SENZA CENSURA N.18

NOVEMBRE 2005

 

Art. 41 bis: storia di ordinaria tortura nel “civile e democratico” occidente

 

All’inizio di ottobre l’art. 41 bis è stato applicato a due compagni appartenenti alle BR-pcc e ad altri cinque imputati di appartenenza alla stessa organizzazione.
Nel 2001 l’art. 41 bis, originariamente applicato per reati di tipo mafioso, è stato ampliato a comprendere i reati di “terrorismo”.
L’articolo prevede fino ad un massimo (!) di due ore di colloquio al mese con i soli familiari attraverso vetri divisori e comunicazioni via citofono, ovviamente registrate, regime a cui sono sottoposti anche i colloqui con gli avvocati, riduzione delle ore d’aria, limitazione della socialità, un solo pacco al mese, censura e limitazione degli oggetti che si possono tenere in cella.
Nei fatti è la riedizione dell’art. 90 che fu abolito all’inizio degli anni ‘80 dopo anni di durissime lotte fuori e dentro il carcere.
La finalità è quella di tenere i compagni nel più completo isolamento.
Ma la cosa veramente grave è che l’art. 41 bis è applicato a tempo indeterminato, l’unico modo per uscirne è la cessazione dei presunti collegamenti con la propria presunta organizzazione di appartenenza, cioè nei fatti la dissociazione, la rinnegazione della propria identità politica, il collaborazionismo con lo stato.
Questa è la prima volta che il 41 bis viene applicato a dei compagni.
E’ necessario muoverci subito, sia per tutelare la vivibilità in carcere ai prigionieri sottoposti a questo regime, sia per bloccarne l’applicazione ed impedire che si generalizzi l’uso che andrebbe a peggiorare le già dure condizioni di carcerazione dei compagni comunisti e anarchici e dei detenuti islamici che attualmente si trovano in Elevato Indice di Vigilanza.
La campagna “un libro in più di Castelli” che all’inizio dell’anno è stata portata avanti per garantire ai prigionieri di Biella la possibilità di tenere in cella una congrua quantità di libri e che, grazie alla grande mobilitazione ha avuto esito positivo, ci ha insegnato che la lotta paga!!!
La lotta, la solidarietà, è l’unico modo di difendere i compagni in carcere, tutti i detenuti e tutti noi dagli attacchi sempre più pesanti che lo stato mette in atto per ottenere la più completa pacificazione di un paese coinvolto in una guerra di occupazione.
Come Comitato “Amici e familiari dei prigionieri rivoluzionari” intendiamo lanciare una campagna di lotta per non far passare questo ennesimo atto di repressione nel silenzio, ma farne un capitolo della più generale lotta contro lo stato e il capitalismo.

- NO ALL’ART.41 BIS E ALL’ISOLAMENTO
- NO AI REATI ASSOCIATIVI
– NO AL PACCHETTO PISANU
– NO AI C.P.T. !

PER UNA SOCIETA’ CHE NON SENTA
IL BISOGNO DEL CARCERE!

Comitato “Amici e familiari dei rivoluzionari prigionieri”

contro41bis@yahoo.it

 



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