SENZA CENSURA N.19
marzo 2006
Riflessioni dal ventre della bestia
Collage ragionato
Gli ultimi recenti aggiornamenti sul piano
legale del caso di Mumia Abu-Jamal e la relativa intervista a Ramona Africa,
portavoce della Campagna per la sua liberazione negli Stati Uniti, ci ha
spinto ad organizzare un materiale complessivo e ragionato attraverso la
pubblicazione di interventi diretti di prigionieri politici antimperialisti (Bill
Dunn) e new afrikan (Ojore Lutalo) sull’attuale piano interno statunitense,
dentro e fuori le mura di cinta. Uno dei capitoli fondamentali che, con
continuità e approfondimento, siamo riusciti a seguire nel corso degli anni è
la solidarietà nei confronti dei prigionieri rivoluzionari e del loro portato
politico e culturale; questo materiali quindi si inserisce all’interno di
questo percorso.
Del piano della rivoluzione, i prigionieri rivoluzionari rimangono, infatti e
a tutti gli effetti, parte integrante ed attiva, soggetti ad una
controrivoluzione scientifica. Non a caso, non nuoce certo ricordare come l’11
settembre 2001, immediatamente dopo gli attacchi alle Twin Towers o al
Pentagono, svariati prigionieri politici negli Stati Uniti vennero segregati
coattamente nelle celle d’isolamento a scopo “precauzionale” (senza per altro
che ai prigionieri stessi sia riconosciuto lo status di militante politico),
impossibilitati per giorni ad usufruire dei colloqui coi propri legali o a
ricevere/inviare comunicazioni con i gruppi esterni di sostegno; esattamente
come in Italia, con la formalizzazione e l’estensione dell’articolo 41bis, si
stia puntando ad isolare in modo estremo e totale svariati prigionieri
rivoluzionari dal resto della popolazione carceraria e rispetto l’esterno.
I riflessi attraverso i quali i burattinai delle informazioni e del controllo
cercano di far veicolare notizie e contenuti, prassi e riorganizzazioni delle
infrastrutture portanti del loro sistema (mentre in altre parti del mondo si
svolgono guerre guerreggiate) non devono assolutamente far svanire nel nulla
la loro presenza, negli Usa così come in Italia, in Palestina, in Turchia o
nello Stato Spagnolo. I riflessi depistano, distorcono, camuffano; in questo
senso, non soltanto si fa necessario attivare una seria riflessione e
iniziativa attorno alla questione, non soltanto diventa fondamentale mantenere
alto il rapporto dentro/fuori cercando di dare spazi agibilità altrimenti
negati dietro le sbarre, ma si fa quanto mai necessaria una presa di posizione
netta, chiara, dichiarata senza mezzi termini nei confronti di chi, nonostante
gli anni di galera sulle spalle, nonostante le torture e l’isolamento,
continua a mantenere salda la propria identità di militante rivoluzionario/a.
Intervista con Ramona Africa – Move
A proposito delle ultime novità sul piano legale
u_net: Ramona ci piacerebbe avere un aggiornamento legale sulla situazione
di Mumia dopo la nuova decisione della Terza Corte d’Appello e, soprattutto,
comprendere il tuo punto di vista a riguardo.
Ramona: Consideriamo positiva ogni opportunità che porti a ridiscutere in
ambito legale il caso di Mumia Abu Jamal ma, al tempo stesso, siamo molto
preoccupati poiché questa nuova decisione intende dare alla gente
l’impressione che effettivamente il governo stia dando la possibilità a Mumia
di poter correggere errori e omissioni allargando questa revisione anche ad
aspetti nuovi concernenti il suo caso. Si tratta di un trucco.
Vogliono farci credere che, al contrario della precedente decisione federale,
esamineranno la possibili di judicial bias nei confronti del giudice Albert
Sabo, ovvero dei pregiudizi nei confronti di Mumia del giudice che condannò
nel 1982. Ma questa revisione si limita alla decisione del tribunale presa nel
1995, dopo la sua condanna. Prima di tutto è ridicolo lo stesso giudice sia
responsabile di verificare in appello la correttezza del proprio operato
durante il processo del 1982. Non è corretto. In più, perché limitare la
revisione al 1995 e non a tutto l’operato di Sabo?
