SENZA CENSURA N.17

LUGLIO 2005

 

Sulle leggi antiterrorismo in India

Una lettera di prigionieri politici indiani


Il Prevention of Terrorism Act in India, parte dell’ondata di legislazione repressiva che ha dilagato in tutto il mondo sotto il pretesto degli eventi dell’11 settembre 2001, fu abrogato l’anno scorso dal parlamento dopo le elezioni. Ancora sottoposti all’emendamento promulgato simultaneamente, Unlawful Activities Prevention Act (UAPA), coloro che erano stati incriminati grazie al POTA possono essere processati con la vecchia legge, tuttavia questi casi devono essere rivisti entro il prossimo anno.
Il Programma Minimo Comune del governo UPA citava l’abrogazione del POTA e l’utilizzo delle sole leggi esistenti per combattere il così detto terrorismo.
Ma l’emendata UAPA estende la sezione sulle definizioni di offensive terroriste, e aggiunge tre nuovi capitoli riguardo alle punizioni per attività terroriste, alla confisca dei proventi del terrorismo e delle organizzazioni terroriste.
In altre parole il governo UPA ha mantenuto la stessa definizione di terrorismo di quello precedente.
Inoltre, ancora più importante, tutte le 32 organizzazioni bandite dal POTA sono state bandite anche dall’emendato UAPA. In più l’atto che abroga il POTA non prevede nulla circa l’utilizzo delle confessioni ottenute sotto il POTA, per i processi che dovranno essere portati a termine sotto altre leggi.
Ventisei fra uomini e donne, arrestati negli Stati meridionali dell’India di Madras e Tamil Nadu sotto il POTA nel 2002, sono ancora in prigione aspettando un processo.
Sono sostenitori del Partito Comunista d’India (Maoista) (recentemente il PCI-m è stato inserito nelle liste nere del governo USA ndt). Hanno dato la seguente dichiarazione alla Seconda Delegazione Internazionale del Sud dell’Asia, organizzata dal Movimento di Resistenza dei Popoli del Mondo (Europa e Asia del Sud), che tornava in Europa dopo aver viaggiato attraverso l’India dal 10 al 30 marzo 2005 con i delegati dell’Asia del sud.

Noi prigionieri del POTA siamo nella Prigione Centrale, del Chennai e nella prigione femminile, a Vellore, nel Tamil Nadu, dal 4 novembre 2002.
Siamo stati arrestati e messi in prigione a causa di varie sezioni del Codice Penale Indiano e del Prevention of Terrorism Act 2002 (POTA).
Da quando siamo stati arrestati, il personale di polizia e giudiziario di varie corti, inclusa la Corte Speciale del POTA a Poonamallee, nel Chennai, e a Tamil Nadu, India, non aderisce alle procedure legali vincolanti e alla Costituzione indiana. Nel nostro caso, la parte vulnerabile della società, che è composta da giovani donne e da maschi minorenni, non è stata risparmiata da queste violazioni dei diritti umani e democratici.
Quando abbiamo chiesto ripetutamente che il personale di polizia e giudiziario rispettasse i vincoli legali di procedura e la Costituzione Indiana, così come i diritti umani e democratici, siamo stati trattati in modo disumano o semplicemente ignorati. Il POTA è un atto fascista e draconiano che viola tutte le convenzioni e le dichiarazioni dell’ONU sui diritti umani e la Costituzione indiana.
Infatti, coloro che sarebbero supposti dover aderire più strettamente alle procedure legali vincolanti e alla Costituzione di qualsiasi altro cittadino, lavorano come il più medioevale dei padroni.
In questo modo hanno tenuto sotto il POTA sei giovani donne e due maschi minorenni. Più tardi con l’intervento della Corte Suprema di Madras, solo i minorenni sono stati assolti.
Quando Prabhakaran, uno dei due minorenni e figlio del co-accusato Gurusami stava con noi in prigione, presentò una domanda di libertà provvisoria alla corte di Krishnagiri. In quel momento non era sottoposto al POTA immediatamente dopo, fu detenuto anche sotto POTA.
Quando protestò alla corte del POTA, il 3 febbraio 2003, non fu scarcerato come era stato ordinato dalla Corte di Krishnagiri, e il giudice del POTA Rajendran ordinò che fosse tenuto in prigione. Solo dopo l’intervento della Corte Suprema di Madras fu rilasciato, e il suo caso e il caso dell’altro minorenne, Bagath Singh, furono trasferiti alla Corte per i minori.
Siamo stati condotti davanti al magistrato il giorno successivo al nostro arresto, qualche ora dopo il limite delle 24 ore. Prima di ciò, siamo stati umiliati e maltrattati e i nostri vestiti ci sono stati tolti. Inoltre, siamo stati abusati fisicamente, verbalmente e mentalmente. Anche le nostre famiglie sono state abusate verbalmente durante la custodia nella stazione di polizia.
Siamo stati sottoposti a interrogatori illegali dal magistrato durante la custodia della polizia il 9 dicembre del 2002, e siamo poi stati tradotti illegalmente in carcere a causa della mancanza di un ordine del tribunale.
Questa è una violazione del codice di procedura penale.
Non ci è stato consentito consultare un legale mentre stavamo in custodia illegale presso la polizia. Siamo stati costretti tramite coercizione a rilasciare una confessione, confessione valida sotto POTA.
Siamo lasciati languire in carcere dal novembre 2002 senza nessun processo, nè libertà su cauzione. Per ottenere la libertà, anche su cauzione, dobbiamo dimostrare la nostra innocenza anche prima del processo.

Prigionieri politici nel carcere Centrale di Chennai: 1. Suresh, 2. Madhaiyan, 3.Kumar, 4. Raja, 5.Dura, 6. Palani, 7.Krishnan, 8. Ravi, 9.Sathishkumar, 10. Sakthivel, 11. Sekhar, 12. Muthu, 13. Thangapandian, 14. Manivasagam, 15. Vinayagam, 16. Raja, 17. Balan, 18. Duraisingavel, 19. Martin, 20. Gurusamy

Prigioniere politiche nel carcere femminile speciale di Vellore: 1. Padma, 2. Reeta Mary, 3.Amalopavam, 4. Reena Joice Mary, 5. Deivanai, 6.Vijaya

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