SENZA CENSURA N.19

marzo 2006

 

Licenziamenti, precarietà, ricattabilità

 

Come si ristruttura il mercato del lavoro
Pubblichiamo alcune testimonianze sulle lotte operaie alla SEAT in Catalogna e sulla mobilitazione contro la riforma del lavoro in Spagna, in continuità con il lavoro di approfondimento, ricerca e controinformazione che abbiamo avviato già da tempo da un lato in relazione a crisi economica, ristrutturazione e riforma del mercato del lavoro, dall’altro riguardo alle pratiche di resistenza messe in campo dai lavoratori e dalle lavoratrici dei vari settori (trasporti, metalmeccanico, cantieristica navale....) nei principali paesi europei (si vedano gli articoli apparsi sui numeri scorsi di SC su Germania, Italia, Spagna...).

Comunicato di Endavant (Organizzazione Socialista di Liberazione Nazionale) sui licenziamenti alla SEAT
La contrattazione vergognosa delle centrali sindacali CCOO e UGT, che non solo hanno accettato più di 660 licenziamenti di compagni e compagne, ma che tacciono e avvallano la purga antisindacale che si sta portando nell’impresa.
La multinazionale Volkswagen ha approvato definitivamente il licenziamento di 660 lavoratori della SEAT nel contesto dell’ Espediente di Regolazione dell’Occupazione (ERO) pattuito con le centrali sindacali CCOO e UGT. Tra le persone licenziate ci sono donne in maternità e persone sopra i 55 anni di età, anche se è prevista per i prossimi mesi l’assunzione di nuovo personale con contratti-spazzatura.
L’impresa SEAT è un referente storico ed economico di primaria importanza nel tessuto industriale dei Paesi Catalani. L’impresa, che è stata a capo delle lotte operaie e sindacali degli anni ’60 e ’70, attualmente consta di 14.000 lavoratori diretti e circa 40.000 lavoratori indiretti distribuiti in piccole e medie imprese-satelliti dell’area metropolitana di Barcellona.
Davanti alla situazione creata in questa importante impresa dalla multinazionale e dai sindacati CCOO e UGT, noi di Endavant intendiamo denunciare:
- La pratica prepotente e dispotica della multinazionale Volkswagen, la quale negli ultimi anni ha accumulato benefici milionari e ingenti aiuti pubblici dalle amministrazioni, che sta attuando con l’obiettivo di ridurre i diritti lavorativi e sociali dei lavoratori.
- La contrattazione vergognosa delle centrali sindacali CCOO e UGT, che non solo hanno accettato più di 660 licenziamenti di compagni e compagne, ma che tacciono e avvallano la purga antisindacale che si sta portando nell’impresa.
- La complicità delle amministrazioni catalane che, anche se si chiamano “progressiste e di sinistra”, hanno favorito l’ERO, che rappresenta un passo in più nella desertificazione del tessuto industriale catalano, l’aumento della precarietà del lavoro e la sofferenza di centinaia di famiglie di lavoratori catalani.
- I licenziamenti della SEAT hanno seguito il modello della purga antisindacale e devono essere intesi come un vero attacco ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Bisogna rimarcare che 140 dei 660 licenziati sono iscritti al CGT, tra i quali la recentemente eletta Segreteria generale del CGT del principato.
- L’ERO non è stato una conseguenza di un abbassamento della produzione ma risponde alla volontà della direzione dell’impresa di aumentare i benefici dell’impresa a spese della precarietà e la doppia scala salariale, e utilizzare per castigare il sindacalismo combattivo dentro l’impresa.

Davanti a tali drammatici fatti, da parte di Endavant vogliamo dare tutto il nostro appoggio ai lavoratori licenziati, ed in particolar modo sostenere i compagni del CGT che hanno visto come la loro difesa di una soluzione degna per i lavoratori e le lavoratrici ha comportato per loro un vero e proprio linciaggio da parte della direzione, con la complicità e l’avvallo di CCOO e UGT.
Per tutti questi motivi facciamo un appello alla società catalana, e specialmente ai lavoratori e alle lavoratrici, a partecipare ed appoggiare le mobilitazioni in sostegno ai licenziati.

