SENZA CENSURA N.17

LUGLIO 2005

 

Always on the move...
La Rete Studentesca Auto-Organizzata Aut Stud di Milano

Questo contributo è il risultato di due discussioni con la Rete Studentesca Auto-Organizzata Aut Stud di Milano (autstud@hotmail.com) e tenta di dare il quadro del movimento studentesco in questa città dall’autunno dell’anno scorso al giugno di questo anno, attraverso l’esperienza di questa Rete. Le mobilitazioni e le iniziative del movimento studentesco non hanno avuto come unico motore l’opposizione alla “Riforma Moratti”, anche se questa ha rivestito un ruolo centrale, ma si sono collegate almeno in parte ad altri aspetti che esulano dalla specificità della condizione studentesca in sé e per sé. Gli Aut Stud hanno cercato di uscire dalla visione dello studente come soggetto politico che lotta per migliorare la propria scuola e basta. Hanno prodotto analisi e hanno cercato di intervenire all’interno del Movimento come la collaborazione con alcune realtà politiche, l’opposizione al revisionismo storico riguardante i crimini fascisti e la lotta di liberazione partigiana, la solidarietà internazionalista con i popoli in lotta, ecc
Abbiamo strutturato il contributo basandoci su una bozza di bilancio dell’attività svolta e un ordine cronologico, che ha fornito grosso modo il filo rosso della discussione, integrandola con alcuni volantini che sono il frutto della riflessione collettiva e dell’iniziativa di questi compagni
Tale contributo non è esaustivo, ma cerca di fornire un quadro sufficientemente chiaro dell’attività di questi compagni
Più che una ricostruzione cronologica ragionata del movimento studentesco in toto, è resoconto di una esperienza e del suo intreccio con il movimento, non solo studentesco...

Nell’autunno dell’anno scorso, con alle spalle l’esperienza maturata l’anno precedente, avete ricominciato l’attività come SAL...
I SAL (Studenti Autonomi e Libertari) iniziano a settembre una analisi sul rapporto studente-lavoratore, individuando nello studente un soggetto di passaggio e non una condizione studentesca stabile e specifica, da qui la necessità da parte degli studenti, lavoratori del domani e in alcuni casi dell’oggi, di partecipare e di appoggiare le lotte dei lavoratori e di cercare un confronto con i lavoratori della scuola, perché crediamo che non ci dovrebbero essere differenze di obiettivi tra mobilitazioni operaie e studentesche, essendoci un filo conduttore che lega l’esperienza dello studente inteso come soggetto che sempre più viene inserito nel mondo del lavoro salariato con stage e l’alternanza scuola-lavoro ufficializzata dalla legge 30 - quindi nel mondo dello sfruttamento legalizzato - all’esperienza lavorativa vera e propria
Questa impostazione ci porta a sostenere le lotte dei lavoratori dell’Alfa di Arese nel’autunno, sia con la presenza di piazza sia partecipando alle assemblee, e a tentare di organizzare un incontro con i professori e il personale ATA all’interno di un Istituto Tecnico
L’organizzazione dell’incontro è stata piuttosto problematica perché non si è riusciti a prendere per tempo un aula all’interno dell’edificio, così che abbiamo dovuto fare l’assemblea nel cortile, l’abbiamo lanciata troppo tardi, senza far circolare in realtà troppo la voce, facendo solo un intervento pubblico la mattina durante la manifestazione studentesca dal furgone del CCS (Coordinamento Collettivi Studenteschi) – Cantiere, senza tra l’altro avere volantinato a sufficienza, insomma, la propaganda e la preparazione sono andate incontro a mille errori d’inesperienza.

Con che presupposti è partita questa cosa qua e quali ‘ganci’ avete cercato di utilizzare?
Non avevamo particolari “ganci”, siamo partiti da noi, dalle nostre analisi, cercando di lanciarla... é per questo che non è riuscita bene, tra le altre cose appunto l’inesperienza riguardo ad organizzare assemblee pubbliche, l’errore di attivarci a fare la propaganda più forte il giorno stesso in corteo, perché più o meno è andata così, tra l’altro la scuola é fin troppo lontana rispetto al centro di Milano senza avere nessun contatto con organizzazioni sindacali, sindacalisti di base, o chiunque nella scuola fa un minimo di politica...

