SENZA CENSURA N.16
FEBBRAIO 2005
Cronache di fabbrica
OM-Iveco di Brescia: un caso emblematico
Il giornale della Confindustria pubblicava tempo fa a grandi lettere “A Brescia
le barricate della Fiom….si rischia la chiusura per la conflittualità”, per
capirci meglio abbiamo chiesto ad un lavoratore della maggiore fabbrica della
zona (l’ultima grande fabbrica rimasta in città) di farci un quadro della
situazione, un resoconto dei motivi delle lotte e della repressione che si è
sviluppata. Una realtà di lavoro quella dell’Iveco che racchiude oggi tutte le
contraddizioni dell’attuale fase del rapporto di produzione capitalistico: una
multinazionale e la sua divisione in tante altre aziende sparse o meglio
localizzate in diverse parti del mondo, la “resistenza operaia” con la presenza
a fianco della vecchia classica figura di lavoratore di una sempre più precaria,
il ruolo del sindacato sia come rappresentante di una forza sociale che come
mediatore del conflitto, l’attacco generalizzato (dai media alle istituzioni) ai
lavoratori. E’ la conoscenza di tutte queste dinamiche e la loro comprensione
che ci permetteranno di tracciare una linea di percorso, di prospettiva e
sicuramente di lotta.
L’IVECO è una azienda del gruppo FIAT, prima era OM, ancora oggi a Brescia gli
stessi operai la chiamano OM, cosa che ai vertici aziendali irrita molto.
All’OM-IVECO di Brescia lavorano 4000 dipendenti, contando anche le aziende
terziarizzate, ed è la più grande fabbrica bresciana situata in centro BRESCIA (
a quindici, venti minuti a piedi da P.za della Loggia).
L’IVECO ha 31000 dipendenti nel mondo, di cui 14000 in Italia: a Torino dove ci
sono fasi di lavorazione per veicoli medi pesanti, a Foggia e Suzzara dove ci
sono fasi di lavorazione per veicoli leggeri, a Ulm in Germania e a Madrid dove
si producono i veicoli pesanti.
A Brescia si produce non solo l’Eurocargo (veicolo medio), ma ci sono fasi di
lavorazione per veicoli leggeri, medi e pesanti e la fabbricazione di
particolari (cabine, portiere, particolari in plastica) che lo stabilimento di
Brescia fornisce ad altri stabilimenti IVECO di Suzzara, Ulm, Madrid ed anche
per la Renault; non si fabbricano motori, quindi solo fasi di assemblaggio e
fabbricazione dei particolari suddetti.
Senza le aziende terziarizzate i dipendenti IVECO sono 2400: c’è da notare che
nel 2003 su oltre 2500 operai, 90 erano assunti con rapporto di lavoro precario.
A dicembre 2004 i dipendenti erano 2400 di cui 182 erano con rapporto di lavoro
precario. Per cui in un anno l’organico è diminuito mentre è aumentato del
doppio quello con rapporto precario. I 90 presenti nel 2003 non sono stati
confermati, circa 100 dei 180 del 2004 hanno avuto una proroga per tre mesi
(sempre precario), gli altri 80 licenziati o come si usa dire oggi non
confermati.
Il 2 aprile 1999 il sindacato e l’IVECO sottoscrivono un accordo di sito e di
conseguenza vengono terziarizzate lo stampaggio lamiere, lavorazione plastiche,
manutenzione, servizi legati all’ energia, ecologia, e alla salvaguardia del
patrimonio (e alla repressione: le guardie).
Oggi la manutenzione (Comau) è rientrata in IVECO, mentre le lavorazioni
plastiche venduta ad una azienda sotto tutti gli aspetti esterna alla FIAT cioè
alla TGV si trova in una situazione difficile. La TGV è fallita (non pagava più
i fornitori: 30milioni di euro di debito) ed il 19 aprile 2005 l’ IVECO riapre
una procedura di trasferimento d’azienda e quindi il confronto con il sindacato.
Nel periodo TGV i lavoratori delle plastiche avevano rinnovato il contratto
aziendale e quindi hanno tuttora un salario superiore di 800 euro all’anno a
quello dei lavoratori dell’ IVECO che non hanno contratto aziendale dal 1999. Il
riassorbimento di 236 dipendenti della plastica all’ IVECO voleva anche dire la
perdita di quel salario acquisito. IVECO decide inizialmente di non acquisire
direttamente la TGV, ma di acquisirla attraverso una propria società controllata
al 100% e dopo un conflitto sindacale si mantengono i trattamenti retributivi
dei dipendenti.
Il 18 gennaio 2005 L’IVECO cambia idea e comunica alle organizzazioni sindacali
il riassorbimento dell’ azienda Lavorazione Plastica e di volere applicare i
trattamenti retributivi dei dipendenti IVECO e quindi la diminuzione del salario
ai 236 dipendenti delle Plastiche (la trattativa è ancora in corso).
Come dicevo, dal 1999/2000 tutto il gruppo FIAT non ha rinnovato il contratto
aziendale e se mettiamo in conto i due contratti nazionali a perdere non firmati
dalla FIOM e l’aumento del costo
della vita il salario dei dipendenti IVECO è molto basso. Rispetto ai lavoratori
metalmeccanici della provincia di Brescia le condizioni salariali dei dipendenti
IVECO sono più basse del 20%.
La motivazione del conflitto con l’azienda quindi è principalmente la richiesta
di un rinnovo contrattuale aziendale di settore contornato dall’assorbimento dei
reparti precedentemente terziarizzati e aggravato dalla crisi FIAT SPA che
controlla come socio unico l’ IVECO.
