SENZA CENSURA N.16
FEBBRAIO 2005
Il vento dell’Est
Appunti e materiali sulla nascita del Partito Comunista Indiano Maoista
“il vento dell’est prevale sul vento dell’ovest” (Mao
Tse Tung)
La nascita del PCIm, Partito Comunista Indiano Maoista nel dicembre 2004, segna
un passaggio importante per la vita politica indiana e per tutta la zona del sud
est asiatico. Il PCIm nasce dalla convergenza di due formazioni: il Centro
Comunista Maoista e il Partito Comunista Indiano Marxista Leninista-Guerra di
Popolo che, dopo un lungo processo di avvicinamento, hanno deciso di unificarsi
e arrivare ad una forma superiore di organizzazione e elaborazione ideologica.
Questi due partiti, il primo nato alla fine degli anni 60, il secondo all’inizio
degli anni 80, rappresentano la storia della sinistra rivoluzionaria indiana,
sono stati i partiti che hanno da sempre cercato di scardinare il potere della
borghesia in India. Sono sempre stati trattati dalla sinistra revisionista e
opportunista come gruppi anarchici, come pazzi terroristi, sognatori, ecc…sono
stati repressi, hanno numerosi militanti in carcere, ma non solo sono riusciti a
resistere, ma anche a svilupparsi e ad avanzare verso il processo
rivoluzionario. Queste due formazioni sono le migliori eredi della tradizione
naxalita. Il movimento naxalita nasce alla fine degli anni 60 come movimento
rivoluzionario indiano influenzato dai rivoluzionari cinesi. La maggior zona di
influenza fu il Bengala, dove gran parte delle masse contadine povere (il
Bengala era una delle regioni più povere dell’India) diedero vita ad una vasta
azione rivoluzionaria assieme a numerosi studenti. Ben presto si trasforma nel
movimento maoista radicale (in India il termine guerriglia maoista e naxalita è
praticamente coincidente). Attualmente vi sono molteplici partiti che si
richiamano alla tradizione naxalita, tuttavia alcuni hanno da molto tempo
abbandonato la strategia rivoluzionaria o sono divenuti veri e propri partiti
della borghesia progressista.
Il partito
“Perché occorre un partito rivoluzionario? Perché nel mondo il popolo è
oppresso dai suoi nemici e vuole liberarsi dalla loro oppressione. Nell’epoca
del capitalismo e dell’imperialismo è necessario un partito rivoluzionario come
il partito comunista. Senza un tale partito il popolo non può assolutamente
rovesciare i nemici che l’opprimono”.
In questo scritto del 1942, Rettificare lo stile di lavoro, Mao riaffermava la
centralità del partito nella concezione marxista leninista, come apparato
politico necessario alla classe lavoratrice per conquistare il potere politico.
Il PCIm rappresenta la moderna elaborazione maoista del partito e della forma
d’applicazione che questa ha nella società indiana.
Il partito dirige un esercito popolare (Armata di Liberazione Popolare) e
controlla zone rosse in India, dove si sperimenta la Nuova Democrazia, che oltre
a rappresentare basi di appoggio per l’esercito popolare, sono spazi dove si
sperimenta il nuovo potere popolare. Nelle zone rosse si attua la confisca delle
proprietà dei latifondisti, secondo il principio “la terra a chi lavora”; sono
aboliti i rapporti di casta e di classe e si dà la terra ai contadini. Gli
elementi di socialismo sono contenuti nelle forme di economia cooperativa che si
sviluppano tra i contadini sulla base della loro proprietà individuale.
Parallelamente allo sviluppo dei processi rivoluzionari sul piano
economico-politico, corrisponde uno sviluppo ideologico sul piano culturale. Si
sviluppa una cultura antimperialista e anti-casta. Questa caratteristica fa si
che sia il popolo a dirigere in prima istanza queste zone rosse. Vengono create
scuole, si cerca di combattere la sottomissione delle donne. Questa cultura che
si sviluppa nelle zone liberate “può essere diretta solo dalla cultura e
ideologia del proletariato, cioè l’ideologia del comunismo, e non dalla cultura
e ideologia di qualunque altra classe” (Mao). Oltre all’esercito popolare, ha
organizzazioni di massa di tipo frontista in determinati settori sociali
(sindacati di lavoratori, associazioni studentesche e di donne).
