SENZA CENSURA N.17
LUGLIO 2005
Un libro in più di Castelli
Biella: una piccola ma grande vittoria
L’apparente silenzio di questo periodo, utilizzato
per elaborare altre proposte ed iniziative da mettere in campo qualora la
situazione nel carcere di Biella non si fosse sbloccata, è perché stavamo
seguendo le evoluzioni o involuzioni che man mano si avvicendavano all’interno
del carcere.
Un breve riepilogo: Il 22/12/ 2004 una perquisizione anomala, durata ore, veniva
effettuata nella Sezione ad Elevato Indice di Vigilanza del carcere di Biella. A
seguito di questa venivano sottratti ai prigionieri tutti gli effetti personali
(foto, corrispondenza, atti giudiziari, francobolli, bloknotes, ecc…), indumenti
ad eccezione di un cambio e qualche paio di calzini, coperte, pentole e ..libri
e riviste ad eccezione di, numero complessivo 4, sufficienti, a dire della
direzione e del nuovo comandate arrivato nel carcere, a rispondere alle
necessità culturali e di studio dei prigionieri. Così come abbiamo ribadito e
messo a conoscenza più volte, ad essere colpiti erano soprattutto i prigionieri
rivoluzionari che vivono, alcuni di loro, una condizione di reclusione da vent’anni
e più e per i quali leggere, studiare, informarsi ed elaborare analisi è
condizione fondamentale per mantenere viva ed integra la propia dignità ed
identità.
Questa nuova situazione venutasi a creare, in un clima tra l’altro di assenza di
conflitto all’interno del carcere, veniva giustificata a seguito della stesura
di un nuovo regolamento interno da parte della direzione carceraria, giudice di
sorveglianza, servizi sociali e di una non bene identificata rappresentanza dei
detenuti.
Appariva del tutto evidente che l’”esigenza” di nuove regole all’interno del
carcere non rispondeva minimamente a questioni di presunta sicurezza (ampiamente
garantita), ma rifletteva piuttosto la volontà di instaurare un clima di
riverenza, un rapporto di subordinazione totale da parte dei prigionieri
(politici e non) nei confronti dell’autorità carceraria, sottoponendoli
all’umiliante ed assurda condizione di dover chiedere continuamente il permesso
(attraverso domandine motivate!) per poter accedere a nuove letture sempre
nell’ordine delle 4 concesse o ad una lettura supplementare, ad una differente
pentola, una coperta … una foto in più.
A questo, che non è certo poco per chi vive quella condizione, si aggiunga,
l’utilizzo quasi sistematico dell’isolamento per qualsiasi controversia o
diverbio che si verificava tra i prigionieri e autorità carceraria; la messa in
discussione della possibilità di decidere autonomamente i lavori da svolgere
nella sezione, la loro rotazione e durata (così come sempre era avvenuto), in
base alle necessità individuali, ai bisogni contingenti, ad un criterio di
equità e solidarietà che ha sempre contraddistinto questi compagni, garantendo
così a tutti una minima fonte di sussistenza.
Sull’onda di questi avvenimenti, come familiari ed amici dei prigionieri
rivoluzionari, abbiamo deciso di rompere il silenzio e di “mettere a nudo il
re”, con l’iniziativa “ un libro in più di Castelli”, che ha raccolto,
dimostrando una forte sensibilità ed attenzione, a partire dalla città di
Biella, una grande solidarietà, da parte di singoli, associazioni, librai,
centri di documentazione (che si sono adoperati e diventati punto di riferimento
per la raccolta dei libri), organizzazioni politiche, centri sociali, case
editrici, collettivi politici ed universitari. Una solidarietà arrivata da tutta
Italia e non solo; una prima risposta ampia e collettiva alla necessità di
mobilitazione e costruzione di iniziative visibili ed incisive, che ha fatto
emergere una riflessione rispetto al vissuto della realtà carceraria, meno
distante e separata dal quotidiano e dalla realtà delle persone di quanto si
potesse pensare.
A seguito della campagna, alla quale la direzione carceraria, nonostante il
chiaro fastidio provocato, ha risposto con un atteggiamento di ottusa chiusura (dimostando
però, in questo modo, incapacità di gestione ed estrema debolezza, rinviando al
mittente, compresi i familiari, i pacchi di libri, la corrispondenza o i pacchi
di alimentari inviati ai prigionieri), è seguita, il 6 febbraio, una
manifestazione di dimensioni inaspettate (oltre il migliaio di persone), molto
sentita e significativa per l’omogeneità delle forze che la rappresentavano,
dove simbolicamente, come qualcuno ha detto, è stato preso d’assalto il carcere.
I prigionieri han continuato per tutto questo periodo a rifiutarsi di compilare
le famigerate domandine, non solo per la richiesta di libri ma anche per il
cambio d’indumenti e hanno dato vita ad una battitura come forma di protesta
contro il blocco dei pacchi e proseguito lo sciopero dei lavori. Lettere di
protesta o di richiesta di spiegazioni su quanto stava succedendo, sono state
inviate alla direzione del carcere da parte di molti che si erano visti
rispediti i pacchi inviati.
Intanto, qualcosa cominciava a muoversi nel carcere: la direttrice, in congedo
per maternità, veniva sostituita dal direttore Roberto Festa proveniente dal
carcere di Voghera, (con un’esperienza maggiore soprattutto di carceri speciali
e di detenzione politica); il comandante D’Angelo veniva sostituito dal
vice-commissario Alessio Mercurio precedentemente in servizio nel carcere di
Biella; veniva designato un nuovo commissario, proveniente dal carcere di Lecce.
