Annahj Addimocrati
e la PADS, due partiti della sinistra radicale marocchina, hanno organizzato
un sit-in riuscito dinanzi al Parlamento (Rabat- Marocco).
Questa iniziativa, sostenuta dalla AMDH (associazione marocchina per i
diritti umani), ha visto la partecipazione massiccia di militanti
anti-imperialisti, di difensori dei diritti umani e di sindacalisti.
Infatti, la NATO, organo d’aggressione imperialista, inizia ad interessarsi
alla sua estensione verso la riva sud del Mediterraneo dal 1999, data nella
quale quest’organizzazione militare, sotto il truffatore imperialismo
americano, ha cambiato la sua vecchia strategia di “difesa” a favore di
un’altra: la strategia offensiva e d’aggressione.
(…) Dopo la caduta del muro di Berlino e l’adesione della Polonia alla NATO
nel 1999, la Casa Bianca ha deciso di fare di questo “consorzio militare”,
un organo d’aggressione ed un ombrello protettivo del liberalismo selvaggio
in ricerca di mondializzazione. La prima esperienza, di questa nuova
strategia, ha visto la luce il 24 marzo 1999 in occasione dell’aggressione
contro la Yugoslavia allo scopo di “balcanizzare i balcani”, farne dei
piccoli stati vulnerabili.
Il centro di gravità della NATO inizia a muoversi dall’Europa occidentale
verso la regione denominata “Eurasia” in attesa di isolare la Russia dalla
sua sfera di influenza tradizionale e rallentare l’espansione economica
della Cina e salvaguardare la supremazia economico e militare degli USA per
alcuni decenni ancora. È dal 1999 che la NATO si interessa all’estensione
verso il Magreb, peraltro i capi di stato dell’alleanza atlantica si sono
accordati nel 1999 a Washington per approfondire e consolidare maggiormente
la collaborazione politica e di sicurezza con i paesi della riva sud del
Mediterraneo.
Gli eventi tragici di cui New York è stata sede nel settembre 2001 non sono
dunque all’origine dell’interesse dimostrato dall’imperialismo americano a
questa regione, che si trova sotto il truffatore economico e finanziario
francese da lungo tempo. Questi eventi non hanno fatto che accelerare il
processo ed hanno permesso di trovargli una parola d’ordine ingannevole: “la
lotta contro il terrorismo”. Un “terrorismo” che l’imperialismo americano si
dà il diritto di andare a cercare ovunque. In realtà, la nuova strategia
consiste nel garantirsi delle basi ovunque in attesa di proteggere gli
interessi imperialisti delocalizzati nel quadro della mondializzazione del
liberalismo selvaggio.
Dopo la «balcanizzazione dei balcani», l’ imperialismo americano ha imposto
al G8 imperialista, nel 2004, la sua nuova visione del mondo arabo e del
mondo musulmano: “Grande Medio Oriente e Africa del Nord”, regione che
andrebbe divisa in piccoli stati la cui popolazione non dovrebbe superare,
per singolo stato, qualche milione di unità. Le ragioni sono facili da
indovinare; come ha scritto l’accademico americano Michael Klare, autore del
libro “Resource Wars” (La guerra delle risorse): “Controllare l’Iraq
significa controllare il petrolio come potere piuttosto che come fonte
d’energia. Se si controlla il Golfo Persico, si controlla l’Europa, il
Giappone e la Cina.”
Rumsfield non diceva che il suo esercito d’occupazione non sarebbe
intervenuto in una guerra civile in Iraq. Nella sua politica aggressiva e di
pacificazione l’imperialismo americano avrebbe bisogno di centinaia di
migliaia di soldati per mantenere “l’ordine” fra le popolazioni dei paesi
conquistati. La NATO si occuperà di questo lavoro sporco. Zoppica di
subappalto la Forza Internazionale d’Assistenza alla Sicurezza, diretta
dall’alleanza atlantica e creata per l’occasione.
Dopo l’abbandono da parte degli americani dei loro vecchi alleati, i taliban
“soldati della libertà” ed altri anticomunisti, hanno affidato alla NATO la
pacificazione dell’Afganistan nell’agosto 2003 perché l’esercito americano
potesse concentrarsi sulla conquista del Iraq che ha cominciato nel marzo
dello stesso anno. Per potere garantire la sostituzione dell’esercito
americano in ogni paese pacificato nella regione del “Grande Medio Oriente
ed Africa del Nord”, la NATO avrebbe bisogno di centinaia di migliaia di
soldati supplementari. Del resto, la NATO non è ancora arrivata a coprire la
totalità delle province dell’Afganistan per mancanza di uomini. Quale sarà
dunque la situazione in Iraq, quando gli americani decideranno di
concentrarsi attorno ai giacimenti del petrolio in attesa di liberare le
loro forze per occuparsi di altri stati?
La riunione del consiglio della NATO a Rabat, il 5 ed il 6 aprile 2006, in
presenza della totalità dei paesi del Magreb e dell’Egitto, si è svolta
sotto la parola d’ordine ipocrita di “dialogo mediterraneo”, mentre si
tratta di una riunione che si iscrive nel quadro dell’operazione “Active
Endeavour” e che consiste nell’andare cercare il «terrorismo» dove si trova,
in mare, a terra... in Iraq. Lo scopo della riunione non è dunque il
dialogo, poiché i governi del Magreb e dell’Egitto non sono nelle condizioni
di poter dialogare. Alla loro dipendenza economica, si aggiunge il fatto che
gli americani tengono in mano i loro “islamisti moderati”, all’esempio del
PJD turco profondamente “pro Nato”, che ambiscono ai posti attualmente
occupati da dirigenti sufficientemente screditati. È dunque una riunione di
diktat del segretario generale dell’Organizzazione del trattato Atlantico
del Nord, Jaap de Hoop Scheffer, che si prepara alla sostituzione dei
soldati americani in Iraq con gli eserciti del Magreb e dell’Egitto, poiché
la caccia all’uomo, nel quadro della lotta contro “il terrorismo”, gli USA
sono capaci di condurla da soli. È dunque una riunione che prepara
un’aggressione rinnovata contro il popolo iracheno. Le realtà della sinistra
radicale Annahj addimocrati marocchina (via democratica, http://annahjaddimocrati.org/fr)
e la realtà dell’avanguardia democratica e socialista (PADS) possono
soltanto denunciare la tenuta di questa riunione di guerra e d’aggressione
nel nostro paese.
Tratto da:
http://annahjaddimocrati.org/fr/ |