SENZA CENSURA N.16
FEBBRAIO 2005
Un contributo da Trieste contro il DDL Moratti
Il DDL Moratti prevede l’eliminazione della figura
del ricercatore con contratto a tempo indeterminato e la sua sostituzione con
contratti a tempo determinato della durata massima complessiva di otto anni
(nella proposta iniziale doveva trattarsi addirittura di co.co.co.).
Come e’ la situazione adesso?
1) Laurea
2) Dottorato di Ricerca (3 o 4 anni), legalmente sei uno studente pagato
con borsa di studio
3) Contratti vari (borse post-doc, assegni di ricerca, contratti a tempo
determinato,...) ognuno della durata di 2 anni (in media) per alcuni anni.
4) Concorso locale per ricercatore; in caso di vittoria si ha diritto, ma non la
certezza immediata, di essere assunti a tempo indeterminato da una università
5) Concorso per professore associato
6) Concorso per professore ordinario
Come diventerà con il decreto Moratti?
1) Laurea
2) Dottorato di Ricerca (sempre 3 o 4 anni)
3) Contratti vari
4) Contratto a tempo determinato per svolgere attività di ricerca
5) Alla fine di questo o vinci un concorso per professore associato o sei fuori
dal sistema; la cosa e’ piuttosto preoccupante perché a questo punto una persona
che si e’ laureata in regola avrà più di 35 anni e rischia di trovarsi tagliata
fuori dal mercato del lavoro visto che in Italia la carriera scientifica e il
dottorato di ricerca non sono considerati dalle industrie private.
6) Se si vince il concorso si ha un altro contratto di 3 anni; se alla fine di
questo l’università esprime parere favorevole puoi finalmente ottenere un posto
con contratto a tempo indeterminato come professore associato altrimenti sei in
mezzo ad una strada.
Il DDL Moratti si inserisce in un disegno di precarizzazione in generale del
mercato del lavoro. Sono anni che si protesta nelle università contro la giungla
di contratti precari che si usano e contro la mancanza di regolamentazione. Il
DDL Moratti é stato quindi la goccia che ha fatto traboccare il vaso; ecco il
perché di una partecipazione così massiccia di tutte le componenti
dell’università (dagli studenti ai professori).
A Trieste, all’ultimo sciopero generale, sono scesi in piazza anche un bel po’
di studenti universitari, cosa che a Trieste non succedeva da parecchio tempo.
E’ ovvio poi che la componente studentesca più sensibile e’ quella delle facoltà
scientifiche dove c’e’ maggiore interesse verso la carriera scientifica.
C’é da tenere presente però che spesso le motivazioni sono differenti in quanto,
ad esempio, non sempre i docenti sono contrari al precariato, visto che fa molto
comodo assumere persone con contratti precari sia per risparmiare sia per avere
dipendenti più ricattabili.
Per quanto riguarda le proteste non sono in grado di elencarle tutte (nemmeno
riesco a ricordare tutte quelle che ci sono state solo a Trieste!).
C’é da tenere presente però che in diverse situazioni c’e’ stato un
atteggiamento piuttosto aggressivo da parte delle forze dell’ordine, in
particolare ricordo le cariche che c’erano state a Torino, prima dell’estate, in
occasione dello sciopero generale.
Altre cariche a Padova contro gli studenti ed in passato il rettore
dell’università di Padova aveva fatto intervenire la celere per cercare di
impedire una riunione di precari della ricerca.
Questo e’ un segnale di quanto la situazione sia critica, anche se non ho idea
di quanto sia maturo il movimento dei precari della ricerca.
Un’altra nota molto importante é il rifiuto totale del Ministro e del governo di
trattare con le rappresentanze dei precari. Inoltre non solo hanno sempre
rifiutato il confronto sulle proposte di riforma proposte dal basso (come quella
formulata dall’ADI), ma si permettono anche di dire in giro che loro sono
disponibili a trattare e che siamo noi che non presentiamo proposte alternative
(il solito rovesciamento della realtà)!
Il DDL Moratti dovrebbe essere discusso in parlamento a Febbraio, staremo a
vedere.
Qui a Trieste abbiamo messo in piedi una collaborazione con il NiDiL-CGIL che ha
portato alla redazione della seguente piattaforma rivendicativa locale per i
precari della ricerca.
Documento rivendicativo dei lavoratori
intellettuali precari e atipici dell’Università e degli enti di Ricerca di
Trieste
L’attuale situazione contrattuale ed occupazionale che si registra
nell’Ateneo triestino, negli Enti di Ricerca e nelle altre realtà del lavoro
scientifico ed intellettuale della provincia di Trieste è pesantemente
contrassegnata da una pletora di prestazioni lavorative atipiche, iperflessibili
e precarie.
