SENZA CENSURA N.17
LUGLIO 2005
“Plan Patriota”
Paradigma delle forme d’intervento
militare U.S.A. in America Latina. Contributo dell’Associazione Nazionale
Nuova Colombia.
In una fase storico-politica in cui si moltiplicano e crescono le più diverse
forme di resistenza antimperialista dei popoli, assistiamo ad un’oggettiva
spinta trasformatrice nel continente latinoamericano che sta mettendo
concretamente in discussione e difficoltà la proiezione egemonica e la
strategia neocoloniale dell’imperialismo USA in America Latina, che hanno nel
progetto dell’ALCA (Area di Libero Commercio delle Americhe) la loro sintesi e
meta.
Tale spinta, che ha assunto negli ultimi anni ed assume tuttora tempi spesso
diacronici e manifestazioni eterogenee, viene sistematicamente ignorata ed
occultata dai media internazionali e -in special modo- da quelli nostrani,
soprattutto quando si tratta di documentare ciò che avviene in un paese, la
Colombia, in cui questa spinta si sprigiona attraverso la colonna vertebrale
del movimento popolare colombiano, ossia l’insorgenza politico-militare.
La strategia nordamericana nell’area, scandita negli ultimi cinque anni dal
Plan Colombia quale braccio armato dell’ALCA, ha sul versante precipuamente
militare una “nuova” tattica operativa denominata “Plan Patriota”. Se i suoi
obiettivi a breve e medio termine sono stati esplicitati dai suoi stessi
esecutori, ossia il governo di Alvaro Uribe Vélez e la sua catena di comando,
e dai suoi “direttori d’orchestra”, George W. Bush ed il Comando Sud del
Pentagono, non altrettanto chiare e note risultano essere ai più le sue
modalità operative e la sua portata paradigmatica.
Ma iniziamo dai primi.
Gli obiettivi
Come dichiarato da Uribe fin dall’inizio del Plan, ossia nell’aprile
2004, questo ha lo scopo di “stanare la guerriglia dalla sua retroguardia
storica” e “condurre in porto la battaglia definitiva contro le FARC”
nell’arco di pochi mesi, riguadagnando il controllo militare ed istituzionale
che l’apparato statuale non esercita ormai da anni in almeno la metà del
territorio nazionale.
Naturalmente, questo piano si propone inoltre di smantellare fisicamente le
comunità rurali e dei municipi presenti all’interno delle aree interessate
dallo stesso, seguendo alla lettera i precetti della statunitense Dottrina
della Sicurezza Nazionale secondo la quale, per sconfiggere un nemico
irregolare, il primo passo è quello di eliminarne le basi sociali di appoggio
e consenso colpendole laddove queste vivono ed agiscono.
Va sottolineato come la Colombia sia stata il primo paese dell’emisfero
occidentale visitato -per un incontro bilaterale- da Bush dopo la sua
rielezione, fatto che riflette l’importanza politica della ristrutturazione
interventista della strategia USA in questo paese andino, nonché il suo ruolo
a livello continentale. E’ però con la relativamente recente visita (aprile
2005) della segretaria del Dipartimento di Stato, Condoleeza Rice, che i
presupposti e moventi del Plan Patriota sono emersi con chiarezza, nella
misura in cui le sue dichiarazioni ed agenda si sono incentrate sulla
cosiddetta “lotta al terrorismo” e sulla conclusione del Plan Colombia entro
la fine del 2005.
Se da una parte il fallimento del Plan Colombia è indiscutibile, dall’altra è
altrettanto inconfutabile la necessità, per l’imperialismo USA, di adeguarlo
alle nuove condizioni geopolitiche e militari mediante un nuovo piano, che ne
rappresenta l’accelerazione, incentrato sulla guerra totale e sulla negazione
della possibilità di una soluzione politica al conflitto sociale ed armato
colombiano.
Le modalità e dinamiche operative
In termini logistici, il Plan Patriota ha implicato l’articolazione di
numerosi eliporti nel cuore della selva, pronti a rifornire ed assistere gli
elicotteri da guerra Black Hawk (in grado di operare di notte come di giorno)
e quelli per truppe elitrasportate, così come l’istallazione di palloni
aerostatici d’intelligence sospesi sul manto verde delle selve del sud
amazzonico colombiano. Inoltre, le basi militari prossime al teatro operativo
principale sono state potenziate ed attrezzate al fine di permettere, tra le
altre cose, una miglior regia delle operazioni da parte di alti comandi
militari yankees, che sono i veri registi dell’attuazione del Plan.
La sua offensiva, condotta con 20.000 effettivi dei battaglioni
anti-guerriglia e circa un migliaio di militari statunitensi, la maggior parte
dei quali partecipa direttamente -anche se non in prima linea- alle manovre ed
ai combattimenti, si è dimostrata un vero fallimento ed ha evidenziato in modo
ineccepibile che, di fronte ad una guerriglia potente e duttile, capace di
prevedere ed adottare un modus operandi adeguato alle forze in campo ed allo
scenario operativo, a nulla serve la grossa fetta dei quasi 16 milioni di
dollari spesi quotidianamente dai governi colombiano e USA per sostenere la
guerra contro il popolo.
Come ha affermato il Comandante Iván Márquez, del Segretariato dello Stato
Maggiore Centrale delle FARC-EP, “il Plan Patriota del Commando Sud ha già
raggiunto il punto di convergenza delle sue illusioni”, nella misura in cui
“le sue divisioni militari hanno ormai occupato le coordinate del loro massimo
obiettivo”. Queste divisioni sono avanzate ognuna in schieramenti di 300
uomini, con una copertura frontale di addirittura 8 chilometri. Pur avendo
un’elevata potenza di fuoco, il macchinoso movimento in massa dei battaglioni
degli ‘hombres de acero’ (‘uomini d’acciaio’) nella selva è risultato sterile
ed inconcludente.
