Cari compagni/e
Sono Avni Er, sono un comunista Turco e mi trovo dal 1° Aprile 2004 nelle
carceri italiane. Lo stato turco ha chiesto all’autorità italiana la mia
estradizione. Vi vorrei raccontare quali sono i motivi per cui è stata richiesta
la mia estradizione e se fosse accolta ciò che mi aspetta.
Quali sono i miei crimini?
Io sono un comunista. Non posso far passare nel silenzio i massacri che
avvengono nel mio Paese. Cerco di informare tutti coloro che difendono i diritti
umani nel mondo delle disumane condizioni e dei massacri in Turchia. Io sono
accusato di aver “protestato”contro il ministro estero della Turchia, nel
Parlamento Europeo in Bruxelles.
Infatti il Ministro turco è stato contestato durante un suo discorso in
parlamento. Questa protesta era legittima e democratica.
Mentre lui faceva il suo discorso, sono stati mostrati alcuni cartelli
riportanti fotografie dei corpi bruciati dei prigionieri durante uno dei tanti
attacchi militari nelle carceri turche. Nella fattispecie erano fotografie del
massacro avvenuto nel 1999 in Ankara ordinato dal governo che il Ministro
rappresentava. Tale ferocia doveva essere denunciata a tutto il mondo. Anche se
durante la protesta io non c’ero sono totalmente solidale. E’ un dovere per
tutti coloro che difendono i diritti umani e la democrazia protestare contro i
massacri dello stato fascista turco.
Il 1° aprile del 2004 sono stato arrestato in Italia con la mia compagna Nazan
Ercan. Il nostro arresto fa parte di una strategia pianificata dal regime
fascista in Turchia con la collaborazione dell’Italia e di altri Paesi europei,
in quanto i rapporti economici con il mio paese sono fondamentali al mercato
della EU. Dopo il 1°aprile, giorno del nostro arresto, sono state perquisite in
effetti esclusivamente sedi rappresentative di associazioni democratiche ed
uffici stampa, interessate a denunciare ciò che accadeva(ed accade ancora) in
Turchia. Questa operazione è servita, quindi, solo a creare un clima di terrore
nei nostri confronti.
In Turchia la maggior parte delle persone arrestate sono state torturate ed
isolate. Falsi indizi sono stati usati dalla polizia turca per giustificare gli
arresti.
Quello che abbiamo vissuto, sulla nostra pelle, il 1°aprile non è una novità per
noi. Il regime fascista in Turchia usa questa strategia del terrore da anni e
anni contro i suoi oppositori. La storia della repubblica Turca è piena di
massacri e ferocità. Non voglio andare troppo indietro, basta guardare gli
ultimi 20-25 anni. In Turchia abbiamo vissuto 3 golpe. L’ultimo golpe è stato
quello del 12 settembre 1980 organizzato dagli USA ed eseguito dai militari. Il
mattino del 12 settembre la popolazione si è svegliata con il rumore dei carri
armati. Migliaia di rivoluzionari, democratici, comunisti e curdi sono stati
uccisi nelle strade, imprigionati, sequestrati e torturati. L’intera Turchia è
diventata una caserma militare. Da tutte le parti del Paese arrivavano notizie
di massacri e torture. Le carceri sono diventate vere e proprie camere di
tortura. Nel 1984 per protestare contro questa feroce repressione i prigionieri
politici hanno cominciato uno sciopero della fame a seguito del quale morivano 4
prigionieri. Naturalmente man mano che la resistenza del popolo cresceva la
repressione si faceva più incalzante e feroce. A causa di una violenta
incursione militare dentro una prigione che costò la vita di 2 detenuti, seguita
dopo poco tempo da un’altra in cui altri 4 prigionieri morirono, nel 1996 i
prigionieri politici cominciarono uno sciopero della fame per il quale 12 di
loro persero la vita. Nel 1999 i militari attaccarono con le armi di nuovo il
carcere di Ankara: 10 prigionieri morirono a causa di torture. Vorrei
sottolineare che le foto mostrate durante l’iniziativa al parlamento Europeo
rappresentavano i terribili fatti qui citati. Ed ancora: è per questo motivo che
lo Stato turco chiede la mia estradizione.
Gli attacchi dello stato fascista turco non si sono mai fermati, anzi sono
aumentati. In più sono state costruite nuove carceri d’isolamento. Nell’ottobre
del 2000, in segno di protesta contro l’isolamento e la repressione, i
prigionieri hanno cominciato un nuovo sciopero della fame. Il 19 dicembre 2000
lo Stato ha inviato le sue forze militari ad assaltare 21 carceri ed i massacri
si sono ripetuti: questa volta altri 28 prigionieri furono trucidati e bruciati
vivi e centinaia di altri furono gravemente feriti. Durante questa carneficina i
militari hanno usato gas chimico e diverse bombe.
Coloro che sono sopravissuti furono deportati nelle carceri “tipo F”. Nonostante
le loro terribili condizioni fisiche e psichiche hanno continuato lo sciopero
della fame. In 7 anni di resistenza sono morte 122 persone e più di 600 sono
rimaste senza memoria a causa della somministrazione dell’alimentazione forzata.
Quando parliamo dello Stato fascista turco sappiamo quello che diciamo e non è
un’esagerazione né demagogia. Turchia è una terra in cui lo “Stato” permette ai
“cacciatori di teste” fascisti di collezionare trofei consistenti in parti
mutilate dei corpi dei rivoluzionari che lottano per l’indipendenza e
l’uguaglianza. Dozzine di pubblicazioni ispirate da ideali di uguaglianza,
giustizia ed indipendenza vengono ritirate e censurate. Migliaia di
rivoluzionari, comunisti e democratici sono uccisi, imprigionati, torturati.
30.000 curdi sono stati massacrati e torturati solo per aver rivendicato le
proprie origini e la propria lingua. Questo è lo Stato che ha richiesto la mia
estradizione.
La democratizzazione della Turchi è solo bassa demagogia. La stessa Corte
Europea ha condannato varie volte la Turchia per le sue politiche discriminanti
e per le ripetute violazioni dei diritti umani. I rivoluzionari, i democratici
non hanno alcune sicurezza per le loro vite; noi non abbiamo sicurezza di vita
in Turchia.
Estradando me l’autorità italiana si assocerà al regime fascista turco divenendo
responsabile delle torture, dei trattamenti disumani e degradanti ai quali verrò
sottoposto.
Per cui sappia l’autorità italiana che se proverà a portarmi contro la mia
volontà, riuscirà solo ad inviare il mio corpo senza vita.
La solidarietà è un’arma!
Avni Er
Per scrivergli:
Avni Er - via Badu’e carros 1 - 08100 Nuoro