Torniamo ai SAL...
L’esperienza dei SAL all’inizio di quest’ anno e nell’anno precedente, se non per una crescita politica personale che ci ha aiutato a crescere, è risultata abbastanza fallimentare... Perché non riuscivamo a massificarci, non coinvolgevamo gli studenti, nessuno di noi partecipava neanche al collettivo della propria scuola in maniera attiva
C’è chi non aderiva perché non era d’accordo con la linea politica, chi troppo deluso dalle esperienze precedenti per mettersi in gioco in maniera più strutturale, chi a scuola non aveva neanche un collettivo e non era abbastanza forte per crearlo. Ma se non fai un lavoro politico all’interno del collettivo per forza di cose è difficile tirare in mezzo chi frequenta la scuola
Effettivamente il collettivo dei SAL rappresentava solo noi stessi..
Ad un certo punto di quest’anno dopo numerose e travagliate discussioni abbiamo pensato che il percorso che stavamo facendo non andava più bene, ci stavamo sbagliando, ci stavamo caricando troppo di ideologia...

Il discorso è stato: ci sono dei Collettivi nelle scuole, soprattutto nelle scuole dove siamo, andiamo comunque a buttarci un occhio e poi ci sono dei momenti in cui hai la possibilità di interloquire con gli studenti nelle manifestazioni...
Quello è avvenuto solo successivamente, all’inizio ci sono state parecchie discussioni e avevamo le idee abbastanza confuse..
Ci siamo detti, noi abbiamo qui un collettivo cittadino che non rappresenta quasi niente, forse è il caso che ripartiamo dai collettivi delle nostre scuole che sono gli organismi politici più importanti a livello studentesco perché capaci di auto-organizzarsi, perché capaci di lottare magari solo all’interno della propria scuola ma al di fuori di menate sindacali e burocratiche, in maniera orizzontale. E’ quello il movimento reale...


Sono Organismi di Base...
Certo. Quindi è da quelli che bisogna ripartire. E se a Milano riusciamo a riproporre un lavoro serio, di coordinamento autonomo tra i singoli collettivi che si muovono all’interno dei propri territori, proviamo a creare una rete dove questi collettivi si ritrovano. Si ritrovano magari per indire una manifestazione, per organizzare una giornata di lotta comune con stessi obiettivi e stesse rivendicazioni, per scendere in piazza collettivamente o per sostenere le piccole o grandi lotte delle singole scuole attraverso una – appunto – rete di solidarietà. L’idea della Rete, un momento di incontro tra Collettivi che nella nostra città non si riesce a riproporre da diversi anni..
Il discorso che è stato fatto è: facciamo riferimento ai Collettivi come Organismi di Base, piuttosto che alle strutture che già tentano di raccoglierli..
Piuttosto che da un collettivo cittadino, partiamo dai collettivi studenteschi e andiamo noi a lavorare nei “nostri” collettivi, come dovrebbe essere ovvio, certo, mettendo dei paletti politici ma senza avere un “rifiuto” ideologico a farci attività
Abbiamo sempre presenziato nelle piazze, portato i nostri volantini, i nostri slogan, la nostra presenza
Abbiamo sempre individuato nelle piazze un momento importante per la propaganda, l’azione, la lotta
Abbiamo anche cercato di tenere sempre una certa impostazione anche in piazza, più attenta, seria, antagonista, quantomeno a livello di comunicazione.

Potete chiarire meglio il passaggio dalla SAL alla RETE?
Come SAL abbiamo deciso di scioglierci ufficialmente, mantenendo però invariato l’appuntamento settimanale che si tramutava sempre più in un momento di riflessione tra di noi e di confronto del lavoro che avevamo incominciato a fare i mesi precedenti nelle nostre scuole. Abbiamo raccolto poi la proposta del collettivo del Boccioni, che si è assunto la responsabilità politica di indire l’assemblea pubblica a inizio di dicembre, lanciando, per la prima volta pubblicamente, la proposta della creazione di una rete auto-organizzata di collettivi e singoli studenti. Abbiamo collaborato tutti con il collettivo del Boccioni per la propaganda e dal giorno della prima assemblea abbiamo incominciato a sostenere questo nuovo progetto..
Entrano nella Rete, studenti e Collettive di altre scuole, si stringono le relazioni.
Riproduciamo il testo del volantino, che rende bene l’impostazione che si da la Rete e la riflessione sullo stato dell’arte del movimento studentesco.