La crisi della FIAT è ormai nota , ma se ragioniamo su altri settori produttivi
la prospettiva cambia.
L’ IVECO non è in crisi , è uno dei gioielli FIAT, e dal punto di vista del
mercato la redditività è positiva. Ora se la FIAT per far fronte agli interessi
sul debito con le banche ha deciso di tagliare i costi e non destinare più
risorse finanziare per gli stabilimenti italiani è chiaro che anche dove la
redditività è positiva si apre una fase di incertezza. La FIAT non investe più
né in FIAT auto, né negli altri settori produttivi come l’IVECO, e la trattativa
con la General Motors si basava principalmente sul fatto che da una parte “ti
voglio vendere gli operai della FIAT, dall’altra ti pago per non comprarli…”.
Da qui è diventata necessaria la riapertura del contratto aziendale del settore
IVECO per riaffermare sia le prospettive industriali dell’azienda, ma
soprattutto le condizioni salariali dei lavoratori.
Inizialmente solo Brescia e solo la FIOM hanno richiesto la riapertura del
contratto, gli altri stabilimenti non hanno aderito, da qui la mobilitazione:
- Luglio 2004 l’azienda chiede due sabati obbligatori lavorativi, solo la FIOM
rifiuta perché c’è sciopero delle straordinario per la mancata firma del
contratto aziendale. L’azienda riunisce i quadri e si organizza per sfondare i
presidi organizzati dai lavoratori. Risultato: non riescono a sfondare e 34
lavoratori vengono indagati per “minaccia e violenza”.
- Settembre 2004 è il secondo sabato, stessa situazione con molta più presenza
di polizia pronta a caricare. La decisione presa all’attivo dei delegati FIOM è
quella di fare entrare solo i quadri e, malgrado la presenza molto esigua dei
“crumiri”, loro non entrano.
- 10 Dicembre 2004 nel corso dello sciopero di 8 ore per il rinnovo contrattuale
di tutte le aziende del sito IVECO di Brescia, un delegato FIOM delle
Lavorazioni Plastiche viene accusato falsamente di avere aggredito un dipendente
IVECO: è licenziato; un altro delegato sempre della plastica viene sospeso per 3
giorni.
- 14 15 16 17 Dicembre i lavoratori delle lavorazioni Plastiche sono in
sciopero, indetto inizialmente ad oltranza, il 16 si riuniscono i lavoratori
terziarizzati dello stampaggio lamiere; l’azienda ricorre contro 470 lavoratori
con procedura d’ urgenza al tribunale civile e al tribunale del lavoro. Ai
lavoratori vengono contestate azioni di picchettaggio e di blocco delle merci.
L’azienda nei giorni dello sciopero aveva mandato in “libertà senza salario”
tutti i 2600 lavoratori degli altri reparti con la motivazione della mancanza
del materiale per la continuità della produzione. In realtà i lavoratori erano
entrati in sciopero ad oltranza contro il licenziamento e la sospensione dei due
delegati; per creare divisione l’azienda diceva “Ecco per colpa di quei
lavoratori in sciopero, voi ve ne state a casa senza salario” (scritto a chiare
lettere nel giornale aziendale che gira nei reparti dal nome “In diretta”.
La FIOM richiede l’ intervento del segretario nazionale della FIOM Rinaldini che
sembra molto cauto nell’ appoggiare la lotta dei lavoratori dell’ OM IVECO di
Brescia: blocca la lotta fino al 20 gennaio con la motivazione di appurarsi se
le altre organizzazioni sindacali e istituzionali (sindaco, provincia e partiti
istituzionali) prendano atto dell’aggravarsi della situazione ed intervengano
per tutelare le richieste dei lavoratori dell’IVECO.
In realtà UILM FIM e FISMIC si erano già schierate e accodate al carrozzone
aziendale e le istituzioni avevano già espresso che il problema per l’ IVECO di
Brescia era un problema di “ordine pubblico”. Per ultimo non è difficile pensare
che in vista della ritrovata unione tra FIM UILM e FIOM per il contratto
nazionale Rinaldini non voleva rovinare la festa…e quindi prendere tempo…
Oggi siamo in una situazione di stasi:
- per quanto riguarda il contratto aziendale, l’idea è quella di persistere,
idea espressa dalle RSU FIOM IVECO di BRESCIA.
- È in corso al tribunale la procedura per i 470 lavoratori della plastica e
stampaggio lamiere.
- Ci sarà la procedura per il licenziamento e la sospensione dei delegati.
- Altra procedura sui 34 indagati per “minaccia e violenza”
- Si sta discutendo il riassorbimento delle lavorazioni plastiche.
Questa è, più o meno, la situazione creatasi all’OM IVECO di Brescia, situazione
alquanto difficile per la fase reazionaria che stiamo vivendo. Fino ad oggi i
lavoratori hanno risposto bene alla mobilitazione: affermare che ciò sia
espressione di coscienza di classe non è facile. Sicuramente si può attribuire
ad una condizione di classe molto precaria.
Conclusioni ancora sono difficili da trarre, quindi vi rimando a quando la
prospettiva e la condizione di classe abbia ottenuto un risultato positivo in
questa battaglia.
Saluti rossi
Lavoratore OM IVECO di BRESCIA
L’Iveco e i suoi complici Volantino distribuito a Bolzano il 29 gennaio 2005 [anarcotico.net]
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