Tale realtà non è episodica, né momentanea né inevitabile ma si è consolidata in
conseguenza di dissennate politiche governative che hanno progressivamente
ridotto finanziamenti e risorse agli Atenei ed alla ricerca nel suo complesso; è
la conseguenza altresì di politiche di sviluppo e del lavoro incentrate su
modelli passatisti e aziendalisti di contenimento dei costi, di competività tout
– court, e comunque di compatibilità e subalternità alle logiche economiche
ultrariberiste che privilegiano esclusivamente il mercato mentre riducono o
addirittura negano il ruolo ed il valore, per la crescita civile e sociale del
Paese, della cultura, dei saperi, delle loro applicazioni.
Contro la cultura ridotta a merce ed i lavoratori a numeri, s’è creato negli
ultimi anni nel Paese un movimento capillare e diffuso e che non limita le
proprie iniziative ai pur necessari momenti di contestazione e denuncia. Questo
movimento ha richiesto un cambiamento immediato, delle politiche sin qui
praticate dai governi, e con le ultime finanziarie e con il recente DDL Moratti
ed intende attivarsi da subito per affrontare il problema del precariato e del
lavoro atipico.
Nell’Assemblea del 13 maggio 2004 s’è costituito un Coordinamento
rappresentativo di tutte le tipologie contrattuali presenti all’Università e
negli Enti di Ricerca: assegnisti, dottorandi, co.co.co..
L’Assemblea e la formalizzazione di un Coordinamento che può e deve crescere in
prospettiva sino a raggiungere tutti coloro che sono interessati alla
condivisione di un percorso rivendicativo e contrattuale da far vivere nei
prossimi mesi con l’apertura di una negoziazione, anche vertenziale, sui
problemi dell’aticipità e della precarietà nelle sedi universitarie e
scientifiche, sono state fortemente volute da tutti i partecipanti che hanno,
anche in questo modo voluto evidenziare la necessità di attivarsi in maniera
organizzata, in rapporto con il sindacato dell’Università (SNUR) e dei
lavoratori atipici (NidiL), per consentire alle proprie ragioni di avere
strumenti e risorse da impiegare in tale compito.
E’ stata così definita una piattaforma, che sulla falsariga delle indicazioni
già avanzate da quella nazionale, recepisce ed evidenzii con sufficiente
chiarezza la particolarità della situazione triestina e la necessità di una
risposta collettiva a tante situazioni personali individuali.
In questo cammino NidiL, SNUR e ADI, attraverso la contrattazione collettiva,
assieme al Coordinamento si mobiliteranno per ottenere a tutti i lavoratori
atipici, individuati nell’Ateneo di Trieste, e negli Enti di Ricerca o
scientifici ospitati in provincia, diritti e tutele.
L’obiettivo è la ricomposizione del lavoro nelle sedi universitarie e negli Enti
garantendo a tutti/e rappresentanza e cittadinanza.
Piattaforma rivendicativa
Il Coordinamento dei lavoratori intellettuali precari ed aticipi
dell’università e degli Enti di Ricerca operanti nel capoluogo regionale
unitamente all’ADI ed alle organizzazioni sindacali SNUR CGIL e NidiL CGIL
rivendicando, col presente testo, la Regolamentazione, in tempi brevi, delle
condizioni di lavoro, dei diritti e dei doveri che attualmente caratterizzano la
propria prestazione lavorativa, richiedono formalmente al Rettorato ed alle
Direzioni degli Enti presso cui svolgono la loro attività professionale,
educativa, di ricerca, amministrativa e generalmente collaborativa, l’apertura
di un necessario e sereno confronto con l’auspicio di poter quanto prima
definire le possibili condizioni per il superamento delle attuali realtà e
situazioni di disagio che da tempo si denunciano.
Lo scopo di tale Piattaforma si pone infatti l’obiettivo, attraverso la
regolamentazione delle tipologie contrattuali oggi esistenti, con la
stabilizzazione dei rapporti di lavoro e delle collaborazioni di lunga durata,
con il contenimento di forme d’impiego parasubordinato, con il riconoscimento a
collaboratori e lavoratori precari di diritti e tutele, di sostenere e
rilanciare un profilo alto dello sviluppo scientifico ed universitario, con
Atenei ed Enti di Ricerca qualitativamente attrezzati per sostenere la necessità
di crescita civile e culturale del Paese.
