SENZA CENSURA N.18
NOVEMBRE 2005
L’Italia in Afghanistan
L’evoluzione dell’intervento militare italiano in Afghanistan
«Il 2005 sarà l’anno in cui l'Italia avrà la
responsabilità di più comandi: Bosnia Erzegovina, KFOR nei Balcani e in Albania,
oltre all’ISAF in Afghanistan. In totale saranno oltre 8.300 i soldati italiani
impegnati nelle missioni internazionali.» (Marco Minari, La Eagle Action ’05, in
«Panorama Difesa», luglio 2005)
Il presente contributo vuole ripercorrere le tappe dell’evoluzione
dell’intervento Italiano in Afghanistan nei suoi più significativi salti di
qualità.
Il profilo dei recenti rapporti
Italia-Afghanistan
La storia delle operazioni e delle cooperazioni italiane in Afghanistan è
già piuttosto lunga, già negli anni ’90 l’ex-re Zahir Shah aveva scelto di
trascorrere il proprio esilio in Italia, e da qui, organizzare la “resistenza
anti-talebana” usando lo strumento della Loya jirga, l’assemblea “eletta” per la
consultazione che nel 1999 venne riconosciuta come legittima sia dall’UE che
dall’ONU. Nel 2000 l'Italia è entrata nel Gruppo di Ginevra (G4) con Iran, Usa e
Germania, tutti paesi interessati a vario titolo alle sorti dell’Afghanistan.
Nel 2001 il G4 si è fatto promotore di una serie di consultazioni che hanno
portato alla Conferenza Internazionale di Petersberg (dicembre 2001), con la
conseguente istituzione di una amministrazione interinale guidata da Karzai.
Anche le Nazioni Unite hanno dato il loro consenso all’iniziativa con varie
risoluzioni, le più importanti delle quali sono la 1378, con la quale si istituì
una Amministrazione Transitoria in Afghanistan, e la 1386 che ha dato il via
alla missione International Security Assistance Force (ISAF).
Nel gennaio del 2002, con la Conferenza dei donatori internazionali per la
ricostruzione dell’Afghanistan svoltasi a Tokio, sono stati stanziati 5,4
miliardi di dollari di cui si è fatta e si sta facendo principalmente carico la
Commissione Europea, che ha messo a disposizione un totale di 2,1 miliardi di
dollari per il quinquennio 2002-2006. I paesi che hanno svolto un ruolo di primo
piano nel raggiungimento di tali decisioni sono stati scelti per assumere,
accanto ad una quota significativa degli oneri finanziari, anche il ruolo di
nazioni leader della riforma di precisi settori dell’Amministrazione Afgana.
In questo contesto all’Italia è toccata la Giustizia, agli Stati Uniti
l’esercito, alla Germania la polizia, alla Gran Bretagna la “lotta al
narcotraffico” e al Giappone il “disarmo” e la smobilitazione delle “milizie
irregolari”.
Il 17 aprile 2002 è rientrato in patria Zahir Shah (accompagnato da Ahmid
Kharzai e dal Sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver), e nel settembre
dello stesso anno si sono svolte le farsesche elezioni presidenziali.
In questo quadro di avvenimenti la posizione italiana è sempre stata di primo
piano e anche l’impegno economico è risultato di tutto rilievo: con una spesa di
43 milioni di euro del 2001 e di oltre 50 nel 2004, la cooperazione del nostro
paese è intervenuta a sostegno di progetti di vari organismi internazionali come
l’UNICEF, l’UNESCO, l’UNHCR, l’OMS e la Banca Mondiale.
Proroghe delle missioni militari
«I dati di maggiore interesse sono sicuramente quelli che riguardano il
sensibile aumento della presenza militare in Afghanistan, che si avvia a
superare la soglia delle duemila unità in coincidenza con l’inizio del nostro
turno di comando all’ISAF e con lo svolgimento delle locali elezioni
legislative.
Proseguirà, naturalmente, anche l’impiego nazionale in ENDURING FREEDOM, che
consisterà ancora nella partecipazione di una fregata della Marina Militare,
alla RESOLUTE BEHAVIOR in atto nel mar arabico e con l’impegno di un’altra
fregata, di una nave rifornitrice e di un velivolo ATLANTIC dell’Aeronautica
nella ACTIVE ENDEAVOUR in svolgimento nel Mediterraneo Orientale.» (Prorogate le
missioni all’estero, in «Rivista Italiana Difesa», Agosto 2005)
Il 12 luglio la Camera ha approvato con larghissimo margine la prosecuzione sino
al 31 dicembre delle missioni militari attualmente in corso in Afghanistan, nei
Balcani, in Africa e in Palestina.