DAI COLLETTIVI STUDENTESCHI ALLE LOTTE AUTORGANIZZATE

La fase che il movimento studentesco sta attraversando è particolare, secondo alcune considerazioni. accanto ad una serie di attacchi socio-culturali ben studiati attraverso i media, la propaganda di governo, le riforme del lavoro e della scuola, le organizzazioni di lotta si trovano in un tunnel dal quale inizia ad essere difficile uscire.
Le strutture di base che si muovono dentro i propri territori, i collettivi studenteschi, si trovano oggi sempre di più senza un momento di confronto tra di loro, e i cortei non sono piu’ una situazione antagonista di piazza all’interno di un percorso di lotta, ma spesso una mattinata (per quanto ben organizzata) senza un percorso alle spalle, o con un percorso debole incapace di coinvolgere sempre più soggetti.
Le piazze stanno iniziando a svuotarsi.
Dall’altra parte, diverse strutture di base di studenti, iniziano sempre di più a sentire l’esigenza di autorganizzarsi per provare a creare conflitto all’interno dei propri territori, le scuole.
Oggi viene spontaneo chiedersi quali siano le lotte reali.
Crediamo di poter dare una risposta solo pensando ai momenti di lotta autorganizzati, pensando alla bellezza delle lotte che partono dal basso, ai collettivi che all’interno delle proprie scuole decidono di andare a ricercare il conflitto.le aulette autogestite, le assemblee come momento di confronto, le occupazioni.
Crediamo sia questo l’attuale compito dei collettivi: non la semplice controinformazione, ma la costruzione di conflitto in maniera autorganizzata dentro i propri territori.
I collettivi sono le strutture di base più importanti a livelli studentesco, perché capaci di organizzarsi in maniera totalmente orizzontale, secondo noi fondamentale per la costruzione di lotte reali, e perché capaci di farlo al di fuori di logiche di partito o sindacato, capaci quindi di intaccare le strutture del potere.
Vediamo la fase attuale capace di ridare qualcosa, perché i collettivi hanno oggi la forza per confrontarsi su un progetto di lotta comune che sia molto di più di quello che ognuno costruisce all’interno della propria scuola. Un progetto che ha i presupposti per portare nelle scuole, nelle strade e nelle piazze le lotte dei collettivi e dei singoli studenti, che possono creare solo insieme un canto di guerra che riempia i cieli delle nostre metropoli teatro del conflitto, sino ad entrare nelle stanze del dominio…

Per diventare insieme promotori di lotti reali. per iniziare a far si che la storia sia scritta dai suoi protagonisti.
Per lanciare un momento di confronto tra i collettivi e i singoli studenti e per pensare alla costruzione di un tessuto di lotta autorganizzato invitiamo tutti e tutte al liceo U. Boccioni di Milano giovedì 9 dicembre alle ore 15,00 circa. Il liceo è in piazzale Arduino al 7 (zona fiera), metrò linea rossa Amendola-fiera.

Collettivo Boccioni per l’autogestione e l’autorganizzazione


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Veniamo agli altri contenuti...
Il progetto di lotta comune viene individuato nella lotta contro tutte le riforme della scuola sotto la spinta di una mobilitazione studentesca contro la “Riforma Moratti”: l’analisi si concentra sui caratteri più classisti delle Riforma, come gli stage aziendali o la divisione del doppio canale formativo e la inquadra come “tassello di un processo che mira a subordinare l’istruzione agli interessi del mercato” e a forgiare le menti degli studenti per inserirli nel mondo del lavoro.

Mi sembra che avevate collocato questo aspetto della Riforma all’interno delle trasformazioni del mercato del lavoro legate all’approvazione della Legge 30, la cosiddetta “Riforma Biagi”, considerando la RM una articolazione di questa...
Esatto. Ma questa analisi é venuta successivamente, pochi mesi fa quando abbiamo scelto di affrontare più approfonditamente le questioni legate all’alternanza scuola-lavoro, quindi gli stage formativi.

