SENZA CENSURA N.21
novembre 2006
Come Hezbollah ha spiazzato Tsahal
Quello che non dicono i “media occidentali” su una guerra che è stata tutt’altro che un successo militare israeliano. Il “nuovo Medio Oriente” può ancora attendere...
di Giancarlo Chetoni
mercoledì, 06 settembre 2006
[tratto da http://www.aljazira.it]
Se la percezione del suicidio di immagine, registrato da “Israele” con la guerra
di aggressione al Libano, è immediata e senza appello a partire dai
bombardamenti aerei su Beirut passando per la strage di Qana e finendo con la
semina dei contenitori a grappolo sulle macerie dei villaggi colpiti (72 ore
prima del “cessate il fuoco”, per rallentare l’opera di ricostruzione e colpire
le popolazioni locali), è rimasta totalmente in ombra la dimensione e la
profondità del K.O. subito a livello militare da Tsahal nello scontro con
Hezbollah nel territorio della ‘Fascia Sud’.
Per facilità partiremo dalle immagini passate centinaia di volte sui media per
celebrare la potenza di fuoco di “Israele”, al ritmo - come si è voluto
sostenere - di “1 colpo al minuto”: i semoventi d’artiglieria da 155 mm
inquadrati sul terreno dalle telecamere, a gruppi di 8-10 unità in azione
isolata o congiunta di fuoco con centinaia di proiettili allineati e serventi di
pezzo, affaccendati a trasportare all’interno dei mezzi corazzati anche le
cariche di lancio (contenitori cilindrici di colore bianco con polvere nera).
Saltando molte nozioni balistiche occorre sapere che il tiro di artiglieria è
stato, in occasione di tutte le riprese televisive osservate, sempre ad alzo
45°, o giù di lì, alla massima gittata, mirato quindi sui villaggi e sulle città
abbandonate dai profughi, per produrre più danni possibili ai centri abitati con
l’obiettivo di fare terra bruciata al ritorno delle popolazioni locali
colpevoli, nella logica di Tsahal, di appoggiare la struttura militare di
Hezbollah.
Verrebbe da notare che “azioni belliche” dirette intenzionalmente contro
villaggi, città e residenti sono nel diritto internazionale classificate come
“crimini di guerra”.
In queste condizioni il fuoco di batteria è stato corretto sui dati della
ricognizione aerea di zona che indica i livelli di distruzioni via via raggiunti
sul terreno, per passare poi, secondo le priorità dei comandi di Tsahal, ad
altri bersagli “paganti”.
Saltando problemi di effetto temperatura sulle anime dei cannoni, di umidità
variabile delle cariche di lancio ed altro, si può affermare con tranquillità
che sparare proiettili da 155 mm a distanze di 8-10 km può avere come obiettivo
tattico solo bersagli civili di grosse dimensioni più che centri nemici di
“punto” come posizioni fortificate di retrolinea o postazioni mobili di razzi
Hezbollah.
Per capire l’usura e i costi di questo fuoco di artiglieria basterà pensare che
l’interno dell’affusto del semovente dove scorre il proiettile spinto dalla
carica di lancio, dopo 600-700 colpi deve essere completamente riallineato per
mantenere l’efficienza della pressione di spinta, e dopo altri 400-500 colpi
sostituito con costi altissimi.
Per quanto possa sembrare paradossale, la guerra di aggressione aerea, terrestre
e navale al Libano è finita per costare ad “Israele” 6.8 miliardi di dollari,
1.7 miliardi di dollari in più di quanto occorrerà al Libano per ricostruire la
sua economia e le sue infrastrutture. Queste indicazioni di spesa sono state
rilevate dal quotidiano “New Yorker”, organo del Partito Comunista Americano,
sul calcolo presunto dei costi per la “Israele Air Force” di 250 aerei F 15 e F
16 in azione di bombardamento per oltre un mese sul Libano, conteggiando uso del
personale, i consumi dal carburante avio, fino al trasporto al bersaglio di 2
bombe da 500 pound ad ogni missione sugli obbiettivi in Libano, il reintegro del
materiale militare andato distrutto, la mobilitazione di 40.000 riservisti, gli
oneri di ricostruzione in Alta Galilea e il fermo dell’economia su 2/5 del
territorio del “Paese”.
Dal 1973 “Israele” ha ricevuto dagli USA linee di finanziamento, per acquisti
militari, e crediti a fondo perduto per migliaia di miliardi di dollari.
