SENZA CENSURA N.16
FEBBRAIO 2005
La legge… non legge!!!
Sulle provocazioni fatte dalla polizia penitenziaria nel carcere di Biella
Lunedì 20-12-2004 è stata effettuata una
perquisizione nella sezione speciale (composta da 14 detenuti fra politici e
non), del carcere di Biella, da parte della polizia penitenziaria agli ordini
del comandante, da poco arrivato in questo carcere.
Ritornati nelle celle i detenuti hanno trovato non solo tutto sottosopra, con
modalità particolarmente barbariche, ma quel che è peggio e più importante, era
stata fatta una vera e propria “razzia”. E’ stato portato via tutto quanto di
scritto abbiano trovato (blok notes, posta), tutte le foto dei familiari, gli
atti giudiziari; cartoline, buste da lettera, francobolli, gran parte del
vestiario, coperte (ne hanno lasciate due, come pare da regolamento interno,
sufficienti a parer loro a far fronte al clima gelido di Biella!); musicassette
(tranne alcune).
E, cosa più importante, libri e riviste, dalla Bibbia al capitale di Marx (han
portato via anche i libri presi in prestito dalla biblioteca di Biella!),
lasciandone in tutto solo 4, cioè 2 libri e 2 riviste o 1 libro e 3 riviste, 2
libri e 2 riviste... In tutta la loro esperienza carceraria i compagni non
ricordano un fatto del genere: neanche nei momenti peggiori, in cui tutto gli
era stato tolto, è stata messa in discussione la possibilità di leggere e
studiare. La storia ricorda come durante il ventennio fascista anche Gramsci non
avesse limitazioni sulla quantità di libri da utilizzare.
L’assunto, da parte della direzione carceraria, probabilmente è che, intanto, i
libri si leggono uno alla volta! Poco inclini alla lettura, non sanno che per
chiunque studi o legga, 2 libri e 2 riviste non sono nulla e ci si fa ben poco.
E’ chiaro che togliere ai compagni (alcuni dei quali stanno vivendo da più di
vent’anni questa condizione e le cui prospettive di cambiamento hanno tempi
lunghissimi), la possibilità di leggere e studiare equivale a togliere loro
praticamente tutto.
Va precisato che è stata offerta la possibilità di richiede ulteriori libri o
riviste oltre i 4 concessi, a condizione però che i compagni ne facciano
esplicita richiesta motivata alla direzione, la quale deciderà se soddisfarla o
meno (in base a cosa?...umore del mattino, gradimento delle letture,
simpatia.????). Appare evidente quanto questa nuova prassi, non risponda a
nessun criterio o logica di tipo organizzativo, gestionale o di sicurezza, ma
abbia come unico scopo, quello di instaurare un clima di subordinazione,
riverenza totale all’autorità” carceraria.
Tutto il materiale è stato portato via in sacchettoni neri dell’immondizia e
prelevato senza nessuna notifica di verbale di sequestro.
Questo lo “stile” usato e, ad ulteriore prova, all’inizio della perquisizione
hanno portato via in isolamento un detenuto comune senza alcuna motivazione, se
non quella che probabilmente si sia rifiutato di spogliarsi completamente per la
perquisizione. Si tenga conto che quella stessa mattina lo stesso aveva chiesto
di essere sottoposto a visita medica perché non stava bene. Giovedì, dopo 4
giorni di isolamento è stato riportato in sezione.
Si evince chiaramente l’atteggiamento provocatorio, in assenza di una
qualsivoglia motivazione, anche nei confronti degli altri prigionieri di quella
sezione e in generale nei confronti di tutti gli altri detenuti del carcere,
sottoposti la mattina di giovedì 30 a loro volta a perquisizione.
Va sottolineato che tutta “l’operazione” è stata svolta in un clima di assoluta
quiete, in assenza cioè di situazioni conflittuali o dimostranze in atto, che
possa “giustificare” un intervento del genere.
Non sappiamo se questa sia stata un’iniziativa intrapresa autonomamente da
zelanti esecutori locali o disposta a livello ministeriale, certo è, che quest’azione
aderisce perfettamente alla figura del ministro leghista Castelli e alla sua
gestione politica del carcere, che avvalla e mistifica sia i selvaggi pestaggi
durante il G8 e le recenti rivolte carcerarie che la privazione di quelle poche
cose indispensabili alla sopravvivenza, così come la negazione di ogni forma di
possibilità per mantenere un attivo legame con la realtà attraverso la
conoscenza, l’informazione, la cultura.
D’altronde comprendiamo che, per il ministro Castelli e i suoi accoliti, leggere
un libro alla volta, almeno che non si tratti di riviste pornografiche, le
uniche forse a non richiedere ulteriori consultazioni, sia già un’impresa
titanica e comprendiamo ancor di più, che si stupiscano che qualcuno riesca a
leggere più di 4 libri alla volta!
Del resto, anche S.Tommaso dice: “Diffida dall’uomo di un solo libro”.