Già il 15 marzo, approvando in via definitiva i due Disegni di legge che
disponevano la proroga fino al 30 giugno 2005, il primo provvedimento a ricevere
il sì di Montecitorio è stato quello di iniziativa parlamentare nato al senato
dallo “spacchettamento” di tutti gli interventi diversi da Antica Babilonia, che
ha potuto giovarsi di vari sostegni, come prova l’esito finale della votazione
di Montecitorio conclusasi con 350 voti favorevoli, 19 contrari e 2 astenuti.
Nell’estate del 2004, il Governo, dopo aver respinto la gran parte dei circa
cento emendamenti presentati dalle opposizioni alle Commissioni Esteri e Difesa
della Camera, ha accettato l’8 luglio la richiesta del centro-sinistra di
separare in due distinti provvedimenti l’autorizzazione alla prosecuzione di
ANTICA BABILONIA e quella relativa al complesso degli altri interventi.
Va ricordato che la copertura finanziaria per le missioni militari all’estero,
era stata assicurata da una “finanziaria di guerra” varata nell’autunno 2004 in
cui era prevista una spesa di 1.200 milioni di Euro.
A Luglio di quest’anno RC e PDCI, per esempio, si sono pronunciati contro la
proroga, non condividendo l’intervento in Afghanistan e criticando la decisione
del Governo di limitare il cosiddetto “spacchettamento” alla sola Antica
Babilonia. Nel votare no, questa parte dell’opposizione ha comunque ribadito di
condividere l’intervento recentemente avviato in Sudan e la proroga delle
operazioni in atto nel Corno d’Africa e ad Hebron.
La “Federazione Uniti nell’Ulivo”, che raggruppa i DS, la Margherita ed i
socialisti di Boselli, ha invece annunciato per bocca dell’Onorevole Spini il
proprio voto favorevole.
Alla conta, i sì sono stati 403, i no 22 e gli astenuti 4.
Se sull’intervento in Iraq gli opposti schieramenti hanno posizioni
contrastanti, tranne l’Udeur che ha deciso di votare a favore, e il
centro-sinistra è diviso al suo interno per chi opta tra un ritiro graduale e
uno, almeno a parole, immediato, dall’Iraq, per ciò che concerne le linee
strategiche delle imprese belliche italiane per quasi la totalità dell’arco
delle forze politiche parlamentari vi è piena convergenza, che diviene effettiva
per ciò che riguarda le operazioni nel continente africano.
Il capogruppo diessino a Montecitorio, Luciano Violante, ha sottolineato come,
dopo il voto di Luglio, si aprisse in seno all’opposizione il problema di
raggiungere un accordo più vasto respiro sull’uso della forza nelle relazioni
internazionali...
...I costi
All’inizio dell’estate del 2004 e precisamente il 24 giugno viene varato
il Decreto Legge che è il punto di riferimento per la determinazione del quadro
complessivo degli interventi prorogati sino alla fine dello stesso anno.
Per ciò che concerne il quadro afghano, il Decreto precisa che le operazioni
condotte nell’ambito di ENDURING FREEDOM assorbiranno 41,5 milioni di euro,
mentre la partecipazione all’ISAF ne costerà altri 74,4.
Gli uomini schierati allora in Afghanistan erano 615.
Di questi, 500 erano dell’Esercito, 97 dell’Aeronautica e 18 Carabinieri. Ad
essi, occorre aggiungere i 18 componenti della cellula italiana di collegamento
con il Central Command, di stanza a Tampa, in Florida, ed i 583 componenti degli
equipaggi delle unità coinvolte nelle operazioni navali RESOLUTE BEHAVIOUR ed
ACTIVE ENDEAVOUR.
Già allora il governo aveva dichiarato come l’impegno italiano in Afghanistan
era destinato ad aumentare in futuro. All’Italia, già la scorsa estate, avrebbe
dovuto essere infatti affidata la guida di uno dei Team Provinciali di
Ricostruzione che l’ISAF stava creando fuori Kabul.
La località prescelta, Herat, era stata per il momento giudicata ancora non
sufficientemente stabilizzata dalle massime autorità politico-militari
dell’Alleanza Atlantica. Era stata invece confermata la messa a disposizione di
un battaglione italiano da 500 uomini per l’eventuale rafforzamento del
contingente multinazionale allestito dalla NATO per assicurare il regolare
svolgimento delle lezioni afgane.
