SENZA CENSURA N.22

marzo 2007

 

Una visita alla Fasinpat/ex-Zanón, recuperata e gestita dai suoi operai

 

Cosa è Fasinpat?
E’ il nome che hanno votato gli operai della Zanón per chiamare la cooperativa di cui sono parte già da due anni e che ha dato uno sbocco transitorio alla lotta che viene portata avanti da oramai 5 anni...

Perchè “Fasinpat”?
Perchè è l’acronimo del motto che circolava a Neuquén quando c’era da pensare al nome per la creatura...: “Fabbrica senza padroni”.

Di che tipo di impresa si tratta?
E’ una fabbrica che produce ceramiche per la costruzione con 6 forni, con 3 turni, 470 operai che gestiscono una fatturazione di 4 milioni di pesos mensili, che vende nel mercato interno e sta pensando di cominciare ad esportare. Una realtà operaia che ha una cultura di azione sociale e una concezione politica combattiva.
Si comincia ogni giorno alle 6 di mattina producendo perchè: “Questa lotta si poggia su due pilastri fondamentali che sono la produzione e la lotta politica insieme alla comunità e ai settori di lavoratori che reclamano i propri diritti”...

Operai o padroni?
In questo c’è la cosa più importante di questa esperienza. Gli operai che lavoravano in Zanón nel 2001 avevano un approccio combattivo e antiburocratico che, quando è arrivato il tentativo di serrata e la dichiarazione di fallimento, hanno agito conseguentemente alla loro esperienza e al loro modo di fare. Questo si è tradotto in quello che, come per altre esperienze di centinaia di imprese ‘recuperate’ dagli operai in quello stesso periodo, si impiantasse rapidamente una lotta collettiva per difendere la propria fonte di lavoro; prima di tutto con il presidio davanti ai cancelli che ha visto la solidarietà di mezza città di Neuquén e di molte organizzazioni sociali (che erano tutte in lotta in quel momento), questo si trasformò poi in occupazione e di seguito in messa in moto della fabbrica (strappando l’autorizzazione di fatto da parte dell’autorità giudiziaria dopo ogni passo che era stato compiuto). Ma a differenza di altre situazioni di fabbrica, dove la cosa è finita nelle mani di un pugno di dirigenti (che poi sono stati cooptati dalle istituzioni), qui è stato mantenuto l’immaginario, il metodo e l’essenza di antiburocratismo sindacale: in ogni situazione, in ogni misura da prendere, in ogni decisione più o meno difficile da prendere, c’è stata sempre l’assemblea di tutti i lavoratori che continuato a prendere ognuna e tutte le decisioni.
Ancora oggi, 5 anni dopo l’occupazione e in una situazione di relativa ‘calma’ per quanto riguarda la questione della sua sopravvivenza, dato che nuovamente si è riusciti a strappare al giudice 3 anni per continuare a lavorare nelle condizioni attuali, continuiamo a riunirci per un giorno al mese (un giorno completo con la cessazione della produzione), per avere il tempo che permetta alla totalità dei compagni di seguire tutto quanto necessario a approvare o meno quello che è stato fatto da chi di volta in volta viene delegato a rappresentarci, tutto questo d’accordo con la logica organizzativa che ci siamo dati, che è integrata dai coordinatori (che sono i veri capi) di ogni reparto, i membri del sindacato e i propri delegati...

Esperienza Collettiva
Avere un esperienza collettiva non garantisce di non sbagliarsi, ma con l’intelligenza di 280 (e ora di più di 470) operai, ogni passo è stato fatto, valutato e approvato o rettificato secondo il risultato delle esperienze, permettendo flessibilità e che tutti traggano insegnamenti da queste esperienze, al punto che oggi ci sono molti operai ex e tecnici che sono nella condizione di fare progetti per l’intera impresa. Questa è la dimostrazione che, quando le circostanze lo necessitano, gli operai sono capaci di unirsi, organizzarsi e difendere attivamente la loro fonte di lavoro, potendo quindi, passata la crisi, continuare a produrre ma senza un padrone che si porta via individualmente il frutto del lavoro di tutti.
Un altro dato che contraddice la “logica capitalista”: i quasi 200 nuovi lavoratori che sono stati incorporati quando si sono riattivati i forni, sono compagni di altre organizzazioni combattive che ci appoggiavano nella lotta (MTD, PO; MST; Barrios, etc..) e sono stati incorporati alle medesime condizioni dei lavoratori titolari originali. Sono uguali agli altri e il loro voto nelle assemblee sovrane è valido tanto quanto quello dei primi fondatori...
(hanno solo una piccola differenza di salario legata alla loro minore anzianità).

Una scuola di lotta e solidarietà
A differenza delle altre province, dove la politica istituzionale è stata caratterizzata da cooptazione e aiuto condizionato, Sobisch ci ha attaccato in ogni momento (n.d.t. odiatissimo governatore di Neuquén), facendo in modo che ogni passo conquistato dai compagni della Zanón sia stato frutto della nostra lotta e delle decine di migliaia di neuquini che hanno fatto loro questa esperienza a partire dalla legittimità della rivendicazione e della solidarietà che questo insieme di operai in lotta ha portato a chi si è dimostrato vicino a loro. Disoccupati, organizzazioni sindacali contro la burocrazia, e gli altri sindacati del sindacato di categoria di Neuquén (che è stato strappato alla burocrazia nel fragore della lotta dai membri della Commissione Interna della Zanón, con la partecipazione di altre imprese del settore) e una parte non irrilevante della comunità neuquina, hanno sviluppato una relazione di mutua collaborazione con questo nucleo/spazio di lavoro con il potere nelle mani degli operai.

Una delle poche imprese che si propone di “portare il cambio della società a favore dei settori popolari”
Nel nostro caso a favore dei lavoratori, ma per esempio Credicoop (un’altra delle pochissime imprese che si propongono di fare qualche cosa di simile) lo fa a favore dei piccoli imprenditori...
La differenza non è di concezione, entrambe hanno molto chiara l’importanza di agire nel contesto per cambiarlo come unico modo di assicurarsi il proprio sviluppo, ma una delle due agisce dal punto di vista padronale.
Il Banco Cooperativo (cooperativa di consumatori) sono i piccoli industriali e commercianti che costituiscono il grosso della massa societaria; nella Fasinpat (cooperativa di produzione), i titolari della cooperativa sono gli stessi operai i quali sono riusciti a stare dove sono grazie solamente a loro stessi e si propongono fermamente di agire essenzialmente come parte del movimento operaio combattivo.

Autointervista inviataci dalla Commissione di prensa della Zanón
(prensaobrerosdeZanón@neunet.com.ar)



http://www.senzacensura.org/