Questa Piattaforma viene quindi pubblicizzata e viene inviata per conoscenza
alle persone in indirizzo per una necessaria presa visione:
IPOTESI D’INTESA PER LA REGOLAMENTAZIONE DELLE COLLABORAZIONI CONTINUATIVE ALL’UNIVERSITA’
E NEGLI ENTI DI RICERCA DELLA PROVINCIA DI TRIESTE
Si richiede la PUNTUALE INFORMAZIONE E MAPPATURA DELLE CO.CO.CO. oggi presenti
nell’Ateneo e negli Enti di Ricerca contestualmente all’apertura di un tavolo di
trattative per definire le tutele ed i diritti che poi dovranno essere riportati
nel Contratto Individuale dei collaboratori.
L’intesa che si intende sottoscrivere inoltre dovrà contemplare nel testo
definitivo:
- la STABILIZZAZIONE, con iter, modalità e tempi da definire di tutti i rapporti
di co.co.co. oggi in essere;
- l’APPLICAZIONE DI NORME omogenee ed il riconoscimento di diritti sociali e
sindacali per tutti i rapporti di co.co.co. nonché per gli altri rapporti di
lavoro a T.D., part – time, collaborazioni occasionali;
- la REGOLAMENTAZIONE, previo confronto tra le parti ed accordo specifico, di
tutti i futuri rapporti di co.co.co..
Si richiede infatti che tale intesa stabilisca, contempli e preveda:
- il riconoscimento e la valutazione dell’attività di ricerca effettuata sia ai
fini delle pubblicazioni sia ai fini di eventuali assunzioni di personale
dipendente o di attivazione di nuove collaborazioni;
- le modalità di lavoro e i profili professionali che sono comunque
indisponibili a rapporti di lavoro “parasubordinato o autonomo”;
- la base di calcolo minima per le retribuzioni non può essere inferiore a
quella prevista nel CCNL per mansioni assimilabili;
- un sistema che renda esigibili i percorsi formativi dei singoli soggetti
integrato con quello previsto per i dipendenti;
- l’aggiornamento delle retribuzioni annuali in corrispondenza dei rinnovi
contrattuali azionali del personale a tempo indeterminato;
- l’esigibilità dei diritti sindacali;
- l’esigibilità dei diritti sociali utilizzando, per la malattia, la maternità e
l’infortunio i fondi mutualistici caricandone i costi sulle Università;
- la regolamentazione delle modalità e delle tutele in caso di recesso o
interruzione anticipata del rapporto;
- la conciliazione delle controversie;
- la previsione di tutele assicurative su responsabilità civile e tutela
giudiziaria;
- l’introduzione di meccanismi che consentano la retribuzione di indennità per
la fine collaborazione.
Il contratto individuale che sulla base di tale intesa si andrà a costruire
dovrà inoltre prevedere:
- le modalità e l’uso degli strumenti e dei tempi di lavoro;
- la definizione dei gradi effettivi di autonomia e di coordinazione con
l’organizzazione dell’azienda committente;
- la precisazione dei diritti di informazione con particolare riferimento
all’attività che la persona svolge all’interno e all’esterno dell’Università;
- la garanzia di accesso alla formazione;
- definizione dei compensi annui, le modalità di corresponsione;
- indicazione della durata dei contratti;
- definizione del periodo di congedo per malattia, dei permessi retribuiti e
non, stabiliti in proporzione al periodo di vigenza del rapporto di lavoro (v.
norme del CCNL del tempo determinato)
- la modalità di godimento delle ferie;
- l’estensione della 626 per la tutela della salute e sicurezza sul lavoro ed il
conseguente diritto all’informazione e alla formazione;
- l’esigibilità di diritti sindacali minimi.
Ipotesi di intesa per la
regolamentazione dei rapporti di collaborazione e lavoro dei dottorandi
1. Con la presente intesa si richiamano le Autorità Accademiche, i
Dipartimenti, le Facoltà, le Direzioni Amministrative degli Enti di Ricerca a
volere compiutamente osservare la normativa vigente, con particolare riferimento
alla legge 210/98, art. 4 e quindi a quantificare preventivamente e a
regolamentare, dopo consultazione ed accordo con le parti individuate e
firmatarie della presente intesa, la limitazione dei posti non coperti da borsa.
L’Ateneo potrà bensì sentirsi incentivato, per la copertura economica dei posti
non coperti da borsa istituzionale, ed attivarsi tramite convenzioni con
soggetti esterni.
2. L’attuale situazione dei dottorandi subisce doppiamente gli oneri delle
precarietà e della fragilità occupazionale anche dal punto di vista retributivo.
Per questo si richiede l’abolizione dell’attuale tassa d’iscrizione per i
dottorandi senza borsa.
2a Si chiede inoltre l’adeguamento dell’importo minimo delle borse di dottorato
all’aumento del costo della vita attraverso la ridiscussione biennale
dell’importo sulla base dei rilevamenti ISTAT di volta in volta individuati e
definiti.
