SENZA CENSURA N.16
FEBBRAIO 2005
America del Sud: la periferia ha un centro
Il “galleggiamento” del Mercosur nel panorama internazionale
Il 19 di Maggio del 2004 UE e Mercosur hanno realizzato uno scambio formale di
offerte sulle tariffe dei prodotti, per un’intesa commerciale che sarebbe dovuta
culminare alla fine di Ottobre del 2004, data ultima per la firma dell’accordo
definitivo tra le parti (1).
Il 20 dello stesso mese un articolo della Roiters (2) riporta:
“Un agile accordo tra l’Unione Europea e il blocco sudamericano del Mercosur,
guidato da Brasile, aiuterebbe a sciogliere i nodi delle negoziazioni per la
creazione dell’Area del Libero Commercio delle Americhe che si svolgeranno il
primo Gennaio prossimo come originariamente è stato stabilito”. Il Brasile, con
l’intraprendente Celso Amorim come ministro degli esteri del governo, chiarisce
in questo modo che ad un maggiore spazio internazionale per il Mercosur
corrisponderà una maggiore facilità nelle negoziazioni per l’Alca. Questo fatto
mette l’accento su un aspetto circa il Mercosur che si va ad aggiungere ai
diversi punti trattati nei numeri scorsi perché, come dicevamo, il rapido
rafforzamento del Mercosur a cui stiamo assistendo rappresenta diverse cose: il
“paracadute” regionale dei paesi del cono sud nei confronti dell’iniziativa USA
dell’Alca, la proiezione politico/economica principalmente del Brasile nel
subcontinente e la carta con cui guadagnare “spazi” e giocare su più attori in
campo piano internazionale.
Nel “Comunicado conjunto de los presidentes de los estados partes del Mercosur”
redatto in occasione della riunione dei paesi membri, degli associati, degli
osservatori regionali e internazionali dell’ 8 Luglio ’04 (3), si può dedurre lo
stato dell’avanzamento dei lavori nell’ambito della costruzione del polo del
Mercosur. A parlare sono esclusivamente i presidenti dei paesi fondatori del
Mercosur che tirano le somme dell’incontro tra loro e i membri associati al
progetto.
La partecipazione a questo evento periodico si è allargata in modo crescente
ultimamente rispetto alle precedenti edizioni. Oltre ai paesi fondatori
Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay e quelli associati Bolivia, Cile e Perù,
nell’incontro a cui si riferisce questo documento ci sono anche i rappresentanti
di Venezuela, Colombia, Panama, Guyana, Messico. Tanto richiamo una scadenza
programmata del Mercosur in passato non l’aveva mai avuta già solo in ambito
regionale. Questo documento e l’altro che analizzeremo più avanti ci consentono
di comprendere sia la composizione e il diverso peso dei paesi del blocco, sia
ci fornirà un idea sulle strategie regionali e internazionali, sia sulla
progressione delle crescita dei paesi che ad esso aderiscono come membri
associati. Dal punto di vista formale con il 2004 i rapporti tra Can (Perù,
Ecuador, Bolivia, Colombia, Venezuela) e Mercosur sono stati definiti; negli
ultimi anni il Mercosur sta siglando accordi di libero commercio con uno ad uno
i singoli paesi andini e ogni volta sui documenti ufficiali si dice che tutto
avviene nel segno dell’ALADI (Associazione Latinoamericana di Integrazione).
Questo costituisce solo sulla carta una garanzia della costituzione di un polo
subregionale veramente alternativo alla colonizzazione nordamericana dell’ALCA:
perché lo si vorrebbe come risultante della sintesi della politica progressista
dei paesi del Mercosur che dovrebbe riuscire a consegnare al popolo sviluppo,
sovranità e prosperità ma che invece si prepara a consolidare i rapporti sociali
attuali (nei singoli stati) e di diverso grado di sviluppo (a livello regionali)
per valorizzare i propri piccoli capitali da sempre molto dipendenti dalle
economie USA e UE. Il Mercosur (che lo ricordiamo si può vedere come la
proiezione diretta del Brasile e dell’Argentina nel subcontinente) sta
diventando polo di assorbimento/attrazione dei paesi del conosud a più basso
grado di sviluppo capitalistico. E’ in realtà un successo del capitalismo e se
vogliamo dell’Alca, il fatto che anche tra i “pesci piccoli” quello che viene
riprodotto è il classico meccanismo in cui il capitale finanziario relativamente
più grande (leggi Brasile Argentina) mangia quello più piccolo (leggi paesi come
Perù, Ecuador, Bolivia)e detiene il primato dell’iniziativa politica.
