SENZA CENSURA N.20

luglio 2006

 

Crack Parmalat: un sito di controinformazione
www.controinformazioneparmalat.it
 

Questo sito Internet è stato creato per offrire informazioni e analisi critiche sul crack Parmalat - e sulle sue conseguenze per i lavoratori e le lavoratrici - a tutti quegli individui che non si accontentano della informazione falsa e manipolata dei mass media locali e nazionali.
In questo sito si cercherà di informare innanzitutto sulle ripercussioni semisconosciute che il crack e la conseguente ristrutturazione hanno avuto sulla situazione dei lavoratori in Italia e in America Latina, sconosciute a causa del black out informativo che da sempre circonda - prima e dopo il crollo - la situazione dei lavoratori Parmalat, grazie all’opera dei pennivendoli a libro paga dei potenti.
In secondo luogo, cercheremo di documentare le responsabilità passate e attuali della classe imprenditoriale parmigiana, la complicità e la fratellanza di sangue che da lungo tempo la lega a Calisto Tanzi, nei metodi e nei fini.
Il sito è strutturato in 6 sezioni:
La prima è sugli stabilimenti in Italia, volta a documentare il costo sociale e umano pagato dai lavoratori all’arroganza di Tanzi prima, e alla “scientifica” ristrutturazione di Bondi poi.
La seconda è sugli stabilimenti sudamericani del gruppo, in particolare Venezuela e Argentina.
La terza raccoglie materiali di analisi economica del crack, seguendo l’ipotesi che il crollo della Parmalat concentri in sé caratteri emblematici del capitalismo attuale, predatorio e distruttivo.
La quarta è sul settore non alimentare (turismo, ecc), mentre la quinta raccoglie comunicati sindacali della triplice e delle espressioni sindacali di base.
Infine la sesta sezione ancora incompleta raccoglie materiali – testi e immagini – che evidenziano l’intreccio di interessi tra Tanzi e il ceto capitalistico locale e non, al fine di non dimenticare la dimensione sociale e di classe di crimini che oggi tutti i potentati locali vorrebbero imputare ad un solo uomo, Calisto.
Il sito è ovviamente a disposizione di chiunque intenda informarsi ma soprattutto agire, per cambiare politicamente e culturalmente la società in cui viviamo.
[per contatti: info@controinformazioneparmalat.it]

PARMA E IL CRACK PARMALAT
La cupola affaristico capitalistica che domina questa città è concettualmente e culturalmente del tutto identica a quella che imperava prima del crack Parmalat: nei mesi del crollo essa ha semplicemente mostrato con più nettezza la propria miseria, il degrado morale e l’ipocrisia di cui è capace questa borghesia ignorante e lucrativa.
Spentisi nel corso del 2004 i riflettori della cronaca nazionale sul caso Parmalat, la cupola ha ripreso il ferreo controllo che esercita sull’informazione e sulla formazione dell’opinione pubblica nella città.
La prima operazione è stata quella del maquillage ovvero quella di tentare di riabilitarsi come una classe dirigente sana e capace, espellendo simbolicamente (ma anche materialmente) i Tanzi, i Silingardi, i Gorreri, i Tonna ecc. dall’entourage delle proprie frequentazioni affaristiche, quello stesso Calisto Tanzi con cui fino al giorno prima del crollo facevano affari e combriccole di tutti i tipi, osannato e riverito dai mass media locali come genio dello sviluppo agroalimentare e della finanza.
Esemplare a questo riguardo un ridicolo quanto enfatico discorso del sindaco della città, pronunciato a poche settimane dal crack nel gennaio 2004: vaneggiando di un “nuovo Rinascimento” parmigiano che avrebbe dovuto seguire al grande pasticcio appena accaduto, il buon Elvio Ubaldi tralasciava completamente di analizzare le responsabilità che ricadevano su un intera classe imprenditoriale e un’intera classe politica (tra cui lui stesso in primis). Guarda caso…. L’unico problema del primo cittadino, quello di esorcizzare quanto era avvenuto, negare ogni coinvolgimento personale.
Detto per inciso, nei mesi successivi a tale discorso, ci avrebbe pensato l’ininterrotta serie di crisi, chiusure aziendali, ristrutturazioni e licenziamenti (Bormioli Rocco, Data System, Grafiche Zafferri, Star, Manzini, Arquati,Procomac, Battistero, Bormioli Luigi, ecc, ecc) a mostrare quanto lungimirante sia stato il sindaco nelle sue previsioni rinascimentali!
Produrre e riprodurre l’omertà, il silenzio accondiscendente, il conformismo stagnante e credulone, ecco il fine a cui scientificamente puntano gli apparati che governano il consenso nella città, in primo luogo il gruppo editoriale legato all’Unione Industriali di Parma.
Dato l’importante ruolo di “copertura” che essi avevano avuto nella crescita speculativa del gruppo Parmalat nel corso degli anni ’80 e ’90, era del tutto inverosimile che proprio questi apparati si processassero e si autoindicassero come parti in causa per quanto era accaduto alla fine del 2003 a Collecchio.
Meglio far finta di niente, addossare tutte le responsabilità, dalla prima all’ultima, a Calisto Tanzi e continuare nei propri affari esattamente come prima.
Questo è il motivo principale per cui a Parma la riflessione sul significato di quanto era accaduto nel dicembre 2003 è stata praticamente nulla, del tutto stereotipata, coniugata in salse diverse intorno al noioso ritornello:”Tanzi ladro”, ritornello che non spiega nulla e che serve proprio ad evitare che qualcosa venga spiegato!
Fondamentale in questo compito è stato anche il ruolo di una sinistra cittadina venduta e completamente screditata, che ha mutuato codici, valori e metodi politici dalla borghesia affaristica.
A parte l’eccezione rappresentata da una consistente parte di Rifondazione Comunista, la sinistra a livello locale serve solo a scaldare le poltrone del Consiglio comunale, offrendo così una legittimazione democratica a chi, come il nostro sindaco, della democrazia non sa un bel nulla, garantendo insomma il famoso atteggiamento bipartisan, il che significa in soldoni, assenza di qualsiasi opposizione politica vera e combattiva e complicità nei fatti con le scelte di chi comanda.



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