Potete chiarire meglio questi passaggi che vi hanno portato appunto a creare un gruppo di lavoro sugli stage...
Inizialmente la riflessione sulla Riforma Moratti, così come veniva fatta dal Movimento Studentesco, non prendeva molto in considerazione le parti, secondo noi più importante: gli stage e il doppio canale formativo, funzionale a spostare gran parte degli studenti in istituti che dovranno fare stage a scuola
Gli stage sono periodi in cui lo studente di un istituto professionale e tecnico in particolare - in Lombardia sono quasi tutti gestisti dalla regione - per un certo periodo abbandona la scuola che gli trova un lavoro, per cui deve andare a lavorare gratis per queste aziende e lo stage è parte integrante del percorso formativo
Il doppio canale formativo divide gli studenti che a 14 anni, se non prima, dovranno scegliere se prendere il percorso dei licei che poi porta automaticamente all’università, oppure scegliere il canale dell’istruzione professionale che avendo la maggior parte delle ore in stage aziendali non potrà andare all’università perché avrà fatto un numero di ore inferiori di lezioni di materie standard, tipo italiano, matematica, latino, la metà, se non un quarto di quelle che avrà fatto lo studente di un liceo.
Quindi l’università viene completamente negata.
Uno a 14 anni sceglie quale sarà la sua vita.
Uno lo sceglie in base al reddito, in base alla classe d’appartenenza.

Come sviluppo di una ipotesi di lavoro rispetto agli stage?
Dopo la costituzione del gruppo di lavoro sugli stage analizzando e studiando la questione abbiamo capito che tutte le negatività che la RM ha portato (dopo le negatività della riforma Berlinguer) non sono altro che i testi della legge 30. L’alternanza scuola lavoro, gli stage formativi non retribuiti, il doppio canale formativo… tutto parte da lì

Assistendo ad alcune riunione della Rete ho visto che uno dei contributi fondamentali è stato portato dalle compagne che fanno l’istituto alberghiero...
Esatto. Tra tutti noi le nostre compagne che frequentano l’alberghiero quest’anno sono state maggiormente colpite dagli stage, ora come ora sono le persone che hanno più esperienza, anche perché la stanno vivendo sulla loro pelle.. per esempio a giugno, luglio, agosto saranno costrette a fare uno stage nelle aziende per potere passare all’anno successivo
C’è un periodo durante l’anno in cui non fanno un mese solo di stage senza andare a scuola, ma in parte vanno a scuola e in parte lavorano e se lo smazzano per tre mesi, poi c’è lo stage che fanno per un mese e basta, e poi quello che c’è in estate. Lo stage per legge non è retribuito, poi dipende dal padrone che trovi, se vuole lasciarti i ticket o le mance magari, dipende anche dal lavoro che vai a fare.
In officina, per esempio di mance ne prendi poche..
Quando ho fatto io lo stage un po’ di anni fa, c’era un po’ di spazio per giocarsela. Ai miei tempi (sono universitario) andavi ed era una questione di decidere direttamente col padrone. Io non ho ricevuto una lira e quando ho chiesto, non dico uno stipendio, ma almeno un rimborso spese per il trasporto per due settimane di stage, mi è stato risposto che avevo ricevuto le scarpe anti-infortunistiche e quello era già grasso che colava per come me l’hanno fatto capire, nel senso: ringrazia pure che te l’ho date
Andava molto a discrezione, altri hanno preso quasi mezzo stipendio, ma solo uno su undici di quelli della mia classe
Prima erano retribuiti e altri hanno fatto stage dove tuttora lavorano
Quando l’ho fatto io mi hanno detto: voi andate e vi fate due settimane, pena il non passare l’anno
So comunque di gente di altre classi che non sé proprio presentata ed è passata lo stesso
Il mio stage è stato vedere come è il lavoro da operaio, che quando sei a scuola ti riempiono la testa di discorsi e raccomandazioni sulla qualità dell’esperienza formativa che andrai a fare, ma la realtà è un’altra..
La mia formazione è stata questa: un caporeparto, penso, é venuto da noi e ci ha detto: «ragazzi, col verde parte il ciclo, a metà ciclo si ferma il pezzo, voi lo girate, rischiacciate il verde, se c’è qualche problema schiacciate il rosso» Roba che potrebbe fare anche un bambino… anzi no, il bambino si romperebbe i coglioni dopo cinque minuti
Io non ero retribuito e un operaio i soldi se li metteva a cottimo lui, cosa che d’altronde mi faceva anche piacere visto che aveva una famiglia da campare.
Succede anche che durante lo stage ti propongano di fare straordinari retribuiti in nero anche se non potrebbero, o che ti facciano svolgere delle mansioni che non c’entrano assolutamente nulla con il tuo percorso formativo.
Le aziende inoltre vanno nelle scuole a farsi pubblicità e promettono una formazione.

