SENZA CENSURA N.22

marzo 2007

 

La precarietà chiama… i lavoratori Atesia rispondono

L’esperienza di lotta del Collettivo PrecariAtesia nella giungla dei call center

 

Si stima che in Italia il numero degli addetti ai call center sia nell’ordine dei 400.000, prevalentemente concentrati in Lazio e Lombardia, in particolare attorno alle aree metropolitane di Roma e Milano. Atesia, società del Gruppo Cos, in compartecipazione con il Gruppo Telecom Italia, svolge prevalentemente attività di customer care, gestione documenti, ricerche di mercato e comprende anche aree della Pubblica Amministrazione. Si costituisce nel 1989, all’interno del gruppo Seat Pagine Gialle, per le ricerche di mercato. Nei primi anni ’90 viene quindi acquisita con tutta la Seat dalla Telecom e da allora si trasforma in call center con servizi di contact center, oltre alle ricerche di mercato. Le decine di migliaia di operatori di Atesia nel corso di vari anni si sono viste rinnovare il contratto Co.Co.Co., avendo come elemento utile alla loro retribuzione «il contatto», cioè ogni telefonata chiusa «positivamente» che si giudica in base alla durata e alle risposte ricevute dal cliente.
Il 24 maggio 2004 un accordo fra Telecom e CGIL-CISL-UIL stabilisce che a partire dal 1 luglio 2004 le sue attività e le lavoratrici ed i lavoratori coinvolti vengano suddivisi: trasferendo a Telecontact Center (gruppo Telecom) le attività relative al 187 mentre le restanti attività (119 e campagne esterne a Telecom/Tim) rimangono ad Atesia, che però viene acquisita per l’80,1% del capitale dal gruppo COS. Si prometteva “un percorso verso la stabilizzazione del lavoro”, attraverso un massiccio uso di contratti di “apprendistato” e di “inserimento”. Era un accordo che utilizzava i meccanismi della legge 30 sulla flessibilità e a salutarlo con soddisfazione era uno dei maggiori sostenitori di quella legge, il sottosegretario al welfare Maurizio Sacconi, che lo definiva “la risposta migliore alle polemiche di coloro che senza argomentazione alcuna attribuivano alla legge Biagi effetti certi di precarizzazione”, e ne elogiava la “flessibile organizzazione aziendale” cui si ispirava.
Questa situazione di differenziazione sul piano contrattuale, di precarietà e flessibilità, ha trovato una risposta avanzata nell’esperienza di lotta portata avanti dal collettivo PrecariAtesia di Roma. Nonostante il collettivo nasca in un settore in cui i lavoratori sono peculiarmente frammentati e la piattaforma iniziale articolata dal collettivo si basi da subito su rivendicazioni avanzate (contratti a tempo indeterminato, full o part-time per tutti i lavoratori che lo richiedano; reintegro immediato dei cinque licenziati; rimodulazione dei compensi che preveda buste paga non al di sotto del limite di povertà; miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie dell’ambiente lavorativo ai sensi della legge 626; riconoscimento della dignità del collaboratore inteso come persona e non solo come risorsa), questa esperienza rappresenta un’eccezione in quanto a continuità e unità, in quanto ha saputo puntualmente fare fronte sia agli attacchi padronali che a quelli dei sindacati confederali. La vicenda Atesia si colloca in un panorama, quello dei call center, in cui le contraddizioni che emergono si risolvono spesso in momenti di lotta o mobilitazioni diffuse (vedi In action di Arese, Wind di Sesto, Telegate di Livorno, Call&Call di Spezia, Mibi di Catania, ecc..), ma che rimangono comunque molto frammentate.
In questo caso specifico ci interessava mettere in evidenza la prospettiva di autonomia, di critica al riformismo e di superamento della settorialità che questo tipo di esperienza si è proposto di portare avanti, sia internamente all’ambito delle telecomunicazioni (come si evince dalla partecipazione e attivazione del collettivo a scioperi, assemblee e scadenze di livello nazionale) che in quello più generale delle lotte precarie. Qui di seguito pubblichiamo un’intervista al collettivo e una cronologia ragionata.

