SENZA CENSURA N.16

FEBBRAIO 2005

 

Human warehouses

Intervista a Bonnie Kerness

 

Gli stati Uniti rappresentano il paese con il più alto numero di detenuti. Quali sono le ragioni principali di questa “esplosione”?
Gli stati Uniti hanno visto il numero di detenuti crescere ulteriormente nel 2003 fino a raggiungere la quota di 2.078.570, quasi 41.000 detenuti in più dell’anno precedente. Il numero di donne detenute ha superato le 100.000 unità, ed ha presentato una crescita del 5%, circa il doppio di quella dei detenuti di sesso maschile. Questo numero inoltre non comprende né i detenuti minorenni né quelli incarcerati in prigioni municipali.
Negli ultimi 25 anni, il sistema carcerario si è quadruplicato in grandezza, grazie alla politica “get tough on crime”. Ci sono centinaia di migliaia di persone nelle prigioni statunitensi, incarcerate con sentenze per reati minori come possesso di droga, la maggior parte di questi sono uomini, donne e bambini di colore.
Le sentenze obbligatorie – spesso razziste per natura– stanno contribuendo a riempire le carceri di persone, molto spesso giovani, accusate di reati minori. La “guerra alla droga” è piuttosto una “guerra ai poveri”, e questo è dimostrato dalla disparità delle sentenze, grazie alle quali una persona in possesso di crack ha una condanna dieci volte più lunga di una persona trovata in possesso della stessa quantità di cocaina.
Questa è ovviamente una pratica razzista, in quanto la maggior parte delle persone che fanno uso di crack sono di colore e quelle che fanno invece uso di cocaina sono molto spesso bianchi. La pena può essere allungata se la persona in questione è arrestata a meno di 500 piedi da una scuola. Nelle città che presentano problemi economici e sociali, ogni luogo è entro 500 piedi dalla scuola, e questo assicura più lunghe sentenze per poveri e persone di colore.
Nel sistema di giustizia criminale statunitense, le politiche attuate da polizia, corte di giustizia, sistema carcerario e le politiche riguardanti la pena di morte sono una manifestazione del razzismo e del classismo che governa le vite delle persone che vivono in questo paese. Io vedo lampanti connessioni tra le promesse e le carceri riempite di giovani di colore ai quali sono negati diritti che giovani di altre nazionalità invece hanno.
Lavoro con giovani neri e portoricani che mi dicono che la polizia è sentita come una forza di occupazione che detiene le città dalle condizioni sociali più disagiate come zone militarizzate. Mi comunicano che il sistema scolastico in tali zone è come un meccanismo che spinge i giovani di nazionalità oppresse dentro il sistema carcerario, per il quale questi giovani corpi rappresentano una fortuna. Dicono che il sistema di giustizia non funziona, ma io credo esattamente l’opposto: funziona perfettamente, proprio come funzionava lo schiavismo, come una politica economica.
Non credo sia un caso che le persone che rappresentavano un problema economico e sociale siano state trasformate in un elemento che rinforzi l’assetto economico, che giovani oppressi considerati un tempo come ininfluenti nella sfera economica generino ora 30 mila dollari l’anno, una volta intrappolati all’interno del sistema carcerario.
L’espansione di carceri, libertà sulla parola, corti e sistemi di polizia è confluita in un’enorme burocrazia che è stata funzionale ad architetti, idraulici, elettricisti, fornitori di cibi e medicinali, tutti aventi una cosa in comune-uno stipendio pagato tenendo persone in carcere. Il sistema carcerario è un’impresa lucrativa, in cui una larga parte di ceto medio viene pagata per tenere persone appartenenti a ceti sociali svantaggiati in veri e propri “magazzini umani”. Proprio come nel periodo della schiavitù, esiste una classe di persone che dipende interamente dai corpi di persone di colore per i propri proventi.