L’unità in questione era stata assegnata dall’Italia alla NATO Reaction Forces.
A gennaio di quest’anno è stata formalizzata l’assunzione dell’Italia alla guida
di un Team Provinciale di ricostruzione, assicurando l’allestimento ed il
funzionamento di una base avanzata dell’ISAF.
La Marina militare principalmente e l’Aeronautica secondariamente saranno
impegnate nelle missioni R.B. e A.B., mentre l’esercito continuerà a contribuire
anch’esso ad ENDURING FREEDOM con un nucleo di 4 militari distaccati negli
Emirati Arabi Uniti e la cellula interforze composta di 13 uomini operante a
Tampa, presso la sede principale di US CENTRAL COMMAND.
Sempre all’inizio di quest’anno il Governo ha reso di pubblico dominio l’esatto
ammontare per le spese discrezionali dell’intelligence italiana tanto in Iraq
quanto in Afghanistan.
Nel dettaglio si è trattato di 5 milioni di euro per ANTICA BABILONIA e di altri
cinque a supporto della partecipazione italiana all’ISAF: le stesse risorse,
ripartite nelle medesime condizioni e nel dettaglio.
Il Sismi potrà spendere due milioni nella gestione del dispositivo di ricerca:
verranno quindi verosimilmente impiegati nella “coltivazione” di informatori; al
personale di rinforzo di servizio andranno 850 mila euro, mentre all’acquisto ed
utilizzo di equipaggiamenti speciali ne saranno riservati 750mila. Altri 800mila
serviranno al soddisfacimento di ulteriori, non precisate, esigenze; è stato
comunicato persino l’ammontare delle spese telefoniche satellitari previste:
600mila euro.
Il Team Provinciale di Ricostruzione a
Herat e la supervisione dell’Afghanistan sud-occidentale
Il 31 marzo, l'Italia è subentrata agli Stati Uniti nella guida del Team
Provinciale di Ricostruzione basato ad Herat, per questo impegno sono impiegate
sia una componente terrestre sia aeronautica.
Ad Herat ad inizio di aprile si trovavano già 95 militari dell’Esercito, in
massima parte alpini, destinati ad aumentare fino a 124 unità: la consistenza a
regime della nuova Task Force LINCE.
Ad essa si sommeranno i 240 uomini della Task Force AQUILA dell’Aeronautica
Militare, che allestiranno la Base di Supporto Avanzata.
IL TPR italiano viene inizialmente inquadrato nell’operazione a guida
statunitense ENDURING FREEDOM, ma è destinato a transitare sotto la
responsabilità della missione atlantica ISAF e ad espandere il proprio raggio
d’azione oltre la Provincia di Herat, includendo quelle limitrofe di Farah,
Baqhdois e Ghowr, in cui operano, rispettivamente, Americani, Spagnoli e
Lituani.
L’intera operazione avrà quindi poteri di supervisione di fatto estesi
all’intero Afghanistan sud-occidentale.
Alla componente militare ed alla cellula CIMIC inviata alla difesa è stato
associato un distaccamento della Cooperazione allo Sviluppo, in cui opereranno
funzionari del Ministero degli Esteri.
Il 19 aprile si è svolto un incontro tra il governatore della provincia di Herat,
ed una delegazione del contingente italiano guidata dal comandante del PRT, per
avviare le attività del Team stesso.
Il meeting ha avuto per tema le attività di cooperazione e ricostruzione, i tre
principali progetti iniziali riguardano: acqua potabile, educazione e sanità e
nel dettaglio prevedono la costruzione ex novo di cinque torri serbatoio e
l’implementazione della rete idrica già esistente, la ricostruzione e
l’allestimento di cinque scuole e la ristrutturazione di un edificio destinato
ad ospitare un “centro di formazione” per persone con gravi difetti visivi,
nonché la ristrutturazione del Pronto Soccorso dell’Ospedale civile di Herat.
Tutti i progetti saranno realizzati impiegando ditte, manodopera, risorse locali
per una spesa complessiva che si aggira attorno al milione di dollari, i fondi
necessari alla realizzazione dei progetti sono stati messi a disposizione del
contingente dal Governo Italiano.
«Su questa prima fase se ne dovrebbe innestare una seconda triennale, supportata
da uno stanziamento di 10 milioni di euro», ci informa “Tecnologia e Difesa” sul
numero di maggio del 2005.