Gli altri temi oggetto di riflessione ed iniziativa?
Accanto al tema di cui abbiamo parlato, se ne innestano altri dovuti alla situazione critica, come gli attacchi fascisti a compagni e spazi sociali e la repressione contro il movimento studentesco e non. Ad esempio dopo l’attacco fascista all’ORSO si scrive un volantino di solidarietà e si partecipa al corteo per la prima volta come Aut. Stud. (riproduciamo il volantino qua sotto)

10*01*005 H: 4.00 ATTACCATA L’OFFICINA DELLA RESISTENZA SOCIALE. NESSUNA AGGRESSIONE SENZA RISPOSTA.

Nella notte tra il 9 e il 10 gennaio è stata incendiata una parte del centro sociale o.r.so. di Milano.
Il filo spinato alzato, una scatola di fiammiferi e una mazzetta lasciati a terra, il fatto che il fuoco è stato appiccato in due stanze diverse, e collegate tra loro con una porta di legno che ancora oggi è integra, l’assenza di impianto elettrico all’interno di una di queste, sfatano in tutto e per tutto la tesi ufficiale, diffusa dalla questura, che darebbe credito all’ipotesi che l’incendio sia stato provocato da un corto circuito.
Evidentemente si tratta dell’ennesimo tentativo di falsificare i fatti mascherando la matrice politica dell’avvenuto, negando l’evidenza di una violenza fascista che in italia, in lombardia e a milano in particolare, sta crescendo.
l’incendio è stato appiccato da una mano nera, la stessa che ha distrutto il centro sociale paci’ paciana di bergamo, che ha incendiato una parte del “cantiere” di Milano, che ha tentato di sfondare la porta del centro sociale Vittoria probabilmente per incendiare anch’esso, che ha firmato decine di omicidi e aggressioni e che ha lasciato a terra accoltellati in maniera grave 7 compagni del centro sociale Conchetta questo agosto, senza dimenticare l’infame uccisione di Davide “dax” cesare, il 16 marzo 2003.
Ritornano in quel quartiere che è il Ticinese, dopo aver quasi ammazzato un compagno del conchetta, quartiere ricco oltre che della mondanità anche di una radicata tradizione della sinistra antagonista, ricco di spazi e case occupate che esprimono pur con modalità differenti una tenace opposizione sociale.

Questa aggressione non è un fatto isolato, di pochi teppisti esaltati, ma si ritrova in pieno all’interno di un disegno di attacco verso il movimento antagonista. E’ chiaro che fa parte di quella serie di aggressioni studiate a tavolino che ha caratterizzato la vita dei gruppi di estrema destra nell’ultimo periodo. la situazione è aggravata dal fatto che, accompagnando queste infami aggressioni, lo stato reprime i movimenti di lotta picchiando gli studenti in corteo, sgomberando scuole e spazi occupati, arrestando e mettendo in carcere compagni che cercano di alzare minimamente la voce contro lo stato di cose esistente. Lasciando così libertà di azione ai fascisti. Ovviamente non ci interessa chiedere giustizia da uno stato che non ci rappresenta. E che individuiamo come mandante di tutte le stragi e di tutti gli attacchi all’agibilità politica attraverso carcerazioni preventive, regimi di massima sicurezza nelle carceri, torture, controllo sociale nelle metropoli, pestaggi e cariche ingiustificate alle manifestazioni, omicidi.