Il sistema carcerario negli Stati Uniti, le politiche della polizia, le politiche della corte di giustizia e le politiche della pena di morte sono una manifestazione del razzismo e del classismo che governa le vite di tutti noi. Ogni parte del sistema carcerario pesa sui poveri e sulle persone di nazionalità oppresse, incluso il fatto che lo schiavismo è legittimato dal tredicesimo emendamento della costituzione americana. Lo schiavismo carcerario nella forma di lavoro involontario è un fatto reale. Ogni discussione in merito a questo deve includere la revisione di tale emendamento..
Mi piacerebbe condividere alcune delle testimonianze che sento ogni giorno. Le prime due sono di due ragazzi che hanno trascorso del tempo in un carcere minorile. Questi bambini descrivono un sistema in cui i genitori non hanno nessuna voce in capitolo su quanto accade ai propri figli, ed un sistema che li prepara per la loro futura incarcerazione.
“Sono entrato a 14 anni. Avevano quello che loro chiamano un MCU all’interno, è come il “buco” nelle vere carceri. I ragazzi che fanno risse finiscono là. Se ti rifiuti loro ti ci portano di forza. Puoi fare una doccia alla settimana e ti portano il cibo direttamente là dentro. Faceva freddissimo.”
“Sentivo grida ed urla. Vedevo ragazzi paralizzati da medicinali. Il cibo consiste principalmente in sloppy Joe’s ed un bicchiere d’acqua. Ti fanno prendere medicine per dormire. Una volta li ho visti usare spray al peperoncino su una ragazza che si stava picchiando con un’altra. Glielo hanno spruzzato direttamente in bocca e lei non riusciva più a respirare. Noi gli abbiamo detto che soffriva di asma, ma a loro non interessava.
Nel giorno della festa della mamma Eddie Sinclair Jr si impiccò nel carcere Union County Youth . Eddie aveva 17 anni ed aveva rubato una bicicletta. Aveva perso un appuntamento con il suo supervisore, era stato preso e chiuso in isolamento. Non è irrilevante il fatto che il padre di Edie fosse africano e la madre portoricana.
Le condizioni dei giovani carcerati viola la legge sui diritti umani internazionale. Gli Stati Uniti sono stati citati dalla World Organization Against Torture per aver violato le condizioni Onu sull’eliminazione delle discriminazioni razziali e le convenzioni contro la tortura. Per questo motivo ogni discussione in merito alle riforme deve includere l’abrogazione della legge tramite la quale i giovani sono incarcerati e puniti come gli adulti. Dobbiamo inoltre abolire le politiche a tolleranza zero quando sono coinvolti I bambini. Essi di solito imparano facendo errori. Se i loro errori sono puniti con sanzioni permanenti, nessuna possibilità è lasciata loro per cambiare e migliorare. Non solo essi sono allontanati dalle proprie famiglie d’origine, ma perdono anche qualsiasi possibilità di avere un futuro normale.
Voglio a questo punto condividere con voi alcune testimonianze di prigionieri adulti, che hanno assistito a torture nelle prigioni statunitensi.
Dallo Utah State Prison: “John fu fatto uscire dalla sua cella ed una federa da cuscino piena di urina fu messa sulla sua testa come un cappuccio. Fu poi trascinato verso un’altra cella dove fu piazzato su un marchingegno chiamato “the chair” per più di 30 ore in atroci sofferenze fisiche ed emotive “
Dalla Florida, “Durante la lotta i carcerieri spararono svariate volte ai prigionieri con pistole “stun”. Compagni presenti alla sua morte testimoniano che fu colpito tra le 18 e le 20 volte, il referto medico stabilì che furono inflitti 22 colpi.”
Una donna in Texas scrive “la guardia mi spruzzò lo spray al peperoncino perchè non mi volevo spogliare di fronte a 5 guardie, che erano uomini. Mi portarono in una cella, mi fecero sdraiare su un letto di ferro e mi spogliarono. Mi lasciarono in quella stanza con lo spray al peperoncino in faccia e non mi lasciarono nulla per pulirmi. Fecero questo senza nessun motivo, volevano semplicemente che io mi spogliassi.