Dopo la ritirata con la coda tra le gambe di Tsahal del 2000 dalla fascia a
ridosso del confine “israelo”-libanese, Hezbollah ha costruito con l’assistenza
di ingegneri militari migliaia di case isolate o a gruppi sui costoni delle
colline, a ridosso di posizioni dominanti le vallate, disseminando il terreno di
altrettante costruzioni che definiremo “falsi bersagli”.
Bersagli con le apparenze di fortini o di posizioni di osservazione. Con una
particolarità. I capisaldi di difesa di Hezbollah sono stati costruiti invece
con percentuali maggiorate di tondini di ferro, tetti orizzontali e solai in
cemento spessorato.
In queste condizioni, le strutture portanti non collassano a sfoglia, ma
rimangono in equilibrio precario senza seppellire sotto le macerie il piano
terra. Sotto le fondamenta, in ordine sparso, sono stati costruiti dei rifugi
antiaerei con più vie di fuga per l’esterno, su terreno libero. Hezbollah,
coprendosi con un ombrello di “cemento armato” sulla testa, spesso a più piani,
ha parzializzato gli effetti del bombardamento aereo con bombe a caduta libera
da 350-500 pounds sganciate dagli F 16 e reso del tutto inoffensivo il tiro
razzi aria-terra degli Apache e quello diretto, dei Merkava, da 120 mm capsulati.
Dal momento che un’abitazione del villaggio per essere approntata richiede gli
stessi materiali per la costruzione di un bunker, a partire dallo sterro per la
colata di cemento delle fondamenta, la ricognizione aerea e satellitare di
Tsahal non è riuscita portare a termine una mappatura affidabile che
distinguesse costruzioni “normali” da quelle con strutture ispessite e interrate
da adibire a ricovero e protezione per i militanti di Hezbollah.
L’unico elemento che avrebbe potuto far distinguere a “Israele” l’obiettivo
“vero” da quello “falso” con la ricognizione satellitare e aerea di zona era
mantenere la contabilità aggiornata del numero dei viaggi delle betoniere
costruzione per costruzione. Impresa pressoché impossibile che ha mandato, di
fatto, a vuoto qualsiasi tentativo di osservazione e di classificazione dei
bersagli da colpire, ammesso che sia possibile un bombardamento selettivo in
grado di distruggere con precisione un bersaglio ed escluderne un altro con jets
che spuntano velocità a media quota di 0.7-0.8 mach e che operano in condizioni
di passaggio diretto sul bersaglio lanciando in sequenza di shaff alluminio
magnesio per eludere la corsa a bersaglio di missili terra-aria Strela.
Tutte le strade di accesso ai villaggi, poco più che strade sterrate, costruite
su tornanti “allungati”, sono state predisposte per interrare esplosivo plastico
o posizionare cariche ai lati delle “strade”.
Il bombardamento aereo sulle strutture meno resistenti ha prodotto cumuli di
macerie che sono state poi utilizzate da Hezbollah come centri di fuoco dotati
di armi anticarro di grande precisione come i Kornet-E, con gittate, di giorno,
oltre i 4.500 mt e una possibilità di perforazione di lastre d’acciaio di 1.200
mm, mentre nel combattimento ravvicinato il Partito di Dio ha usato gli RPG 39
con 500 mt di gittata anche come arma antipersona contro Tsahal.
Il trasporto dei materiali edili per la fasciatura delle strutture in cemento
armato ha permesso ad Hezbollah di trasportare a destinazione, sfuggendo anche
qui alla ricognizione aerea e satellitare, esplosivi, mine anticarro, munizioni
e armi leggere AK 47 e mitragliatrici AKM.
Per eludere e mandare a vuoto la ricerca aerea all’infrarosso, i nuclei di
Nasrallah che operavano allo scoperto durante le ore notturne erano dotati di
tute termiche di colore nero.
Il completamento di migliaia di abitazioni, dal 2000 al 2006, in aggiunta a
quelle già esistenti, ha portato a un’efficace utilizzazione militare di queste
strutture da parte di Hezbollah nel contrasto alla guerra di aggressione di
Olmert e di “Israele”.
Gli appartamenti completati sono stati occupati dai combattenti del partito di
Dio e dalle loro famiglie rinforzando un sistema di avvistamento e di allerta -
specie nella fascia immediatamente a ridosso del confine, nei periodi precedenti
l’aggressione di “Israele” - di grande efficienza, 24 ore su 24. Niente di
quello che succedeva nell’area è sfuggito alla Milizia di Nasrallah.