Durante quel primo processo, Sabo è stato udito dire “li aiuterò a friggere il
negro”. Quale miglior esempio di pregiudizio di questo! Ma si rifiutano di
giudicare ciò, si rifiutare di esaminare il processo originale, di andare
oltre il 1995. Il pregiudizio e il razzismo di Sabo sono espliciti in tutto
ciò che ha fatto. Perché non considerare anche questi fatti? Tutto ciò ha un
significato: ci dice che hanno una forte pressione sulle loro spalle che li
costringe a fare qualcosa nonostante non abbiano la benché minima intenzione
di salvare Mumia. Come ci ha insegnato John Africa sin dalle origini di Move:
“Non importa cosa faccia il governo, come voglia apparirvi, potete stare
sicuri che esso non farà mai nulla nell’interesse della gente. Tutto ciò che
fa è sempre nell’interesse del sistema”.
Ecco cosa stanno facendo: vogliono dare l’impressione di operare
nell’interesse di Mumia ma se si esaminano i fatti con più attenzione è facile
intravedere l’inganno che si cela dietro questa decisione. Proprio come la
sentenza del giudice Yohn di qualche tempo fa. Solo mantenendo alta la
pressione saremo in grado di portarli a termine con le ingiustizie del primo
processo ma, per ora, si limiteranno al 1995. Stanno solo facendo dei giochi
sporchi.
u_net: Sei riuscita a capire quale sia stata la reazione di Mumia a questa
nuova sentenza?
Ramona: Sfortunatamente io non lo posso visitare e al momento anche il numero
delle sue telefonate è severamente limitato. Pam Africa sta organizzandosi per
andarlo a trovare il prossimo week end.
Vogliamo stargli vicino soprattutto dopo l’esecuzione di Tookie Williams. La
sua morte ha inevitabilmente condizionato tutti coloro che sono rinchiusi in
un Braccio della Morte. Pam lo visiterà come al solito e parleranno della
nuova decisione ma Pam tenterà di sicuro di dargli la forza per continuare a
lottare e non farsi abbattere dagli ultimi tragici eventi.
Non appena Pam tornerà avremo più informazioni e sarò in grado di inviarti
delle informazioni più dettagliate su Mumia per e-mail. Comunque anche senza
avergli parlato so che avrà reagito in maniera molto simile alla mia… avrà
pensato che è bene sfruttare ogni possibilità a livello legale ma non ci
faremo prendere in giro da questa gentaglia.
u_net: Comprendere l’obiettivo a cui tendono questi trucchi…
Ramona: Esattamente.
u_net: Parlando di Tookie e delle immagini di individui con le candele a
vegliare per i condannati davanti ai penitenziari mi chiedo quando si
comprenderà che è il sistema l’elemento da combattere… Quali sono le azioni
necessarie per sostenere efficacemente la campagna a sostegno della
liberazione di Mumia?
Ramona: Come prima cosa far circolare le informazioni, far comprendere alla
gente che si tratta dell’ennesimo trucco, che non si facciano abbindolare, che
non credano che Mumia non sia più in pericolo perché tutto ciò è falso. Questo
è molto importante.
Oltre a ciò che hai appena sottolineato è fondamentale. Non è possibile
lottare per tutti i prigionieri. Sarebbe oltretutto controproducente. Dobbiamo
operare per far comprendere alla gente la natura criminale di questo sistema.
Non dobbiamo mai cadere nell’errore di credere che chi tenta di resistere a
questo sistema sia un criminale.
Ho passato anni a dimostrare a livello legale le prove a nostra disposizione
sull’innocenza dei miei fratelli, i MOVE9, o di Mumia ma la mia posizione come
tu sai è ben diversa: non mi interessa cosa abbiano fatto questi individui,
non mi interessa cosa è accaduto nella riserva di Pine Ridge, non mi interessa
cosa è accaduto l’8 agosto del 1978 a Philadelphia, non mi interessa cosa
abbia fatto Mumia quella notte del dicembre 1981 e nessuno mi convincerà che
siano dei criminali per aver esistito alle forze dell’oppressione. Nessun
crimine può essere comparato con quello che il sistema fa quotidianamente.
Mumia, il quale non ha certo sparato 41 volte – colpendolo 19 volte – a
nessuno… e che ne è di quegli sbirri? Sono forse stati mai condannati? No. Per
cui nessuno può cercare di convincermi che Mumia sia un criminale.
