SENZA CENSURA N.17
LUGLIO 2005
I lager
devono essere chiusi!
Intervista ad un immigrato uscito dal CPT di Milano, dopo le proteste
dell’aprile di quest’anno
Quando sei arrivato in Italia?
Sono entrato in Italia dal 1996. Prima sono stato in Olanda e sono rimasto
un anno fra Olanda e Francia. Un anno in Spagna, poi sono stato in Belgio,
pochissimo tempo, di passaggio. Poi sono finito in galera, posso raccontare
anche questo. Ho trovato un mondo isolato, di stranieri, nordafricani che sono
spenti, che spacciano, c’è un business, una politica che spinge queste persone
qua che rimangono in strada, che diventano delinquenti, che devono finire in
galera. Io sono finito in galera per nulla perché tu quando vieni qui in Italia,
non hai famiglia, non c’é nessuno che ti presenta questo paese, dei partiti
politici e la società che ti fa crescere, che ti aiuta a costruirti una vita
migliore, un lavoro, una casa. Invece no, finisci in strada, a spacciare per
sopravvivere. Cosa vuol dire spacciatore? Gli spacciatori sono dei poveri, che
vendono per un panino, poi finisci in carcere.
Io sono stato nel carcere di Opera, a Teramo, alle Vallette di Torino, a
Bustarsizio, nel carcere di Lodi, a Bergamo, a San Vittore... Sono stato 2 anni
e ho girato tutte queste carceri.
Il perché di questi continui trasferimenti da carcere a carcere?
Così, decidono loro. Non lo so perché.
Perché sono scoppiate le rivolte nel CPT di via Corelli e negli altri CPT?
La lotta è cominciata quando hanno cominciato a portare dentro tanta gente
che è qui in Italia da 10, 12 anni, da 16 anni, che hanno il permesso di
soggiorno, persone che non hanno mai avuto problemi con la giustizia. Comunque
la gente dentro era già disperata, ci sono persone che hanno problemi al loro
paese, ci sono problemi di politica, ci sono tante cose, persone che hanno dei
figli qua, che hanno il lavoro. Poi comunque senti che sei isolato lì, che non
puoi fare nulla, lì sono negati tutti i diritti.
All’inizio quando c’é stata la perquisizione, l’8 aprile di quest’anno, è
entrata la polizia quando un ragazzo, per disperazione, per andare dal medico si
è tagliato un braccio e questo ragazzo lo hanno portato degli altri compagni
fuori nel corridoio dove c’é la Croce Rossa e la polizia, poi lo hanno lasciato
li questo ragazzo che sanguinava, una quarantina di minuti e la polizia e la
Croce Rossa stanno ridendo, non si preoccupano per questa persona che sta
morendo. Per loro noi non siamo umani, siamo dei criminali, siamo del Terzo
Mondo, gente che non ha una libertà, che non ha nulla, che può accettare tutto,
capisci? C’é un odio da parte della Croce Rossa, della polizia. Perché è la
Croce Rossa che gestisce questi lager di fascisti.
C’è stato un ragazzo che quando ha visto questo si è incazzato, ha parlato con
la Croce Rossa e poi ha rotto dei vetri e poi è scappato nella sezione con gli
altri detenuti. Dopo una ventina di minuti sono venuti i rinforzi di polizia da
altre questure, una settantina di poliziotti con caschi, manganelli, manette.
Sono entrati con una rabbia, con una violenza... molti non sapevano nulla di
quello che stava accadendo, per esempio io non so nulla di quello che succede,
sono a guardare la televisione e non mi sono neanche accorto di quello che è
successo in corridoio. Sono entrati nelle camerate e la gente è scappata quando
ha visto la polizia che entrava in quel modo, nessuno era in grado di parlarci,
di rispondergli, di dirgli di no. Questa è la verità, perché la gente ha paura,
perché siamo stati sempre in questura, ci siamo presi le botte, la gente ha
paura della polizia, possono dire che tu hai alzato le mani davanti alla polizia
e ti portano in carcere.
Allora, è entrata la polizia è c’é della gente che ha preso dei pugni e dei
calci, a me no, comunque quando è finita la perquisizione, la polizia si è
accorta di quello che aveva commesso, può darsi quelli che hanno un grado
maggiore. E cosa hanno commesso? Sono entrati, hanno gettato i vestiti, la roba
da mangiare tutto in terra, non hanno lasciato nulla, tu puoi vedere montagne di
immondizia. Poi hanno strappato le foto dei famigliari, personali, che non
c’entravano nulla in tutto questo, hanno buttato l’olio sui vestiti di alcuni,
hanno rotto i telefonini, hanno gettato, nella stanza moschea, tutti i libri di
religione islamica per terra, li hanno strappati, schiacciati con i piedi, poi
in un’altra stanza di fronte hanno strappato il Corano. Per me i vestiti non
importa perché io sono stato in carcere, ho subito tante perquisizioni, era
bruttissimo che ti buttano tutto per aria, ma a queste perquisizioni sono
abituato.
