SENZA CENSURA N.22
marzo 2007
Sull’espulsione degli islamici detenuti in Italia
Pubblichiamo questo comunicato dell’Avvocato Sandro Clementi, anche se di qualche mese fa, perché ci sembra metta in evidenza una realtà pesante di cui spesso si sa poco e che evidenzia il ruolo attivo del Governo Italiano nella Guerra al “Terrorismo internazionale”.
L’ESPULSIONE GOVERNATIVA DEGLI ISLAMICI DETENUTI IN ITALIA è UN ATTO Di BARBARIE
In questi giorni di rituale distrazione sociale il
Governo Italiano ha assunto un’inedita quanto scellerata decisione destinata a
rappresentare il più grave attacco ai principi di civiltà giuridica mai
realizzato in uno Stato “democratico”.
Una decisione assunta, non a caso, nei giorni prossimi a ferragosto e che per
tali sue caratteristiche stagionali, per così dire, assume le sembianze di un
vero e proprio “blitz” nella consapevolezza che le azioni vergognose debbano
essere compiute nella più assoluta clandestinità.
Con provvedimento del Ministro degli Interni, il Governo ha disposto l’arresto e
l’espulsione di decine di cittadini stranieri islamici sul presupposto formale
della loro pericolosità per la sicurezza dello Stato italiano e ciò deducendolo,
per espressa argomentazione del Ministro degli Interni, dalla loro aderenza al
terrorismo internazionale.
Questi provvedimenti sono illegittimi e come tali si pongono al di fuori della
legalità.
Va detto subito che molte di queste persone, benché detenute con l’accusa di
associazione sovversiva con finalità di terrorismo internazionale (art. 270 bis
codice penale) sono ancora in attesa del giudizio di primo grado o addirittura
già assolte dalle predette accuse con sentenza della Corte di Assise di Milano,
dalla Corte di Assise di Appello di Milano e dalla Corte di Appello di Milano.
La pericolosità sociale e per la sicurezza dello Stato di queste persone,
pertanto, pare essere frutto di una inaccettabile presunzione e come tale priva
di qualsivoglia fondamento giuridico e semplicemente falsa è la dichiarata
aderenza di molti di questi islamici al terrorismo internazionale.
E’ di immediata evidenza che i detenuti islamici ancora in attesa di giudizio
non possono legittimamente essere ritenuti responsabili di alcunché e tantomeno
di associazione terroristica. Men che meno possono essere ritenuti tali i
numerosi islamici colpiti da decreto di espulsione assolti dalle accuse
originarie.
Primo elemento di illegittimità del decreto di espulsione è quindi la falsità
dei presupposto di fatto assunto dal Ministro degli Interni per giustificare
l’esercizio del potere di espellere cittadini stranieri dal territorio dello
Stato italiano.
Secondo profilo di illegittimità è l’insanabile contrasto tra il provvedimento
del Ministro degli Interni e le norme di Diritto Internazionale poste a presidio
dei diritti civili. E’ fatto noto, e certamente dovrebbe esserlo al Ministro
degli Interni e al Governo, che lo Stato italiano, da oltre cinquant’anni, ha
ratificato la Convenzione per la salvaguardia dei diritti fondamentali
dell’uomo, che sancisce, tra l’altro, il diritto, concreto ed effettivo, di ogni
imputato di difendersi dalle accuse mossegli nel processo a suo carico e
bandiscono dal concetto di civiltà la sottoposizione a pene disumane o a
trattamenti inumani quali la tortura e, ancora, impongono che ogni accusato, che
non sia un militare, debba essere giudicato da Tribunali Civili con precise
garanzie. Da ciò consegue, per espressa previsione delle predette norme di
Diritto Internazionale e dalla legislazione italiana anche recente, che nessuno
straniero può essere espulso in Stati ove corra il rischio di essere sottoposto
a pene disumane o vietate dalla Comunità internazionale, a tortura o a pena
capitale o sottoposto a processi penali privi delle garanzie di difesa sopra
descritte.
Terzo profilo di illegittimità è rappresentato dalla violazione dei principio
costituzionale dei diritto di difesa che, nel caso di effettiva espulsione, gli
islamici in attesa di giudizio definitivo non avrebbero la possibilità di
esercitare concretamente e compiutamente, attività di difesa che non è semplice
atto formale ma effettiva partecipazione alla costruzione dell’impianto
defensionale in stretta collaborazione con il proprio difensore.
Il Governo italiano ed il Ministro degli Interni conoscono, o si suppone che
conoscano, le posizioni personali e processuali dei detenuti islamici dei quali
hanno decretato l’espulsione.
Tutti i detenuti islamici in Italia sono destinati ad essere espulsi nel loro
Paese di origine ossia in Tunisia, in Marocco o in Egitto. Stati nei quali, come
noto, il rispetto dei diritti civili non ha nessun rilievo e la pratica della
tortura e della giustizia sommaria sono la regola. Oltre a ciò è fatto noto alle
Autorità giudiziarie e governative italiane che numerosi islamici colpiti dal
provvedimento di espulsione sono stati condannati, nel loro Paese di origine, da
Tribunali Militari senza neppure essere avvisati del processo a loro a carico e
senza che abbiano potuto nominare un difensore di fiducia. Va anche sottolineato
che tali processi militari sono stati celebrati mentre gli accusati erano
detenuti in Italia.