Alcune delle lettere più toccanti che ricevo sono quelle di coloro che sono stati giudicati mentalmente instabili – come l’uomo che cospargeva il proprio corpo di feci. La risposta delle guardie a questo fu di farlo immergere in acqua bollente così da ustionare il 30% della sua pelle. Pratiche come l’uso indiscriminato di manette ed altri mezzi di costrizione, la somministrazione di pericolosi trattamenti chimici, la pratica dell’isolamento fanno sì che gli Stati Uniti violino in continuazione le convenzioni dell’Onu. Questi ultimi anni sono stati pieni di migliaia di chiamate e di lamentele da prigionieri e dalle famiglie di questi, che descrivevano condizioni di vita disumane all’interno delle carceri come freddo, sporcizia, cure mediche sbagliate, isolamento esteso per più di 10 anni, uso di mezzi di tortura, razzismo e violenza. Ho ascoltato vivide descrizioni di costrizioni fisiche come cinture di costrizione, letti di costrizione, catene per gambe e polsi, pistole “stun”, cinture “stun”, corde.
L’uso dell’isolamento è stato un punto di battaglia per molti attivisti del carcere, sia all’interno che all’esterno. Le testimonianze sull’uso della tortura sono arrivati dalle unità di isolamento, che sono chiamate unità di controllo o supermax prisons.
In New Jersey, il prigioniero New Afrikan Ojore Lutalo venne tenuto in Control Unit nel carcere diNew Jersey State Prison in totale isolamento dal Febbraio 1986 fino al gennaio 2000. Una delle prime persone messe in quella Unità, negli anni Settanta, fu Sundiata Acoli. Ruchel Magee ha vissuto in queste condizioni per più di 30 anni in California. Russell Shoats e Mumia hanno vissuto in unità di isolamento in Pennsylvania per più di 20 anni. Ce ne sono migliaia di altri in queste condizioni.
Molti di noi individuano le origini dello sviluppo delle unità di controllo negli anni tumultuosi delle lotte per i diritti civili quando molti attivisti politici si ritrovarono in carcere. Le privazioni sensoriali furono ampiamente utilizzati per i membri del Black Panther Party, del Black Liberation Army, contro gli indipendentisti portoricani e i membri dell’ American Indian Movement (AIM), ed i bianchi antimperialisti.
Anni dopo troviamo avvocati di prigionieri, militanti islamici, ed attivisti prigionieri in isolamento. Nel 1978 Andrew Young che era l’ambasciatore per le nazioni unite, segnalò l’esistenza dei prigionieri politici statunitensi. Troppi di loro sono ancora in carcere.
Al giorno d’oggi, il fenomeno in aumento della pratica delle celle di isolamento riguarda anche i giovani di nazionalità oppresse imprigionati come conseguenza della legge razzista sul crack. Gli sforzi correnti per espandere l’isolamento coinvolge l’aumento dei problemi di formazione di “gangs” all’interno delle carceri. Questo trend si sta diffondendo in tutto il paese, portando come conseguenza la costruzione di carceri di massima sicurezza. In queste prigioni “per gang” chiamate Security Threat Group Management Units, ai prigionieri è richiesto di rinunciare alla propria appartenenza alla “gang”, che è una reminescenza delle investigazioni dell’era McCarthy negli anni cinquanta e dell’FBI Counter Intelligence Program.
Il destino per i giovani appartenenti a ceti sociali disagiati è quello di venire probabilmente arrestati, e di diventare “ostaggi per il profitto”, ed il principio “innocente fino a prova contraria” non ha alcun significato. Essi non hanno un processo fatto da giudici appartenenti alla loro comunità, e gli avvocati difensori assegnati loro sono sommersi da un tale ammontare di lavoro da non poter porre un’attenzione adeguata ad ogni caso.
Questi giovani di solito ottengono sentenze in media del 30% più alte di quanto ottengano gli stessi giovani di razza caucasica per lo stesso reato. Possiamo dire che è in atto un vero e proprio genocidio economico e fisico.