Dopo una serie di “tira e molla” e apparenti concessioni si arrivava alla
situazione odierna in cui, in proroga al regolamento, i prigionieri possono
tenere in cella fino a 20 libri senza doverne fare richiesta; i libri arrivati,
così come quelli che avevano precedentemente, possono essere tenuti nel
magazzino della sezione a loro disposizione, tutto ciò che era stato
sequestrato, durante la famosa perquisizione del 22/12/2004 è stato restituito.
Rimane ancora in sospeso la possibilità di riavere i lettori cd e alcune pentole
(forno).
Senza dubbio, il positivissimo risultato raggiunto è frutto delle differenti
mobilitazioni e della risposta solidale che si è espressa anche individualmente
da parte di molti e di questo ringraziamo insieme ai compagni incarcerati,
tutti. E’ una piccola ma, al tempo stesso, grande vittoria, non solo per i
prigionieri del carcere di Biella ma per tutti i prigionieri di tutte le
carceri, perché crea un precedente che non potrà non essere tenuto in
considerazione e con il quale dovranno fare i conti.
La solidarietà dimostrata e’ stata tanta e per dare solidarietà è necessario
riconoscersi, sentirsi in qualche modo coinvolti, forse e’ il segno che molti di
noi si sentono sempre di più immersi in quella che abbiamo chiamato la società
carceraria.. Una società dove il rapporto di sopraffazione è generale. Dal mondo
del lavoro dove i diritti conquistati in anni di lotte sono azzerati; dove il
rapporto di subordinazione ai padroni è totale; dove bisogna essere a
disposizione, a tempo, a chiamata, secondo le “sacre” esigenze della produzione.
Lavoratori dell’oggi, senza futuro. Dal mondo della scuola dove selezionare è
necessario, e la demarcazione di classe, tra chi potrà farcela e chi sarà
emarginato e costretto a lavori subordinati e precari appare in tutta la sua
evidenza. Dalla situazione intollerabile degli immigrati, rinchiusi e drogati in
veri e propri lager, in condizioni peggiori delle carceri vere e proprie, senza
diritti, colpevoli di non essere diventati utili al mondo della produzione. E
allora, quel negare i libri ai prigionieri, dopo aver negato la libertà, la
comunicazione, gli affetti, è sembrato troppo. Forse abbiamo pensato al
personaggio di un romanzo che negli anni ricordiamo come un vecchio amico, di un
verso che ha saputo dire di noi, del sogno di una società da conquistare che
abbiamo imparato a progettare tra mucchi di libri. Un libro è l’“evasione “ per
eccellenza, è il conoscere, è la scoperta, è esserci. “Non abbiamo più niente da
perdere se perdiamo i libri “ ha detto un compagno. Siamo stati in tanti a
pensarla così. E siamo stati in tanti a pensare che mobilitarsi paga.
Contenti di quanto siamo riusciti ad ottenere, l’attenzione deve rimanere
comunque alta, perché, come sappiamo bene, gli inganni sono sempre in agguato e
le prime avvisaglie già ci sono: si ventila che il nuovo commissario abbia
intenzione di abolire completamente la possibilità per i detenuti ad E.I.V di
lavorare, così come, in generale, l’atteggiamento di questo nuovo commissario
(il signor no!), è quello di rispondere negativamente a qualsisai richiesta
fatta tramite domanda per l’acquisto, a proprie spese (!), all’esterno, di
oggetti utili a soddisfare esigenze quotidiane e personali, così come sempre é
avvenuto.
Inoltre non va dimenticato che quanto ottenuto è UNA SOSPENSIONE del
regolamento, non la sua CANCELLAZIONE o rivisitazione, pertanto rimane sempre lì
sospeso, come una spada di Damocle, pronto ad ogni evenienza, a poter essere
riapplicato.
PER QUANTO RIGUARDA I LIBRI RACCOLTI: si è pensato di convogliare tutti i libri
in alcuni punti di raccolta, di catalogarli e di fare circolare questo materiale
informativo in tutte le carceri dove si hanno dei riferimenti, mettendololo a
disposizione di chiunque ne faccia richiesta. Ci sembra un buon modo per mettere
a conoscenza, nei limiti del possibile, la popolazione detenuta di quanto
successo e di una piccola battaglia vinta, perché combattuta, da tutti e per
tutti, oltre a favorire ed incentivare la necessità e il bisogno di cultura,
conoscenza, informazione.
Per MILANO, il punto di riferimento è:
CENTRO DI DOCUMENTAZIONE
c/o PANETTERIA OCCUPATA
via Conte Rosso, 20 - 20124 Mi
TORINO:
Centro di Documentazione Porfido
via Tarino - 10124 Torino
Aperto Lunedì, mercoledì, sabato
dalle ore 16.00 alle 19.00
FIRENZE:
Libreria Majakovskij
Centro Popolare Autogestito Firenze Sud
Via Villamagna, 27- Firenze
Quanto è successo a Biella e quanto si è riuscito a costruire, nel suo piccolo,
ha contribuito a rivitalizzare la discussione intorno al carcere, imposto una
riflessione più ampia e favorito una maggiore comunicazione fra ambiti non
omogenei, rendendo, seppur in modi differenti, più vicina e quodiana la realtà
carceraria.
Le iniziative che in diverse città sono seguite nel periodo successivo alla
manifestazione di Biella (presidio davanti al carcere delle Vallette a Torino ed
assemblea, assemblee a Parma, Crema, all’università di Scienze Politiche a
Milano e nella città di Biella), organizzate da ambiti diversi, sono state
l’espressione anche di quanto maturato ed espresso in, ed intorno a questa
esperienza.
E’ anche questa positività che si è espressa, che rende quanto ottenuto, una
piccola vittoria.
Amici e familiari dei prigionieri rivoluzionari