Rispetto alla piattaforma elaborata, quali sono gli obbiettivi raggiunti e quali questioni rimangono aperte?
L’enorme risultato è l’ottenimento del tempo indeterminato per tutti. All’inizio venivamo derisi da tutti. La Cgil ci dava, nella migliore delle ipotesi, degli illusi. L’azienda avrebbe chiuso in quanto non si sarebbe potuta permettere di assumere tutti. Abbiamo cambiato la legislazione italiana. Non sarà più possibile in Italia fare dei contratti a progetto per i call-center Inbound. Per gli Outbound, Damiano e la finanziaria lasciano ancora la porta aperta (nelle Inbound è il cliente che chiama per richiedere il servizio mentre nelle Outbound è l’operatore che chiama per proporre il servizio). Abbiamo posto con forza l’argomento concreto della precarietà, e del mondo del lavoro in generale, non in modo folkloristico come invece fanno partiti del centrosinistra, sindacati e grossa parte di quello che definiscono movimento.
Gli accordi però non li facciamo noi, quindi in Atesia rimane enorme il problema dell’orario di lavoro. Imponendo di lavorare solo 4 ore, ci impongono un reddito troppo basso. I turni sulle 24h non permetteranno di gestire un altro lavoro (che è necessario dato il salario ma perché dobbiamo avere due lavori e non uno solo?) e la vita in generale. Il pregresso viene cancellato del tutto, e c’è chi lavora da più di 10 anni.

Perchè la scelta di organizzarsi come collettivo? Qual’è stato il processo di formazione di PrecariAtesia?
La scelta è venuta abbastanza naturale e rapidamente. Volevamo differenziarci nettamente dai sindacati confederali ed essere il più orizzontali possibile. E’ nato tutto da una parte dall’enorme insoddisfazione e dalla presa di coscienza che eravamo tanti, dall’altra dal fatto che, da anni, l’Assemblea coordinata e continuativa contro la precarietà teneva informati i lavoratori e li invitava ad autorganizzarsi.

Potete sintetizzare, se c’è stato il dibattito sui rapporti da tenere con i sindacati confederali, che profilo hanno tenuto prima e durante la vertenza?
All’inizio c’era chi continuava a sperare che sarebbe stato possibile almeno dialogare con la Cgil. Gli altri non sono stati presi in considerazione. C’è stato anche una loro rsa, candidato di rifondazione, disobbediente, che partecipava alle nostre assemblee. Era un chiaro tentativo di guidarci, a volte proponendo dell’avventurismo autolesionistico. Avendo fallito nel suo tentativo ci ha accusato di essere degli eversivi legati al sindacato estremista che vive ai margini della legalità (i Cobas!). Dopo il primo sciopero sono venuti i nazionali Slc Cgil a volantinare un documento dove ci accusavano di essere prezzolati dall’azienda! Da allora i rapporti sono stati decisamente conflittuali.

Che rilievo ha avuto il contatto tra il Cobas Telecom e i PrecariAtesia? Più in generale, quali sono i rapporti con i sindacati di base?
I Cobas delle telecomunicazioni erano presenti nell’Assemblea coordinata e continuativa contro la precarietà. Il percorso sino alla nascita del cartello “stop precarietà ora” in vista della manifestazione del 4 novembre 2006 è stato lo stesso. Loro hanno ritenuto utile quel percorso, noi no. Non siamo mai diventati Cobas, e neanche c’è stato chiesto, ma la lettura rispetto alla vertenza è stata la stessa. Tuttora molte iniziative ci vedono insieme. Inoltre ci hanno sempre messo a disposizione vari strumenti che ci sono serviti per la nostra attività, tipo stampatrice ecc. I rapporti con i vari sindacati di base sono argomento di discussioni interne. In generale non abbiamo mai puntato a sostituirci ad un sindacato o a fare esclusivamente attività sindacale. Sono evidenti le difficoltà generali che in questa fase vivono i sindacati di base. Quello che possiamo lamentare è che a volte ci si limita a coltivare la propria nicchia e si punta più ad acquisire visibilità per la struttura, che a tentare di migliorare realmente la condizione dei lavoratori.

Come si è posta nei vostri confronti la sinistra istituzionale locale? Cè stato un dibattito interno circa l’atteggiamento da tenere nei confronti dei partiti, viste le responsabilità che voi stessi in più occasioni avete denunciato?
Una delle nostre scelte dall’inizio è stata quella di andare ovunque (fascisti esclusi) per portare la nostra esperienza e la nostra lotta. Quindi, anche se pesantemente “irritati”, siamo andati ad iniziative di Rifondazione, Pdci, Margherita, Ds, e anche Cgil. Da parte dei partiti, della cosiddetta sinistra radicale, c’è stato un costante tentativo di usarci e di guidarci. Una delle frasi che abbiamo sentito di più è stata: “voi avete ragione ma sbagliate, dovete fare così…”. Anche non nutrendo nessuna fiducia abbiamo tentato anche la via istituzionale per le vertenze. Ovvero, abbiamo incontrato assessori, deputati, ecc. Questo, sia per non dare alibi a nessuno, che per far vedere ai lavoratori meno politicizzati come da parte nostra c’era tutta la volontà di percorrere tutte le strade possibili. In Atesia è venuto Bertinotti in campagna elettorale. E’ stato contestato e non ha lasciato un bel ricordo. Le sue vaghe promesse e l’equiparazione che ha fatto tra l’azione delle lavoratrici e dei lavoratori rispetto a quella dei confederali ha irritato chi è stato vittima per anni dell’azione di Cgil, Cisl e Uil. Tutti sono venuti meno come al solito alle promesse fatte. Passate le elezioni non hanno più dovuto fingere di condividere il nostro disagio e hanno mal sopportato le nostra contestazioni. Alla festa di Rinascita contestiamo Epifani e Damiano. Interviene il servizio d’ordine che tenta di cacciarci. Imponiamo di intervenire e dire la nostra.