Lo stesso vale per Tookie Williams giustiziato perché colpevole dell’omicidio
di quattro persone da un governo che sta mandando migliaia di ragazzi in Iraq
ad uccidere… Chi si rifiuta è etichettato come criminale! Noi sappiamo chi
siano i veri criminali. Questo sistema non ha mai avuto problemi con
l’utilizzo dell’omicidio e lo ha dimostrato.
È importante sfruttare tutte le debolezze di questo sistema ma la nostra
prospettiva critica deve essere di rifiuto totale e di sostegno a chi osa
resistere e opporsi a questo sistema. Non dobbiamo farci fregare dal sistema e
condizionarci su chi sia il nemico, il vero criminale. Utilizzando i mezzi più
diversi per ottenere questi risultati.
Riferimenti:
www.mumia.org
www.hiphopreader.it
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Stato di polizia: la guerra in casa
di Bill Dunne
La lotta di classe procede sul piano sociale, politico ed economico. La classe
operaia e lavoratrice è l’obiettivo di un attacco mirato la cui intensità non
si è mai registrata così elevata in passato come in questo periodo, dove i
benefici e i servizi vengono tagliati, tagliati, tagliati nel nome della
competitività e a dispetto di una economia presumibilmente crescente. Lo
spazio della classe media si sta comprimendo sempre più tra le privazioni a
cui è sottoposto il proletariato e gli eccessi e l’opulenza della borghesia.
Quest’ultimi utilizzano i figli della stragrande maggioranza della popolazione
come bombe per i loro cannoni nelle guerre imperialiste di aggressione nel
tentativo di estendere il proprio potere di sfruttamento ed oppressione.
Dall’altra parte, riorganizzano le metropoli come autentici stati di polizia,
per coprire una ridistribuzione delle ricchezze sempre più verso l’alto e
arginare qualsiasi focolaio di conflittualità.
Le caratteristiche e gli elementi di questo stato di polizia si evincono
attraverso molteplici esempi: primo fra tutti, il più palese, l’assunzione da
parte degli Stati Uniti del ruolo di polizia mondiale attraverso le guerre
imperialiste, con relativa estensione delle multinazionali e delle finanziarie
e conseguente impoverimento di intere moltitudini, o dell’appoggio ai regimi
repressivi; sul piano interno si ha una totale fascistizzazione a tutti i
livelli, incisivi ridimensionamenti ai fondi destinati alla sanità,
all’educazione, all’assistenza domiciliare, ecc.; l’allargamento dei poteri
della polizia attraverso l’istituzione (tattica) di leggi ad hoc come il
“patriot” act; il proliferare di nuovi agenti di polizia e di nuove carceri in
una fase storica in cui il crimine vede percentuali assolutamente inferiori
rispetto agli anni passati; l’incremento dell’uso forze dell’ordine tese ad
annichilire ogni possibile antagonismo e dissenso attraverso l’utilizzo di
infiltrati all’interno delle organizzazioni; le varie agenzie sbirresche che
fomentano divisioni e desolidarizzazione con persecuzioni ed arresti o
diffamando gli “stranieri” o altre minoranze come potenziali “terroristi” o
simpatizzanti del “terrorismo”; ci sono molti altri esempi ugualmente evidenti
e più sottili della macchina della repressione che funzionano e sono
funzionali nel tessuto della società.
Ci sono poi molte specifiche atrocità diffuse. La polizia sta infatti
“seguendo” ed “osservando” migliaia di mediorientali, anche se il numero
esatto ancora non è conosciuto. C’è Guantanamo. Ci sono le intimidazioni del
FBI, le ammissioni ottenute con le torture, i processi pilotati, le sparatorie
sui civili – il tutto sempre e comunque giustificato a pieno titolo da parte
dei media, nonostante le chiare e palesi prove che evidenziano quanto sta
succedendo. Ci sono le angherie e gli omicidi da parte dell’esercito americano
nei confronti di iracheni ed afgani. Questi stessi elementi faranno presto
ritorno negli Stati Uniti, importando attitudini e pratiche che verranno agite
contro di noi, che rappresentiamo, sul piano interno, il nemico. E poi tutte
queste unità di controllo, mentre sempre più vengono a mancare scuole ed
ospedali, rappresentano delle vere atrocità. Eccetera…eccetera. Uno qualsiasi
di questi elementi è di per sé un atto di accusa.