La fase, oltre che attraversata da troppi attacchi socio-culturali attraverso i media, la propaganda di governo, nuove leggi reazionarie e riforme che attaccano i diritti dei proletari, è caratterizzata anche da questi attacchi di matrice nazi-fascista. La risposta che deve essere data a queste infamità passa necessariamente dalla presenza costante nei territori. nuovi metodi vanno trovati per combattere il nuovo fascismo, che in tutt’italia porta avanti esclusivamente atti di violenza, dall’intimidazione agli agguati, dagli accoltellamenti agli attentati.
L’antifascismo non deve essere inteso come appartenenza politica, ma come principio fondante delle nostre vite. Nessun tipo di antifascismo può essere scartato o condannato, dalla controinformazione e dall’azione diretta. Non può essere una risposta vuota e priva di contenuti antagonisti.

 

Nessuna aggressione nessuna repressione potranno mai toglierci la rabbia e la gioia di lottare


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Partecipiamo al corteo cittadino tutti insieme, pian piano cominciamo a formalizzare l’idea di una rete, di un coordinamento, di una assemblea... Insistendo sull’unità tra di noi, per fare le cose assieme, noi come militanti ci saremmo andati comunque, ma abbiamo spinto anche per andarci all’interno della Rete, è stato un primo momento collettivo in cui siamo scesi in piazza insieme
Successivamente c’è stato il 27 il corteo studentesco sulla “Giornata della Memoria” indetto da Atlantide in cui siamo scesi in piazza come spezzone autorganizzato, striscione e megafoni. Corteo che abbiamo caratterizzato nei volantini e negli slogan, contro i CPT e contro gli altri lager democratici, come Guantanamo
Successivamente, a ridosso della giornata in memoria dei “martiri delle foibe” abbiamo cercato di capire se ci sarebbero state iniziative nelle scuole in cui si desse spazio al revisionismo storico ed ai nuovi fascisti, cercando, su proposta di alcuni compagni del Coordinamento di Lotta per la Palestina, di fare un boicottaggio attivo della giornata qualora si fosse dato spazio negli istituti a incontri in cui fossero stati chiamati a relazionare personaggi che sponsorizzavano la vulgata revisionista imperante nei media.

Abbiamo organizzato come Rete, al CSOA Garibaldi, una iniziativa di autoformazione sui crimini fascisti nella regione, tra l’altro con la proiezione del documentario “Fascist Legacy” di K.Kirby, oltre ad alcune iniziative nelle scuole...

Riproduciamo il volantino dell’iniziativa:

La resistenza non ha vinto continuiamo la liberazione...


“.…non si possono mettere sullo stesso piano coloro che per decenni praticarono la violenza e infine la scatenarono, a quanti a quella violenza reagirono, talvolta con ferocia, nel momento storico della svolta”