Le strutture abbandonate sotto la pressione aerea nei villaggi a ridosso del
confine, già minate, sono state fatte detonare a distanza da Hezbollah tutte le
volte che un plotone o un unità di terra di Tsahal ne ha preso possesso. In più
casi, l’utilizzo delle coperture ha portato all’annientamento di unità
combattenti che avevano trovato rifugio all’interno delle stesse. Tsahal ha
dovuto registrare la perdita di oltre 50 uomini prima di dover alloggiare
all’aperto o in tenda i riservisti della fanteria esplorante.
Le perdite di Tsahal fin dai primi giorni dell’attacco via terra alla ‘Fascia
Sud’ del Libano sono state ingenti. Sulla direttrice di attacco di Bint-Jbeil e
Marun al-Ras, due villaggi a ridosso del confine, le forze corazzate di
“Israele”, accompagnate da fanteria esplorante e da ricognizione blindata, hanno
incontrato una forte resistenza.
I progressi sul terreno non hanno mai raggiunto profondità superiore a 1-3 km,
mentre il controllo della zona, dopo una settimana, era ancora estremamente
precario. La mobilità dei nuclei di Hezbollah, composti da unità di 7-8
combattenti armati di lanciarazzi e armi leggere, ha colto completamente di
sorpresa lo stato maggiore di “Israele”.
Respinto l’attacco delle unità di élite di Tsahal che sono state ritirate dal
campo con forti perdite, Hezbollah ha contenuto prima e contrastato poi con
successo, in condizioni di inferiorità numerica di 1 a 10, la Brigata Golani e i
battaglioni della Riserva della Israel Defence Force.
Per il Generale Halutz e il suo Stato maggiore il comportamento in battaglia
delle Forze della Riserva è stato deludente. Per la prima volta nella “storia”
di “Israele” l’assemblaggio sul campo di impiegati, operai dei kibbutz,
universitari, professionisti e studenti delle scuole rabbiniche ha prodotto
incertezze operative ed evidenziato larghi strati di demotivazione al
combattimento.
Nel momento più intenso degli scontri, Hezbollah ha avuto sul campo 700 uomini.
Lo schieramento sul campo di Tsahal è stato tardivo e organizzato in condizioni
di emergenza operativa rivelando crepe in coordinamento e logistica.
La mancanza di strade asfaltate ha reso problematico l’avanzamento dei carri da
battaglia Merkava, costretti ad operare, proceduti da bulldozer, su percorsi
accidentati e minati, esposti a contrattacchi anticarro di Hezbollah in zone
rocciose a macchia mediterranea.
Un ambiente che ha offerto ottime capacità di mimetizzazione, appostamento e vie
di fuga alla Milizia di Nasrallah, consentendole di limitare i caduti a qualche
decina di uomini.
L’uso di formazioni di carri armati in colonna a quote collinari contraddistinte
da vie di transito a scarsa carreggiata, sterrate, a tornanti lunghi, e da
passaggi obbligati si è rivelato, e non poteva essere diversamente, un handicap
strategico.
Le perdite di Tsahal al “cessate il fuoco”, in mezzi corazzati e blindati,
possono essere riassunte in un numero non inferiore a 200 (duecento).
Le conferme sono arrivate da Victor Litovkin, un esperto militare di Ria Novosti,
una delle più accreditate agenzie di stampa di Mosca. Ex ufficiale dell’Armata
Sovietica, Litovkin può vantare, oltre a una riconosciuta serietà
internazionale, un’ottima preparazione militare nel settore.
La sua relazione per “Reseau Voltaire” ha contabilizzato in 400 caduti e in
oltre 1.000 feriti le perdite complessive di Tsahal nella ‘Fascia Sud’ del
Libano. Da ricordare che i Merkava, come qualsiasi altro blindato, hanno un
equipaggio formato da un conduttore, un armiere e un avvistatore capocarro.
Le azioni in profondità nella valle della Beqaa di commando di Tsahal alla
ricerca e alla cattura, come è stato detto, di esponenti di primo piano di
Hezbollah, e alla distruzione di depositi di razzi, si sono concluse con
clamorosi e ripetuti insuccessi tattici.
Le forze elitrasportate di “Israele” sono state scoperte nelle fasi di
trasferimento, attese e contrastate, ogni volta, duramente sul terreno da
Hezbollah. Il ripiegamento dei commando è stato possibile solo con una forte
copertura aerea.
