«Vogliamo essere parte del mondo,
non sudditi del villaggio globale»
tratto dal video Libres contra
nuestra historia, Xaki, Donostia 1996
«L’idea di scrivere questo libro nasce dalla volontà di dare voce a
quella parte della società basca criminalizzata. Non abbiamo avuto la
pretesa, tanto diffusa, di raccontare “La” storia del Paese Basco, ma di
una sua parte importante.»
Così scrivono gli autori nella postfazione e sebbene siano alieni da
pretese di completezza, il loro contributo ha un senz’altro un notevole
valore d’uso per la conoscenza della sinistra indipendentista basca, anche
se leggendolo si comprendono le scelte fatte rispetto alle esperienze
organizzate su cui soffermarsi, gli aspetti e le forme di lotta da
approfondire.
Infatti lo sviluppo delle organizzazioni giovanili (Segi-Aika), e del
movimento operaio (Lab), così come la ricchezza delle relazioni
internazionali, soprattutto in ambito euro-mediterraneo, e la qualità
delle proposte politiche della sinistra indipendentista basca, sono solo
accennate alcune nemmeno menzionate, nel corso della narrazione.
E a parte le esperienze di governo delle amministrazioni locali, la
comunicazione giornalistica e le forme di “disobbedienza civile”, “le
storie basche”, soprattutto quelle legate ai movimenti sociali, si
soffermano sulla storia del passato non troppo vicino a noi e non prendono
in considerazione la pluralità delle forme di lotta, come l’azione
diretta, non solo dimostrativa, o la Kale Borroka nelle manifestazioni di
piazza, e gli obiettivi politici praticati contro la precarietà
lavorativa, la speculazione edilizia o il sistema educativo.
E una storia raccontata soprattutto attraverso le voci dei protagonisti
della sinistra abertzale, un racconto che affronta alcuni aspetti di
questo movimento e che copre un arco di tempo che va dalla sua nascita
durante il franchismo fino al recente tentativo di criminalizzazione a
tutto campo portato avanti durante gli anni del governo del PP di Aznar,
attraverso le inchieste del giudice Baltazar Garzon, e arriva alla
proposta lanciata da Batasuna, scaturita dall’assemblea al velodromo di
Anoeta di San Sebastian, nel settembre 2004: Orain herria, orain bakea.
Certamente, l’impianto di questo contributo si focalizza sulla recente
criminalizzazione che costituisce un vero e proprio salto di qualità dello
stato spagnolo e sulla reazione positiva del tessuto politico sociale
della sinistra indipendentista, mostra la continuità rispetto alla
politica dei precedenti governi guidati dal PSOE, ma avrebbe potuto,
partendo dalla questione basca, fornire un paradigma interpretativo di
cosa sia stata e sia realmente la “democrazia” post-franchista.
Questo contributo non segue però un piano cronologico, se non all’interno
dei vari capitoli, ma fa parlare i protagonisti di quegli aspetti che più
hanno caratterizzato la loro militanza politica, fornendo il contorno
necessario per comprendere lo sviluppo delle vicende narrate, nonché
numerosi riferimenti bibliografici in lingua (Castigliano e Euskera) che
permettono un ulteriore approfondimento.
Teresa Toda e Xabier Salutegi, sono giornalisti che hanno vissuto diverse
tappe dell’esperienza di Egin (fare), uscito in stampa per la prima volta
nel 29 settembre ‘77 e primo quotidiano della sinistra abertzale.
Attraverso le loro testimonianze è ricostruita la sua storia, che ha
conosciuto, come lo sviluppo del movimento di cui è parte integrante,
denunce, sequestri, boicottaggi, assassini, come l’omicidio, da parte di
un commando paramilitare, il 20 novembre 89, di Josu Muguruza, deputato
appena eletto tra le fila di HB e giornalista di Egin.
Una storia che sembra volgere al termine nel luglio del ‘98.
Il 14 luglio infatti, il giudice Baltazar Garzon, dinnanzi ai riflettori
della stampa, precedentemente convocata, guida circa trecento poliziotti
che entrano nella sede di Egin di Hernani, mettendo fine all’esperienza
ventennale del quotidiano.
In un giorno, ripescando il nome di una vecchia testata: Euskadi
Informacion che, dopo una effimera esistenza, aveva smesso di uscire
qualche anno prima, e trovando la disponibilità di una piccola tipografia
a Donostia, la sinistra abertzale non cessava di avere un proprio
quotidiano, e mentre i media davano notizia della chiusura di Egin e
alcuni esponenti governativi stigmatizzavano in maniera sprezzante la
nuova avventura editoriale: «è solo una bravata iniziale», il nuovo
quotidiano veniva stampato.
Successivamente, con il sostegno di un sostegno popolare di 10.000
azionisti, verrà alla luce, nel gennaio ‘99, Gara(siamo).