Dopo anni di regime fascista, di oppressione e italianizzazione forzata con deportazioni di massa, massacri, omicidi e soppressione di ogni manifestazione culturale e linguistica della popolazione sloveno-croata, subito dopo l’armistizio italiano, in un momento delicato e caotico, si mescolano con la resistenza antifascista organizzata da nazionalisti e comunisti, sia sloveni che italiani, una serie di vendette personali e un rancore nazionalistico mai sopito verso gli oppressori italiani. Nelle foibe finiscono i gerarchi fascisti che si erano macchiati di tanti crimini verso il popolo sloveno, ma anche innocenti, vittime di un odio profondo e irrazionale ma che ha radici profonde che non possono assolutamente essere ignorate. Per anni la propaganda borghese e reazionaria ha strumentalizzato i massacri delle foibe stendendo un velo sulle immense colpe fasciste, aiutata in questi anni dal silenzio di tutto l’arco costituzionale, che non voleva provocare un incidende diplomatico con la Jugoslavia che chiedeva l’estradizione di ufficiali italiani macchiatisi di efferati crimini contro la popolazione sloveno-croata. Oggi il pesante revisionismo storico dell’attuale governo, che tende a ridare legittimità storica al fascismo, riabilitando i criminali e assassini fascisti, investe anche la questione delle foibe. La RAI trasmetterà il 6 e 7 febbraio una fiction nella quale i partigiani, soprattutto quelli sloveni, saranno dipinti come stupratori e assassini di bambini, riprendendo la versione a senso unico fornita dalla storiografia neofascista, e attraverso quel potente mezzo di comunicazione e indottrinamento di massa che è la televisione verrà propagandata un immagine e un portato di valori della Resistenza diverso da quello che è stato e che ha significato nei paesi occupati dai nazifascisti, lasciando posto alla demonizzazione della Resistenza e all’odio nazionalistico. Un esempio lampante del ruolo della televisione è il tentativo di esemplificare la Resistenza con il caso delle foibe mentre il fascismo con l’eccezione Perlasca, il che lascia spazio alle più assurde conclusioni: in un domani non troppo lontano ci inculcheranno l’idea che tutti i fascisti erano (e sono…!) bravi ragazzi, che è tutta colpa dei partigiani, o come già stanno facendo , che Mussolini era un bravo statista che mandava gli oppositori in vacanza, faceva un sacco di opere buone ed il suo unico errore fu quello di entrare in guerra accanto ad Hitler. Anche le nostre scuole diventano terreno privilegiato per portare avanti questo revisionismo storico: dal “rinnovamento” dei programmi scolastici all’istituzionalizzazione della giornata della memoria in ricordo delle vittime delle foibe, perché è attraverso le nuove generazioni che vogliono dare questa nuova immagine del fascismo e della resistenza. Noi li conosciamo bene i fascisti, sono quelli che bruciano gli spazi sociali, aggrediscono compagni, rom e immigrati in nome di una presunta superiorità razziale, sono quelli che ammazzano impuniti da 80 anni a questa parte, sono quelli che bombardano i civili e invadono paesi con la scusa di una presunta lotta agli assassini terroristi, come durante il ventennio perseguitavano gli oppositori comunisti, socialisti e anarchici dipingendoli come assassini e banditi. Li conoscono bene i fascisti, i popoli d’Europa che hanno mantenuto intatta la loro memoria storica e non la hanno vista intaccata dai fascistelli in camicia bianca di turno, come qua da noi. Noi sentiamo un legame indissolubile con la Resistenza, con l’antifascismo e con tutti quei partigiani che si sono sacrificati per liberarsi e liberarci dalle dittature nazifasciste e senza mettere in dubbio la tragicità di quegli eventi vogliamo che se ne parli con intelligenza, contestualizzandoli in un momento storico ben preciso, che ha visto più di 200,000 morti tra partigiani comunisti, socialisti e anarchici, prima della nascita delle foibe, che se ne parli senza strumentalizzazione politica, e che non si metta in dubbio il valore e il significato della Resistenza dei popoli contro il fascismo.

...li chiamavano banditi, ci chiamano teppisti.... siamo partigiani, siamo antifascisti

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Un altro importante passaggio politico della Rete è stato organizzato la mattina al corteo studentesco indetto dai CCS-Cantiere sul copy-riot, mentre la notte precedente i fascisti erano entrati al CSA Vittoria devastandolo e bruciando una parte
Durante il corteo – la notizia l’abbiamo saputa tutti la mattina durante il concentramento – abbiamo deciso di far terminare il corteo al Vittoria per portare quella solidarietà che va oltre i comunicati in rete, operandosi anche per risistemare il posto
Addirittura abbiamo provato a proporlo agli organizzatori, tentativo fallimentare perché i “disobbedienti” hanno preferito restare in piazza Vetra a terminare la loro manifestazione contro il copyright… In modo completamente spontaneo è partito da noi un corteo autorganizzato. La gestione del corteo è stata impegnativa, ogni studente era partecipe e attento e non era semplicemente all’interno di una sfilata dietro un camioncino con la musica. La comunicazione con la città è stata abbastanza buona, gli slogan partivano decisi e radicali
Il corteo ha percorso un tratto della circonvallazione, da piazza Vetra fino alla metropolitana di Crocetta, dove abbiamo preso il treno per raggiungere Porta Romana nonostante la celere ci aspettasse in piazza Lodi (la fermata successiva); quindi è partito il piccolo corteo che ha bloccato il traffico in corso Lodi, mandandolo in tilt, per passare davanti ad una sede di Alleanza Nazionale, attaccata poche notti prima in un contesto che era quello dell’opposizione alla candidatura di Lino Guaglianone, fascista e stragista dei NAR portata avanti dallo stesso CS Vittoria. In seguito all’azione é stato arrestato Dani, un compagno dello stesso centro sociale. Passando lì davanti esprimevamo la nostra solidarietà al compagno attaccato dalla repressione, chiedendone la liberazione immediata. Da li a poco raggiungevamo il centro sociale
I mesi successivi li abbiamo sfruttati per incominciare uno studio sulla legge 30, gli stage, l’alternanza scuola lavoro e l’autonomia scolastica, che all’oggi portiamo avanti, e incominciando un dibattito interno di analisi politica, nel quale collaboriamo anche con i compagni e le compagne del CSOA Garibaldi, per arrivare successivamente al lavoro che ci sta impegnando le ultime settimane e che porteremo avanti durante i mesi estivi, cioé il bilancio dell’anno che é passato, per capire i nostri limiti e darci una preparazione per il futuro anno, cosicché non dovremo ritrovarci a settembre senza un programma politico di intervento sociale all’interno dei nostri territori.

