SENZA CENSURA N.22
marzo 2007
Dichiarazione di Avni Er
Dichiarazione fatta dal compagno turco nel corso del processo di primo grado recentemente svoltosi a Perugia
Il 1° aprile del 2004 sono stato arrestato a
Perugia con Nazan Ercan. Sono ormai 25 mesi che siamo detenuti. Il nostro
arresto è stato trasformato in un vero e proprio evento mediatico. Siamo stati
tacciati di essere “kamikaze turchi” e “mine vaganti” dalla stampa italiana.
Affermazioni, queste, assolutamente infondate ed assurde, atte solamente ad
isolarci dal resto del mondo.
Perché siamo stati arrestati ed isolati?
Il nostro arresto fa parte di una strategia pianificata dal regime fascista in
Turchia, con la collaborazione dell’Italia e di altri paesi europei in quanto i
rapporti economici con il nostro Paese sono fondamentali al mercato della UE.
Infatti l’Italia intrattiene rapporti economici con la Turchia per circa 7,1
miliardi di dollari, piazzandosi al secondo posto per importanza dopo la
Germania, grazie anche alla presenza di grandi compagnie dell’industria italiana
(all’incirca 200) come la FIAT, la Pirelli, l’ENI, la TIM e la Bialetti ed in
particolar modo anche con l’industria bellica. Inoltre le Forze Armate turche
non detengono solo un potere militare bensì anche economico.
Quindi gli interessi prioritari della Comunità Europea non riguardano,
evidentemente, i diritti umani ma quelli esclusivamente economici.
Ultimamente, soprattutto da quando è in atto la negoziazione dell’annessione
all’Europa, ci viene sottolineato come un ritornello il presunto processo di
democratizzazione dello Stato turco nonostante, nella realtà, i diritti umani e
le elementari regole di democrazia siano violate sistematicamente in un
crescendo di azioni repressive.
Amiamo il nostro paese più di quanto lo amino coloro che lo governano, ma coloro
che si oppongono al regime, che difendono i diritti umani, che aspirano
all’uguaglianza ed alla giustizia sociale, alla libertà ed all’indipendenza sono
da sempre perseguitati e schiacciati dalle Forze Militari.
Dozzine di pubblicazioni ispirate a ideali di uguaglianza, giustizia ed
indipendenza vengono confiscate e censurate. Centinaia di rivoluzionari e
democratici sono uccisi nelle strade, imprigionati, sequestrati e torturati.
Innumerevoli curdi sono stati torturati solo per aver rivendicato le proprie
origini e la propria lingua.
Conoscete le bellezze del nostro Paese mediterraneo, le sue spiaggie, i suoi
mari, la ricca gastronomia… Un vero e proprio paradiso vacanziero di cui vengono
nascoste le realtà, quali la povertà e la fame sofferte da 20 milioni di
cittadini del mio paese. Noi apparteniamo a loro.
Siete mai stati svegliati dal rumore di un carro-armato? Avete mai subito
un’irruzione di polizia, armi in pugno, nella vostra casa e sentito le raffiche
dei proiettili? Siete mai stati testimoni di torture collettive? Avete mai fatto
da bersaglio durante una manifestazione autorizzata come quelle dell’8 marzo o
del 1° maggio?
Siete mai stati testimoni di assalti nelle prigioni, da parte delle Forze
Militari, in cui decine e decine di detenuti vengono bruciati vivi e mutilati
mentre i loro torturatori hanno stampato sul loro volto un ghigno?
Avete idea di cosa significhi vivere in uno Stato che permette ai “cacciatori di
teste” fascisti di collezionare trofei consistenti in parti mutilate del corpo
umano dei rivoluzionari che lottano per l’indipendenza e l’uguaglianza del loro
paese?
Questo è il vero volto della Turchia che non volete vedere. La realtà del nostro
Paese è quella di essere governato dalle Forze Armate fasciste che usano il
Parlamento e la “democrazia” come una maschera, costringendo tutti a credere
alle loro favole.
Questo è il Paese in cui viviamo.
Noi diamo voce, in Europa, alla gente oppressa dalla Turchia ed ai prigionieri
politici che subiscono dall’anno 2000 un regime d’isolamento carcerario.
Il 19 dicembre del 2000 i detenuti sono stati torturati, uccisi, bruciati vivi:
28 prigionieri politici hanno perso la vita in questo modo. Inoltre
l’alimentazione forzata, eseguita su 600 prigionieri, è causa di malattia che
danneggia la memoria. Ciò nonostante i detenuti hanno resistito ribadendo la
loro volontà e proseguendo lo sciopero della fame ad oltranza.
Dopo il 1° aprile, giorno del nostro arresto, sono state perquisite, in effetti,
esclusivamente sedi rappresentative di associazioni democratiche ed uffici
stampa. Questa operazione è servita, quindi, solo a creare un clima di terrore
nei nostri confronti.
Ovviamente, in Turchia vige il terrore perpetrato dallo Stato che perseguita,
sequestra, tortura, uccide, brucia e distrugge. Dall’altra parte ci sono le
forze del popolo e quelle rivoluzionarie le quali resistono allo Stato
terrorista. La loro lotta contro il fascismo e l’imperialismo è legittima in
quanto mira ad affermare la sovranità popolare, la democrazia, l’uguaglianza e
la giustizia. Lottano contro lo Stato che vuole schiavizzare il credo e il
pensiero dei prigionieri politici, la loro resistenza va avanti da sei anni con
incredibile abnegazione nonostante la debilitazione dei loro corpi. Ad oggi 122
prigionieri hanno perso la vita.
L’operazione del 1° aprile è un tentativo di soffocare la resistenza in Turchia
ed in Europa. Falsi indizi sono stati usati dalla polizia turca per arrestare e
condannare i militanti. Finalmente, però, la non veridicità delle loro accuse è
emersa ed ha fatto si che tutti gli arrestati siano stati rilasciati per cui,
delle 100 persone arrestate, nessuna è ancora detenuta. Ciò dimostra quanto sia
facile essere accusati, puniti, isolati e condannati erroneamente.
Lottare contro un tale regime terrorista è decisamente un legittimo diritto del
popolo.
L’Italia non può dimenticare la Resistenza contro il fascismo durante la II
Guerra Mondiale per cui il vostro ruolo dovrebbe essere quello di giudicare il
regime fascista turco. Infatti dovrebbe essere un dovere dell’umanità chiedere
conto, allo Stato turco, delle sue responsabilità circa i tanti crimini
commessi. Nonché pretendere di sapere cosa è accaduto alle persone scomparse
vittime della repressione. Giudicandoci colpevoli vi assocereste al regime
fascista turco.
Non siate suoi complici.