Quali sono le forme di lotta utilizzate nel corso della vertenza, in particolare quelle specifiche portate avanti come lavoratori di un call center?
La particolarità di Atesia è sicuramente nelle dimensioni. Un posto con 4000 persone ha fatto sì che potessimo parlare ed agire insieme con tantissime persone. Anche l’ambiente, ovvero degli enormi stanzoni, ha reso possibile la conoscenza diretta tra di noi e quindi un rapporto spesso di amicizia-fiducia. Per il resto abbiamo puntato sempre sul coinvolgimento di più persone possibile. Assemblee aperte, continui volantinaggi o comunicati. Il mezzo su cui abbiamo più investito è il nostro giornalino. Ne abbiamo fatto 18 numeri (stiamo facendo il 19), con una tiratura media di 1300 copie, per informare su quello che avveniva, soprattutto di fronte al silenzio e all’ignoranza su cui puntano i confederali per gestire l’azienda. La risposta tipica sindacale è: “non ti preoccupare ci pensiamo noi”. La nostra invece è: “sta accadendo questo, preoccupati, facciamo qualcosa”. Abbiamo usato molte forme di lotta: scioperi, assemblee interne ed esterne, azioni interne all’azienda per rispondere a soprusi e palesi violazioni della legge. Abbiamo fatto una decina di scioperi (non mi ricordo esattamente) tutti con alta adesione. Una volta l’azienda ha sospeso l’attività per 450 persone. Abbiamo convocato un’assemblea improvvisata per parlarne. Centinaia di persone hanno smesso di lavorare, Atesia ha perso molte chiamate (in questo caso ci sono delle penali) ed è andata in tilt. Ha licenziato 4 membri del collettivo per dare un segnale e da allora si è creato un clima ancora più conflittuale. Atesia, a causa dei licenziamenti, è diventata un mostro anche per i media. L’azienda in seguito è stata costretta a mandare via i managers operativi in quanto avevano creato un clima di scontro che alla fine non erano più in grado di gestire. Abbiamo fatto due picchetti, che nonostante quello che azienda e stampa hanno detto, hanno visto d’accordo la stragrande maggioranza delle persone.
Dal punto di vista legale, ci siamo opposti all’azienda in tutti i modi possibili. Quello più fortunato per noi è stato l’esposto all’ispettorato del lavoro. Il che non vuole limitarsi a presentare l’esposto, ma seguirne e sollecitare ogni passaggio dell’iter. Poi siamo intervenuti in una causa precedente tra Inps ed Atesia (arrivata al secondo grado, era prevista un’udienza il 9 febbraio, rinviata al 13 giugno 2008…).
Abbiamo fatto diversi manifesti su Atesia, migliaia di copie che hanno avuto un buon impatto su Roma; la vertenza è conosciutissima nella città. Inoltre abbiamo un sito e un indirizzo e-mail (http://precariatesia.altervista.org/; precariatesia@yahoo.it) che ci hanno permesso di entrare in contatto con tantissime realtà. Dal singolo lavoratore che magari ci chiede consigli a realtà attive in tutta italia.

C’è stato e a che livello, collettivo o individuale, un collegamento con lavoratori di altri settori, e si è concretizzato in qualche iniziativa specifica?
Facciamo parte dell’Assemblea coordinata e continuativa contro la precarietà e quindi siamo interessati a sviluppare un discorso che non si limiti ad Atesia o ai call center. Abbiamo partecipato ad iniziative anche in appoggio ad altre vertenze. Penso agli operatori sociali e ai tentativi di mobilitare ad esempio i lavoratori di Ikea. Abbiamo tentato almeno due volte tramite assemblee cittadine e manifestazioni di creare un punto d’incontro e di sviluppare una vertenza generale. Non è andata bene. Noi sicuramente avremmo potuto lavorare meglio, ma è evidente la volontà di molti di coltivare il proprio orticello. Evidente è anche il fatto che la nostra lettura si differenzia molto rispetto a quella di molti altri che non vedono di buon occhio le realtà come la nostra che rifiutano ogni compromissione con il ceto politico (istituzionale e non) e soprattutto pongono l’antico problema dello sfruttamento del lavoro senza cercare innovative interpretazioni su “ceti precari”, “superamento del capitalismo”, “redditi universali”.