E rispetto alla repressione?
La repressione viene percepita dagli studenti solo in alcuni frangenti legati a fatti specifici, riguardanti i singoli compagni e gli organismi di lotta, non è un campo di intervento che può servire per massificarsi o rilanciare le lotte, almeno che non si sia ottimamente preparati. Anche perché è chiusa all’interno di una determinata area, quella del compagni di movimento, se invece vai a fare intervento sul reddito, sulla Legge 30, sui buoni scuola, sulla parità scolastica, sugli stage lì si che ti puoi veramente espandere e fare un discorso politico più allargato e coinvolgente...
La presenza nelle nostre assemblee di DIGOS, diciamo di tentate presenze, come ad una assemblea al Boccioni in cui la DiGOS si presenta e dice: «voglio partecipare all’assemblea».
La Prima volta che c’è stato un fronteggiamento con la Polizia è stato durante una iniziativa quest’autunno al Libraccio... Il Cantiere entra con S.Precario in libreria, degenera, c’è stata una carica di alleggerimento tranquilla diciamo, nessun ferito.
Per quella storia del Libraccio sono arrivate 8 denuncie per lesioni aggravate e ad un compagno è stata imputata la direzione della cosa...
La seconda volta è stato per l’anniversario della Strage di Piazza Fontana in cui un sacco di sbirri chiudono a quadrato la manifestazione e lì, secondo me, c’era la volontà di caricare perché da Piazza Cairoli a Piazza Cadorna avevamo già gli sbirri ai lati...
E infatti hanno caricato.
Quel giorno lì c’era l’intento chiarissimo di caricare, poi noi abbiamo cercato un tentativo di risposta e appena hanno potuto sono partiti con la carica, mentre eravamo incordonati camminando all’indietro e nell’unico punto dove effettivamente potevano chiuderci: hanno scelto il punto migliore per loro e ci sono stati un po’ di ragazzi che sono stati pestati di brutto.
Mentre le piazze si stavano svuotando di studenti, nel senso che diminuiva il numero di studenti che partecipano alle manifestazioni,è aumentata la militarizzazione e si è tentato di chiudere quegli spazi di visibilità che il movimento si è conquistato e che lo alimentavano, in particolare per i CCS – Cantiere, in cui la piazza è il momento in cui viene riconosciuto anche dagli studenti come “il movimento studentesco”. Chiudendo quei pochi spazi sia attraverso le cariche, sia attraverso la blindatura ai lati che non ti permette di fare quelle cose che movimentano la manifestazione, che può essere la vernice o altro. Chiudendo questi spazi, penso che l’anno prossimo sarà ancora più difficile.

C’è stato anche il divieto di manifestare nel centro storico per gli studenti, creando una specie di “zona rossa”...
La cosa era partita dal fatto che i commercianti avevano protestato per il numero di scritte in centro per le manifestazioni degli studenti, così è stata decisa una “zona rossa” in cui non si poteva entrare e in piazza è stato visto il presidente dell’associazione dei commercianti che parlava con la DIGOS. Secondo me è partito anche da lì e certamente hanno colto l’occasione per limitare gli spazi di agibilità politica.

Sul newswire di Indymedia lombardia si può reperire una copiosa documentazione sul movimento studentesco a Mi anche degli scorsi anni.
Sul CCS (Coordinamento Collettivi Studenteschi) – Cantiere: http://www.globalproject.info/
Sull’UDS (Unione Degli Studenti): http://www.unionedeglistudenti.it/
Sugli STUD AUT (Studenti Autorganizzati) del CSA Vittoria: http://www.ecn.org/vittoria/



http://www.senzacensura.org/