I presidenti dei paesi fondatori del Mercosur infatti nel documento citato sopra
“Ribadiscono l’importanza politica ed economica dell’ Acuerdo de Complementaciòn
Econòmica firmato tra Ecuador, Colombia e Venezuela, che rappresenta un passo
fondamentale per il consolidamento dell’iniziativa di integrazione regionale”
(4). Inoltre sullo specifico del Venezuela ci tengono a precisare che “Tenuto
conto che si sono conclusi per tutte le questioni pratiche le negoziazioni per
un accordo di libero commercio tra il Venezuela e il Mercosur, e tenuto conto
che il paese menzionato ha sollecitato formalmente la sua incorporazione come
Stato Associato al blocco, viene accolto con soddisfazione il Venezuela come il
più nuovo socio del Mercosur. Questa associazione di renderà concreta quando si
definirà in modo protocollare l’accordo in ambito Aladi” (5). E l’effetto volano
sembra intravedersi nel suggerimento del passo successivo che poi a Dicembre del
2004 si è concretizzato: “E nel momento in cui Colombia e Ecuador manifestassero
il medesimo interesse verrà estesa la presente decisione” (6). Altro successo
importantissimo dal punto di vista capacità politica del Mercosur di diventare
polo di attrazione subregionale è rappresentato dal punto ancora dopo: “Allo
stesso modo accettiamo l’incorporazione del Messico nel Mercosur, come Stato
Associato, che si renderà effettiva una volta concluso il rispettivo accordo di
libero commercio. Da ora, il Messico sarà invitato a partecipare alle riunioni
relative a questo” (7). L’importanza e le ricadute che questa ultima adesione
comporta andranno seguite nel tempo ma questo è già da subito se si pensa che il
Messico è già nel Nafta che rappresenta l’idea di base dell’Alca e ha
un’apparato industriale relativamente sviluppato per l’America Latina (che
“rivaleggia” con quello del Brasile).
Per quanto riguarda i rapporti economici sul piano internazionale del Mercosur
il documento che giuda l’esplorazione è sempre lo stesso, quello dei 4
presidenti delle nazioni fondatrici, e ci occupiamo qui degli incontri Mercosur/Ue.
I presidenti dei paesi parte del Mercosur dichiarano “Rinnovano l’impegno per
realizzare un Acuerdo de Asociacion Interregional con la Unione Europea e
sostengono la necessità che questo accordo si sottoscriva nell’Ottobre del 2004.
Hanno indicato che lo sforzo di ambo le parti in questa tappa della negoziazione
darà come risultato un accordo includente, equilibrato e soddisfacente per ambo
i blocchi. In questo senso, rinnoviamo la nostra convinzione che il Mercosur ha
fatto i suoi sforzi per raggiungere questo obiettivo” (8). Sempre nel documento
in esame i presidenti dei paesi parte del Mercosur: “Hanno riaffermato il loro
impegno con il sistema multilaterale del commercio e specificamente con quanto
stabilito nel ciclo di incontri per lo sviluppo della Conferenza Ministeriale
della OMC (organizzazione mondiale del commercio) svoltasi a Doha. Hanno
esortato tutti gli stati membri a dare un nuovo impulso alle negoziazioni, con
uno spirito costruttivo e tenendo particolarmente in conto la situazione dei
paesi in via di sviluppo. Hanno voluto sottolineare che, perché questi incontri
per lo sviluppo abbia dei risultati, è fondamentale rispettare il livello di
ambizione originale del mandato di Doha in materia di agricoltura, nei suoi tre
pilastri, sarebbe a dire: migliorare sostanzialmente l’accesso ai mercati,
ridurre, con la prospettiva di una sua totale eliminazione, tutte le forme di
sovvenzioni alle esportazioni e diminuire sostanzialmente gli aiuti interni che
causano delle distorsioni nel commercio internazionale dei prodotti agricoli”
(9).