Che appoggio c’è stato più in generale a livello territoriale e nazionale?
A Roma tutti conoscono Atesia, decine di migliaia di persone ci hanno lavorato, quindi tra parenti ed amici c’è spesso una conoscenza diretta. La solidarietà non ci è mai mancata. Siamo stati contattati moltissimo da tutta Italia, sia dai media che da molte situazioni. Il che ci ha reso consapevoli, da una parte della visibilità della vertenza e dall’altra del fatto che purtroppo non si muove molto in generale. Rispetto alle istituzioni, ai sindacati, ai partiti e anche a molti “falsi amici”, abbiamo la consapevolezza di averli contro. Niente di personale, è che ci sembra evidente che siano nemici di tutti i lavoratori.
Dovendo tracciare un bilancio, quali sono state le difficoltà a mantenere un livello unitario e una continuità della mobilitazione tra i lavoratori?
La ricattabilità e la repressione. I licenziamenti si pagano. Li paga sia chi viene licenziato, che la lotta che perde i pezzi. Inoltre c’è l’effetto di intimidazione rispetto agli altri. Questo sicuramente ci ha condizionato. Molti lavoratori, nonostante siano d’accordo, hanno paura, ed è normale.
Poi ci sono fattori di stanchezza. In una lotta lunga, dura, intensa e faticosa è normale perdere qualcuno per strada. All’interno del collettivo non ci sono state spaccature, cè una sana dialettica per cui ognuno ha le sua posizioni ma siamo sempre riusciti ad arrivare a delle sintesi condivise. Ormai grazie alla pratica della lotta e alle esperienze vissute abbiamo un bagaglio condiviso ampio sui temi legati alla vertenza.
Rispetto a tutti gli altri lavoratori, è chiaro che ci saranno quelli “filoaziendali” e/o filosindacali, ma la “gravità” della situazione e l’assoluta ragionevolezza delle nostre richieste ha fatto sì che le nostre posizioni fossero condivise dalla maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori. Il confine tra il collettivo e “gli altri” è molto sottile.
Non abbiamo mai voluto sostituirci alla Cgil, abbiamo sempre spinto alla partecipazione. Si interagisce continuamente. Tutti gli scioperi, ad esempio, sono passati per l’approvazione dei lavoratori (il che non vuol dire che non esistano meccanismi di delega).

Pensate che rispetto alle lotte portate avanti da altri lavoratori precari la vostra esperienza sia riproducibile?
Sì, non crediamo che ci sia una formula magica per far nascere o far funzionare una lotta. Ci rendiamo conto delle particolarità di Atesia, sia per le dimensioni, sia per il fatto che è stata un laboratorio di precarietà dove si sono sperimentate nuove forme contrattuali. Siamo anche ben consci delle difficoltà dovute all’atomizzazione, al fatto che non si riceveranno aiuti, di una situazione generale delle lotte che non favorisce il fatto che se ne sviluppino altre. D’altra parte la situazione è sempre più insostenibile; l’attacco della classe padronale è sempre più evidente come è evidente che non è l’azione di delega sindacale o partitica che può far migliorare le condizioni.
“Solo la lotta paga” è ben più di un semplice slogan. Siamo convinti della validità di una metodologia di lavoro basata sull’informazione e sul tentativo di coinvolgimento dei lavoratori stessi.
 

La COS

nata nel 1983, come società per la fornitura di servizi, ha ottenuto nel ’94 la prima commessa relativa all’attività di call center. Il suo presidente è Marco Tripi, anche vice presidente esecutivo di AlmavivA, che comprende 17 Società con circa 15.000 dipendenti che operano in 39 Sedi in Italia e 3 all’estero. Tripi è stato manager europeo di Ibm e ha lavorato presso la Direzione Marketing di BNL Multiservizi, azienda di servizi informatici e telematici del Gruppo BNL. Tra i suoi lavoratori è noto anche per avere cooptato gran parte della sua famiglia al vertice di Cos che possiede anche Atesia. È un fervente sostenitore della Margherita e un amico di Francesco Rutelli. Nel consiglio d’amministrazione di Cos c’è anche Sandro Bicocchi, direttore generale della Compagnia delle Opere, serbatoio di forza lavoro giovanile superprecaria. Oggi la società Cos è leader nell’offerta di servizi di CRM e si propone come partner per le attività di Business Process Outsourcing; ha sedi a Milano, Roma, Empoli, Napoli, Palermo, Catania, Tunisi, Buenos Aires, Bucarest e ad oggi, come gruppo, comprende le seguenti società:
Alicos - in compartecipazione con Alitalia, svolge attività di customer care e di back office per i clienti Alitalia di Italia, Europa e Nord America.
Atesia - in compartecipazione con il Gruppo Telecom Italia, svolge prevalentemente attività di customer care, gestione documenti e ricerche di mercato. La società presidia le aree della Pubblica Amministrazione ed il settore delle Telecomunicazioni, offrendo servizi di CRM integrati con le componenti di supply chain management;
Cosesa - è il risultato della “joint venture” tra COS e SESA, società specializzata nella fornitura di software alle aziende. La società svolge attività di help desk e presidia prevalentemente il mercato del centro-nord Italia;
Costunisie - società costituita nel 2002, con Sede a Tunisi, fornisce servizi di customer care e di telemarketing sia per il “mercato interno”, sia per le aziende con sede od operatività in paesi di lingua francese;
G.Matica - concessionario A.A.M.S. per la gestione della rete telematica degli apparecchi da intrattenimento.