Tutto ciò che sta avvenendo non è certo causale ma, bensì, frutto di una
riorganizzazione e di un adeguamento da parte della classe dominante nel
tentativo di consolidare il nuovo ordine mondiale. Ma poniamoci una domanda:
come mai questa classe dominante necessita di sviluppare sempre di più
l’azione del proprio controllo nei confronti della società?
La concorrenza economica fra le élite del mondo capitalista si sta
radicalizzando sempre di più. I capitali non sono più concentrali soltanto
nelle grandi metropoli occidentali. Per mantenere alto il livello di
competitività e dei profitti, si fa necessario calare a dismisura il costo del
lavoro. Questo ovviamente non riguarda soltanto il rapporto costo/benefici ma
punta a colpire nettamente i settori della società già stravolti dalle
politiche della borghesia, e che rappresentano la maggioranza della
popolazione.
C’è poi da tenere in considerazione la prossima-futura guerra
inter-imperialista che si giocherà su petrolio e risorse naturali. Il Medio
Oriente è circondato dalle nascenti super-potenze assetate di greggio: Unione
Europea, Cina e India. Le borghesie in tutte le aree dell’impero hanno la
necessità di preparare le loro popolazioni alle privazioni conseguenti i costi
materiali della guerra, cercando di convincere la classe del proletariato che
quelle popolazioni distanti e “diverse” sono il nemico, e, assicurandosi col
pugno di ferro un controllo domestico totale.
Dividi et impera.
Bisognerebbe scrivere libri, produrre analisi, rispetto a quanto sta
succedendo e alle implicazioni che il nascente stato di polizia sta portando
con sé, ma i grandi piccoli Eichmanns e i loro maestri preferiscono stare
dietro le quinte lasciando pressioni e intimidazioni ai loro scagnozzi. E ci
sono svariate conseguenze nella militarizzazione delle città, negli omicidi
legalizzati nelle strade, nelle incarcerazioni, nelle perquisizioni, nei fermi
arbitrari, nei pestaggi. La povertà sta crescendo in modo esponenziale, così
come il numero dei senza-tetto, e – più in generale – la sicurezza nelle e
delle persone.
4strugglemag (risorsa dalla quale è tratto il seguente contributo, n.d.t.)
punta a portare a galla alcune di queste contraddizioni.
Bill Dunne # 10916-086
P.O. Box 019001
Atwater CA 95301
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E’ questa la loro democrazia?
di Ojore Lutalo
Sono stato segregato nella unita di salute mentale del carcere statale di
Trenton (New Jersey), denominata 1-C dall’amministrazione oppure boom-boom
room dalla maggior parte dei prigionieri. Sono stato escluso al 100% da
qualsiasi tipo di contatto umano e/o socialità.
Questa la storia: “New Jersey State Prison Administrative Segregation Unit (AD-SEG)
7-Wing-7-Right-6-Ter-Cell #22.”
Lunedì 12 Settembre 2005, ho subito una perquisizione corporale e
successivamente sono stato inserito nel “no contact status”; ho chiesto i
motivi di questo tipo di provvedimento ad una guardia di sicurezza cercando di
capire chi e perché avesse attivato questo tipo ti richiesta. Sono stato
totalmente isolato da tutto e da tutti; l’unica “libertà” consisteva in
10minuti di tempo ogni giorno da passare fuori dalla cella, equivalente al
tempo utilizzato per la doccia! Ho presentato una richiesta scritta alla quale
mi è stato ufficialmente risposto che sarebbe stata presa in considerazione.
La realtà? La realtà dovevo ancora scoprirla…
Queste la successione degli avvenimenti a partire dall’1,30 di notte del 13
Ottobre 2005:
Diverse guardie armate e in assetto antisommossa, sono entrate nella mia
cella; il sergente mi ha chiamato per nome e mi ha detto: “per ordine del
direttore, lei deve essere trasferito all’unità 1-C (la cosiddetta unità di
salute mentale)”, senza darmi alcuna spiegazione! Ho iniziato a pensare,
perché la boom-boom room? Visto che no ho mai sofferto di problemi psichici?
Mi alzo e inizio a girare per la cella, cercando i miei vestiti, al buio
perché per qualche motivo avevano tolto la corrente. Il sergente mi dice di
accendere la luce e gli faccio presente che non c’è corrente. È Lo stesso
sergente a richiedere a qualcuno una pila elettrica, ma nessuno di loro ne ha
una con sé.
