L’espulsione di Mohammed Daki, avvenuta
all’alba di sabato 10 dicembre, è un avvenimento scandaloso ed
inquietante. Scandaloso nel momento in cui un ministro degli interni
decreta la pericolosità sociale di un cittadino precedentemente assolto
dalla magistratura . Inquietante perché vediamo come l’applicazione del
cosiddetto decreto Pisanu porti alla totale arbitrarietà e
all’annullamento di ogni garanzia sull’unica base del sospetto.
Mohammed è stato, su diretto ordine del ministro Pisanu, prelevato alle
sei del mattino dal dormitorio nel quale era ospite e imbarcato su un volo
per il Marocco, lì è stato consegnato alla polizia di frontiera e da quel
momento si è persa ogni sua traccia. La famiglia di Daki è tuttora in
attesa di notizie.
Nei giorni immediatamente precedenti l’espulsione Daki aveva denunciato di
essere stato, nel 2003, prelevato dal carcere per essere interrogato da
autorità statunitensi in presenza di un magistrato italiano, il tutto
senza nessuna tutela legale e di aver subito minacce circa una sua
traduzione nel carcere di Guantanamo.
Per chi non crede alle coincidenze questa vicenda appare come un tentativo
di insabbiare le collusioni del nostro paese con i metodi «poco ortodossi»
degli americani , peraltro ammessi da Condoleeza Rice durante il suo
viaggio in Italia.
Torture (Abu Grahib è il primo di tanti esempi), carceri clandestine
(anche in Europa, senza contare le basi NATO) ed uso di armi «non
convenzionali» (Falluja docet) sono armai all’ordine del giorno in uno
stato di guerra permanente che nei nostri territori si esprime in pretesto
securitario per poter calpestare ogni diritto.
Parlando della Città di Reggio Emilia vediamo che l’abuso più evidente si
manifesta quando, nascondendosi dietro fantomatiche operazioni
antiterrorismo, le forze dell’ordine eseguono vere e proprie retate nei
luoghi di aggregazione dei cittadini migranti che portano solo ad
espulsioni ed arresti di persone sprovviste di permesso di soggiorno.
Noi chiediamo a tutti i cittadini, le associazioni, i partiti politici e
le istituzioni di spendersi, non solo prendendo una posizione chiara
sull’assurdo caso di Daki, ma anche impegnandosi in prima persona per
garantire l’incolumità di Mohammed e per aprire una campagna seria per
l’abrogazione del «pacchetto Pisanu» e di tutte le leggi speciali e
razziali (Bossi Fini) in vigore nel nostro paese.
Associazione Ya Basta! Reggio Emilia / Laboratorio AQ16
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Il comunicato dell’Associazione
per chiedere verità e giustizia sugli interrogatori e sull’espulsione di
Mohamed Daki
Il racconto che il Sig. Daki Mohamed, imputato nel processo di appello
conclusosi con la sua assoluzione avanti la Corte d’Assise d’Appello di
Milano il 29-11-2005, pone inquietanti interrogativi per i quali è dovere
di tutti chiedere e diritto di tutti ottenere una risposta chiara.
Come giuristi democratici, chiediamo agli organi competenti di verificare
se risponda al vero che il 6 ed il 7 ottobre 2003, il Signor Daki Mohamed
è stato portato dal carcere di Como, dove si trovava in esecuzione della
misura della custodia cautelare in carcere, al Palazzo di Giustizia di
Milano, nell’ufficio del Pubblico Ministero Dott. Stefano Dambruoso, dov’è
stato interrogato, senza la presenza del suo difensore, da lui
espressamente richiesta e negatagli, da numerose persone qualificatesi
come agenti americani. Se ciò risponde al vero, chiediamo ne vengano rese
note le motivazioni procedurali.
Fin d’ora, certa l’assenza del difensore di fiducia, mai avvisato
dell’interrogatorio, riteniamo che ci si trovi in presenza di un ulteriore
grave episodio, nell’ambito della vicenda giudiziaria che ha visto anche
il sequestro, nelle strade di Milano, ad opera di agenti della C.I.A.,
dell’Imam della Moschea di Milano, Abu Omar, ed il suo trasferimento,
prima, nella base americana di Aviano, dov’è stato interrogato e
sottoposto a tortura, quindi in Egitto, dove sono continuati, per mesi,
interrogatori e sevizie.
Va detto che anche un altro degli imputati del medesimo processo, al
termine dello stesso ha riferito al suo difensore di aver vissuto una
vicenda simile a quella lamentata da Daki.
A fronte dei suddetti episodi, che hanno interessato il nostro paese e,
più in generale, della “guerra sporca” condotta dai servizi segreti
americani, in spregio del principio di sovranità nazionale e di ogni norma
del diritto internazionale e dei singoli Stati (esistenza di campi di
concentramento come quelli di Guantanamo e Diego Garcia, di carceri
clandestine, uso sistematico della tortura, eliminazioni fisiche...),
chiamiamo tutti i giuristi a prendere posizione ed a richiedere, come
facciamo con la presente, la cessazione immediata, nel nostro e negli
altri Paesi, di ogni e qualsiasi pratica che violi i diritti umani,
individuali e collettivi.
Tanto più necessaria è questa richiesta ora che, in applicazione di una
legge palesemente incostituzionale, il Ministro degli Interni ha decretato
e fatto eseguire l’espulsione di Daki verso un paese dove i diritti umani
vengono costantemente violati nei confronti di chi è sospettato di avere
contatti con l’estremismo o estremisti islamici. E’ questa un’espulsione
che non solo allontana la possibilità di fare chiarezza su eventuali abusi
subiti da Daki in Italia, ma ci pone sullo stesso piano di chi
illegalmente sequestra e deporta presunti terroristi.
12.12.2005
Associazione Nazionale Giuristi Democratici |