SENZA CENSURA N.18
NOVEMBRE 2005
La ristrutturazione dei cantieri navali pubblici nello stato spagnolo
Dalla Sepi
alla Izar
Il settore della cantieristica navale pubblica fu già oggetto di pesanti
ristrutturazioni negli anni 80 quando impiegava ben 40.000 lavoratori. Anche
allora il governo socialista prometteva la riconversione del settore e un piano
di re-industrializzazione.
Ciò a cui poi si è in realtà assistito è stato l’inesorabile declino della
cantieristica statale e l’aumento di lavoro precario e disoccupazione in
contesti urbani che, come ad esempio la città di Bilbo, si poggiavano
interamente sull’industria statale.
Come testimonia Xaquin G. Sinde(1), “la eliminazione del lavoro stabile è pari
al 40% delle maestranze. E parliamo di lavoro a tempo indeterminato, non di
lavoro a termine, perché è ovvio che questi posti di lavoro saranno sostituiti
da impieghi precari offerti dalle aziende ausiliarie fornitrici di manodopera.
La gravità del processo si riflette nel dato per cui, negli ultimi venti anni,
la eliminazione dei posti di lavoro ha superato l’80%. Con questo piano, gli
organici perderanno 7.000 lavoratori; inoltre si stima che altri 30.000 posti di
lavoro verranno cancellati nelle aziende ausiliarie connesse principalmente con
il settore navale”.
Nell’agosto del 1997 la Commissione Europea ha autorizzato un aiuto alla
ristrutturazione a favore dei cantieri navali pubblici spagnoli ammontante a
circa 1,9 miliardi di euro. Beneficiaria principale è la SEPI (Sociedad Estatal
de Participaciones Industriales).
Questa è una holding statale che dipende direttamente dal ministero delle
Finanze ed è considerata un’impresa pubblica poiché, tenuto conto dell’assetto
proprietario o della loro partecipazione finanziaria, le autorità pubbliche
possono esercitare direttamente o indirettamente un’influenza dominante sulla
SEPI. Inoltre è un’impresa con uno status giuridico particolare in quanto, per
esempio, le sue relazioni annuali non possono essere consultate nel registro
pubblico spagnolo. L’impresa è diretta da un consiglio di amministrazione
composto, in gran parte, da Segretari di Stato e da altre persone direttamente
connesse al governo.
La natura delle sue attività include la privatizzazione di aziende statali,
inoltre concede finanziamenti in altri ambiti, ad esempio all’industria
carbonifera. Dal 1998 tutti i cantieri navali pubblici spagnoli appartengono
alla struttura della holding statale SEPI. Prima del 1998 tutti i cantieri
navali civili, con l’eccezione dei cantieri Astano già controllati direttamente,
erano imprese indipendenti proprietà della holding AESA (Astilleros Espanoles
SA), affiliata di SEPI. AESA non svolgeva attività dirette di cantieristica ma
era una holding che gestiva finanziariamente i propri cantieri navali. SEPI era
inoltre proprietaria di Bazàn, impresa che comprendeva principalmente tre
cantieri navali militari (non come imprese indipendenti).
In una prima serie di operazioni, nel dicembre 1999, SEPI ha acquistato da AESA
i cantieri navali Càdiz e Juliana nonché l’impresa di motori di Manises al
prezzo di 15,3 milioni di euro. Nel contempo venivano privatizzati i cantieri
navali Barreras e Astander.
Nel luglio del 2000, SEPI ha deciso di riunire tutti i cantieri navali statali
in un unico gruppo. Tale fusione ha avuto luogo mediante due operazioni
principali. In una operazione, il gruppo dei cantieri militari Bazàn, proprietà
di SEPI, ha acquisito i tre cantieri navali che restavano ad AESA (Puerto Real,
Sestao e Sevilla) per una peseta ciascuno…
Nell’altra operazione Bazàn ha acquisito tre cantieri navali (Juliana, Càdiz e
Astano) oltre alla fabbrica di motori di Manises direttamente da SEPI, anche
questi per una peseta ciascuno. Tutte le società sono state dissolte per
confluire in Bazàn, in seguito denominata IZAR. In pratica il consiglio di
amministrazione della SEPI (ossia il governo spagnolo) ha realizzato la fusione
dei cantieri civili e militari. L’esecutivo ha motivato la decisione con la
necessità di far fronte alla concorrenza sleale delle industrie navali
sudcoreane, dopo il fallimento dei tentativi dell’UE di porre rimedio alla
situazione.