La spiegazione va ricercata più che nella qualità professionale delle forze di
Tsahal in una condizione di riequilibrio tecnologico sul terreno
nell’avvistamento (satellitare dell’Iran?), radar (Siria?), nel probabile uso di
U.A.V. (aerei senza pilota) e di un’efficiente comunicazione a terra di
Hezbollah. Sull’intera ‘Fascia sud’ che va dal mare con una profondità di 8-10
km fino alle Fattorie di Shebaa, all’altezza del Golan e al fiume Litani,
“Israele”, nell’ultima settimana prima del “cessate il fuoco”, ha operato più
puntate di penetrazione, con fanteria a piedi, appoggiata da ricognizioni di
Apache e appoggio di F 16 solo su direttrici di fondovalle sgombre da villaggi,
città e posizioni fortificate di Hezbollah, con l’obbiettivo di tenere sotto
controllo più terreno possibile.
In queste condizioni, le linee di rifornimento di Tsahal si sono allungate fino
al punto di non poter assicurare un’assistenza logistica e alimentare adeguata
agli “scarponi” che aveva sul terreno, lasciandosi alle spalle e ai fianchi
posizioni fisse e mobili di Hezbollah a qualche km di distanza. Una situazione
tattica come, si può percepire, debole e sopportabile per tempi limitati.
Un altro aspetto da mettere in evidenza è stato il fallimento pressoché completo
della Israel Defence Force nella distruzione di postazioni fisse e mobili di
Hezbollah.
Il numero dei colpi piovuti dal Libano sull’Alta Galilea nell’arco di 3
settimane non ha subito interruzioni, a riprova della scarsa o nulla efficacia
dell’azione d’individuazione e di distruzione dei punti e delle strutture di
lancio di Hezbollah da parte dell’aviazione con la stella di David.
Si calcola che “Israele” sia stato colpito da oltre 4.500 razzi, di cui alcune
decine (60?) sono andati a bersaglio sulla città portuale di Haifa producendo
danni di qualche entità a impianti industriali della zona.
Lo schieramento di batterie antimissile Patriot non ha sortito alcun effetto
limitante. Non si è avuta notizia di lanci da parte di Tsahal contro razzi in
arrivo sul territorio di “Israele”.
L’approntamento dei Patriot, con ogni probabilità, doveva servire a intercettare
missili a maggior gittata e con tempi di percorrenza in volo più lunghi.
Il raggio d’azione di Hezbollah, con l’uso di razzi da 122 mm e 230 mm, è
arrivato a 13 km con i Fajr, e ai 25-35 dei BM 21 e 31 lanciati da postazioni
mobili sostenute durante le ore di luce da un’ottima mimetizzazione naturale e
artificiale.
Postazioni carrate che dopo i lanci da rampe multicanna venivano opportunamente
spostate sul terreno per non lasciare bersagli fissi ai jets di “Israele”.
Le rampe di lancio, lasciando una coda termica e una scia di fumo, permettono
una rilevazione all’infrarosso e di immagini satellitari e la trasmissione di
coordinate a terra e in volo, che possono portare alla distruzione delle rampe.
In più occasioni Hezbollah ha dato prova di disporre anche di un arsenale più
agguerrito di quello usato sul campo come risposta all’aggressione di Tsahal al
Libano. Si sono avute infatti notizie di singoli lanci Hezbollah che hanno
raggiunto aree prossime alla città di Hadera e alla Cisgiordania Occupata con
portate di tiro sui 70 km.
Un altro devastante insuccesso “Israele” l’ha incassato sul mare. La sua Marina
da Guerra è uscita dal confronto con Hezbollah annientata per oltre metà della
sua capacità bellica. Le perdite del personale imbarcato, per quanto difficili
da quantificare nei numeri, sono state, come a terra, molto elevate.
L’affondamento al largo di Beirut e di Tiro di 3 modernissime unità capoclasse
portaelicotteri, corvette da 850 tonnellate SAAR 5 con profili di coperta
stealth, di fornitura Ingoold-USA e di una cannoniera SAAR 4.5 ad opera di
batterie costiere di missili antinave C 801-2 di Hezbollah, ha finito per dare
risultati e significati diversi al confronto “Israele“-Libano da quello
inizialmente sperato dall’Amministrazione Bush e messo in piedi con una guerra
di aggressione dal governo Olmert.
La spallata auspicata dall’Amministrazione USA per la creazione di un “nuovo
Medio Oriente“ si è rivelata un colpo lanciato nel vuoto che rafforza la
capacità politica, militare e di immagine di Hezbollah e del Governo Siniora nel
Medio Oriente e nel Golfo Persico, rafforzando il potere contrattuale di Siria e
Iran.
L’America e “Israele” dovranno, in forza dei risultati raccolti sul campo,
rivedere in profondità la loro strategia militare e, allo stesso tempo,
ridimensionare molte delle ambizioni politiche e strategiche che coltivavano
nella Regione.