Contro: i reiterati insulti all’intelligenza; i censori tentativi di impedire di
allargare e approfondire la conoscenza soggettiva; la volontà di svuotare le
nostre menti da ogni pensiero di ribellione o trasgressione all’ordine vigente
INVITIAMO tutti ad aderire all’iniziativa promossa da chi è abituato a leggere
“un libro in più di Castelli”, ad inviare con raccomandata più libri e/o riviste
possibili al carcere di Biella, in particolar modo alla sezione speciale, ai
seguenti nominativi:
Nicola De Maria
Cesare Di Lenardo
Ario Pizzarelli
Casa circondariale, Via Dei Tigli, 14
13800 Biella
Resoconto sull’iniziativa “unlibroinpiu”
e alcune notizie utili
Prima di tutto vogliamo ringraziare coloro che hanno aderito e
solidarizzato con quest’iniziativa, dimostrando sensibilità ed attenzione verso
questo gravissimo attacco ai danni dei detenuti tutti, in primis, quelli della
sezione speciale del carcere di Biella. Azioni mirate che prefigurano, sempre
più, come sta succedendo al carcere di Sulmona ed in altre carceri,
l’applicazione generalizzata del nuovo modello di gestione carceraria sostenuto
dal ministro Castelli e dal suo governo.
Come sta procedendo la campagna “un libro in più di castelli”
Abbiamo ricevuto adesioni da centri sociali, collettivi universitari, centri di
documentazione, associazioni culturali, librai, bibliotecari, volontariato,
singoli cittadini e compagni, , radio, sezioni di rifondazione comunista,
coordinamento regionale dei giovani comunisti di biella; sono stati allestiti
dei punti raccolta e banchetti in diverse città; organizzate assemblee momenti
di controinformazione; il Manifesto, Liberazione,i giornali locali di Biella e
riviste di movimento hanno pubblicato diversi articoli.
Sono state aperte 6 interrogazioni (PRC e Radicali) a livello comunale,
provinciale, regionale e parlamentare su tutta la vicenda.
Lo stato delle spedizioni
Ci arrivano email che ci avvertono del mancato recapito delle spedizioni
da parte della direzione carceraria. A seguito delle richieste di chiarimenti
sull’inusuale mancato recapito, un addetto alla ricezione pacchi, ha dichiarato
che aveva eseguito semplicemente gli ordini del comandante delle guardie
carceraie.
Va precisato che questo è un atto del tutto arbitrario da parte della direzione
carceraria, non esistendo alcuna legge a tal proposito che limiti o ponga
divieti alle spedizioni da parte di chiunque, di vestiario, cibo, soldi o libri
ai detenuti.
Va precisato altresì che i libri, sia che vengano spediti o consegnati a mano
nel pacco durante le ore di colloquio a disposizione dei familiari o di amici,
non vengono conteggiati nel peso mensile (20 Kg.), previsto per detenuto.
E’ importante quindi, affinchè ci si possa attrezzare per rispondere a questa
ennesima provocazione avere un quadro più esaustivo e preciso possibile di
quanti pacchi siano ritornati al mittente e con quale motivazione. Vi chiediamo
quindi (avendo a disposizione informazioni frammentarie), così come alcuni hanno
già fatto, di farci pervenire la documentazione e l’iter che hanno avuto le
spedizioni (numero della raccomandata, ecc…). Informazioni e dati utili per
capire anche l’entità del fatto. Vi invitiamo a non desistere ma ad allargare
l’iniziativa, perché senza dubbio, questo sta creando problemi e notevoli
fastidi alla direzione oltre a chiarire a tutti, quali siano le reali
intenzioni, in fatto di amministrazione del carcere, da parte della stessa.
Ricordiamo di spedire i pacchi tramite raccomandata e di evitare di spedire
pacchi troppo voluminosi.
Sindacato delle guardie e dichiarazioni
I sindacati delle guardie penitenziarie, Sinappe in testa, hanno fatto
quadrato attorno al loro comandante (che istituzionalmente è esecutore delle
direttive che provengono dalla direzione e dal ministero), inviando, ai giornali
locali, tre comunicati inferociti, in difesa del loro operato e della loro
professionalità.
Questi comunicati non pongono problemi di ordine ne economico ne normativo, ma
fan proprie le direttive del ministro di grazia e giustizia.
Lo scopo del ministero attraverso il nuovo regolamento, mira direttamente
all’annientamento dell’identità polico- culturale dei prigionieri ed in
particolare alla loro internità e contributo alla lotta di classe. Si tenta di
nascondere questo obiettivo. Un tentativo che emerge in particolare dalle
dichiarazioni della direttrice e del capo delle guardie.
(L’eco di Biella, La Nuova Provincia)
La direttrice Antonella Giordano dice:” se un detenuto ha intenzione di studiare
potrà continuare a farlo. Dovrà solo presentare un programma”; come dire che gli
interessi culturali di studio di un prigioniero verranno vagliati dal direttore
e che solo lui potrà decidere che libri far leggere, quale percorso di studio è
legittimo e può essere concesso. Quanti sono i prigionieri che possono
presentare un programma? E’ chiaramente una filosofia discriminante, classista e
razzista, nonché autoritaria.