Secondo le ottimistiche dichiarazioni del presidente della SEPI, Pedro Ferreras,
“il gruppo si porrà al decimo posto nella graduatoria delle aziende del settore
con 12 stabilimenti e 11.173 addetti. Il fatturato complessivo annuo si aggirerà
sui 225.000 milioni di pesetas, con esportazioni pari a 162.912 milioni di
pesetas e ordini per la fornitura di 35 navi per complessivi 638.000 milioni di
pesetas”. (2)
Ferreras ha inoltre auspicato che la fusione dei cantieri spagnoli apra la
strada alla possibile integrazione del settore su scala europea, con la
creazione di un gruppo cantieristico, comunitario, sulla falsariga del consorzio
aerospaziale europeo. In questa direzione va l’accordo di cooperazione stretto
tra IZAR e l’industria navale tedesca HDW (gennaio 2002), accordo che riguarda
sia la produzione navale commerciale che quella militare.
Il programma di fusione prevedeva il risanamento del deficit accumulato dai
cantieri pubblici entro tre anni (nel 1999 solo AESA ha registrato un passivo di
20.000 milioni di pesetas), con la garanzia che la fusione non avrebbe
comportato la chiusura di alcun cantiere.
Con decisione del 12 maggio 2004, la Commissione Europea ha bocciato il piano di
aiuti ai cantieri navali pubblici del gruppo IZAR. Bruxelles ha stabilito che
non sono compatibili con le normative europee sugli aiuti alle aziende
navalmeccaniche parte degli aiuti per circa 500 milioni di euro elargiti in
varie forme nel 1999 e nel 2002 dal gruppo SEPI ai cantieri dei gruppi AESA e
Bazàn.
La Commissione ha ricevuto numerosi reclami da parte di cantieri navali di altri
stati dell’UE e persino da concorrenti spagnoli. In molti dei reclami presentati
i cantieri sostengono che una perdita di posti di lavoro è già avvenuta nei loro
stabilimenti a causa dei presunti aiuti di stato illeciti concessi ai cantieri
navali pubblici spagnoli negli ultimi anni.
I funzionari di Bruxelles fanno sapere che, in ogni caso, non chiederanno i
fondi indietro. Avvertono però che “senza un piano industriale adeguato la IZAR
è comunque destinata al fallimento”.
Inoltre, le autorità della Commissione si sono dette stupite della riapertura di
un tavolo negoziale per ridiscutere il progetto di privatizzazione con i
sindacati, dato che tutto era già stato concordato tra la SEPI e il dirigente di
competenza, Claude Chen. Secondo il ministro dell’economia Solbes, “sfidare le
leggi della Commissione - come chiedono i sindacati - metterebbe l’azienda a
rischio di liquidazione”. Per questo, senza consultare i sindacati, governo e
SEPI avevano deciso di predisporre un piano di dismissione parziale del settore
civile della IZAR, mantenendo il pieno controllo pubblico solo sul settore
militare, che assicurerebbe secondo i dirigenti della SEPI i profitti maggiori.
Il ministro della difesa, José Bono, ha assicurato che i cantieri statali della
IZAR potrebbero contare sulle commesse delle forze armate per il mantenimento
dei posti e per un rilancio produttivo.
L’autunno caldo dei cantieri navali
spagnoli
La decisione unilaterale del governo di privatizzare i cantieri navali
del gruppo IZAR dà origine ad una ondata di protesta che attraversa tutta la
penisola iberica, dal porto di Sestao nella regione basca a quello di Càdiz in
Andalusia.
Con la scusa delle irregolarità nel finanziamento di IZAR e altri argomenti come
la mancanza di commesse, il governo spagnolo mette le mani avanti per la
chiusura di alcuni cantieri, come quello di El Naval (Bilbo): 8.000 posti di
lavoro che potrebbero sparire lasciando migliaia di famiglie e di persone in una
preoccupante situazione.
E non sono unicamente i 1.200 posti di lavoro di El Naval quelli che si trovano
in pericolo; centinaia di persone delle oltre 3.000 che lavorano nell’indotto di
El Naval, nella maggioranza in condizioni lavorative precarie, hanno perso già
mesi fa il loro lavoro. E qualcosa di simile si può dire dei 4.000 posti di
lavoro dell’industria ausiliaria diretta.
Il 14 settembre si verificano blocchi stradali in diverse città della Spagna.
Gli scontri più pesanti si sono avuti nella città di Càdiz con due poliziotti
feriti dal lancio di bulloni e sfere d’acciaio da parte degli operai.
E’ immediata la reazione del Cuerpo Nacional de policìa che ha sparato gas
lacrimogeni e pallottole di gomma, ferendo 7 operai e tre giornalisti.
Contemporaneamente vengono effettuati blocchi stradali anche a Siviglia, Sestao
e Ferrol. Gli scontri proseguono per tre giorni al termine dei quali si
conteranno 50 feriti tra gli operai (uno perderà un occhio). Il 21 settembre
migliaia di lavoratori invadono le strade della Spagna in occasione del primo di
tre scioperi nazionali previsti dai sindacati; il 26 settembre si svolge in
Galizia un’imponente manifestazione con la partecipazione di oltre 45.000
persone, il 23 ottobre lo stesso copione a Bilbao.
