SENZA CENSURA N.20

luglio 2006

 

Solidarietà ad Ahmed Saadat

Due interventi del Segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, prima dell’assedio al carcere di Gerico

 

Intervista in prigione ad Ahmed Saadat
Di Julien Versteegh
13-03-2006

E’ in una cella che incontriamo il deputato palestinese Ahmed Saadat. E’ uno dei tre recentemente eletti del Fronte popolare di liberazione della Palestina, di cui è Segretario generale.
Da quasi 4 anni è incarcerato a Gerico da parte dell’Autorità Nazionale Palestinese, sotto il controllo di 18 soldati britannici ed americani. Un incontro eccezionale con un uomo eccezionale.

Dal punto di vista europeo, è una cosa sorprendente essere prigioniero ed essere contemporaneamente eletto in Parlamento. Può spiegare la sua storia?
La mia storia non è molto differente da quella di tanti altri combattenti per la libertà che lottano per l’indipendenza nazionale. Ma sono imprigionato anche perché sono il segretario generale del FPLP. L’Autorità Palestinese mi ha arrestato e imprigionato a causa delle pressioni israeliane fatte sulle amministrazioni statunitensi ed europee. Queste hanno emesso un mandato d’arresto internazionale ed hanno, a loro volta, fatto pressione sull’Autorità Palestinese per farmi arrestare, io ed altri miei compagni.
Mettere il FPLP sulla lista delle organizzazioni terroristiche, come voluto da USA ed UE, è caratteristico: è un processo che mira a considerare ogni resistenza palestinese all’occupazione israeliana come terrorista. E ciò fa parte della politica americana che vuole imporre i propri principi al resto del mondo.

I comunisti arabi non hanno sviluppato una loro “cucina” caratteristica.
Lo sviluppo delle organizzazioni islamiche, su scala internazionale, è una conseguenza diretta del crollo dell’URSS. Questo crollo ha portato all’indebolimento delle organizzazioni della sinistra che lottano contro l’imperialismo nel mondo arabo. Le forze comuniste nel mondo arabo avevano applicato alla lettera il modello sovietico e non avevano una loro “cucina” teorica e politica, capace di produrre la loro lettura delle contraddizioni specifiche del mondo arabo.
Dopo la caduta dell’URSS, la maggior parte dei partiti della sinistra erano confusi, scioccati e feriti e hanno perso la fiducia nella teoria marxista-leninista. Il loro indebolimento e la loro confusione hanno fatto sì che si creasse uno spazio che i movimenti islamici hanno occupato. La vittoria della rivoluzione islamica in Iran e la vittoria della resistenza afgana anti-sovietica hanno favorito l’emergere di movimenti e di istituzioni islamiche nel mondo arabo, ed in particolare in Palestina.”

Il FPLP ha avuto quattro eletti alle elezioni legislative del 25 gennaio. Come giudicate questo risultato?
Non è stato un buon risultato per noi, è chiaro, e stiamo lavorando per essere più forti. Ma i risultati elettorali del Fronte non rispecchiano la sua reale influenza sul campo. Tutte le elezioni, infatti, sono state dominate dall’accentuato dualismo tra Fatah ed Hamas e dalla forte volontà popolare di rimpiazzare Fatah, che tra l’altro era la fazione dominante nell’Autorità Palestinese. E dal sentimento popolare che Hamas poteva essere il partito capace di cambiare la situazione attuale.

Che cosa sostiene il FPLP?
Il FPLP è un partito palestinese legale, che cerca di liberare il suo popolo dall’occupazione. Come Hamas, anche noi vogliamo continuare l’Intifada. Noi rigettiamo gli accordi di Oslo [accordi detti “di pace” conclusi nel 1993 tra Israele e l’Organizzazione di Liberazione della Palestina] e la “Road Map” [accordo detto di “pace” imposto dagli Stati Uniti, l’Unione Europea, la Russia e l’ONU nel 2003]. Come Hamas, noi rifiuteremo di riconoscere Israele fin tanto che i nostri diritti nazionali non ci verranno riconosciuti.
Non c’è alcuna speranza di negoziare con Israele, perché si rifiuta di negoziare con i Palestinesi. Il nuovo partito israeliano Quadima, [messo su da Sharon] ha costruito il suo programma su uno stato di fatto per imporre il programma territoriale sionista: confiscare il 60% della Cisgiordania, svuotandola dei suoi abitanti palestinesi, e creare uno Stato ebraico puro. La Road Map ci riporta alla situazione di prima dell’Intifada. Vuole imporre un compromesso sulle risoluzioni dell’Onu che riconoscono i nostri diritti legittimi. Noi non abbiamo bisogno di trattative su queste risoluzioni, noi abbiamo bisogno che esse siano applicate.