Quello che ha fatto più male, che è l’inizio di questa lotta che stiamo portato
avanti, è il fatto del Corano. Noi siamo abituati a prendere le botte ma noi ci
siamo sorpresi di questo fatto, quale motivo ha spinto quelle persone a
strappare il Corano. Un odio, capisci? Un odio che viene profondamente, che
viene dal cuore. Per strapparci il Corano non è poco, vuol dire che lì non c’é
nessun diritto. Secondo la legge di questo paese, secondo la libertà e la
democrazia che vogliono portarla nel Terzo Mondo, nei paesi arabi, islamici, che
ci stanno ammazzando, che ci sfruttano, e il sangue dei bambini e delle donne in
nome della democrazia e della libertà, ma qua in casa non c’é. Se l’Italia vuole
aiutare gli irakeni, se tu rispetti davvero l’Iraq e gli irakeni non strappare
il Corano dei musulmani.
Perché le lotte degli ultimi mesi, non solo all’interno del CPT di Milano ma
anche in quello di Torino, hanno mostrato una continuità e una determinazione
così inedite?
Perché queste persone che sono finite nei CPT, questi lager, sono persone
che è una vita che sono qua in Italia, persone che conoscono questo paese,
conoscono la cultura del paese, conoscono persone, sono abituati a vivere qua,
anche se si sono scontrati con la giustizia, magari per un piccolo reato, un
furto o gli hanno trovato un pezzo di fumo o un’altra cosa di droga, e poi ci
sono anche altre persone che non hanno commesso nulla. Quello è il problema, la
gente non può accettare tutto questo, che la vogliono rimettere in un altro
posto di merda per poi tornare al proprio paese, perché ci sono persone che
hanno problemi con i loro governi. Perché noi siamo venuti qua in Italia? Perché
tutta la gente va in Europa? Fugge dalla fame o dalla guerra o da problemi
politici o di povertà, la maggioranza. E’ la povertà che spinge la gente ad
emigrare, come è stato qua in Italia.
Quanto ha contribuito l’appoggio esterno alla lotta dentro Corelli?
Quello che ho visto fuori mi ha colpito. Il problema di queste persone che
danno appoggio alla lotta è che non sono ascoltate. La prima volta che hanno
dato solidarietà a questa lotta, erano molto deboli perché altra gente non vuole
ascoltarli perché la gente è già informata, con le televisioni, con i giornali,
e gli immigrati fanno paura, sono delinquenti che non rispettano la legge, ci
vedono così. Invece chi da solidarietà sono persone umane, che sono in
coscienza, che vogliono chiudere quella vergogna dei CPT, che sanno che stanno
offendendo i diritti umani, che c’é una violenza contro gli immigrati che già
sono sfruttati, che ci sono migliaia di storie drammatiche, che ci danno da
mangiare cibo drogato con tranquillanti e che puzza, ci danno da mangiare come i
cani perché credono che possiamo mangiare qualsiasi cosa perché siamo venuti dal
Terzo Mondo.
Chi sono i soggetti più determinati a portare aventi la lotta dentro il CPT?
Sono quelli che prima lavoravano e poi sono finiti li dentro ma comunque
tutti sono convinti della lotta anche perché non hai nulla da fare, sei isolato,
rinchiuso, nessuno ti ascolta, c’é solo Croce Rossa e polizia. Poi non c’é solo
il problema dentro ma anche fuori, qualcuno è fortunato, apre un negozietto o fa
qualcosina, ma per la maggioranza degli immigrati non è così. Gli arabi sono
attaccati per la cosa dell’Islam, hanno paura degli arabi, stanno facendo
crescere un fascismo contro gli arabi che sono dei “terroristi”, per arrivare a
mettere le mani sul petrolio, vogliono creare una guerra fra poveri. Altri
immigrati molto attaccati sono i rom perché hanno fatto una scelta di vivere
liberi, in comunità, e poi li spingono a farsi una vita per strada e non danno
nessuna possibilità perché, sempre per il loro pensiero, quelli sono degli
zingari, vuol dire che non contano nulla. Solo che la gente non sa nulla della
realtà, vede solo il giornale. Basta, non ci sono diritti, non c’é libertà, non
c’é democrazia, non c’é nulla per difenderci. Questo paese, secondo me, non ha
il diritto di combattere nel nome della democrazia e della libertà, non ha il
diritto neanche di parlare di diritti umani.
All’interno del CPT, quali sono le forme di lotta più utili da intraprendere?
A scoppiarci dentro, per farci vedere, anche se finisci in carcere. Tu finisci
in galera ma puoi guadagnare una libertà per te e per altri, far qualcosa per la
tua vita. La lotta in Corelli va avanti perché questi lager di fascisti devono
essere chiusi.