Questo partito è collegato al MRI, Movimento Rivoluzionario Internazionale,
organismo che raccoglie alcuni partiti comunisti nel mondo come il Partito
Comunista Peruviano-Sendero Luminoso ed il Partito Comunista Nepalese Maoista
(1).
La composizione sociale preminente nel partito sono i contadini poveri, e il suo
terreno di intervento principale sono la campagna e le zone delle foreste. La
composizione sociale del partito non inficia il ruolo leninista che ha nella
società indiana: reparto d’avanguardia della classe lavoratrice, e non
espressione coincidente di un settore di essa.
Per molti versi è una versione locale del partito gemello nepalese, il Partito
Comunista del Nepal Maoista che è una delle realtà più vivaci del panorama
comunista asiatico, tuttavia proprio il contesto nazionale porta questo partito
di fronte a responsabilità molto più importanti.
E’ una nazione che ha una sua politica imperialista autoctona, legata
all’espansionismo in Asia, e dato ancor più sorprendente vede un ciclo espansivo
a livello economico, che è battuto solo da quello cinese. Questi elementi
portano il partito a doversi confrontare con dinamiche oggettive capitaliste più
avanzate della situazione nepalese. Le problematiche relative alle
contraddizioni capitaliste e i relativi bilanciamenti tra le classi pur non
raggiungendo le dinamiche della cittadella imperialista sono un banco di prova
avanzato per una formazione che lotta attuando in modo netto e deciso un
programma per costituire una società socialista. La sfida risultata sempre più
ostica nella realizzazione del socialismo è il governare lo sviluppo, una
società metropolitana industriale pone dei problemi complessi, che non vengono
risolti con facili approssimazioni, accettando la sfida di queste contraddizioni
il PCIm si pone come una dei reparti più avanzati del movimento comunista
internazionale, dove l’acquisizione dell’ideologia del marxismo leninismo
maoismo (secondo la dicitura del partito) viene ad essere la bussola
interpretativa della realtà.
Il PCIm è un partito d’avanguardia, ma con una dimensione che travalica i numeri
del “gruppetto”, porta vanti una strategia che vede nella lotta armata un
elemento centrale della propria azione, rifacendosi abbastanza alla lettera a
Mao: “Il compito centrale e la forma suprema della rivoluzione è la conquista
del potere politico con la lotta armata, la soluzione del problema con la
guerra”.
La guerra di lunga durata viene attuata tramite un esercito popolare diretto dal
partito, che ne dirige l’indirizzo politico. Il rapporto tra guerra e politica è
un elemento caratterizzante del partito, molte formazioni di sinistra indiane
criticano il presunto eccesso di “militarismo” di questa formazione, ma troppo
spesso ci si dimentica che guerra e politica al più alto stadio della
contraddizione si identificano, e solo il popolo che ha impugnato il fucile può
compiere la rivoluzione “Non è facile che il popolo lavoratore, vittima per
migliaia di anni degli inganni, e delle intimidazioni delle classi dominanti e
reazionarie, si renda conto dell’importanza di impugnare il fucile […] (ma) ogni
comunista deve comprendere questa verità, il potere politico nasce dalla canna
del fucile. Il nostro principio è che il partito comanda il fucile, e mai
dobbiamo permettere che il fucile comandi il partito. Ma è altresì vero che con
il fucile noi possiamo creare l’organizzazione di partito, l’ottava armata ha
creato una grande organizzazione di partito, nella Cina settentrionale. Possiamo
anche formare i quadri, aprire scuole, creare cultura e organizzare movimenti di
massa. Tutto ciò che esiste a Yenan è stato creato grazie al fucile. Tutto nasce
dalla canna del fucile. Secondo la dottrina marxista dello stato, l’esercito è
la principale componente del potere statale. Chiunque voglia impadronirsi del
potere statale e conservarlo deve possedere un forte esercito. Alcuni ironizzano
sul nostro conto trattandoci da sostenitori della –onnipotenza della guerra- .