Sabino Ormazabal, protagonista e studioso delle radici dei movimenti
sociali in Euskadi, con la sua testimonianza traccia l’evoluzione di
questi nel secondo capitolo, che tratta della nascita e lo sviluppo delle
Asociaciones de Vecinos, sorta di comitati di quartiere nate a metà degli
anni ‘60, centri propulsori della ricca esperienza dei movimenti
territoriali urbani in Euskadi: nella lotta per il miglioramento
dell’ambiente, della qualità della vita, dell’ordinamento territoriale e
della pianificazione urbanistica; nelle relazioni tra movimento cittadino
e quello operaio; attiva nella democratizzazione delle istituzioni;
promotrici della cultura euskaldum e problematica nazionale basca;
impegnate nell’amnistia e nelle libertà democratiche.
Le AdV saranno il perno dei movimenti assembleari durante la caduta del
franchismo.
All’interno di questo capitolo vengono anche trattati il vittorioso
movimento nucleare contro la centrale di Lemoniz, il movimento
antimilitarista legato agli insumisos, la lotta – anch’essa vittoriosa -
della “Coordinadora anti-autovia” contro la costruzione dell’autostrada di
37km che avrebbe dovuto attraversare il territorio basco, così come la
lotta contro il narco-traffico.
Edurne Brouard e Josè Leon Otano, ripercorrono la storia dell’esperienza
dell’insegnamento volontario e dell’apprendimento gratuito dell’Euskera,
attraverso le ikastola clandestine prima, le gau eskola (scuole serali)
poi, e la nascita di Aek (coordinamento per l’alfabetizzazione e la
bascofonizzazione) – anch’esso sotto oggi processo - a metà degli anni ‘70
e di strumenti di promozione e di autofinanziamento come le Korrika, corsa
annuale con passaggio di testimone che attraversa il territorio basco.
È la storia di un insegnamento linguistico che ha forgiato nel mentre si
sviluppava i propri strumenti didattici e che ha fissato l’ideoma che
trasmetteva; mentre I?aki Uria, pioniere del giornalismo in Euskera, ne
traccia la storia delle pubblicazioni, fino all’uscita del quotidiano in
lingua basca Egunkaria nel dicembre del ‘90, chiuso da 300 uomini della
Guardia Civil il 20 febbriaio 2003, con l’arresto di 10 giornalisti, tra
cui il direttore, e la denuncia delle torture subite da parte degli
arrestati, e la subitanea nascita di un nuovo quotidiano: Berria, dopo
l’uscita transitoria di Egunero.
Miguel Torres (militante in Ipparalde e portavoce di Ema) - , Itziar
Aizpura (una delle compagne processate a Burgos, eletta per 20 anni nella
Mesa National di HB) - , Floren Aioz (militante in Navarra e portavoce di
HB dal ‘91 al ‘97) , tracciano invece il complesso percorso delle
organizzazioni della sinistra indipendentista, anche in Ipparalde e in
Navarra, dal periodo precedente alla nascita di Herri Batasuna e
l’assunzione come programma politico l’alternativa tattica Kas nell’aprile
78: le prime azioni di ETA, il processo di Burgos, le scissioni di ETA e
il dopo-Franco, passando per il Plan Zen del ‘82, la storia dei
Gal(‘83-87), lo schiacciante no nei paesi baschi al referendum
sull’entrata della Spagna nella Nato, il no al trattato di Maastricht e
alla guerra del golfo del 1991, l’accordo Lizzara-Garazi nel ‘98, la
nascita di Batasuna nel 2000, la sua illegalizzazione nell’estate del
2002, fino al successo elettorale dell’aprile del 2005.
Nella primavera dello scorso anno infatti, Ehak(Partito comunista nelle
terre basche), mette a disposizione la sua candidatura per Batasuna,
ottenendo, senza campagna elettorale e sovvertendo tutti i sondaggi, 160
mila voti, diventando con 9 parlamentari, l’ago della bilancia del nuovo
governo autonomo basco.
Loran Arkotxa, sindaco di Ondarroa, ripercorre, partendo dalla sua
esperienza, le vicende delle amministrazioni comunali nella concezione e
nella pratica “municipalista” della sinistra indipendentista, e
particolarmente interessante è l’esperienza vissuta rispetto
all’immigrazione africana in questa cittadina di Euskadi.
L’ultimo capitolo, Amnistia, ripercorre la storia dell’incarcerazione
politica nei confronti dei militanti baschi e del movimento di solidarietà
con i prigionieri politici baschi fino al movimento dei “solidarios”, in
particolare di Gestoras pro amnistia, attraverso la storia di tre compagni
Andoni di Bermeo (Bizkaia), Eibar (Gipuzkoa) e Gari di Durango e di
Senideak, l’associazione dei familiari dei detenuti.
[Di Giovanni Giacopuzzi in italiano si può leggere il saggio: “La Spagna
del Partito Popolare” in La Grande Menzogna. Madrid, 11 marzo 2004, AA.VV.,
Data News, novembre 2004.
Sulla lotta nei Paesi Baschi vogliamo segnalare il sito in Italiano di
“Solidali con Euskadi Herria Genova”:
http://www1.autistici.org/irrintzi/] |