SENZA CENSURA N.19

marzo 2006

 

Il “nuovo corso” americano in Africa: il Trans Sahara Counter Terrorism Initiative (TSCTI)

 

Un rapporto del National Energy Policy Development Group stima che nel 2015 un quarto dell’importazioni di petrolio verso gli USA deriveranno dall’Africa occidentale.
L’intensa attività guerrigliera nel Delta del Niger contro strutture petrolifere, finita recentemente nel cono di luce dei media, testimonia come il dominio di questa parte del pianeta stia divenendo sempre più centrale, e allo stesso tempo impegnativa, per il gendarme del capitalismo mondiale.
Il il Trans Sahara Counter Terrorism Initiative (TSCTI) rappresenta l’ultimo programma in ordine di tempo, avviato dagli USA per rafforzarvi la sua presenza militare.
il 23 e 24 marzo 2004 i più alti responsabili militari di Algeria, Marocco, Mauritania, Tunisia, Chad, Mali, Nigeria e Senegal si incontrano presso il comando americano per l’Europa, per contrastare l’attività del “terrorismo islamico” in particolare della “cellula saheliana-sahriana” del “Gruppo Salafista di Predicazione e di Combattimento” attiva nella regione.
La TSCTI ha iniziato ad essere operativa in Giugno, con 2100 soldati delle Special Forces che hanno addestrato 3.000 soldati dai vari paesi dell’ “Iniziativa”, operazioni simulate progettate per un miglior controllo coordinato dei confini tra questi stati.
Rispetto ai 7 milioni di dollari investiti nel Pan-Sahel Initiative, una dei nomi cangianti per la definizione della politica americana nell’area, i 100 milioni di dollari spesi annualmente, e in previsione di spesa, costituiscono un vero e proprio “salto di qualità” per la politica africana degli USA.
Come abbiamo detto questa “iniziativa” ha importanti tappe pregresse nella regione.
Nel 1996 il Dipartimento di Stato propose la African Crisis Response Force (ACRF), idea nata sull’onda del disastro di Mogadiscio e dal rifiuto di impiegare truppe USA in operazioni di “peace- keeping”. Presto l’ACRF viene sostituita dalla African Crisis Response Initiative(ACRI) e passa sotto l’egida del Pentagono. Questo programma si occupa specialmente dell’addestramento in loco degli eserciti autoctoni in gran parte condotti dalle Special Forces e della fornitura di moderni più moderni. Dall’estate del 1997 all’estate del 2000 sono stati addestrati 8 battaglioni (uno per ciascuno degli eserciti di Ruanda, Uganda, Malawi, Mali, Ghana, Benin, Costa d’Avorio), per un totale di 10.000 uomini addestrati e la fornitura di materiali per 30 milioni di dollari.
L’ACRI, si coordina con gli analoghi programmi dei paesi europei con una passato coloniale in Africa come: Francia, Gran Bretagna, Portogallo, Belgio, su base multilaterale o bilaterale e integra i programmi di assistenza militare (IMET) estesi negli anni ‘90 anche al continente africano e l’ African Regional Peace Program.
Nel 2001 l’ACRI estende le sue competenze alle operazioni psicologiche e ai corsi di Stato Maggiore e per completare, La National Defense Unit, il più importante ‘polo’ dottrinale statunitense, istituisce l’African Center for Strategic Studies.
Il progetto cambia nome nel corso del tempo mantenendo, per l’addestramento, i concetti dottrinali e operativi della NATO, assumendo un profilo sempre più marcatamente aggressivo e connotati sempre più anti-insurrezionali, con la costituzione in Mali, Mauritania, Chad e Niger di una compagnia di intervento “anti-terrorismo”, di cui il Niger è un banco di prova e terreno di penetrazione verso altre zone quali Sao Tomé & Principe e il Congo-Brazville..
Chiaramente l’azione statunitense si è concentrata negli spot di maggiore interesse, come tra l’altro i paesi che si affacciano sul Golfo di Guinea, che detiene il 10% delle riserve petrolifere mondiali.

- Il Sahara e altre vicende africane, Vilmo Pagani, «Rivista Italiana di Difesa», settembre 2005
- The Trans Sahara Counter-Terrorism Initiative: U.S. takes terror fight to Africa’s ‘Wild West’, Jason Motlagh, San Francisco Chronicle, December 30, 2005



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