SENZA CENSURA N.17

LUGLIO 2005

 

Controrivoluzione in Germania

No al paragrafo 129/129a - No alle deportazioni

 

Pubblichiamo questo intervento dei compagni tedeschi dell’organizzazione “Libertad!”, all’assemblea in occasione della giornata del rivoluzionario prigioniero, organizzata il 19 giugno ’05 al C.P.A. Firenze sud, all’interno della Campagna contro l’articolo 270 e i reati associativi. Particolarmente significativo perché sia sulla storia del paragrafo 129/129a (omonimo dell’art. 270/270bis) in germania, sia sull’uso che ne viene fatto attualmente, sia sull’uso delle leggi razziali, questo intervento descrive una storia e un’attualità della repressione palesemente in sintonia con quelle nostrane.

Cari compagni, purtroppo non possiamo partecipare alla vostra iniziativa, vi mandiamo dunque la nostra solidarietà e questo intervento sul paragrafo129/129a.
Anzitutto l’intervento è sulla storia dell’articolo e sull’attuale processo contro due compagni di Magdeburg che sono accusati per il paragrafo129a. Alla fine ci soffermiamo anche un attimo sull’udienza contro un compagno di Libertad che viene accusato per una manifestazione on-line anche se questo processo non ha niente a che fare con il 129/129a.

Il paragrafo 129/129a
La Storia del paragrafo129 risale all’inizio dell’impero prussiano. Entrò in vigore nel 1871 e puniva “associazioni sovversive” con reclusione da 3 mesi a 2 anni.
Nell’impero prussiano e nella repubblica di Weimar il paragrafo 129 fu lo strumento principale per combattere e criminalizzare le associazioni proletarie. Già allora lo scopo dell’articolo fu definito come “difesa preventiva dello stato”, con la sua introduzione nel codice penale non bisognava più che ci fosse stato un reato reale, furono le idee che venivano punite.
Sia nella monarchia che nella repubblica di Weimar il paragrafo 129 servì a giustificare i violenti attacchi della polizia e dell’esercito contro gli scioperanti.
Solo tra gennaio 1924 ed agosto 1925, dunque non durante l’impero o durante il fascismo ma sotto i socialdemocratici nella repubblica democratica di Weimar, 6349 operai e operaie furono condannati a un totale di 4672 anni di carcere e al pagamento di un totale di 267.000 marchi del Reich.
Dopo la fine del fascismo in Germania gli alleati tolsero tutte le disposizioni e direttive erano servite a opprimere l’opposizione politica, venne dunque abolito anche il paragrafo 129. Ma già nel 1951 nel corso della modificazione del codice penale il paragrafo 129 fu reintrodotto e allargato. Da allora in poi puniva la “associazione criminale” e la fattispecie della “assistenza” venne introdotta. “L’assistenza” si verifica secondo la Corte Suprema Federale quando si aiuta, incoraggia o facilita il lavoro di una tale associazione. Questa definizione consente di sorvegliare e perseguire un sempre più grande numero di persone. Il solo sospetto della partecipazione o dell’assistenza ad una “associazione criminale” giustifica perquisizioni, intercettazioni, sequestri, interrogatori e arresti.
Negli anni 50 il paragrafo129 serviva a criminalizzare la KPD (partito comunista tedesco) e il movimento contro il riarmo della RTF e più tardi anche a combattere le lotte per la casa.
Negli anni 70 nel corso della “lotta contro il terrorismo” di quegli anni, che mirava ai gruppi armati tedeschi (RAF, 2.Juni, Revolutionäre Zellen), è stato introdotto il paragrafo129a che punisce la partecipazione in, l’assistenza a, e fare propaganda per una “associazione terrorista”.
Le disposizioni d’attuazione stabilite nella procedura penale legata al paragrafo 129a rappresentavano un’intromissione senza precedenti nei diritti degli accusati e dei loro avvocati, vale a dire arresto preventivo senza motivo, limitazione delle visite e della corrispondenza dei detenuti, controllo della corrispondenza tra avvocato e detenuto e reintroduzione della tortura tramite l’isolamento. Allora come oggi essere accusato per il paragrafo129a significa di fatto la perdita dello status umano, si diventa terroristi e contro questi ogni mezzo è giustificato. Partendo dalla fine degli anni 70, dopo aver capito l’impatto micidiale dell’isolamento sui prigionieri politici e particolarmente dopo i fatti del ’77 (Mogadiscio e i morti di Stammheim, Andreas Bader, Gudrun Ensslin e Jan Carl Raspe) ci furono diverse iniziative contro l’isolamento e contro il paragrafo 129/129a con una lotta che andò avanti con tutti i mezzi immaginabili fino agli anni 90.
Dal 1990 gli articoli servono in prima linea come strumento di prevenzione, intimidazione e controllo. Infatti durante gli anni 90 meno del 3% delle istruttorie aperte a causa del paragrafo129/129a si sono concluse con una condanna. La maggior parte delle indagini aperte negli anni ‘90 si sono svolte contro organizzazioni in esilio, particolarmente contro il PKK curdo e il DHKP-C turco, proibiti sul suolo tedesco come organizzazioni sovversive.
Si può comunque dire che il 129a serve da spada di Damocle che minaccia tutti coloro che osano mettere in questione la legittimità dello stato ed è un’arma reale contro tutti coloro che l’attaccano. Un recente esempio per l’applicazione del paragrafo129a è il processo contro i compagni di Magdeburg.
Nel 2002 e 2003 erano stati arrestati per “associazione sovversiva” Marco Daniel e Carsten sotto l’accusa di avere incendiato con intento distruttivo gli automezzi di grandi gruppi industriali, dell’Ufficio Regionale del Crimine e della Guardia Federale di Frontiera (che è responsabile per il controllo dell’immigrazione). Secondo l’accusa avrebbero compiuto gli attacchi sotto il nome: “Commando per la Liberazione di Tutti i Prigionieri Politici” e “Azione Rivoluzionaria Carlo Guiliani”.
Nonostante il giudice avesse respinto l’accusa per il paragrafo129 il processo veniva condotto sotto il paragrafo 129a per poter continuare le indagini con le condizioni favorevoli che il paragrafo offre.
Accompagnato da varie iniziative, tra l’altro una manifestazione nazionale con 3.000 partecipanti, il processo finì col proscioglimento per Carsten e condanne di 24 e 30 mesi di galera per Daniel e Marco.
Da febbraio si svolgono i procedimenti di cassazione contro Daniel e Marco. Nel caso di Marco la corte ha confermato la sentenza che una volta in giudicato significa un altro anno e mezzo di carcere. Questo risultato non era molto promettente per la cassazione di Daniel innanzitutto perché c’era da aspettarsi che Marco una volta condannato venisse chiamato come testimone senza nessun diritto di non rispondere.