Quanto detto in precedenza suggerisce che, pur impiegando in larghissima
maggioranza effettivi colombiani e disponendo della più moderna tecnologia
bellica, il Comando Sud del Pentagono ha le idee confuse, soprattutto a causa
di estrapolazioni meccanicistiche ed astratte di metodi operativi usati in
altri contesti. Presupporre che le FARC, esercito guerrigliero irregolare che
da sempre conosce a menadito i territori in cui si muove e che fa della
mobilità permanente la propria dinamica di combattimento, possano avere “tane”
e “retroguardie” statiche e circoscrivibili tali da regalare all’aviazione
nemica una superiorità tattica, oltre che strategica, equivale ad applicare la
medesima concezione militare che sta fallendo in Iraq e che inizia ad esser
messa in discussione anche in Afganistan.
Invincibile si sta dimostrando la tattica di guerra di guerriglia mobile,
attraverso la quale nel solo 2004 nel sud-oriente della Colombia le Forze
Armate e di Polizia ufficiali (paramilitari compresi) hanno subito -tra morti
e feriti- oltre 4700 perdite.
Le truppe del Plan, per giunta, sono state falcidiate da malattie endemiche
quali il paludismo e la lesmaniosi; l’esempio più eclatante è stato quello del
borioso Generale Fracica, comandante della “Forza Omega” (colonna portante del
Plan Patriota), steso dalla malaria a distanza di poco tempo dal suo arrivo
nell’area. A titolo di cronaca, quest’alto ufficiale era stato tra quelli che,
da Uribe in giù, avevano promesso la cattura di qualche membro del
Segretariato delle FARC nel giro di pochi mesi, dimenticandosi che andare sul
campo di battaglia è cosa ben diversa dal dare ordini alle truppe stando
comodamente seduti su una poltrona del ministero della Difesa.
Le migliaia di “Unità Tattiche di Combattimento” della guerriglia, composte da
pochissimi combattenti in grado di colpire contundentemente e sparire con
estrema rapidità, così come i campi minati, le trappole, le imboscate e i
tiratori scelti dell’insorgenza, unitamente alla complessiva crescita
politico-militare delle FARC, stanno mandando a picco il pilastro
propagandistico e bellico della politica di “Seguridad Democratica” del regime
uribista.
Infine, anche gli analisti militari filo-governativi come Alfredo Rangel hanno
dovuto riconoscere che, a distanza di poco più di un anno dall’inizio del Plan
Patriota, metterne in discussione concezione tattica e presunti risultati sul
campo è quanto meno legittimo, nella misura in cui le FARC hanno moltiplicato
gli attacchi in tutto il paese (aree urbane comprese) ed hanno palesato di
essere in grado di assediare e prendere municipi-fortino con complesse manovre
militari che coinvolgono centinaia di combattenti, come nel caso recente di
Toribío ed altri perimetri municipali nel Cauca (14-21 aprile 2005).
La sua portata paradigmatica
Come già il Plan Laso (Latin American Security Operation) del governo
di León Valencia (1964), lo Statuto di Sicurezza di Turbay Ayala, il Piano di
Guerra Integrale di César Gaviria (primi anni ’90), il piano delle ‘convivir’
(legalizzazione dei paramilitari) di Samper ed il Plan Colombia di Pastrana,
anche il Plan Patriota sta provocando migliaia di arresti, sparizioni e
massacri.
Pur essendo un’accelerazione e, al contempo, una riformulazione del Plan
Colombia, il Plan Patriota ne eredita inevitabilmente il carattere di piano
integrale e di lungo respiro per sconfiggere il movimento guerrigliero e
popolare colombiani. Come il Plan Colombia, è partito con la promessa
propagandistica di essere un piano focalizzato in alcune aree del paese,
ancorché con un’accentuazione del pretesto della “lotta al terrorismo”
rispetto a quello della “lotta al narcotraffico”.
Tuttavia, come il primo, è destinato a protrarsi per anni e anni, avendo già
abbondantemente superato gli otto mesi iniziali (che le prime dichiarazioni di
Uribe davano come durata prevista e preventivata!) Ed è destinato ad
oltrepassare i confini nazionali in funzione antivenezuelana, ma non solo,
nell’ottica di Washington di rafforzare il ruolo della Colombia quale cane da
guardia nella regione degli interessi imperialisti.
La sua portata paradigmatica, dunque, sta nella combinazione di fattori ed
obiettivi messi in campo dagli USA in Colombia come in nessun altro paese o
scenario dell’emisfero occidentale, ma non per questo non applicabili anche in
altre aree dello stesso (America latina in primis). Ed è data dalla modalità,
collaudata mediante il Plan Colombia, di allargare il dominio militare
imperialista attraverso un ariete operativo (che con l’evolversi del conflitto
si dimostra piuttosto scornato) che possa allargarsi in base alle esigenze del
capitale imperialista ed attraverso la progressiva entrata in gioco -seppur in
sordina- di sempre più effettivi statunitensi (Vietnam docet).
Come il Plan Colombia, anche il Plan Patriota va denunciato a livello mondiale
quale passaggio forzato di un’ulteriore tappa della guerra imperialista,
strumento maestro per governare la crisi e businnes del complesso militare
industriale nordamericano.
E se l’articolazione del Plan Patriota ha una portata strategica per
l’imperialismo, l’eroico sforzo quotidiano di decine di migliaia di
combattenti colombiani ce l’ha per tutti i popoli dell’America Latina e del
mondo che lottano per una definitiva liberazione.
Associazione nazionale Nuova Colombia