Finalmente riesco a trovare qualcosa da mettermi addosso, ma nulla che abbia a
che fare con la biancheria pesante, che rimpiangerò nei 6 giorni trascorsi
nella boom-boom room. Sono stato fatto mettere di fronte alla mia cella, mi
hanno legato le mani. Mi hanno fatto uscire dalla cella e posizionato dritto
fronte al muro.
Mentre uscivo dalla cella, sono riuscito a vedere questo agente della squadra
Special Investigation Division (SID) video-registrare tutta quanta l’azione.
Il mio ingresso nell’incubo della 1-C, la boom-boom room che nessuna persona
vivente dovrebbe mai provare in vita sua.
Come sono entrato nell’1-C, ho notato che ha 4 o 5 celle localizzate dietro un
pavimento, con la prima cella dietro il perimetro, ma con un’altra costruita
attorno alla stessa prima cella. Mi hanno sbattuto nella prima cella e prima
di togliermi le catene mi hanno chiesto se avevo capito bene i loro ordini. Ho
risposto di sì. Prima mi hanno tolto la catena dal braccio sinistro, quindi,
mi hanno fatto girare e mi hanno tolto anche quella di destra. Dopodiché sono
stato sottoposto ad una perquisizione corporale: mi hanno aperto le mani, la
bocca, mi hanno ordinato di tirare fuori la lingua, mi hanno toccato le parti
intime, mi hanno fatto girare su me stesso, mi hanno fatto piegare e mi hanno
dilatato il buco del sedere. Quindi mi hanno detto di girarmi faccia al muro
fino a quando non sarebbero usciti dalla cella.
Una volta usciti, mi sono girato per recuperare i miei vestiti, accorgendomi
però che se li erano portati via con loro! Sono rimasto lì, col culo di fuori,
completamente nudo, in una cella gelida con solo una tinozza d’acqua. Mi sono
guardato attorno per capire il contesto repressivo in cui mi trovavo: la
gabbia è alta 20 piedi, lunga 20 e larga 15, con due videocamere posizionate
sul soffitto! Una videocamera si trova nella zona sopra un materasso lurido a
sua volta steso sul pavimento. Un’altra videocamera è posizionata sopra la
porta della cella. La luce, bianca, si trova nella parte superiore del muro ed
è tenuta accesa 24 ore al giorno, provocando enormi difficoltà al sonno,
producendo un effetto tipo di sabbia sotto le palpebre.
Tornando alle caratteristiche di questa gabbia, c’è un water di acciaio
attaccato al muro e lo sfiato situato poco sopra, che butta fuori aria fredda
24 ore al giorno.
Il pavimento è di colore grigio, così come la metà inferiore delle pareti; c’è
uno spioncino (lungo cinque piedi e largo sei pollici) sulla porta della
cella. L’unico punto “vivibile” è la zona dove si trova il materasso sporco.
Mi avvicino e trovo alcuni fogli di carta, bianchi. Li utilizzo per coprirmi i
piedi nudi e parti del corpo.
Inizio a camminare su è giù per la cella perché il freddo ha iniziato ad
attanagliare il mio corpo. Quando mi stanco di camminare, mi siedo sul water,
cercando di coprirmi con la carta e pensando che sono sottoposto ad un
trattamento disumano e del tutto illegale. Quando il mio corpo inizia a
tremare per il freddo, incomincio di nuovo a camminare su e giù per la gabbia.
Sono entrato nella boom-boom room all’1.30 di notte e soltanto alle 9,30 mi
hanno restituito i miei vestiti! Nel frattempo arrivano telefonate fuori dalle
cella per sapere se Lutalo era uscito di senno.
Una volta che mi sono rivestito, mi sono posizionato sul materasso e ho
iniziato a prendere sonno. Poco dopo, sono stato svegliato dal rumore dello
spruzzo dell’acqua, che usciva dalla parte superiore della cella correndo
lungo le pareti e finendo fino sotto il materasso. Sono saltato in piedi
facendo il possibile affinché i fogli non si bagnassero. Ho chiamato la
guardia, la quale mi stava osservando attraverso la videocamera. Ha aperto
l’uscita e si è portato verso la porta della cella. Gli ho fatto presente il
problema e gli ho chiesto altra carta. Mi ha risposto che non ce n’era altra a
disposizione. Allora gli ho chiesto se mi poteva spostare in un’altra cella.