Il ruolo del CIMIC e in generale la strategia di penetrazione e di creazione di
consenso dell’imperialismo italiano in scenari di guerra, in particolare in
Iraq, era stata affrontata nell’articolo Le Forze Armate Italiane e la
“ricostruzione”, apparso sul n.16 di SC. Bisogna ricordare che l’attività del
Cimic, la cooperazione civile-militare, costituisce la peculiarità del Prt e
consente di entrare in relazione con organismi tecnici e con autorità locali,
arrivando a redigere relazioni, delineare progetti e a valutarne la fattibilità.
«Il Cimic - chiarisce il colonnello Sperotto, dal 30 giugno comandante del PRT
ad Herat, in una intervista del 16 agosto 2005 rilasciata ad Analisi Difesa - è
uno degli assetti più efficienti ed efficaci del Prt, il cui centro di gravità è
il consenso».
L’articolo in cui appare l’intervista continua elencandone l’attività: «In meno
di sei mesi il Cimic ha partecipato a 273 riunioni con organizzazioni
governative, non governative e autorità locali; ha messo in atto 6 attività
sanitarie a favore della popolazione; ha condotto 38 attività nei vari distretti
della provincia di Herat; ha redatto 83 relazioni di valutazione in villaggi
destinatari di attività di sviluppo; è coinvolto nella ricostruzione di 10
scuole, di spogliatoi per il palazzo dello sport di Herat, di 30 pozzi per
l’acqua e della rete idrica in 4 distretti del capoluogo.
La ricostruzione del sistema giudiziario
e carcerario
Nella sua veste di lead country per la ricostruzione del sistema
giudiziario in Afghanistan, di concerto con le autorità afghane e UNAMA (United
Nations Assistance Mission to Afghanistan, l’ente delle Nazioni Unite preposto
alla ricostruzione del Paese), l'Italia ha dapprima ospitato a Roma una
conferenza internazionale (dicembre 2002), inaugurata dal Presidente Karzai e
dal Ministro degli Esteri Frattini, in cui sono state delineate le strategie
guida della riforma. L’ex Capo della DIA e Direttore Esecutivo dell’UNODC,
Presidente Di Gennaro è stato nominato «special advisor del governo italiano per
la ricostruzione del settore giustizia in Afghanistan» nel febbraio 2003. Vanno
segnalate le seguenti iniziative:
- Redazione di un codice di procedura penale semplificato, ad opera del
Presidente Di Gennaro assieme a rappresentanti delle maggiori istituzioni
giuridiche afgane (Ministero della Giustizia, Ministero dell’Interno, Corte
Suprema, Commissione Giustizia e Procura Generale);
- Creazione di “corti itineranti” fornite del suddetto codice di procedura
penale;
- Redazione di un codice minorile in cooperazione con l’UNICEF;
- Revisione del diritto di famiglia e del Codice Civile, in collaborazione con
UNIFEM;
- Finanziamento all’opera di riforma della normativa penitenziaria, condotta
dall’UNODC;
- Corso di formazione per 450 giudici e avvocati (tra i quali 42 donne), in
parte destinati a diventare “formatori dei formatori”, organizzato
congiuntamente da IDLO (International Development Law Organisation) e ISISC
(Istituto Superiore Internazionale di Scienze Criminali);
- Compilazione dell’elenco delle leggi esistenti in cooperazione con l’IDLO;
- Survey dello stato della giustizia nella periferia del Paese;
- Riabilitazione della Corte di Appello e delle carceri di Kabul (carcere di
Pol-e-Charki e Detention Center di Kabul);
- Progetto di costruzione di un Women Detention Center a Kabul, in
collaborazione con UNIFEM e UNODC;
- Assistenza tecnica e logistica alla Commissione Giustizia afgana.
La Cooperazione “culturale”
In seguito alla Dichiarazione di Intenti firmata a Kabul con il Governo
Transitorio nel gennaio 2002, l'Italia si è attivata per interventi di
protezione e conservazione del patrimonio archeologico e culturale afghano. Tra
le iniziative intraprese si annoverano:
- la riabilitazione del centro TV di Kabul e la fornitura di attrezzature per le
produzioni televisive locali;
- la riabilitazione e riapertura dei due Musei (islamico e pre-islamico) di
Ghazni ed il restauro dei minareti di Jam ed Herat, in collaborazione con
l’UNESCO;
- la ricostituzione della Missione Archeologica Italiana a Kabul e Ghazni
(fondata nel 1956 per conto dell’ISMEO - poi IsIAO - ed interrotta nel 1978),
che si adopera per la riabilitazione del Museo di Kabul;
- i lavori presso i siti archeologici islamici e pre-islamici di Ghazni (Palazzo
di Masud III, Santuario buddhista di Tapa Sardar, complessi rupestri buddhisti).