Arresto coercitivo
Ed è successo proprio così, Marco e una decina di altri compagni, tra di loro anche l’ex-accusato Carsten avrebbero dovuto testimoniare. In Germania la legge prevede un arresto coercitivo per tali casi, vale a dire una reclusione fino a 6 mesi che teoricamente può anche essere ripetuta se l’interessato continua a tacere. I compagni hanno tuttavia deciso di non rispondere e Marco ha letto una dichiarazione a tale proposito nell’udienza della corte, è stato arrestato subito ed è sempre in arresto coercitivo. Il secondo arrestato è stato Karsten che è stato mandato in arresto coercitivo mercoledì scorso, aveva rifiutato di rispondere dicendo che non va in galera con entusiasmo ma voleva guardarsi nello specchio la mattina senza vergognarsi. Gli altri compagni che rifiutano di testimoniare finora non sono stati puniti. Questo è un atto di solidarietà che fin dall’ inizio ha caratterizzato questo processo ed è un espressione di forza e di determinazione che però non è più normale in Germania. L’arresto coercitivo punta a distruggere la persona, a spezzare la convinzione politica dell’interessato, e alla divisione; l’unica risposta a una tale tentativo è un comportamento solidale.
Libertad! e molti altri hanno espresso il loro pieno appoggio ai compagni di Magdeburg in diverse iniziative. Il 18 Giugno si terrà una manifestazione nazionale contro la repressiona a Magdeburg sotto lo slogan:
E’ il sistema che è criminale…
…non la resistenza.
[Ulteriori informazioni: http://www.soligruppe.de]


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Il processo contro Andreas
Chiusura ed espulsione. Niente è veramente cambiato in Germania. Giorno per giorno esseri umani vengono sbattuti con violenza in altri paesi perché sono non graditi da parte dello stato. E mentre il numero dei rifugiati che riescono a superare le frontiere dell’Europa diminuisce ogni anno, ci sono le deportazioni di massa organizzate e finanziate dall’UE. La Fortezza Europa è diventata una realtà. Oggigiorno la sua difesa attiva inizia nel Nord-Africa e nell’ Europa orientale. Nelle periferie dell’Europa vengono costruiti campi di rifugiati con il solo scopo di scoraggiare i rifugiati e di impedire che entrino in Europa.

“Se le filiali più importanti delle multinazionali che guadagnano con le espulsioni vengono costruite nella rete, anche le manifestazioni si devono svolgere proprio lì.”
(Dall’appello per la manifestazione online del 20 luglio 2001 contro la Lufthansa, compagna aerea tedesca.)

Il 28 maggio 1999 si doveva svolgere l’espulsione del Sudanese Amir Ageeb. Durante il decollo del volo Lufthansa Ih-558 Amir è stato legato con undici cavi e con un casco da moto sulla testa, schiacciato e soffocato da tre ufficiali del BGS, la polizia di frontiera federale. L’omicidio di Amir Ageeb è stato il fattore scatenante della campagna “Deportation Class” dell’iniziativa “Kein Mensch ist illegal”
In seguito la “Deutsche Lufthansa AG” è diventata oggetto di critiche massicce per il business delle espulsioni. Proteste dei gruppi antirazzisti si sono svolte davanti agli sportelli, nelle agenzie di viaggio e nelle assemblee annuali degli azionisti. Nel marzo 2001 “Kein Mensch ist illegal” e “Libertad!” hanno lanciato l’appello alla manifestazione online allargando in tal modo le proteste alla rete. Il 20 giugno, il giorno dell’assemblea generale annuale, il Gru (lo stemma della Lufthansa) digitale ha cominciato a vacillare: con un click di più di 10.000 partecipanti che sono riusciti a bloccare temporaneamente il sito di Lufthansa.
Secondo il pubblico ministero di Francoforte ciò è stato “costrizione” e “invito alla costrizione” e dopo le dichiarazioni da parte della Lufthansa sono state ordinate perquisizioni contro Libertad il 17 ottobre 2001.
Il 14 giugno si e svolto il primo giorno del processo accompagnato da diverse iniziative in tribunale e fuori. Sfruttiamo l’attenzione pubblica che la fattispecie della manifestazione on-line sta suscitando per mettere in luce la situazione degli immigrati in Germania e il business della deportazione che continua; nonostante il fatto che il numero delle richieste di asilo si siano quasi dimezzate, nel 2004 sono state deportate più di 21.000 persone per via aerea.
Per questo e perché il diritto di manifestazione deve essere valido sia on-line che off-line.
Libertà di protesta on-line
stop al business delle deportazioni

[Info: http://www.libertad.de/online-demo
http://go.to/online-demo]



http://www.senzacensura.org/