Ha preso tempo, dicendomi che avrebbe dovuto parlarne col sergente. Nel
frattempo l’acqua ha raggiunto la porta. Il sergente, arrivato sul posto,
vista la situazione, decide di spostarmi nella gabbia numero due, sprovvista
delle videocamera fissa 24 ore al giorno. Questa cella è dotata anch’essa di
un materasso con sopra due fogli di carta; è fredda esattamente come la numero
uno, per questo motivo ho iniziato immediatamente a camminare cercando, in
questo modo, di scaldarmi il corpo.
Sono stato nella gabbia numero due fino a sabato 15 Ottobre. Nel pomeriggio di
quel giorno, il sergente è venuto nella cella annunciandomi il trasferimento
dalla 1-C in un’altra area della stessa unità. Ho fatto su i fogli di
giornale, sono stato ammanettato e sono stato scortato fuori.
In pratica sono stato condotto nella zona orientale dell’unità. Mi hanno messo
nella gabbia numero uno. Entrando ho visto che era presente una struttura
d’acciaio, a mo’ di letto, fissato tra il pavimento e la parete, dotata di un
materasso di gommapiuma, sporco. La luce accesa. Due videocamere fisse su di
me. Come nella altre due gabbie, anche questa era decisamente fredda.
Mi hanno passato due spazzolini da denti, un piccolo tubetto di dentifricio,
una saponetta, un piccolo e sporco asciugamano di cotone, talmente sottile che
ci si poteva quasi guardare attraverso. Non mi è stato permesso avere alcun
cambio di vestiti. Sono stato in questa cella fino alle 8.30 del 18 ottobre.
Attorno alle 12,40 dello stesso giorno, sono entrate nella cella 5 guardie
accompagnando una infermiera. Il sergente, rivolgendosi a me, mi ha
specificato che l’infermiera mi avrebbe sottoposto ad una specie di controllo
medico. Essendo completamente circondato, ho acconsentito senza fare storie.
In realtà, l’unica cosa che ha fatto è stata provare la pressione sanguigna,
lasciando la gabbia senza prendere la temperatura corporea, le pulsazioni o
facendomi domande rispetto alla mia situazione medica.
IL SEGUITO
Attorno alle 8.30 del 18 Ottobre 2005, tre guardie di sicurezza sono spuntate
davanti alla cella. Il sergente, lì presente con loro, mi ha comunicato il mio
prossimo trasferimento dall’1-C al Management Control Unit (MCU). Ho preso le
poche cose che avevo con me e, ammanettato, sono stato scortato al MCU. Sono
entrato nell’unità a partire dalla zona occidentale della struttura, e sono
stato fatto entrare nella cella numero sei. Mi hanno rimosso le catene;
entrando ho notato immediatamente come mi trovassi per l’ennesima volta in una
gabbia sorvegliata 24 ore al giorno, con un materasso schifoso steso sul
pavimento e una videocamera montata nella zona della porta della cella. La
luce accesa ventiquattro ore al giorno, con una placca di acciaio sopra così
come la presa di corrente. Il pavimento e il cesso: a dir poco ripugnanti!
Ho fatto richiesta di alcuni effetti per la pulizia e di una chiamata
telefonica ma entrambe le richieste mi sono state negate dalle guardie in
servizio. Ho usato la carta del water per pulire il pavimento come meglio ho
potuto. Ho soprasseduto all’idea di pulire l’interno del water perché era
troppo sporco.
A causa delle dimensioni ultra ridotte della cella, di fatto più piccola
rispetto a quelle della unità di igiene mentale, e la luce sempre accesa, la
mia vista si sta indebolendo sempre di più. C’è qualcuno che potrebbe chiamare
tutto ciò democrazia? Oggi il 20 Ottobre 2005 e ancora non so le cause per cui
sono stato sottoposto a questo trattamento a partire dal 12 Settembre 2005 o
perché sono stato ficcato nella boom-boom room, o perché sono finito qui nel
MCU. Ripeto: c’è qualcuno che potrebbe definire questa situazione come
democratica? Tutto ciò è avvenuto senza che le autorità “violassero anche
soltanto una regola”. È democrazia? Tutto ciò che hanno fatto, l’hanno fatto
nel nome della loro “democrazia”!