Bisognerà comunque prima o poi trovare una soluzione al conflitto tra Israeliani e Palestinesi...
La sola soluzione possibile, per risolvere il conflitto storico tra Israele ed il popolo palestinese, è la creazione di un solo Stato democratico su tutta la Palestina storica precedente al 1948. Ma attualmente ciò è impossibile da realizzare. ‘E perciò necessaria una tappa intermedia che consiste nella creazione di uno Stato palestinese indipendente nelle frontiere del 1967, cioè su tutta la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, con Gerusalemme capitale. E applicando il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi.
Il FPLP adopera diversi metodi di lavoro nella lotta di liberazione. ‘E un partito popolare che ha differenti istituzioni popolari per i lavoratori, le donne, gli studenti, le professioni intellettuali. Esso sviluppa inoltre diversi servizi sociali d’aiuto alla popolazione nel campo della sanità, dell’agricoltura, dell’educazione, delle arti, dei diritti umani…

Qual’è il vostro programma economico e sociale?
Esso si basa sul rafforzamento della democrazia in tutti i suoi aspetti. Sulla costruzione di un’economia indipendente, in accordo col nostro legittimo diritto alla resistenza, per far sì che il nostro popolo abbia le condizioni oggettive per potersi liberare e per raggiungere l’indipendenza nazionale.
Il nostro programma cerca di essere utile agli interessi di tutto il popolo e cerca in particolare di migliorare le condizioni dei contadini e dei poveri. Vuole inoltre porre fine alla disoccupazione per fare in modo che ciascuno abbia le stesse possibilità di valorizzare le proprie capacità professionali. Per far questo è necessario ricostruire le istituzioni dell’Autorità Palestinese.
In campo economico, il nostro programma considera prioritario, in questa fase, l’unione dei settori pubblico e privato al fine di creare le basi di un’economia palestinese nazionale ed autosufficiente.

Washington fa finta d’ignorare che Israele possiede 300 testate nucleari.
Gli Stati Uniti usano il principio dei “due pesi, due misure” quando applicano le risoluzioni internazionali. Da un lato utilizzano il loro potere per forzare l’Irak a lasciare il Kuwait (nel 1991), per occupare militarmente l’Irak, per obbligare la Siria ad evacuare il Libano, per esigere dall’Iran la sospensione del suo programma nucleare. Dall’altro accettano l’aggressione israeliana contro il nostro popolo, e non usano il loro potere per costringere Israele ad applicare le risoluzioni dell’Onu che riguardano il problema palestinese da 58 anni. E fanno ugualmente finta d’ignorare che Israele possiede 300 testate nucleari.”

Cosa pensa della recente vittoria di Hamas?
E’ il logico risultato della lotta che ha contrapposto, negli ultimi anni, Hamas all’Autorità Palestinese. Sul campo, Hamas è molto più forte delle altre organizzazioni. E il popolo vi vede dunque la speranza di cambiare il sistema politico che imperversa oggi all’interno dell‘Autorità Palestinese.

E’ possibile un’alleanza con Hamas?
Noi non abbiamo timore di concludere un’alleanza con Hamas, così come siamo aperti ad alleanze con tutte le altre organizzazioni palestinesi per costruire un fronte nazionale contro l’occupazione. Noi abbiamo bisogno di un Governo che sia realmente nazionale. Abbiamo buone possibilità di allearci se Hamas resterà sulle sue posizioni di rifiuto degli Accordi di Oslo e della “Road Map”.
Nel frattempo, tra tutte le organizzazioni che si dichiarano di sinistra in Palestina, il FPLP sta tentando di costruire un progetto palestinese di sinistra, e in particolare con il Fronte Democratico di Liberazione della Palestina (FDLP). Questo progetto si basa su una visione chiara della nostra identità marxista, con alle fondamenta la lotta nazionale e la lotta di classe legate alla lotta nazionale a livello regionale arabo e alla lotta internazionale dei popoli, in connessione con i movimenti rivoluzionari internazionali.