La Base NATO di Solbiate Olona e il NATO
Rapid Deployable Corps-Italy
Sulla Base Nato di Solbiate Olona avevamo già elaborato una scheda e
fornito dei riferimenti sul numero 16 di SC.
A novembre i paesi membri dell’Alleanza Atlantica avevano stabilito i futuri
avvicendamenti di comando nell’ambito della Forza NATO a Kabul tra il 2005 e il
2007.
In questo incontro è stato deciso che il NATO Rapid Deployable Corps-Italy(NRDC-IT)
avrebbe assunto la leadership della missione ISAF in Afghanistan dall’agosto di
quest’anno.
Questa scelta venne fatta per dare continuità e stabilità alla missione ISAF in
un momento in cui la NATO stava preparandosi ad ulteriori ampliamenti del
settore di competenza, in particolare verso la zona ovest del paese.
«Il Quartier Generale di NRDC-IT» ci informa “Rivista Italiana Difesa” sul
numero di giugno 2005 del 2005 «fornirà al comandante, il Gen. Mauro del
Vecchio, un terzo dei 600 uomini per il supporto logistico. Complessivamente
questo comando sarà composto invece da 800 uomini, con turni di permanenza della
durata di 9 mesi. Le truppe dell’ISAF sono composte da 8.000 uomini provenienti
da 37 paesi (sia appartenenti alla Nato, sia esterni).
Questo evento conferma la crescita di capacità italiana nel settore e si
inserisce nella più ampia proposta avanzata da Italia e Gran Bretagna, di
assumere il comando delle missioni in Bosnia ed in Afghanistan tra il 2005 e il
2006».
Dal 6 al 13 maggio si è svolta presso la NRDC-IT di Solbiate Olona
l’esercitazione “Eagle Action ‘05” che ha concluso una preparazione di 6 mesi,
in vista della guida della missione ISAF da parte della NRDC-IT, iniziata il 4
agosto e che si concluderà nel maggio del 2006.
In totale, nei nove mesi di comando, partiranno dalla “Ugo Marra” circa 1500
militari suddivisi in due gruppi.
Questa esercitazione è stata l’ultimo atto di preparazione sul suolo italiano,
continuata con un’altra esercitazione a giugno per 3 settimane a Stavanger in
Norvegia.
La EA ‘05 ha coinvolto tutti i comandi che si sono succeduti in Afghanistan
dall’agosto del 2003, data in cui la NATO ha assunto la guida della missione,
precedentemente a capo delle Nazioni Unite, ed è quella che più si avvicina allo
schieramento in teatro.
L’esercitazione è stata organizzata in collaborazione con il Commando NATO
responsabile per le missioni in Afghanistan, il “Joint Force Command Brunssum”
con sede in Olanda.
Veicoli Navistar per l’Afghanistan L’U.S. Army Tank-Automotive and Armaments Command (TACOM) ha concesso a Navistar International Corporation un contratto pluriennale di un valore potenziale di 467 milioni di dollari per la fornitura di veicoli per l’Afghanistan National Army. La prima opzione comprende 374 veicoli per un valore di 61,8 milioni di dollari. Nel complesso il contratto prevede la fornitura di 2.781 veicoli, di cui 2.400 autocarri da trasporto e 381 veicoli per il trasporto di materiali speciali. In aggiunta la compagnia garantirà le parti di rispetto a copertura di un periodo di manutenzione programmato di due anni. [da «Panorama Difesa», maggio 2005] |
ASSOCIAZIONE UMANITARIA
PADANA ONLUS |
Il Garibaldi nell’operazione ENDURING FREEDOM
[da: www.analisidifesa.it] |
M113 per l’esercito afghano
[da «Panorama Difesa», luglio 2005] |
L’ariete addestra
le forze irachene |
HIgh Readiness Forces Headquarters
che hanno raggiunto la piena operatività nel 2002 |
[Questo contributo è stato scritto avvalendosi della consultazioni delle
seguenti riviste mensili:
Panorama Difesa
RAIDS Italia, mensile di addestramento e operazioni militari
Rivista Italiana Difesa
Tecnologia e Difesa
dei siti internet:
www.analisidifesa.it
www.esteri.it
www.giornateperlacooperazione.it
www.paginedidifesa.it]