Neanche durante l’applicazione dell’art.90, in uno dei periodi in cui è stato
più feroce l’attacco alle condizioni dei prigionieri nei carceri speciali, non
si era mai arrivati a tanto, e comunque, la resistenza dei prigionieri, le lotte
esterne, su questo punto, avevano naturalmente giocato un ruolo decisivo.
Il comandante delle guardie, ispettore Enrico D’Angelo, paladino dell’integrità
fisica dei prigionieri ci informa che con tanti libri e riviste “guai se fosse
divampato un incendio, non saremmo riusciti a salvare quella persona”.
Conosciamo la lunga lista di suicidi o di autolesionismo e di “incidenti” che
avvengono nelle carceri italiane, ma non ne ricordiamo uno la cui causa siano
stati i libri.
Sappiamo invece che sono proprio queste angherie, quest’arroganza, questi
soprusi, se non le bastonate a crearne le condizioni. Inoltre, una dichiarazione
del genere, rilasciata da un comandante di un carcere, è da considerare non solo
provocatoria ma peggio, minacciosa.
Privilegi
Anche qui ci troviamo di fronte a voci false e pericolose messe in giro
per creare divisioni fra le diverse componenti della popolazione carceraria
detenuta e all’esterno con lo scopo di trovare legittimazione per ulteriori
restrizioni a tutti.
Privilegi, che sarebbero dovuti ad una diversa organizzazione oraria per quanto
riguarda i colloqui consecutivi di due ore.
Si tenga presente che i detenuti del giudiziario si aggirano intorno ai 300 se
non più, mentre i prigionieri rinchiusi nella sezione speciale di EIV (elevato
indice di vigilanza) sono solo 14 e hanno a disposizione un’unica saletta dei
colloqui. Risulta evidente che gestire una sola saletta, che vede presenti al
massimo, nei periodi di affollamento, 5 detenuti con i familiari, è cosa ben
diversa, che “smistare” in sale diverse, 50 e passa detenuti. Ma crediamo che
questo sia un problema organizzativo che dovrebbe risolvere la direzione e non
imputabile ai detenuti o ai loro familiari. I prigionieri della sezione EIV, non
hanno un campo sportivo; l’aria la fanno in una vera e propria “piccionaia”, sia
per la grandezza dello spazio, sia perché completamente chiusa tra mura laterali
e una rete in alto, dove regolarmente entrano e muoiono i piccioni che vi
rimangono incastrati. L’ora d’aria si svolge quindi, tra piccioni o uccelletti
morti ed escrementi degli stessi. La posta, così come libri, riviste sono
sottoposte regolarmente a censura. L’isolamento nelle celle (e non più nella
stessa sezione dove normalmente venivano rinchiusi), sta diventando ultimamente
prassi (in questi giorni è stato riportato in isolamento, per un periodo
indefinito, non essendogli ancora stato notificato nulla, lo stesso prigioniero
che aveva subito 7 giorni d’isolamento agli inizi di gennaio, per un episodio
futile successo molto tempo prima di quella data. Notizia di questi giorni, i
prigionieri non stanno ricevendo la posta e un familiare ha ricevuto una
notifica di sequestro per un volantino spedito al suo compagno. Fino a poco
tempo fa i pochi lavori disponibili venivano concordati e gestiti autonomamente
dai prigionieri della sezione in modo da garantire a tutti un minimo di
sussistenza. Oggi questo viene negato e vorrebbero imporre chi deve lavorare e
chi no. Per questo motivo rifiutano collettivamente questa imposizione e sono in
sciopero da più di un mese.
...i compagni della sezione EIV
Una parte dei prigionieri di questa sezione, sono militanti comunisti che
stanno scontando condanne lunghissime, alcuni dei quali, sono in galera da più
di 20 anni. Mai nessuno ha concesso o regalato loro nulla, ma quello che
vogliono è il rispetto della loro identità e dignità, conquistata con lotte
durissime all’interno delle carceri nei decenni precedenti, pagata con pestaggi
ed ulteriori anni di galera, come tanti prigionieri ben conoscono.
Questa identità e dignità viene espressa
naturalmente nella vita quotidiana, per esempio nell’organizzazione del lavoro,
dello studio, nella socialità e nella solidarietà con gli altri prigionieri.
Tutto questo è ciò che si prefigge di spazzare questo infame regolamento.
Privilegi non ne hanno e non ne vogliono, anzi li rifuggono, come ogni compagno
che si dichiari tale, in ogni situazione lavorativa, di quartiere, ecc, in ogni
parte del mondo. […]
Chi fosse interessato alla consultazione degli articoli apparsi, con le
dichiarazioni da parte dell’amministrazione carceraria, nonché del sindacato
delle guardie penitenziarie, può richiederlo e provvederemo ad inviarlo.
E’ a disposizione anche l’interrogazione parlamentare presentata da Antonella
Mascia di RC.
Info: unlibroinpiu@libero.it