Lunedì 3 gennaio, tutti noi
prigionieri politici baschi abbiamo realizzato una protesta generale nelle
prigioni di Francia, Spagna e delle altre parti del mondo dove ci troviamo.
Per dieci minuti, ignorando l’ordine di tornare nelle nostre celle, abbiamo
rotto la disciplina penitenziaria in tutte le carceri nelle quali ci tengono
prigionieri.
Attraverso questo atto collettivo, abbiamo intrapreso una nuova dinamica di
lotta permanente. È iniziata una nuova tappa nella lotta contro la
dispersione. È giunto il momento di dire “Ora basta!”. Durante l’anno appena
terminato, abbiamo perso due compagni esemplari: Oihane Errazkin e Kepa
Miner. Prima di loro, abbiamo perso altri diciassette compagni, oltre a
sedici fra nostri famigliari ed amici, contando Leo e Karmele, morti l’anno
scorso. Agur eta ohore guztiei! La lista di morti è troppo lunga e triste,
come la lista delle violazioni dei nostri diritti: la distruzione
pianificata della nostra salute, fino a mettere termine alla vita di alcuni
dei nostri compagni; l’incremento dell’isolamento e delle torture; le
limitazioni e gli ostacoli alle comunicazioni; l’impedimento a vivere in
euskara (lingua basca, N.d.T.), oltre alla proibizione di ricevere
un’istruzione libera.
Il grado di crudeltà nelle prigioni, non ha fatto che aumentare, in questi
ultimi anni. I governi di Parigi o Madrid, indipendentemente dal loro
colore, sono impegnati in una politica repressiva contro il nostro
Collettivo. Vogliono mettere fine alla nostra resistenza e determinazione,
in modo da travisare le radici politiche del conflitto; ma negare la realtà
del conflitto, non lo fa scomparire, come neppure negando l’esistenza di
oltre 700 prigionieri politici, noi non scompariamo.
Amiamo Euskal Herria. Ci hanno incarcerati per avere lavorato e lottato per
Euskal Herria. Ci opprimono perché continuiamo ad essere per la libertà del
nostro popolo; negano la nostra esistenza, violano i nostri diritti e ci
isolano politicamente. Vogliono mantenere incarcerata una volontà politica
che non possono incatenare, né piegare, la volontà del nostro Collettivo e
quella del nostro popolo.
L’isolamento politico vorrebbe alzare un muro di separazione ancora maggiore
fra il nostro Collettivo ed il processo di liberazione di Euskal Herria.
Vorrebbe dividere l’indivisibile. Mantengono la dispersione, questa politica
penitenziaria criminale che stiamo subendo da quindici anni, solo per
mantenere il nostro isolamento politico; con ciò, non solo non tengono conto
dei diritti fondamentali, ma neppure dei nostri diritti politici: i diritti
di riunirci, convivere, organizzarci, riflettere, contribuire al dibattito
politico o partecipare al processo di decisione basco, per esempio.
Euskal Herria si trova ad un bivio. Abbiamo raggiunto questo ambito politico
grazie agli sforzi di molti cittadini e di persone che lottano
generosamente. Esiste la possibilità che il popolo prenda la parola, purché
si continui la lotta e si continui a raggruppare forze intorno ad un nuovo
ambito che tenga conto dei diritti di tutti i cittadini baschi. Il diritto
all’autodeterminazione di tutta Euskal Herria è la chiave. Euskal Herria ha
la parola!
In questo momento del processo di liberazione desideriamo dare il nostro
contributo, con la stessa determinazione con la quale l’abbiamo dato sinora.
La libertà di Euskal Herria è in gioco: noi prigionieri politici baschi
abbiamo la parola! Di fatto, mettendo fine all’isolamento politico e con
l’applicazione dello status politico, potremo contribuire più proficuamente
alla risoluzione del conflitto, basata sulla giustizia e sul diritto
all’autodeterminazione.
Questi sono, insieme al rimpatrio, i diritti che, indivisibilmente,
materializzano il nostro status politico:
- No alla tortura ed ai maltrattamenti: né isolamento, né pestaggi!
- Diritto alla salute: scarcerazione dei prigionieri gravemente malati.
- Diritto alla comunicazione: né intercettazioni, né limitazioni.
- Diritto alla lingua: diritto a vivere in euskara.
- Diritto all’istruzione: libertà di studiare.
- Diritto a raggrupparci in Euskal Herria..
- Diritto ad organizzarci.
- Riconoscimento del nostro Gruppo di interlocutori.
- Diritto a mantenere relazioni con altri soggetti politici.
- Diritto a partecipare a tutte le sedi di dibattito e decisione basche.
CONTRO L’ISOLAMENTO POLITICO, PER LO STATUS POLITICO, PRIGIONIERI E
PRIGIONIERE AL PAESE BASCO! Questo è l’asse centrale della lotta che abbiamo
intrapreso. La protesta generale del 3 gennaio, in favore dello status
politico, continua con un rifiuto di uscire dalle celle, a turni. Il primo
turno è iniziato il 4 gennaio; i turni saranno di dieci giorni e, fra un
turno e l’altro, altri compagni si aggiungeranno alla protesta. Nel caso
fosse necessario, intraprenderemo forme di lotta più incisive in questa
dinamica permanente.
Perché abbiamo amato il sorriso trasparente di Oihane allo stesso modo nel
quale lei ha amato il Collettivo, sosterremo Euskal Herria oggi come domani,
come l’abbiamo sostenuta ieri!
Euskal Herria, gennaio 2005 (traduzione dal castigliano) |