2b Per sostenere altresì, e garantire, più consolidate forme di tutela e
riconoscimento del lavoro svolto dai collaboratori è prevista l’estensione
dell’accesso ai servizi previsti per gli studenti. Tale sostegno si
concretizzerà, nelle fattispecie della realtà triestina, con un assegno di
studio di validità annuale (la cui cifra sarà costruita previo confronto tra le
parti) con la possibilità di alloggio e di usufrutto dei servizi attualmente
offerti dalla Casa dello Studente, con la realizzazione di una anagrafe
Universitaria locale dei dottorandi che, recando gli indirizzi recentemente
espressi dagli organi di valutazione del sistema universitario, rappresenti la
banca dati delle disponibilità e delle risorse che i dottorandi oggi, attraverso
i loro curricula e percorsi formativi esprimono.
3. Riconoscere il ruolo e le funzioni che i dottorandi oggi svolgono nei
Dipartimenti è un atto dovuto e che va recepito attraverso una rappresentanza
visibile e qualificata, nonchè quantificabile mediante confronto tra le parti,
nei Consigli di Dipartimento, non solo, ma anche presso tutti gli organi
decisionali degli Atenei, ovvero nei Consigli di Facoltà, nel Senato Accademico,
nel Consiglio di Amministrazione ed ovviamente in quelli di riferimento del
campo di dottorato d’appartenenza.
4. Si richiede che l’Ateneo e gli Enti di Ricerca della provincia di Trieste
provvedano ad unificare in un’unica data la pubblicazione dei bandi di
dottorato.
5. Si richiede altresì la rapida attuazione, da parte dell’Ateneo dei passi
necessari per realizzare le procedure di valutazione dei dottorati di ricerca
secondo quanto indicato dai relativi documenti del CNVSU e della CRUI.
6. Si prevede l’obbligo della disponibilità di un fondo destinato alle spese per
la ricerca per ciascun posto di dottorato. E si stabilisce, con decorrenza
immediata, dalla firma dell’Accordo, l’obbligo di discussione della tesi di
dottorato entro la conclusione all’anno solare di ultimazione del corso, salvo
esigenze individuali di proroga.
7. Si garantiscono poi:
- un numero minimo di ore di didattica frontale dedicate esclusivamente ai corsi
di dottorato con schede di valutazione esplicative dei contenuti formativi e dei
risultati conseguiti;
- l’autonomia nello svolgimento dell’attività di ricerca e conseguentemente
esclusione di vincoli orari ad eccezione della frequenza delle lezioni;
- il divieto dello svolgimento, per i dottorandi, nell’ateneo, di attività
estranee alla formazione e alla ricerca, con l’eccezione di una eventuale,
limitata attività didattica, nei termini previsti dalla legge 210/98 (art. 4) e
stabilendo che per tale attività didattica è previsto un compenso da definirsi
previo confronto con le organizzazioni sindacali;
- maggior trasparenza nei criteri d’assegnazione della borsa attraverso la
preventiva pubblicazione dei temi concorsuali;
- pagamento mensile della borsa di dottorato; compatibilità del dottorato di
ricerca con l’impiego lavorativo di tipo extra – universitario purchè questo non
comprometta la frequenza dei corsi.
8. Si prevede infine l’uniformità a livello nazionale del tetto di reddito
compatibile con il percepimento della borsa fissandola in 13.000 euro.
Un po’ di siti che possono esserti utili:
-
http://italy.indymedia.org/features/student/
-
http://protesta.di.uniroma1.it/twiki/view – contiene, fra l’altro, una mappa
delle proteste nazionali con tanto di cartina con le zone in cui ci sono state
mobilitazioni.
- http://62.149.225.27/postdoc/ –
sito dell’Associazione dei Dottorandi e dottori di ricerca Italiani (ADI) dove
si può trovare sia il link al decreto che la controproposta avanzata dall’ADI).
L’ADI, insieme al NiDiL CGIL, é una delle rappresentanze dei precari della
ricerca.
-
http://www.dis.uniroma1.it/~ricercatori/ – Coordinamento Nazionale
Ricercatori SPS (senza presa di servizio). Si tratta dei ricercatori che, pur
avendo vinto un concorso, non sono stati ancora assunti dalle università. Spesso
proprio a causa del blocco delle assunzioni. L’ultimo blocco varato dal governo
riguarda solo gli enti di ricerca (come la SISSA) e non le università.
-
http://www.osservatorio-ricerca.it/nuovo/index.php?H – sito
dell’Osservatorio sulla Ricerca.
-
http://www.ricercatoriprecari.org/public/modules/news/ – sito della Rete
Nazionale dei Ricercatori Precari.