SENZA CENSURA N.18
NOVEMBRE 2005
Quater, quinquies e sexies!
Intervento del Comitato Promotore della Campagna Nazionale contro il 270 e contro tutti i reati associativi
Quest’estate è stato approvato, a larga
maggioranza, un “pacchetto antiterrorismo” che ha preso il nome di Legge
Pisanu. Molti sono gli interventi restrittivi previsti da queste nuove norme:
quelli forse più clamorosi sono dedicati, ancora una volta, ai reati
associativi, in particolare all’art. 270 (associazione sovversiva). Con
l’introduzione del 270 quater e del 270 quinquies (rispettivamente
“arruolamento” e “addestramento” con finalità di terrorismo) viene messa una
pesante “toppa” a quella smagliatura evidenziata qualche mese fa dalla
“clamorosa” sentenza Forleo. Ma è col 270 sexies (condotte con finalità di
terrorismo) che si coglie in pieno il portato politico di questa legge:
tentare di dare, una volta per tutte, una definizione “giudiziaria” di cosa
può essere considerato “terrorismo”.
Vale la pena citare direttamente il testo: “Sono considerate con finalità di
terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare
grave danno ad un Paese o ad un’organizzazione internazionale e sono compiute
allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o
un’organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un
qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche
fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese o di
un’organizzazione internazionale, nonché le altre condotte definite
terroristiche o commesse con finalità di terrorismo da convenzioni o altre
norme di diritto internazionale vincolanti per l’Italia.”
Bene: viene naturale associare queste norme all’attacco in atto contro le
organizzazioni cosiddette “terroriste”, principalmente di matrice islamica.
E non è questa la sede per ragionare approfonditamente su qual è il reale
portato politico e sociale di questo attacco e delle conseguenze che esso
porterà.
Ma provate a rileggere il testo del 270 sexies applicandolo ad uno sciopero
generale, ad una aspra vertenza nel pubblico impiego, ad una campagna per il
ritiro delle truppe italiane dall’Irak, ad un controvertice… e ne coglierete
in pieno la devastante portata sul piano della riduzione degli spazi di
agibilità politica!
Non ci vogliamo dilungare oltre. Ci teniamo però a spendere altre due parole
sul quadro più generale dentro a cui si può (e a nostro avviso si deve)
collocare questo ennesimo salto repressivo.
In questi ultimi anni abbiamo assistito ad un progressivo inasprimento delle
politiche repressive in Italia e a livello internazionale. Questo sviluppo
reazionario è da considerarsi secondo noi ormai definitivamente “slegato” dai
soggetti politici che ne sono materialmente artefici e va delineandosi sempre
più come un elemento strutturale e costitutivo dell’attuale formazione
economico-sociale, con il quale saremo nostro malgrado costretti a misurarci
negli anni a venire.
Volendo individuare storicamente un inizio di questo processo, ci sembra
corretto collocarlo a metà degli anni settanta, quando l’ormai affermato
sistema “globalizzato” iniziava a fare i conti con un ciclo di crisi economica
da cui a tutt’oggi non è ancora uscito.
Sul piano internazionale, questo ha significato lo sviluppo e il potenziamento
di strumenti e strutture funzionali alle politiche imperialiste di guerra a
“bassa intensità” che hanno portato miseria e distruzione in tutto il mondo.
Sul piano interno, ha invece dato inizio ad un processo di ristrutturazione
che si è tradotto nello scientifico smantellamento di tutti quegli spazi di
“garanzia” che anni di lotte proletarie avevano faticosamente conquistato.
Un “fronte interno” che si è esteso, in questi trent’anni, dall’attacco allo
Statuto dei lavoratori alla precarizzazione di ogni rigidità operaia,
dall’attacco alle “libertà civili” alla completa omologazione
dell’informazione e della cultura, dall’attacco feroce alle organizzazioni
proletarie al completo imbarbarimento delle relazioni politiche e sindacali.
Il piano legislativo/giudiziario è stato lo specchio e spesso lo strumento
strategico di questi attacchi. Abbiamo assistito infatti ad un processo,
sviluppatosi per “emergenze”, che ha via via azzerato ogni angolo “garantista”
del sistema penale e giudiziario, affidandogli un ruolo sempre più importante
nei processi di ristrutturazione sociale e politica di questi anni. Siamo
passati, tanto per fare qualche esempio, dall’emergenza “terrorismo”
all’emergenza “droga”, dall’emergenza “mafia” all’emergenza “ultras”,
dall’emergenza “scioperi” all’emergenza “immigrati”, in un continuum
ininterrotto. Fino ad arrivare a quella attuale, in qualche modo suprema:
l’emergenza “terrorismo internazionale”.
Ognuno di questi passaggi, debitamente supportati dal complesso apparato
massmediatico, ha “rotto” alcuni standard, alcune consuetudini giudiziarie,
legislative, interpretative, per affermarne, con la scusa dell’eccezionalità,
di nuove che poi invece, nella realtà, hanno sostituito in maniera definitiva
le precedenti.
Uno dei compiti principali della strategia delle “emergenze” è quello di
mascherare il reale rapporto di classe nello scontro tra chi sfrutta e chi è
sfruttato, tra chi il potere lo detiene e chi il potere lo subisce, creando di
volta in volta attorno ad esse una fittizia identità interclassista: tutti
abbiamo paura del “terrorismo”, tutti siamo vittime degli “scioperi”, tutti
temiamo gli “immigrati”, e così via.
Per queste ragioni abbiamo ritenuto importante avviare un lavoro di
sensibilizzazione ed informazione attorno a queste tematiche, individuando in
specifico nell’art. 270 e in generale nei reati associativi l’argomento
emblematico che ci poteva consentire di sviluppare un lavoro concreto e nel
contempo ci aiutasse a mantenere chiaro il contesto politico dentro a cui esso
si inserisce.
Uno degli obiettivi centrali della Campagna Nazionale è quello di fornire
strumenti concreti da mettere a disposizione di chi prende parte attiva allo
scontro sociale. In questo senso la recente pubblicazione del “Manuale di
autodifesa politico-legale” ci sembra un passaggio importante.
Ma soprattutto, il nostro lavoro vuole essere un’occasione di riflessione più
generale, a cui invitiamo chiunque ha una sensibilità politica su questi temi,
per rimettere al centro dell’azione politica collettiva di tutti noi il valore
della solidarietà di classe, un “valore” non inteso in senso morale, ma come
elemento concreto attorno a cui sviluppare oggi, in questo contesto sociale,
identità e ricomposizione politica.
Comitato Promotore della “Campagna contro l’art. 270 del C.p. e contro tutti i
reati associativi”
[per info scrivere a:
reati_associativi-owner@inventati.org
oppure visita il sito
http://www.inventati.org/reati_associativi]