 

Una storia significativa
Di seguito sono illustrate le tappe della vicenda Atesia

1989 - si costituisce Atesia, all’interno del gruppo Seat Pagine Gialle, per le ricerche di mercato; Atesia verrà poi acquisita con tutta la Seat dalla Telecom e si trasformerà in call center, con servizi di contact center oltre che di ricerche di mercato.

1996/98 - si attiva, su richiesta del SULTA Alitalia (Atesia svolgeva l’attività di call center anche per l’Alitalia), un’ispezione dell’Ispettorato del lavoro di Roma che si concluderà nel ’99 con un verbale di denuncia dell’illegalità dei rapporti di lavoro in Atesia. L’INPS fa causa ad Atesia a cui contesta la fittizia natura di collaborazione dei contratti di collaborazione. La causa è ancora in corso…

2000 - CGIL, CISL e UIL soccorrono Atesia nella causa dichiarando la natura di collaborazione del lavoro. Questo costituirà il fondamento dei contratti precari Co.Co.Co. (2001) e successivamente L.a.p. che Atesia applicherà. Ciò comporta anche la riduzione degli importi versati da Atesia nelle centinaia (forse migliaia) di vertenze fatte dai lavoratori.

24 Maggio 2004 - viene siglato un accordo che utilizza i meccanismi della legge 30 sulla flessibilità, tra Cgil Cisl e Uil e Telecom Italia, che possiede Atesia. Si promette «un percorso verso la stabilizzazione del lavoro» attraverso un massiccio uso di contratti di «apprendistato» e di «inserimento» e che a partire dal 1 luglio 2004 le sue attività e le lavoratrici ed i lavoratori coinvolti vengano suddivisi, e che a partire dal 1/1/05 verranno attivati 600 contratti di apprendistato, 750 contratti di somministrazione a tempo determinato per Telecontact Center e 1100 contratti di apprendistato professionalizzante, 550 contratti di inserimento e 1350 collaborazioni coordinate e continuative a progetto (lap) per Atesia.

Luglio 2004 - raccolta di 348 firme contro l’accordo del 24/5/04, che dura per 10 giorni di seguito con blocco dell’attività a Telecontact Center, un’assemblea permanente nel piazzale, corteo per le vie del quartiere e presidi presso Telecom. Intanto l’80 per cento di Atesia è passato da Telecom al gruppo Cos, e l’accordo è rimasto lettera morta.

10 dicembre 2004 - i lavoratori di Telecontact Center, autorganizzati nel collettivo contro la precarietà, bloccano la produzione, contestano i sindacalisti e attraversano in corteo il centro commerciale di Cinecittà2, prima di ritornare davanti all’azienda.

13 dicembre 2004 - sindacati e Atesia decidono di prorogare i Co.Co.Co. fino al marzo 2005 (poi ulteriormente prorogati fino al 30 settembre 2005). Per quanto riguarda Telecontact Center si dà attuazione all’accordo del 24/5/04. In più i lavoratori sono costretti, pena la mancata stipula dei nuovi contratti, a sottoscrivere un “Verbale di conciliazione” in cui rinunciano ai diritti maturati rispetto all’illegalità dei precedenti contratti Co.Co.Co. . Si produce spontaneamente la mobilitazione sostenuta dal collettivo contro la precarietà di Atesia, dall’assemblea coordinata e continuativa contro la precarietà e dal Cobas Telecom.

10/16 dicembre 2004 - per 3 giorni i lavoratori di Telecontact Center (exAtesia) bloccano il servizio, autorganizzandosi contro l’accordo. Corteo cittadino contro la precarietà.

2005 - Pompeo Scopino, Rsa Nidil- Cgil, assicura tutti: avremo tutti contratti stabili, mense, asili nido aziendali, buoni pasto.

Gennaio 2005 - la direzione Atesia modifica unilateralmente l’orario di lavoro a tutti i part-time a tempo indeterminato, senza concordarlo con i lavoratori interessati e comunica il licenziamento a 4 lavoratrici.

Marzo 2005 - il nuovo responsabile di Atesia, Matteo Marchiori, si presenta abbassando il contatto utile più alto del 119 da 85 ad 80 centesimi. Riprende la lotta e nasce il collettivo PrecariAtesia. I compensi vengono riportati ad 85 centesimi e vengono proposti a chi ha meno di 24 anni contratti di apprendistato a 386 euro lordi al mese; ma i giovani lavoratori non accettano.

