Bahar Kimyongür, portavoce
dell’Ufficio Informazione del DHKC a Bruxelles ed uno degli imputati nel
“processo DHKC” di Brugge, in Belgio, è stato arrestato in Olanda nella
notte tra il 27 e il 28 aprile, dopo che la polizia olandese lo ha fermato
in auto insieme ad un’altra persona, a circa 40 km da Amsterdam. Da lì è
stato portato nel centro di detenzione dell’aeroporto di Schilpool, con il
pretesto di un mandato di cattura internazionale. La corte belga ha
condannato Bahar Kimyongür a 4 anni di carcere ma durante il suo periodo di
appello egli era in libertà provvisoria. Non c’erano restrizioni come il
divieto di lasciare il paese.
La motivazione data per il suo arresto in Olanda è stata che la Turchia
vuole la sua estradizione e che c’era un mandato di cattura internazionale
contro di lui.
Bahar Kimyongür è stato portato davanti alla Corte dell’Aia il lunedì sera.
La Corte ha deciso che la richiesta della Turchia per l’estradizione era
formalmente corretta. Tale richiesta è stata accettata dalla Corte senza
riguardo per i dettagli. Perciò il processo è stato posticipato in modo da
discutere la richiesta per l’estradizione e Bahar è stato incarcerato. E’
stato detto che il primo processo ci sarà solo a distanza di 40 giorni.
Inoltre si è venuti a conoscenza della motivazione alla base della richiesta
della Turchia. In base a queste informazioni, lo stato turco vuole la sua
estradizione a causa di una protesta contro il vecchio Ministero Turco per
gli Affari Esteri al Parlamento Europeo di Bruxelles il 28 novembre 2000.
Gli avvocati di Kimyongür hanno insistito nel dire che tale richiesta non
era valida con una simile motivazione. Hanno inoltre aggiunto che prima di
tutto la protesta non ebbe luogo in Turchia ma in Belgio e che Bahar durante
tale avvenimento non fu nemmeno arrestato.
In secondo luogo gli avvocati hanno detto che dopo aver scoperto che la
richiesta di estradizione era stata fatta il 6 aprile 2006, hanno chiesto se
una simile richiesta era stata fatta in tempo ma non hanno ricevuto alcuna
risposta in merito. Questo episodio è stato seguito dall’arbitrarietà fin
dall’inizio ed è culminato con l’arresto. La richiesta di un paese come la
Turchia, che è noto per la sua ingiustizia nei processi, porta all’arresto
di una persona per diverse settimane. In collaborazione con i paesi europei,
lo stato turco utilizza ogni possibilità per azzittire i rivoluzionari che
mettono in luce la realtà turca.
Dall’altro lato, il Comitato belga per la Libertà di Espressione e
Organizzazione (CLEA) ha già organizzato una serie di proteste a Bruxelles,
in modo da impedire l’estradizione e per chiedere la libertà di Bahar. Nella
mattinata del 1° maggio, 90 persone si sono ritrovate di fronte al consolato
olandese con striscioni e fotografie di Bahar. L’azione è stata inoltre
sostenuta da due senatori e da un paio di insegnanti.
In un discorso, il portavoce del CLEA, Daniel Clinker ha detto: “Bahar è un
rivoluzionario. Non ha commesso alcun crimine ne’ in Belgio ne’ in Turchia.
Tutto ciò che ha fatto è stato denunciare l’aspetto assassino ed ingiusto
dello stato turco. Ma le nuove leggi antiterrorismo dipingono le azioni di
Bahar come “terroristiche” e questo è sfociato nella richiesta di
estradizione da parte della Turchia”.
L’avvocato belga Selma Benkhelifa ha dato informazioni sugli ultimi sviluppi
ed ha aggiunto: “quanto accaduto è una completa trappola. Bahar è stato
consapevolmente passato dalla polizia belga a quella olandese. Ogni fatto
accaduto ne è la prova. La relazione della polizia riguardante il suo
arresto diceva che l’auto in cui Bahar è stato trovato per caso è stata
fermata per aver superato il limite di velocità. Ma tale auto è stata
fermata da due auto della polizia civile. E la polizia non ha detto ne’ che
l’auto andava troppo forte ne’ dove è finito il conducente. Inoltre, gli
avvocati non hanno avuto alcuna informazione riguardo alla domanda di
estradizione sebbene ne avessero fatto richiesta”.
Dopo le dichiarazioni la stampa è stata fornita di documenti preparati
riguardo a questa vicenda. I membri del C.L.E.A. hanno distribuito una
petizione per l’immediato rilascio di Bahar ed hanno annunciato che le firme
raccolte sarebbero state inviate al Ministro belga per gli Affari Esteri la
sera stessa.
Nel giro di poche ore sono state raccolte 830 firme a diverse iniziative del
primo maggio ed è stata fatta informazione attraverso la distribuzione di
volantini sulla vicenda.
Nelle ore serali un gruppo di persone si è ritrovato davanti al Ministero ed
ha chiesto di poter parlare con i responsabili. Ma dal momento che la
polizia non ha consentito che l’azione durasse a lungo e poiché il
responsabile non era presente, i membri del C.L.E.A. hanno deciso di inviare
le firme un altro giorno ed hanno convocato un’altra riunione all’università
il giorno seguente, in modo da discutere le attività successive.
[Fonte: www.halkinsesi-tv.com - Pubblicato su
www.tayad.de/english/index.html]
La petizione del C.L.E.A. contro l’estradizione di Bahar Kimyongür, che ha
per ora raccolto circa 5.000 firme, e il cui obiettivo è di arrivare a
10.000, si può (e si deve) firmare online al sito
http://perso.wanadoo.fr/clea.be |