Su quali punti siete in disaccordo con Hamas?
Ci sono alcune differenze tra i nostri programmi politici, ed anche tra i nostri programmi sociali. Hamas vuole creare uno Stato islamico in Palestina, le cui istituzioni sarebbero basate sulla legge islamica. Il FPLP invece cerca di costruire uno Stato democratico nel rispetto della libertà di pensiero, di fede e nella garanzia dei diritti umani. Uno Stato che sia separato dagli apparati religiosi.
Hamas sa che non può applicare il suo programma per il momento. Abbiamo domandato a loro che intenzioni avevano ed essi ci hanno risposto che finché durerà l’occupazione, l’applicazione del loro programma islamico è impossibile.
La differenza tra Hamas e noi è chiarissima anche in campo economico. Loro cercano di costruire un’economia liberale capitalista, mentre noi pensiamo ad un’economia integrata (coesistenza del settore pubblico e privato) come prima tappa per costruire un’economia socialista, base di un’economia nazionale indipendente e forte.

Lei ha parlato prima dell’importanza di condurre la lotta nazionale sulla base della lotta di classe. Cosa significa?
Da quando è stata instaurata l’Autorità Palestinese, questa ha aperto la strada a nuove contraddizioni sociali in seno al popolo palestinese. Noi lottiamo in questo nuovo contesto per ottenere delle riforme sociali in seno all’Autorità Palestinese, continuando allo stesso tempo la lotta di liberazione nazionale. Si tratta di costruire una nuova società pur continuando a lottare contro l’occupazione.
Attualmente ci sono due contraddizioni maggiori. La principale è la contraddizione tra il nostro popolo e lo Stato di Israele sulla questione dell’occupazione. La seconda si situa all’interno stesso del popolo palestinese, tra il popolo e la borghesia dell’Autorità palestinese e dell’OLP.
La borghesia palestinese vuole cessare la lotta contro l’occupazione ed è pronta ad ogni compromesso per accordarsi con gli Israeliani pur di difendere i propri interessi economici.
Per esempio, l’Autorità palestinese ha fatto costruire un Casinò qui a Gerico con il sostegno finanziario d’Omri Sharon, il figlio di Ariel Sharon !

Glossario:
FPLP = Fronte popolare di liberazione della Palestina. Organizzazione palestinese marxista creata nel dicembre 1967. Il suo segretario generale, Ahmed Saadat, è succeduto a Abu Ali Mustapha, assassinato da un missile israeliano il 27 agosto 2001.
Fatah = Partito del defunto presidente palestinese Yasser Arafat e dell’attuale presidente Mahmoud Abbas.
Hamas = Partito islamico uscito vincitore dalle elezioni palestinesi del 25 gennaio.
OLP = Organizzazione di liberazione della Palestina. Creata nel 1964, è l’organizzazione storica raggruppante l’insieme della lotta palestinese ( Fatah, FPLP e altri ) a eccezione di Hamas e del Jihad islamico. L’OLP ha perso il suo ruolo dirigente nel 1993 a vantaggio dell’Autorità palestinese.
Autorità palestinese = E’ l’entità governativa che rappresenta i Palestinesi di Cisgiordania e striscia di Gaza ( e non i milioni di palestinesi rifugiati negli altri paesi ). Creata nel 1993, ha un presidente (Mahmoud Abbas), un’assemblea elettiva (il Consiglio legislativo palestinese), una polizia e rappresentanti in più paesi.
Consiglio legislativo palestinese = E’ il Parlamento palestinese. Le elezioni di questo 25 gennaio 2006 hanno così ripartito i 132 seggi: 76 ad Hamas, 43 a Fatah, 3 al FPLP, 2 a Al Badil, 2 a Terza via, 2 a Palestina indipendente e 4 agli Indipendenti.

Tratto da www.solidaire.be
Traduzione a cura del Collettivo Internazionalista di Napoli - kollintern@yahoo.it

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Saluto di Ahmed Saadat
Intervento letto alla manifestazione di Roma del 18 Febbraio in solidarietà al popolo palestinese e iracheno in diretta telefonica dal carcere di Gerico in Palestina.