A titolo di esempio si presentano i casi emblematici di Saadi Nassim e dí
Loubiri Habib, entrambi colpiti, in questi giorni, dal decreto di espulsione
immediata dei Ministro degli Interni.
Saadi Nassim, tunisino in Italia da prima del 1996, è stato arrestato nel 2002 a
Milano con l’accusa di terrorismo internazionale e dopo più di 3 anni di
carcerazione preventiva, e dopo un lungo e complesso processo penale, è stato
assolto con formula piena dall’accusa di terrorismo e condannato per un reato
minore (ricettazione) dalla Corte di Assise di Milano sezione 1^ (sentenza n.
7/2005 dei 9 maggio 2005). Scarcerato il 4 agosto 2006 è stato riarrestato il
giorno successivo e internato nel Centro di permanenza Provvisorio di Milano via
Corelli e raggiunto dall’ordine di espulsione immediata del Ministro degli
interni sul falso presupposto di essere legato ad ambienti terroristici. Saadi
Nassim è stato condannato dal Tribunale Penale Militare di Tunisi il 2.07.2005,
ossia dopo essere stato assolto dalla Corte di Assise di Milano, alla pena di 25
anni di carcere. Saadi Nassim ha saputo del processo celebrato a suo carico dal
Tribunale Militare di Tunisi solo a processo concluso e mentre era in carcere in
Italia da oltre tre anni. E’ evidente che il medesimo ancora oggi ignora le
accuse mossegli e non è mai stato assistito, per quanto a sua conoscenza, da
difensori. Non è difficile comprendere che l’espulsione di Saadi Nassim in
Tunisia, come vorrebbe il Governo italiano, equivale ad una sommaria condanna a
morte dopo un periodo variabile di torture, destino riservato a chi è
considerato, dal Governo tunisino, oppositore politico a qualsiasi livello.
Saadi Nassim è coniugato con una cittadina italiana ed è padre di un bambino di
4 anni anch’esso cittadino italiano.
Situazione identica è quella di Loubiri Habib, anch’esso tunisino, che dopo 4
anni di carcerazione preventiva in Italia con l’accusa di terrorismo è poi stato
definitivamente scagionato da questa accusa dalla Corte di Appello di Milano.
Anch’esso condannato dal Tribunale Militare di Tunisi ad oltre dieci anni di
carcere mentre si trovava in carcere in Italia e senza essere messo nella
condizione di difendersi e di conoscere le accuse mossegli. Loubiri Habib vive
in Italia da oltre vent’anni ed è padre di quattro figli minorenni che studiano
in Italia da oltre cinque anni.
La condizione di questi due islamici è di fatto sovrapponibile agli altri 48
islamici detenuti in Italia e dei quali il Governo ha preannunciato l’espulsione
redigendo la famigerata lista nera dei Viminale.
Il Governo ha, quindi, inteso disattendere consapevolmente la realtà giudiziaria
italiana svuotando di qualsivoglia significato la funzione dell’Autorità
Giudiziaria e dei processi penali.
La dimensione del fenomeno e la patente violazione delle più elementari norme di
Diritto internazionale e nazionale danno conto della portata devastante, per i
principi di democrazia e civiltà giuridica, dell’operazione di espulsione che il
Governo italiano ha in animo di realizzare in questi giorni. Operazione che, per
la sua natura gravemente illecita e per il numero dei soggetti colpiti dal
provvedimento ministeriale, assume il significato di una vera e propria
deportazione in evidente collaborazione con i più brutali e dispotici Governi di
Tunisia, Marocco ed Egitto. Collaborazione destinata a rendere responsabile il
Governo italiano della sorte certamente riservata agli islamici nel loro Paese
di origine. Delle torture da questi subite sarà corresponsabile sotto ogni
profilo etico, politico e giuridico il Governo italiano; del loro assassinio
sarà corresponsabile il Governo italiano. La “soluzione finale” che il Governo
italiano ha prescelto per gli islamici detenuti in Italia segnerà l’inevitabile
fine di ogni logica di diritto ed un intuibile precedente valido per la
soluzione dei conflitti futuri.
La logica governativa sottesa a questa operazione pare allinearsi alle pratiche
aberranti e illegali della sospensione dichiarata dei diritti civili che,
sull’improbabile presupposto della “lotta al terrorismo”, giustificano da anni i
campi di internamento di Guantanamo negli USA, le torture e le sevizie nelle
carceri irakene e afgane, i sequestri di sospetti terroristi islamici nelle
città europee per mano di compiacenti agenti segreti occidentali e l’omicidio
selettivo di presunti terroristi in Medio Oriente in nome della sicurezza
nazionale.
Lascia interdetti, peraltro, che autore di questa inedita barbarie sia proprio
un Governo di “sinistra” che ha la presunzione di agire nel pieno rispetto del
mandato conferitogli dal “popolo di sinistra” e ancor più che nel Governo le sue
varie componenti politiche “radicali” abbiano taciuto e tacciano consapevolmente
sino ad oggi.
Milano, 12 agosto 2006
Aw. Sandro Clementi
(difensore di fiducia di Saadi Nassim, Loubiri Habib, El Ayashi Radi, Ciise
Maxamed, Housni Jamal, Cherif Said, Ben Yaya Mouldi, Maaoui Lofti Ben Sadok,
Darraji Kamel)
[clementi.sandro@fastwebnet.it]
Voglia d’espulsione verso un paese
che non rispetta i diritti dell’uomo da parte del governo italiano |