Ho bisogno di un supporto legale adeguato per ottenere un trasferimento il
prima possibile…
Ojore Lutalo # 59860
PO Box 861, #901548
Trenton NJ 08625-0861
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Gli “accertamenti” del fbi sui
detenuti
Gli agenti dell’FBI hanno ricevuto l’ordine di condurre
“accertamenti“ nei confronti di quei detenuti che si sono politicizzati o
hanno assunto posizioni radicali in carcere e che rappresentano quindi
potenzialmente un pericolo nel momento del loro rilascio, così come riportato
da una lettera dell’FBI arrivata all’Associated Press.
di Don Thompson
Associated Press Writer
Sacramento, Calif. (AP) – Gli agenti del FBI hanno ricevuto l’ordine di
condurre “accertamenti“ nei confronti di quei detenuti che si sono
politicizzati o che hanno assunto posizioni radicali in carcere e che
rappresentano quindi potenzialmente un pericolo (nazionale) nel momento del
loro rilascio, così come riportato da una lettera dell’FBI arrivata all’Associated
Press.
“Il primo obiettivo di questi sforzi è di assestare, accertare ed eliminare
ogni possibile reclutamento e il passaggio dei detenuti verso ideologie
radicali prossime alla violenza”, così ha dichiarato Randy D. Parsons,
assistente-capo dell’ufficio di Los Angeles del FBI. L’agenzia ha iniziato a
svolgere questo tipo di pratiche già a partire dall’11 settembre 2001,
classificando e attaccando i prigionieri ritenuti come candidati alla
“conversione” nel loro periodo dietro le sbarre.
Per un tempo non conosciuto ufficialmente, l’agenzia ha lavorato a stretto
contatto con le amministrazioni penitenziarie nell’identificare i gruppi
potenzialmente pericolosi. “Tuttavia, le recenti indagini hanno espresso la
necessità di approfondire questo lavoro” ha aggiunto Parsone nella sua
lettera.
Un portavoce dello stesso ufficio ha declinato ogni commento a proposito di
questo documento, mentre Karen Ernst, portavoce del FBI a Sacramento, ha
confermato la partecipazione del proprio ufficio nelle investigazioni.
L’ordine giunge mentre sono in atto indagini nei confronti di un sospetto
piano attivato nel sud della California, in una prigione statale di Folsom,
vicino Sacramento, secondo cui tre uomini, uno dei quali in libertà sulla
parole, sono sospettati di aver pianificato attacchi nei confronti di luoghi
di culto ebrei e della Guardia Nazionale.
Il direttore del FBI ha avvertito il Comitato per i Servizi Segreti del Senato
a proposito del terreno più che fertile per la formazione di estremisti
rappresentato dalle prigioni.
“Il FBI sta per entrare in ogni istituto per fare tutti gli accertamenti del
caso”, ha dichiarato il portavoce del California Department of Corrections and
Rehabilitation. Nel mirino, gangs e organizzazione islamiche. E - come
riportato da Parsone nella sua lettera - questo “non” dovrebbe interferire con
le pratiche religiose dei detenuti, la libertà di parole e altri diritti.
Salam Al-Marayati, direttore esecutivo del Muslim Public Affairs Council di
Los Angeles, ha espresso tutte le sue preoccupazioni rispetto a questa
iniziativa del FBI che porterebbe, secondo lui, all’emergere delle posizioni
più oltranziste dell’Islam. Aggiungendo anche come molti prigionieri che
abbracciano la religione dietro le sbarre diventino meno violenti.
Le autorità hanno fatto sapere che il piano ideato nel sud della California
sarebbe stato organizzato da una organizzazione collegata ad alcuni a detenuti
reclusi nel carcere di Folsom la quale porterebbe la denominazione di Jamiyyat
Ul Islam Is Saheeh.
Vi sono stati, nel corso delle indagini, due arresti, quello del
venticinquenne Levar Haley Washington, e quello di un altro uomo avvenuto in
quartiere di Los Angeles, durante una inchiesta per furti in alcune stazioni
di gas.
Gli agenti dell’anti-terrorismo in California hanno trovato nell’appartamento
di Levar Haley Washington a Los Angeles un foglio con elencati una serie di
obiettivi da colpire, anche se lo stesso Washington non è stato per il momento
accusato di crimini legati a fatti di terrorismo. La lista in questione prende
in considerazione le stazioni di reclutamento della Guardia Nazionale,
sinagoghe e il Consolato israeliano.
Le autorità ritengono che gli attacchi sarebbero dovuti essere portati a
termine l’11 settembre (2005, ndt).
Levar Haley Washington si sarebbe convertito all’Islam nella prigione della
zona di Sacramento prima di uscire dal carcere.