Cari amici della comunità araba e palestinese, cari compagni e amici delle forze progressiste che appoggiano la nostra lotta per la liberazione nazionale, vi saluto mentre vi trovate in trincea per difendere la rivoluzione mondiale; vi saluto mentre lottate per appoggiare la nostra causa e i suoi cardini fondamentali.
Saluto tutti i presenti in questa grande giornata di solidarietà con il nostro popolo, saluto voi e tutti i fratelli arabi e i compagni italiani in piazza. Questa nostra lotta di liberazione ha anche un carattere internazionale e vuole essere un patrimonio per l’umanità che porti a un futuro migliore, di pace, democrazia e giustizia sociale. Queste sono le trincee di lotta di qualunque popolo, sia quello che lotta per la liberazione nazionale che per la lotta di classe. Questa è la logica della rivoluzione umana nelle sue basi fondamentali oggi che assistiamo ad una globalizzazione criminale, selvaggia e che con la guerra aggredisce il mondo.
Di fronte a questa globalizzazione criminale, la solidarietà e l’unità fra le lotte dei popoli sono qualcosa di veramente importante. Queste lotte rappresentano l’ottimismo rivoluzionario, che si poggia sui principi fondamentali storici dei popoli, e voglio confermarvi che nonostante la guerra e la repressione, nonostante la forza del nemico, noi pensiamo che la forza dei popoli e della giustizia sarà più grande e vincerà, e sorgerà il sole della libertà in tutti gli angoli del mondo.
Cari compagni e amici, oggi il capitalismo usa slogan di libertà e democrazia per nascondere una nuova forma di colonialismo e portare guerra in tutto il mondo; oggi come tutti possono vedere, con questi falsi slogan l’imperialismo occupa l’Afghanistan uccidendo donne e bambini. Inoltre occupa l’Iraq distruggendo il paese e rubando le sue ricchezze, e si pone a capo di una politica di genocidio contro ogni tipo di lotta per la libertà.
Nonostante la forza nordamericana, nonostante la sua repressione, sono riusciti a occupare il territorio dell’Iraq e dell’Afghanistan ma non hanno potuto piegare la volontà del popolo iracheno e del popolo afgano. Questi popoli portano avanti la loro gloriosa lotta di resistenza e saranno sicuramente in grado di respingere le forze di occupazione e di far tramontare il progetto imperialista. La resistenza sta smascherando i falsi slogan dell’imperialismo per cui starebbe combattendo il terrorismo. In Palestina la forza militare e la repressione di Israele non sono riuscite a piegare la resistenza di un popolo che continua a lottare in tutti i modi e che ultimamente abbiamo visto fare anche le sue battaglie di carattere democratico.
L’imperialismo ha pensato che con le elezioni potevano creare una leadership palestinese alternativa non solidale con il popolo e far passare i loro progetti imperialisti. Invece i risultati delle elezioni hanno rappresentato il contrario. Il nostro popolo, che ha fatto una bellissima esperienza di carattere democratico, ha votato per la resistenza.
Il nostro popolo ha dichiarato di voler andare oltre ai piani di punizione che riservava l’imperialismo a un popolo che resiste. Il voto in Palestina è stato contro il pensiero sionista che vorrebbe ribaltare i ruoli e dipingere l’occupante come colui che si autodifende e l’occupato come aggressore terrorista.
E’ il momento che la comunità internazionale cominci a ragionare con la logica reale delle cose, con i piedi per terra e non al contrario. Questo è il contenuto reale delle elezioni in Palestina, indipendentemente dal numero dei voti ad un partito o all’altro.
Oggi l’imperialismo a livello mondiale (incluso Israele e il quartetto Russia, USA, UE e Onu) sta cercando di ingannare il mondo, e vorrebbero imporre un passo indietro al nostro popolo e alle sue scelte democratiche per realizzare i loro piani politici di annientamento. In questo momento il nostro popolo ha tanto bisogno della solidarietà dei popoli del mondo e chiede di essere al suo fianco nella lotta.
Chiediamo di fare pressione popolare affinché vengano rispettate le scelte democratiche e di lotta del nostro popolo.
Allo stesso tempo chiediamo a tutte le forze politiche palestinesi di comportarsi in maniera coerente con quanto indicato in maniera democratica con il voto. Al nostro popolo chiediamo, in qualsiasi luogo in cui si trovi, di rafforzare la sua unità e intensificare la sua lotta di resistenza per la liberazione e la reale democrazia.
Il nostro popolo è chiamato a completare i suoi passaggi democratici nel fare dell‘OLP una casa della democrazia del popolo palestinese. Il nostro popolo deve eleggere anche il resto del Consiglio Nazionale Palestinese, quello che rappresenta i palestinesi e i profughi della Palestina nel mondo.
Chiediamo alle masse arabe di proteggere le scelte del nostro popolo e di proteggere la sua resistenza ed il suo cammino verso la libertà. Bisogna fare pressione per il diritto al ritorno del popolo palestinese, per l’autodeterminazione e l’indipendenza, verso una Palestina libera e democratica.
Noi pensiamo che la resistenza del nostro popolo, del popolo iracheno e libanese, rappresentino un punto di forza per le masse arabe nella regione. La solidarietà tra queste tre resistenze nella regione può creare le condizioni per respingere e sconfiggere il piano imperialista del grande Medio Oriente.
Cari compagni e compagne oggi il nostro popolo si trova al vostro fianco e al fianco dei popoli di tutto il mondo per un mondo giusto e libero. Noi guardiamo con attenzione tutti i movimenti di solidarietà nel mondo e vediamo l’appoggio, la solidarietà e la protezione politica verso le lotte del nostro popolo nel suo cammino verso la liberazione. Noi pensiamo che se riusciamo a sconfiggere il progetto sionista in Palestina questo può rappresentare un punto di forza per tutti i popoli oppressi. E questo è anche un punto di appoggio per Cuba per il Venezuela, per la Bolivia e il Brasile e per tutti i cambiamenti che stanno avvenendo in America Latina in lotta per il progresso, la libertà e contro i piani dell’imperialismo. Oggi facciamo le nostre battaglie per quanto riguarda la legalità internazionale e per quanto riguarda la nostra causa. Lottiamo perché le risoluzioni internazionali riconoscano le lotte del nostro popolo e le nostre giuste rivendicazioni. Le vostre lotte insieme alle nostre possono portare alla liberazione e all’autodeterminazione con uno stato indipendente con i confini del 1967 e Gerusalemme capitale. Lottiamo per il diritto al ritorno di tutti i profughi palestinesi che sono stati deportati dalle loro terre. E su questi due punti chiediamo alla comunità internazionale che si faccia un convegno internazionale perché vengano applicate le risoluzioni internazionali ONU che riconoscono i nostri diritti.
Infine voglio ringraziare e salutare tutti quelli che oggi combattono l’imperialismo e la criminale globalizzazione.
Saluto tutte le forze progressiste che lottano per la libertà dei popoli.
Un saluto particolare alla resistenza di Cuba, Venezuela e Bolivia e a tutte le forze vive che oggi si proiettano verso la vittoria sotto la bandiera della libertà e del socialismo.
Verso un mondo diverso, governato dalle forze della pace, della giustizia, del progresso e del socialismo, fino alla vittoria finale.