Il fallimento delle negoziazioni tra Mercosur e Ue arriva pochi giorni dopo il
21 Luglio del 2004 quando il negoziatore brasiliano per il Mercosur ha valutato
la proposta dell’Unione in materia agroalimentare insufficiente e inaccettabile,
anche dopo Ottobre in materia rimarrà un nulla di fatto. Intanto a dicembre
l’agenda degli incontri bilaterali del Mercosur si riempie di appuntamenti con
Egitto, Marocco, Canada, Cina, Corea del sud e Israele.
Non è un caso che venga data priorità ai prodotti agricoli del Mercosur tanto da
dedicargli un punto specifico di questo documento. I prodotti agricoli di paesi
come il Brasile (ma anche Cile, Colombia, Argentina e Venezuela) sono oramai
frutto di una coltivazione semi-intensiva, in cui sempre di più le fattorie sono
aziende e la manodopera è di tipo salariato. In un territorio vasto e
relativamente poco popolato come nel cono sud permangono ancora naturalmente
vasti appezzamenti di terreno incolti, alcuni sono coltivati a monocultura in
cui vige un sistema semifeudale. Ma la qualità del prodotto agricolo
dell’america del sud si è evoluta (tanto che UE e USA ne temono la concorrenza)
e le fattorie si sono ampiamente meccanizzate su modello della coltivazione
intensiva “occidentale” tanto da creare fenomeni interni di sviluppo disuguale
del settore agroalimentare. E’ il caso di cui si parlava anche nel numero 13 di
Senza Censura nell’inquadramento storico della situazione boliviana, le sue
trasformazioni e i meccanismi regionali di condizionamento dovuti all’adiacenza
con il Brasile e l’Argentina. Allora veniva accennato che gli ex-minatori
boliviani forzati a trasformarsi in poco tempo in contadini, si erano trovati
costretti alla coltivazione della foglia di coca perché dava un guadagno basso
ma costante e perché con altri prodotti agricoli avrebbero dovuto affrontare non
solo la concorrenza dei paesi a capitalismo avanzato, ma anche e sopratutto dei
paesi invia di sviluppo adiacenti alla Bolivia stessa.
Al vertice di Cancun del Settembre 2003, il Brasile con altri paesi orientali in
via di sviluppo (G20) più la massa dei circa 70 paesi poveri sembravano fare
“muso duro” contro USA/UE sulla questione dei prodotti agricoli. Ma come è
emerso in più occasioni “sia il Brasile che l’India intendono i negoziati come
un modo per posizionarsi come potenze mondiali e leader del G20, e avevano tutto
l’interesse stare nel gioco. Alla fine sono stati cooptati dal cosiddetto
«non-gruppo» che ha concordato un compromesso finale (Usa, Unione Europea,
Brasile, India e Australia)” (10) scaricando i 70 paesi poveri utilizzati dal
G20 (ma sopratutto da Brasile, India...) per l’occasione in cui l’obiettivo era
ridefinire i rapporti commerciali rosicando margini di profitto e rinegoziando
la propria posizione in materia di commercio dei prodotti agricoli.
Fin qui abbiamo analizzato il documento dei presidenti dei paesi parte del
Mercosur nell’incontro del luglio del 2004. Oltre a quanto detto e citato circa
lo stato dell’allargamento del blocco, circa il futuro del confronto tra il
blocco e l’Alca, dei negoziati con l’UE e delle iniziative intraprese nei luoghi
di mediazione capitalistica come il WTO, il documento contiene le felicitazioni
per gli accordi raggiunti con: Giappone, Egitto, Marocco, Cina, India segno
della intraprendenza mondiale del blocco ma principalmente sempre del Brasile.
Nelle alterazioni della composizione interna al Mercosur viene tenuta la
distinzione tra i paesi che sono “parte” del blocco (i 4 fondatori egemonizzati
da Brasile e Argentina) e i paesi “associati”. A partire dal Cile tutti i membri
che si sono avvicinati al blocco sono diventati paesi associati e non parte.