La definizione delle Nazioni Unite di Genocidio è: a) l’uccisione di membri di un gruppo razziale o religioso b) il procurare seri danni fisici a membri di un particolare gruppo c) il procurare deliberatamente ad un determinato gruppo condizioni di vita tali da causarne calcolatamente la distruzione fisica d) l’imposizione di prevenzioni tali da impedire la riproduzione in un determinato gruppo e) il trasferimento forzato di bambini da un gruppo ad un altro.
Utilizzando tale definizione, è facile comprendere come la carcerazione di massa che sta avendo luogo assomigli in tutto e per tutto ad un genocidio. Accostata a dati che testimoniano un elevato tasso di mortalità infantile, morte precoce di anziani, mancanza di trattamenti medici e di opportunità di scolarizzazione e di lavoro, il paragone è completo.
L’oppressione è una condizione comune a tutti coloro che non hanno il potere di prendere decisioni capaci di influire sulla vita politica, economica e sociale del nostro paese. Siamo vittime di una ideologia di inumanità sulla quale questo paese è fondato. Se scaviamo più a fondo nelle pratiche statunitensi delle quali ho parlato, scopriamo che la funzione politica che servono è molto chiara. La polizia, la corte di giustizia, il sistema carcerario e la pena di morte servono il meccanismo del controllo sociale. La funzione economica è poi la medesima. Molte persone con le quali lavoro credono che il sistema carcerario sia una forma di neo-schiavismo e schiavismo economico. Il sistema carcerario statunitense riflette le dinamiche della schiavitù attraverso le priorità del profitto economico e del controllo sociale.
Non ho dubbi sul fatto che una riparazione sia dovuta ad africani e nativi. I nostri passi in avanti attraverso la riparazione assumeranno molte forme ed indirizzi, agiranno su molti livelli. Se siamo riusciti ad ottenere denaro e terre come riparazione, resta comunque il bisogno di cambiamento sociale che è rivoluzionario per natura. Dobbiamo alterare il centro di ciascun sistema nato dalla schiavitù, dal razzismo e dalla povertà, in particolare il sistema carcerario.
Gli Stati Uniti devono smettere di violare i diritti umani dei bambini. Dobbiamo cambiare il tredicesimo emendamento, dobbiamo piazzare una mora sulla costruzione di carceri e cambiare il profilo razziale ed economico sugli arresti e sulle sentenze. La riparazione deve includere un focus sull’abolizione della pena di morte, che condiziona la violenza dell’intero apparato. Dobbiamo decriminalizzare la povertà e la malattia mentale. Dobbiamo eliminare le celle di isolamento e l’uso dei mezzi di tortura. Dobbiamo supportare un vigoroso e preciso monitoraggio dell’operato della polizia, delle corti di giustizia e delle carceri con un processo di revisione attuato da cittadini. Dobbiamo assicurare il diritto di voto per prigionieri ed ex prigionieri e promuovere l’uso delle leggi internazionali. Parte del dialogo sulla riparazione deve includere l’opposizione a tutto questo su un livello più serio. Ognuno di noi è obbligato a comprendere profondamente e denunciare chiaramente le connessioni tra la schiavitù ed il sistema carcerario e di giustizia.
Nessuna riparazione razziale potrà aver luogo fintantochè il governo degli Stati Uniti non si prenderà le responsabilità per quanto deve agli Africani. Le riparazioni non riguardano soltanto il pagamento per quanto concerne lo schiavismo ma è anche un modo per la nazione di confrontarsi umilmente con una popolazione il cui sudore, sangue, carne e lacrime hanno contribuito al benessere che esiste negli Stati Uniti al giorno d’oggi.
Un fattore di preoccupazione molto importante insieme alle condizioni di isolamento e la tortura, è il lavoro carcerario.

Bonnie Kerness è coordinatrice del Prison Watch Project
(http://www.afsc.org/nymetro/criminalJustice/prisonwatch.htm)



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