 

Il Palestinian Anti-Terrorism Act del 2006, denominato HR4681

uno dei provvedimenti più restrittivi mai attuati contro il popolo palestinese

Il Congresso USA sta per approvare, probabilmente il 24 maggio in occasione della partecipazione ad una seduta del congresso del Primo Ministro israeliano Olmert, il Palestinian Anti-Terrorism Act del 2006, denominato HR4681, uno dei provvedimenti più restrittivi mai attuati contro il popolo palestinese.
Le sanzioni prevedono in sintesi:
1. Blocco degli aiuti economici e annullamento dei programmi umanitari compresi gli aiuti alimentari, per l’istruzione, le infrastrutture e lo sviluppo;
2. auto-riduzione dei contributi all’ONU corrispondente alla percentuale utilizzata dall’ONU per gli aiuti al popolo palestinese per i rifugiati, lo sviluppo, i diritti umani, ecc…
3. definizione del territorio dell’Autorità palestinese come “santuario del terrorismo” ( definizione sancita da una legge del 2004) e conseguente restrizione dell’esportazione di prodotti americani in West Bank e Gaza che rende di fatto nullo l’accordo di libero scambio vigente tra gli Usa e l’Autorità Palestinese;
4. divieto di ingresso per tutti i rappresentanti dell’Autorità Palestinese,
5. minaccia di chiusura della rappresentanza dell’OLP a Washington;
6. limitazione di accesso per i rappresentanti palestinesi all’ONU;
7. obbligo per i rappresentanti USA presso la Banca Mondiale di esercitare il diritto di veto per i finanziamenti dei progetti di ricostruzione nella striscia di Gaza.

La campagna americana contro questo provvedimento
[http://www.endtheoccupation.org/article.php?id=1189]

A cura della redazione del sito http://www.laltralombardia.it
23 maggio 2006



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