Ma nonostante la percezione concreta di trovarsi di fronte ad una mobilitazione
di massa con il coinvolgimento e l’appoggio dei lavoratori di altri settori e
degli studenti in tutte le città colpite, il 17 dicembre i sindacati firmano
l’accordo con la SEPI rispetto al gruppo IZAR. L’accordo prevede la
sopravvivenza sia della divisione militare che di quella civile di IZAR.
L’attività militare sarà concentrata in una nuova società denominata New IZAR,
che inizierà ad operare dal primo di gennaio e potrà essere attiva anche nella
produzione civile a seconda delle condizioni del mercato.
La New IZAR sarà controllata interamente da SEPI e disporrà degli stabilimenti e
delle attuali attività che il gruppo IZAR svolge a Ferrol, Fene, Cartagena,
Puerto Real, S.Fernando, Càdiz, nonché del quartiere generale di Madrid. New
IZAR focalizzerà l’attività sullo sviluppo di nuovi prodotti e sistemi per la
Marina Militare spagnola e per i suoi alleati. Inoltre l’intesa prevede che, per
salvare la divisione civile (che comprende i cantieri di Siviglia, Gijòn, Sestao
e Manises), IZAR entri in un processo di liquidazione ordinata, una volta
separata l’attività militare.
Nel corso della procedura si cercheranno di vendere le attività civili che non
saranno trasferite a New IZAR. L’intesa prevede anche l’incentivazione dei
prepensionamenti e degli esodi volontari (circa 4.100 lavoratori sui 10.700 che
fanno parte del gruppo).
Da notare i commenti soddisfatti dei dirigenti sindacali di Ugt e Comisiones
Obreras: Felipe Lòpez (Cc. Oo.) ha affermato che “questo è l’unico accordo
possibile di fronte ad una situazione molto complicata”.
Manuel Fernandez (Ugt) ha dichiarato: “se mi avessero detto che dopo due mesi
avremmo ottenuto questo, avrei avuto molti dubbi. Tutti i cantieri continueranno
ad essere aperti e tutti con carichi di lavoro”.
I dirigenti sindacali presentano come una vittoria il fatto che le aziende
privatizzate non vengano spezzate. Nel marzo 2005, la società provvisoria New
IZAR è definitivamente trasformata in una nuova società, Navantia. In base
all’accordo tra SEPI e sindacati opererà nei settori della costruzione e
propulsione navale, delle riparazioni navali, e dei sistemi di armamento. Al
settore civile sarà dedicato solo il 20% dell’attività complessiva. Resta
irrisolta la questione relativa a 4.028 esuberi nel ramo civile di IZAR; si
prospetta di nuovo, alla faccia dell’ottimismo dei dirigenti sindacali, la
chiusura di alcuni cantieri.
E’ il caso del cantiere navale Nagisa di Gijòn, dove sono a rischio 170 posti di
lavoro. Il 3 marzo, giorno dell’insediamento di Navantia, si verificano scontri
tra operai e polizia nelle vicinanze del cantiere e di un acquario in
costruzione. Vengono incendiati pneumatici e realizzati blocchi stradali,
danneggiati mezzi della polizia e distrutte le installazioni del futuro
acquario.
Un mese più tardi, a Bilbo il comitato di fabbrica della multinazionale Babcock,
anch’essa in lotta contro i licenziamenti decide di “rinchiudersi” nelle
installazioni della fabbrica fino a quando la direzione non faciliti l’accesso
alla lista del personale che dovrebbe beneficiare di migliori condizioni
nell’opera di prepensionamento. Nel frattempo i delegati sindacali della
sinistra basca Lab ed ESK, denunciano che almeno 6 sindacalisti di Cc. Oo, Ugt,
Ela (legato al PNV) hanno accettato privilegi economici in cambio della firma
dei prepensionamenti di 283 operai di Babcock Borsing. L’1 aprile IZAR è posta
in liquidazione e l’1 giugno la Commissione Europea approva il nuovo piano di
ristrutturazione dei cantieri navali militari spagnoli nell’ambito della quale è
prevista la cessione a privati degli stabilimenti situati a Gijòn, Manises,
Sestao e Siviglia. “Questo - ha commentato il commissario europeo alla
Concorrenza, Neelie Kroes - è un passo importante nella riorganizzazione del
settore navalmeccanico pubblico della Spagna. Abbiamo bisogno di vedere piani
che consentano di dar vita a società in grado di sopravvivere facendo fronte
alle pressioni competitive in ambito UE”…
Note
1) E’ uno dei membri del coordinamento nazionale del sector critico delle
Comisiones Obreras (la sinistra interna al sindacato spagnolo di tradizione
comunista) nonché membro del Comitato Esecutivo Cc.Oo IZAR-FERROL.
2) Il 60% degli ordini è relativo alla costruzione di navi militari. Fa parte di
questo carico di lavoro la commessa norvegese per la realizzazione di 5 fregate
F-100 per un valore di 220.000 milioni di pesetas.