Maggio 2005 - esce il primo numero di Sfront-end, giornalino fatto dai lavoratori Atesia.

12 maggio 2005 - primo sciopero indetto dal Collettivo PrecariAtesia, con adesione del 90%; le richieste principali sono: contratti a tempo indeterminato, a richiesta del lavoratore, miglioramento dell’ambiente lavorativo e rispetto della Legge 626/94.

18 Maggio 2005 - la CGIL- Nidil si presenta dopo un anno per accusare il Collettivo di essere pagato da Atesia per impedire ai confederali di trattare con l’Azienda. Comunicato aziendale in cui si attacca lo sciopero ed i suoi promotori. Si conferma così la simbiosi Atesia-Confederali a difesa dei loro interessi e contro i diritti delle/i lavoratrici-tori. Il Collettivo presenta una piattaforma rivendicativa (in primo luogo richiesta di contratti a tempo indeterminato), richiede una risposta e ribadisce il disconoscimento dei sindacati confederali come rappresentanti dei lavoratori.

Giugno 2005 - alla CGIL si tiene un incontro per parlare della situazione di Atesia. Ai lavoratori del Collettivo viene impedito anche di ascoltare e vengono cacciati. Campagna 119 Tim. Le out imposte da Atesia, in seguito alla mobilitazione vengono rese facoltative.

14 Luglio 2005 - prime riunioni sindacali in cui vengono presentati i contratti di inserimento come garanzia di assunzione; compatto rifiuto da parte dei lavoratori. Rosario Strazzullo, segretario nazionale SLC CGIL, nega la possibilità che almeno un lavoratore assista agli incontri con l’Azienda (“non siamo i vostri postini, non siamo tenuti a portare la vostre richieste all’Azienda”).

Luglio 2005 - Le tim out vengono sospese per 2 settimane, con il complice silenzio dei sindacati. 800 lavoratori rimangono senza lavoro. Il collettivo si mobilita e viene accusato di allarmismo e terrorismo psicologico. Attualmente alle out lavorano 150 persone…

Luglio 2005 - licenziamento/provocazione deciso di comune accordo fra sindacati e azienda contro quattro componenti del Collettivo PrecariAtesia, colpevoli di aver «interrotto il lavoro» per indire un’assemblea sindacale. CGIL Nidil, CISL, UIL con un volantino indicavano la presenza di “elementi” prezzolati dall’azienda e gli stessi vengono licenziati… Forte la mobilitazione di risposta a questi licenziamenti. Nasce la cassa di resistenza dei PrecariAtesia e parte un esposto all’Ispettorato del Lavoro sulla natura lavorativa all’interno di Atesia e sul rispetto della legge 626.

15 settembre 2005 - sciopero con assemblea permanente indetto dal Collettivo con adesione del 70%. Segue la mossa della direzione che propone 550 contratti di «inserimento» a livello individuale e con una clausola che annulla ogni vertenza pendente.

Settembre 2005 - Allo scadere dei Co.Co.Co. non viene applicato l’accordo e non vengono fatte firmare le liberatorie alle circa 110 persone che hanno scelto di firmare i contratti di inserimento.

3 novembre 2005 - occupato il consiglio comunale di Roma per denunciare la complicità con gli interessi di Tripi. In questa occasione consiglieri e assessori assumono l’impegno di convocare entro 2 settimane un tavolo di confronto. Cosa che resta lettera morta.

25 novembre 2005 - in occasione del corteo per lo sciopero generale dei Cobas, dopo un picchetto all’azienda, un centinaio di lavoratori di Atesia ed altre realtà occupano nuovamente il palazzo comunale, ottenendo la convocazione di un tavolo di confronto istituzionale per il 6/12/05.

2/3 dicembre 2005 - le Aziende di Telecomunicazioni e i sindacati confederali di Categoria sottoscrivono il nuovo CCNL. Aumenti salariali irrisori, precarietà e Legge 30, nessun miglioramento normativo, nessun vincolo alle aziende per le modifiche degli orari di lavoro, introduzione del CCNL anche per le società informatiche (che passano dal Metalmeccanico alle Telecomunicazioni), piena discrezionalità aziendale per i passaggi di livello, peggioramenti per il godimento delle ferie e dei permessi individuali.

6 dicembre 2005 - la Regione, Atesia e i sindacati non si presentano al tavolo di confronto; si vedranno poi alla Federcomin (quindi negli uffici di Tripi), lontano da occhi ed orecchie indiscrete. I comunicati parlano di una rottura delle trattative causate da posizioni inconciliabili.