Questo vuol dire che i 4 paesi parte hanno direzione politica del Mercosur (e lo
si vede questo anche nei due documenti principali che sono qui discussi) che è
indipendente dagli esiti della composizione data dal procedere del processo
aggregativo di altri paesi, anche se si inserisce un paese di peso importante
dal punto di vista politico/economico come nel caso del Messico; ma è anche
indipendente da paesi come Cile e Colombia (che avevano firmato i trattati
bilaterali dell’Alca) che, oltre alla questione del peso economico, svolgono
tradizionalmente un ruolo di avamposti per le campagne dei gringos. Il risultato
è che inizia il 2005, anno in cui entra in vigore l’Alca e nella sua
formulazione originaria esso è fallito, come documentiamo nella rassegna stampa
qualche pagina più avanti.
Il documento analizzato fino ad ora è, come abbiamo detto, quello dei presidenti
dei paesi parte del Mercosur. Ora vediamo cosa viene detto nel documento firmato
dai presidenti parte e da quelli dei paesi associati (11) al Mercosur che (ndr
allora a Luglio 2004) sono Bolivia Chile e Perù. Dopo aver fatto le doverose e
scontate premesse sulla necessità dell’impegno comune dei paesi membri e
associati del blocco a combattere l’impunità, la povertà, la fame e
l’ingiustizia sociale si entra nel vivo con IIRSA di cui abbiamo parlato nel
numero 14 di Senza Censura nell’articolo “Processi di integrazione in America
del sud”. Al punto 10 del comunicato i presidenti membri e associati del blocco
“Ribadiscono l’importanza dello sviluppo dell’infrastruttura lungo gli assi di
connessione tra il Mercosur e gli Stati Associati, in modo da migliorare la
connettività tra i paesi, per contribuire alla competitività internazionale e
creare progetti con importanti impatti sociali. In questo senso, riaffermano il
valore della promozione dell’integrazione fisica [ndt logistica] dell’America
del Sud e ratificano la loro determinazione per continuare a promuovere le
attività dell’IIRSA e della Hidrovìa Paraguay-Paranà”. In questo punto viene
chiarito a tutti gli associati del Mercosur presenti come i paesi dell’area
andina più il Cile e futuri come il Venezuela e il Messico, quanto sia
strategico e stia in cima alle proprie priorità lo sviluppo del progetto di
integrazione dell’IIRSA (Iniziativa di Integrazione Regionale del Sud America)
come iniziativa volta a colmare il divario con i paesi avanzati in materia di
logistica (ponti, strade,ferrovie), di infrastrutture per la vettorizzazione e
distribuzione delle risorse energetiche e per il potenziamento e la connessione
su scala regionale delle reti di comunicazione.
Nel contempo, sviluppare questo tipo di progetti
mastodontici vuol dire sapere in anticipo di dover affrontare diverse
problematiche.
Una sicuramente riguarda i meccanismi necessari a sottrarsi più possibile da USA
e UE, intensificando gli scambi e i rapporti con l’oriente, o anche aumentando i
prezzi dei prodotti esportati e concentrare la maggior quantità di capitale
finanziario locale. Inoltre, come anche documentiamo nella rassegna stampa poco
più avanti, dilazionare e pagare solo parte del debito sulle speculazioni
finanziarie occidentali che sono state responsabili dei disastri come quello
argentino.
Un’altra importante problematica è di natura sociale e mentre le sinistre
progressiste dei vari paesi sudamericani si dicono le vere fautrici della tanto
agognata terza via, il mito di salvare capre e cavoli, i rapporti sociali
ovviamente non sono minacciati e le condizioni di lavoro, salario e di
precarietà in generale rimarranno sempre le stesse.
Nella prospettiva della necessità di governare contraddizioni enormi infatti va
inquadrato il messaggio contenuto nel passaggio immediatamente successivo dello
stesso documento in cui i presidenti ”Ribadiscono il loro ferreo rifiuto al
terrorismo e la necessità di sradicarlo in tutte le sue forme e manifestazioni,
e condannano chiunque presti aiuto o rifugio, chiunque commetta, promuova,
partecipi o sia complice di atti terroristici e delitti connessi” (12).