Endavant - organizzazione socialista di liberazione nazionale

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SEAT, un’opportunità per la lotta
Di Oscar Gracia – www.lahaine.org


In modo selvaggio, il capitalismo si getta in cima a uno dei supposti ridotti templi sacri della classe operaia, un simbolo venuto meno in seguito al duro lavoro anti-mobilitazione dei sindacati gialli, dopo accordi in cui i lavoratori sono stati trattati efficacemente come mano d’opera sottomessa e flessibile e dopo lo spezzettamento dell’impresa originale in contratti e sub-contratti senza fine.
Una élite di spazzatura sindacale spiega ogni retrocessione sempre con la scusa di essere un passo indietro in meno di quanto desiderato da dirigenti cresciuti con ogni nuova titubanza del personale, conoscitori del gioco tra bamboline di sindacati corrotti e codardi che cercano solo giustificazioni che salvino un volto ogni volta più chiaro.
Il principale problema di organizzazione della classe lavoratrice è l’influenza ripugnante di quel modello di sindacalismo verticale di fronte all’esistenza di altri punti di riferimento con un profilo nettamente, o per lo più, anticapitalista e che promuove la lotta operaia come unico cammino possibile per resistere al capitale.
Bene, con i licenziamenti della SEAT la barriera dell’informazione è stata chiaramente rotta.
Tanto il popolo in generale, come in particolare l’imprenditoria stessa, hanno potuto conoscere, sebbene sia stato spiegato in forma ammorbidita, le differenze tra un blocco sindacale CCOO-UGT che firma con obbedienza i licenziamenti e l’esistenza di un’alternativa al piagnucolare mal dissimulato.
Inoltre si è potuta conoscere la differenza di accordo conseguente: un’ondata di licenziamenti ad iscritti al CGT e di dissidenti, inclusa la sua segreteria generale in Catalogna.
In molte teste è apparsa, alla fine, la conclusione che ci sono sindacati venduti e sindacati integri e che lottano contro le barbarie del capitalismo.
E’ da anni che noi lavoratori non sappiamo che fare con un ERO (Espediente di Regolazione dell’Occupazione) sul tavolo, con le delocalizzazioni, con gli avanzamenti neoliberali. Qualunque protesta ha una difficile uscita dal gioco del giallismo e delle leggi in favore dei padroni.

Abbiamo un’opportunità
Abbiamo un’opportunità di affrontare le cose, di estendere le proteste fuori dal terreno dei licenziati, fuori dal terreno SEAT, fuori dal terreno CGT.
Abbiamo un’opportunità di provocare il sistema, non abbiamo niente da perdere. Centinaia di operai presunti molesti e con coscienza sono scesi in strada, e si suppone che sarà abbastanza probabile unirne un buon numero e realizzare azioni congiunte. La rottura del blocco di informazione e il desiderio di incanalare la rabbia contro il sistema e molte aggressioni con cui molti di noi lavoratori hanno avuto a che fare, può essere l’inizio di una presa di coscienza che vada più in là della problematica che esiste alla SEAT, che sia più simile ad un “Ci siamo rotti i coglioni!”

Sintel
La Sintel è finita come è finita, e ha portato i compagni di viaggio che ha portato, questo non importa. La Sintel ha iniziato con una rivendicazione di lavoro e si è sviluppata come un foruncolo nel culo dei potenti che dovevano ogni giorno vedere gli effetti dei propri comportamenti terroristici.

Facciamo lo stesso! Creiamo di nuovo una Sintel, una nuova protesta visibile, quotidiana, indefinita, provocatoria, numerosa, attiva.
Mobilitiamo tutta la brava gente della SEAT, i licenziati, i solidali!
Avviciniamo la battaglia alle zone pubbliche, nelle stesse narici di questo sistema!
Estendiamo la lotta, provochiamo il momento per generare il seme di un inizio di proteste non contro la SEAT, non contro l’una o l’altra politica, ma andando alla radice del problema!
Abbiamo un’opportunità. Compagni del CGT, compagni della SEAT, fate il primo passo, porgete la mano e noi saremo lì.

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Vari sindacati di classe dell’Andalusia, tra i quali COBAS, SOC, SU, ecc, hanno convocato una manifestazione contro la riforma del lavoro per Gennaio. Quello che segue è il manifesto unitario:

No al mantenimento del decreto,
no a questa riforma del lavoro
Noi, in quanto organizzazioni che convocano la mobilitazione del 22 gennaio e firmano il presente manifesto, unitariamente DICHIARIAMO:

1° CHE RIFIUTIAMO LA RIFORMA DEL LAVORO PROPOSTA DAL GOVERNO DEL PSOE, per i seguenti motivi:
a Significa mantenere il Decreto, senza incrementare il sussidio agrario ne’ restituire i “salarios de tramitacion” (Pagamento subordinato all’adozione di una decisione giudiziaria, n.d.t.)
b E’ stato negoziato in segreto e alle spalle dei/lle lavoratori/trici, che non si sentono affatto rappresentati/te.
c Significa una nuova riduzione dei costi del licenziamento, sostituendo la contrattazione indefinita con un indennizzo di 45 giorni all’anno e con 42 mesi al massimo, con un altro che chiamano di incentivo all’impiego, il cui indennizzo è di 33 giorni all’anno di anzianità, fino a un massimo di 12 mensilità
d Cerca di rendere ancora più flessibile il licenziamento, sopprimendo le autorizzazioni amministrative nei licenziamenti collettivi; estendendo le cause oggettive ai licenziamenti individuali; eliminando la qualifica di licenziamento nullo per convertirlo in inopportuno e finanziando a carico del FOGASA (Fondo di Garanzia Salariale) il 40% dei costi delle imprese per il licenziamento di anche 50 lavoratori/trici
e Potenzia i contratti-spazzatura a tempo parziale (soprattutto destinati alle donne) e quelli fissi-discontinui, così come crea un contratto per i sub-contratti (che cinicamente chiamano indeterminato), con un ridicolo indennizzo durante i primi tre anni e con il licenziamento automatico incorporato
f Aumenta il finanziamento agli impresari, che lascerebbero da pagare il 25% al FOGASA, verranno ribassate le quote per la disoccupazione e riceveranno doppi incentivi per i contratti di incentivo all’impiego, senza contemplare alcuna soluzione in tal senso a favore dei/lle lavoratori/trici
g Promuove maggiormente le ETTS (Imprese di Lavoro Temporaneo in Spagna, n.d.t.), i mediatori del lavoro e coloro che si arricchiscono con la mano d’opera
h Promuove la privatizzazione dei Servizi Pubblici per l’Impiego

2° CHE CI OPPONIAMO ALLA NUOVA RIFORMA DELLE PENSIONI PUBBLICHE PERCHE’:
a Privilegia i deputati, ai quali si richiedono soltanto 8 anni per aver diritto alla pensione massima
b Pretende che il calcolo delle pensioni si estenda fino a 35 anni, diminuendo così la cifra da un 10% a un 30%
c Estende la pensione anticipata ai 61 anni; aumentano i requisiti per il pensionamento parziale; mette in dubbio le pensioni di anzianità; incentiva il pensionamento oltre i 65 anni e promuove le pensioni private

3° CHE RIFIUTIAMO LA PRIVATIZZAZIONE DELLA SANITA’, DELL’INSEGNAMENTO E DEI SERVIZI PUBBLICI IN GENERALE
4° CHE ESIGIAMO LA PARTECIPAZIONE DIRETTA DEI LAVORATORI IN TUTTI GLI AMBITI DELLA VITA SOCIALE ED ECONOMICA

5° CHE CHIEDIAMO CHE VENGA ELIMINATO L’OBBLIGO DI TIMBRARE IL LIBRETTO DI DISOCCUPAZIONE

6° CHE PUNTIAMO SU UN NUOVO STATUTO DEI LAVORATORI, che implichi un cambiamento legislativo radicale nel sociale e a livello fiscale e rappresenti un vero progresso sociale per tutta la popolazione lavoratrice. Questo nuovo Statuto Operaio tra le altre cose significherebbe:

a Porre fine alla subcontrattazione, alle ETTS e alla precarietà, essendo il contratto a tempo indeterminato e l’impiego di qualità una norma legale
b Porre fine alle delocalizzazioni e ai ricatti delle multinazionali
c Assicurare un salario minimo dignitoso, intorno ai 1000 Euro e che nessuna pensione sia al di sotto di questa cifra
d Garantire servizi pubblici universali e di qualità, ponendo fine alla loro privatizzazione
e Le 35 ore settimanali, senza perdita di retribuzione
f Una fiscalità fortemente progressiva nei confronti di coloro che hanno di più
g Mettere fine all’economia sommersa
h Mettere fine alla enorme insicurezza sul lavoro

7° ESIGIAMO CHE IL GOVERNO RITIRI LA SUA PROPOSTA DI RIFORMA DEL LAVORO E CHE I SINDACATI UFFICIALI LASCINO IL TAVOLO DELLA “TRATTATIVA”:
l’unica riforma valida è quella che serve a fermare la precarietà, si negozia in base ad una piattaforma rivendicativa elaborata in modo unitario e democratico, tiene conto della volontà dei lavoratori e si accompagna ad un piano di lotta per vincere.

8° ESIGIAMO DAL GOVERNO REGIONALE DELL’ANDALUSIA CHE IL NUOVO STATUTO AUTONOMO CONTEMPLI IL PIENO IMPIEGO COME UN DIRITTO INSIEME AD UNA VERA RIFORMA AGRARIA

Contro il mantenimento del decreto
Contro questa riforma del lavoro
Contro la precarietà e la disoccupazione
Per uno statuto operaio
Per un impiego stabile

Tratto da www.lahaine.org



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