Dicembre 2005 - Cgil, Cisl, Uil organizzano un referendum in cui viene presentata solo la loro piattaforma (per la maggioranza dei lavoratori sono previste solo 4 ore lavorative). Lo spoglio ed il controllo viene fatto tutto in casa (loro). Dichiarano che ha vinto la piattaforma da loro proposta…

2006 - Pompeo Scopino, Rsa Nidil- Cgil, assicura tutti: avremo tutti contratti stabili, mense, asili nido aziendali, buoni pasto.

Gennaio 2006 - si estende la lotta in tutto il gruppo COS; presidio di tutti i lavoratori. In Atesia viene attivata la commessa dell’Istat. Dura 4 anni, i contratti ai collaboratori scadono a settembre…

Febbraio 2006 - Salvatore, uno dei PrecariAtesia, vede rescisso in maniera unilaterale il suo contratto di collaborazione. Dopo solo un anno da quando Tripi l’ha acquisita, XCOS viene chiusa. 36 persone con contratto a tempo indeterminato vengono licenziate e non ricollocate in un gruppo con 15.000 lavoratori. Viene approvato (nonostante nelle società non ci sia stato un solo voto favorevole) il nuovo contratto di categoria che introduce l’apprendistato professionalizzante, l’inserimento e nessun limite all’utilizzo dei LAP. Con questo contratto CGIL, CISL, UIL scavalcano la Regione, cui spettavano i compiti di controllo ed approvazione, ed impongono l’applicazione delle Legge 30 a cui si dichiarano contrari. A 4500 lavoratori precari viene impedito di votare un contratto che li riguarda e li riguarderà.

24 febbraio 2006 - Collettivo PrecariAtesia indice uno sciopero. Per la prima volta partecipano anche i dipendenti a tempo indeterminato.

Marzo 2006 - a Milano, si tiene un incontro sull’emergenza licenziamenti “politici” eseguiti dalle aziende con mandanti sindacali. Partecipano anche il collettivo PrecariAtesia e lavoratori call center di Napoli e Palermo. Si terranno altri incontri in vista di una manifestazione nazionale. Tre lavoratrici a progetto vengono licenziate in tronco dalla Team Promotion; presidio alla Team Promotion per ottenere l’immediato reintegro a cui seguirà una manifestazione cittadina contro la precarietà.

13 aprile 2006 - accordo tra Atesia e sindacati che prevede entro ottobre 2006 quasi 170 contratti a tempo indeterminato, 110 apprendistati, 435 inserimenti per 18 mesi ed un esubero di circa mille unità. L’accordo verrà dichiarato illegittimo dall’Ispettorato del Lavoro e non riescono ad applicarlo.

12 maggio 2006 - alta è l’adesione allo sciopero e al corteo dei lavoratori di Atesia.

26 maggio 2006 - convocazione per il rinnovo dei contratti; viene annunciato il licenziamento di molti lavoratori, tra cui gli appartenenti al Collettivo. Picchetto e assemblea davanti agli ingressi.

31 maggio 2006 - licenziamento di circa 400 lavoratori/trici al 31 di maggio, effettuati nella forma di mancati rinnovi contrattuali.

1 giugno 2006 – i lavoratori Atesia indicono la “festa dei licenziati” con sciopero (a partecipazione pressoché totale) per l’intera giornata e un’assemblea permanente davanti ai cancelli. Partecipano delegazioni di altre aziende, di gruppi autorganizzati e di sindacati di base (lavoratori e lavoratrici di Telecom, Aci informatica, Telecontact, operatori sociali, pubblico impiego,scuola, sanità, operai della Fiat-Alfa Romeo di Pomigliano d’arco e Arese e le strutture di Confederazione Cobas, Slai cobas, A.C.C.C.P., c.s.o.a. IPO’, EX-51 e Macchia rossa. L.R.O. Gatto selvaggio, Coop. Militant, CLARO, COCITTOS, oltre a singoli compagni e compagne). L’azienda chiede più volte che venga caricato il presidio, ma l’azione repressiva fallisce. Quando inizia a sciogliersi il presidio, l’azienda è costretta a mettere in “libertà” i circa trenta crumiri e tenta di trasformare una splendida giornata di lotta in una serrata, dichiarando di non sapere quando avrebbe riaperto i cancelli.

9 giugno 2006 - nuovo presidio dei PrecariAtesia sotto il ministero del lavoro. Non vengono ricevuti da Damiano che chiede l’intervento della polizia. Il presidio viene caricato, ma i lavoratori non desistono e il ministro viene costretto ad una mediazione. Vengono ricevuti dalla sottosegretaria del PRC Rosa Rinaldi (solo chiacchiere).

Luglio 2006 - Iniziano i lavori per la costruzione di un’assemblea nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori dei call center prevista per settembre.