Dichiarazioni di questo tipo stanno accompagnando sempre ogni iniziativa e
sforzo del Mercosur di allargarsi e darsi una solidità politica ed economica e
riflettono l’applicazione degli stessi concetti partoriti dall’amministrazione
Bush e assimilati dal Brasile di Lula che si è schierato al fianco del
presidente texano nella lotta la terrorismo. Il messaggio è chiaro e non sembra
solo la formula per dare garanzie di sicurezza agli investimenti stranieri ma
anche per quelli nazionali e continentali; infatti di volta in volta il capitolo
della sicurezza/repressione si definisce meglio oltre che essere semplicemente
ribadito. Sicuramente andrà specializzandosi per necessità via via che la
riconfigurazione della circolazione di merci e capitali nel cono sud procederà
perché ad un contributo di capitale finanziario diverso tra i paesi dell’America
del sud corrisponderà uno sviluppo industriale diseguale e le ovvie lotte e
contraddizioni.
La questione stabilità, sicurezza e pace sociale sta a cuore al governo
brasiliano (come quello argentino...) sia internamente sia nella regione. La
possibilità del Brasile di dare seguito al processo di valorizzazione del
proprio capitale in America del Sud, è in una situazione di tranquillità
regionale in cui le istanze dei movimenti sociali vengano interpretate e
tradotte in un processo di riforma, senza intaccare i rapporti sociali di
produzione senza cioè andare a “spaventare” gli investimenti stranieri e
regionali. L’esistenza di un opzione rivoluzionaria sia all’interno dei paesi
come Argentina e Brasile sia in zone come quella andina o in Colombia è una
preoccupazione di questi ultimi, prima che di governi non sudamericani.
I presidenti membri e associati del Mercosur: ”Manifestano il loro appoggio più
fermo all’attuale processo di crescita dell’istituzionalizzazione democratica
nella sorella Repubblica della Bolivia e la nostra speranza è che il processo di
consulta politica in corso contribuirà effettivamente a questo proposito” (13).
Si vede in questo ultimo punto del documento finale dei presidenti dei paesi
membri e associati del Mercosur (in un incontro dell’8 Luglio 2004), tutta la
preoccupazione che in Bolivia rimanga in carica il ex-vicepresidente, questo
Mesa che ha furbescamente cercato da subito di flirtare con il movimento sociale
boliviano che ha cacciato il suo ex-capo il criminale Sanchez de Lozada. Il
presidente affarista che dopo giorni di scontri, morti e feriti, è stato
costretto a fuggire negli Stati Uniti. Ai boliviani viene detto chiaro quali
sono gli strumenti e i margini del cambiamento sulla questione idrocarburi in
Bolivia a cui sono chiamati a rispondere in un referendum. Questa iniziativa del
governo Mesa in carica vedeva il giorno delle votazioni fissato per il 18 di
Luglio del 2004, pochi giorni dopo che è stato stilato questo documento. La sua
istituzione creò una divisione nel movimento boliviano tra destra e sinistra. Il
Mas di Evo Morales era favorevole a dare legittimità a questo referendum a cui
il suo movimento ha chiesto di partecipare criticamente votando alcuni dei
quesiti proposti. Altre organizzazioni popolari, i minatori, gli indios, i
giovani di El Alto che si sono duramente sacrificati nei combattimenti per la
cacciata di Sanchez de Losada e la COB ( il sindacato storico dei minatori
boliviani) avevano dichiarato che il popolo boliviano si era già espresso sulla
questione: aveva cacciato un presidente che voleva svendere all’estero una
risorsa appena scoperta, avevano ribadito che il gas (come le altre risorse)
deve essere nazionalizzato senza indennizzo per le compagnie straniere e che il
parlamento è un luogo corrotto e da chiudere definitivamente. Tutti preoccupati,
i presidenti dei paesi del Mercosur tirano il fiato, ribadiscono il loro
sostegno al fratello Mesa, ad una via istituzionale e negoziata, e indicano con
questa uscita quanto moderata deve essere la soluzione finale. Alla fine,
nonostante una vasta campagna per il boicottaggio e in un clima di intimidazioni
(per andare a votare) il referendum passa, anche grazie alla svolta a destra del
Mas, ma i movimenti sociali in Bolivia continuano a volere le dimissioni di Mesa,
la rinazionalizzazione piena delle proprie risorse e un genuino governo dei
lavoratori.
L’America del Sud tende alla colorazione rosa di un numero crescente di governi,
vive una fase di rinascita nazionalista/progressista che promette sviluppo,
sovranità e attenzione alla materia sociale e che sfrutta le condizioni
internazionali consolidare una spazio internazionale di azione.
Il Brasile e l’Argentina come paesi promotori del blocco del Mercosur sono anche
paesi che per tutta una serie di aspetti economici, politici e militari
chiamiamo della periferia imperialista visto che Usa, Ue e altri vengono
considerati paesi del centro.
Abbiamo visto però come questi due paesi nel subcontinente siano promotori di un
iniziativa che poggia sul modo di produzione capitalista della regione e sul suo
sviluppo e ammodernamento interno e regionale in una maggiore autonomia dai
paesi del centro. Questi paesi investono capitale finanziario proprio, negoziano
ai tavoli dei grandi senza paura di generare degli strappi. I ministri dei
governi in questione parlano di promozione sociale e di sviluppo compatibile nel
quadro del Mercosur e non affrontano alla radice lo stato di indigenza e
precarietà sociale. Il proletariato delle campagne e metropolitano brasiliano e
argentino sono una fase interessante di crescita e organizzazione, sono in
continua mobilitazione e stanno sperimentando le botte della polizia e la
repressione dei governi rosa su cui poggia il Mercosur, che collocano nel quadro
del progetto neoliberista.
A partire dal prossimo numero, nella sezione relativa all’America Latina ci
occuperemo meno della parte delle trasformazioni in atto nel subcontinente e
inizieremo a trattare l’argomento della lotta politica nel subcontinente.
Pensiamo che le riflessioni fatte siano importanti perché ci consentono di
considerare come oggi l’America Latina ha alcuni paesi che sono come il “centro
della periferia” e sono tra i membri o gli associati importanti del blocco del
Mercosur. Paesi questi in cui in cui la democrazia formale ha ancora una qualche
relativa credibilità, c’è partecipazione alle elezioni e nei partiti borghesi e
quindi paesi in cui un eventuale crescita del Mercosur può maggiormente
“comprare” le rivendicazioni sociali delle masse.
Poi ci sono i paesi “della periferia della periferia”, quelli andini per
intenderci, che sono l’ultimo gradino della scale delle condizioni di indigenza
nel continente, beneficiano con più ritardo di eventuali periodi di ripresa
economica, sono schiacciati tra i giganti mondiali e i potenti locali. Questi
sono paesi più ai margini dalle eventuali (già piccole) spartizioni legate a una
crescita del Mercosur di cui anzi sono destinati a pagarne complessivamente il
prezzo probabilmente più salato. Inoltre questi paesi sono di più recente
“sperimentazione” democratica. Sono paesi come la Bolivia in cui c’è molta poca
fiducia nella politica istituzionale, basta guardare quanto poco tempo è passato
tra la cacciata del fantoccio a stelle e strisce (Lozada) e l’inizio delle
assemblee operaie per l’indizione di uno sciopero generale per la cacciata del
traditore del popolo boliviano Carlos Mesa.
Montevideo 09/08/2004
(ndt CAN, Comunità Andina delle Nazioni.
Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, Venezuela) |
Note:
1 fonte: “Diario Observador”, Montevideo,
07 Maggio 2004.
2 fonte: www.bilaterals.org.
3 fonte:
http://www.mercosur-comisec.gub.uy/INDEX-Comisec/Mercosur/Basicos/Documentos/DeclPresidenciales/XXVI%20cumprePteMjul04/Comunicado%20MCS_BCH.pdf
4 fonte: punto 34 del documento in esame.
5 fonte: punto 35 del documento in esame.
6 fonte: punto 36 del documento in esame.
7 fonte:punto 37 del documento preso in esame.
8 fonte: punto 39 del documento in esame.
9 fonte: punto 48 del documento in esame.
10 fonte: “il manifesto” 3 Agosto 2004 “Paesi in via di sviluppo blanditi e
divisi”.
11 fonte:
http://www.mercosur.org.uy/espanol/snor/varios/Comunicado%20Conjunto%20MCS_ASOC-INVITADOS_iguazu_07_2004.htm
12 fonte: punto 11 del documento ora in esame
13 fonte: punto 17, ultimo punto del documento in esame.