22 agosto 2006 - l’ispettorato provinciale del lavoro termina l’indagine, riconoscendo la natura subordinata del rapporto di lavoro, l’assunzione di tutti i lavoratori a tempo indeterminato e il pagamento di tutto il pregresso (vedi verbale presente sul sito http://precariatesia.altervista.org). Ne parlano tutti i giornali e telegiornali. Parte la risposta aziendale. Tripi chiede ai soci di Confindustria del suo settore di esercitare azioni di lobby. Invia una richiesta di aiuto a 7 ministri del governo Prodi.

9 settembre 2006 - Assemblea nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori dei call center a Roma, che conferma la volontà di avviare/continuare il percorso di una campagna nazionale contro la precarizzazione, la legge TREU, la legge 30 e le politiche di taglio ai servizi sociali. I punti della piattaforma unitaria sono: trasformazione di tutti i contratti precari in contratti a tempo indeterminato full-time; riduzione degli orari di lavoro a parità di salario; organizzazione dei turni e dei tempi al fine di migliorare le condizioni di lavoro; riconoscimento del carattere usurante del lavoro nei call center; inquadramenti adeguati alla professionalità acquisita e all’anzianità; blocco dei processi di esternalizzazione e di precarizzazione del lavoro; reintegro di tutte le lavoratrici e i lavoratori licenziati.

13 settembre 2006 - Il Collettivo PrecariAtesia e l’Assemblea Coordinata e Continuativa Contro la Precarietà interrompono il dibattito su “lavoro e sviluppo” alla festa nazionale della “Rinascita”, di cui erano protagonisti il ministro del lavoro Damiano ed il segretario nazionale dell CGIL Epifani.

29 settembre 2006 - manifestazione nazionale a Roma delle lavoratrici e dei lavoratori dei call center.

4 ottobre 2006 - la finanziaria, nelle “misure sulla stabilizzazione”, prevede un condono per tutti i reati in cambio di assunzioni di tipo subordinato (quindi anche a tempo determinato o forme come l’apprendistato). Il tutto previo un accordo sindacale e la firma della liberatoria, ovvero la rinuncia a tutti i diritti pregressi da parte dei lavoratori: si aiutano gli amici (Tripi finanzia Prodi e Veltroni) e si recupera il ruolo del sindacato. Damiano e il governo si vantano di aver fatto assumere 6500 unità in tutto il gruppo Almaviva (proprietario di Atesia). I lavoratori guadagneranno 550 euro al mese, avranno turni sull’arco delle 24 h e dovranno rinunciare a tutto il pregresso. Appena 4 giorni dopo l’uscita della finanziaria (che sarebbe stata votata due mesi e mezzo dopo) Confederali, Confindustria e Governo firmano l’avviso comune nel quale si pongono le basi per gli accordi da applicare nelle singole aziende.

27 ottobre 2006 - sciopero e assemblea davanti alla sede dell’azienda.

4 novembre 2006 – il collettivo PrecariAtesia partecipa in maniera critica al corteo contro la precarietà e contesta in piazza la CGIL e Rifondazione Comunista.

13 novembre 2006 - il collettivo occupa la sede nazionale della CGIL dove si svolge il direttivo. Epifani riceve i lavoratori che chiedono il ritiro della firma dall’avviso comune. Epifani cerca di dimostrare l’indimostrabile, ossia che il comportamento del sindacato è favorevole ai lavoratori.

13 dicembre 2006 - accordo firmato da sindacati ed azienda; prevede la stabilizzazione entro il 2007 che riguarderà 4000 lavoratori inbound e 2500 in attività mista, con l’assunzione a tempo indeterminato part-time a 4 ore al terzo livello del contratto delle Tlc. Atesia prometteva di assumere tutti i suoi dipendenti attuali con contratti a tempo indeterminato, che sono in realtà dei part-time orizzontali con disponibilità oraria totalmente flessibile. Manifesto e Liberazione lodano l’accordo.

21/22 dicembre 2006 - si svolge in Atesia, organizzato dalla CGIL, il referendum (60% di NO contro il 40% di SI) che si risolve in un chiaro No dei lavoratori alle modalità di applicazione dell’accordo (550 euro di salario, su turni h24 e rinuncia a tutto il pregresso con la firma della liberatoria).

19 gennaio 2007 - dopo le assemblee delle lavoratrici e dei lavoratori, in Atesia è indetta una giornata di sciopero per rispondere al licenziamento di quattro lavoratrici a tempo indeterminato e per ribadire il no all’accordo-truffa firmato da azienda e sindacati confederali. L’adesione raggiunge il 90%.

5 febbraio 2007 - manifestazione nazionale a Roma, con la partecipazione di 500/600 operatori dei call center.

13 e 26 febbraio 2007 - assemblee dei lavoratori e delle lavoratrici nel piazzale antistante Atesia.

Per una cronologia più completa delle lotte dei lavoratori dei call center, rimandiamo al sito www.senzacensura.org



http://www.senzacensura.org/