Si, siamo sostenitori della onnipotenza della guerra rivoluzionaria, questo non
è male, ma un bene, è conforme al marxismo” (2). La critica al presunto
“militarismo” appare ancor più spuntata quando viene portata avanti dalle
formazioni della sinistra revisionista occidentale, capace solamente di
difendere l’operato del proprio imperialismo (economico e culturale).
Pur avendo un programma rivoluzionario antirevisionista non è una setta, né un
partito dottrinario, è come tutte le formazioni rivoluzionarie pragmatico nella
tattica.
La situazione indiana è in un vortice continuo di novità, la sinistra è al
governo, con due partiti che si definiscono comunisti che appoggiano l’attuale
coalizione governativa capeggiata dal partito del Congresso (il partito di
Ghandi). Il PCIm oltre a lottare contro gli elementi più retrivi della società
(borghesia imperialista locale, nazionalisti) ha impostato la sua battaglia
politica anche contro il revisionismo della sinistra, che è rappresentata
principalmente da due formazioni il Partito Comunista Indiano e il Partito
Comunista Indiano-Marxista. La sinistra revisionista indiana pur contrastando le
dinamiche più a destra della società indiana, appoggia la strategia imperialista
indiana. Vi sono delle analogie tra la politica della sinistra revisionista
indiana e quella occidentale. L’isterico pacifismo e interclassismo della
sinistra revisionista, legittima solo il potere della borghesia, cosi come si
parla di una grande India, in occidente molte formazioni parlano di una grande
Europa, quasi a contrapporre queste nuove entità politiche all’imperialismo USA,
non pensiamo vi sia un ultra-imperialismo (o nella vulgata moderna l’impero) vi
è una concorrenza feroce tra monopoli e aree imperialiste, tuttavia pensare di
sfruttare queste lotte ora ci appare pericoloso perché da adito ad un nuovo
nazionalismo sciovinista. L'antiamericanismo, sentimento più che legittimo, non
deve tuttavia far dimenticare che le forze imperialiste in campo sono
molteplici, e che la lotta antimperialista per assumere un connotato davvero
progressista per le masse popolari si deve fondere con l’anticapitalismo (3).
Il movimento rivoluzionario in India non si riduce al solo PCIm, noi valutiamo
che sia la formazione più attenta alle dinamiche di classe e con una più robusta
intelaiatura rivoluzionaria, ma questo non nega che esiste una ricchezza di
posizioni e di formazioni in India legate al movimento comunista (4). Spesso i
partiti che hanno dato vita al PCIm hanno sostenuto delle dure battaglie
ideologiche e politiche contro altre formazioni rivoluzionarie indiane, lottando
contro il dogmatismo e l’empirismo della sinistra. Il dogmatismo si allontana
dalla pratica concreta, mentre l’empirismo considera erroneamente l’esperienza
parziale come verità universale, queste due concezioni opportunistiche sono in
contrasto con il marxismo. La capacità di critica di una formazione politica non
viene definita una volta per tutte, ma nella realtà concreta e nello sviluppo
storico della sua pratica si dimostra se queste direttive sono state rispettate.
La traiettoria del PCIm, se si considera la vita delle due formazioni
precedenti, va in questa direzione.
La lucidità del partito nell’affrontare le sfide e le contraddizioni
dell’attuale società indiana e internazionale sono una garanzia rispetto al
progredire di una linea rivoluzionaria in India. La duttilità quindi non va
confusa con la debolezza, ma con la capacità di comprendere e leggere le
dinamiche di classe per intervenire efficacemente e portare dei reali attacchi
alla borghesia e all’imperialismo, non bisogna vedere quello che si vuole ma
quello che c’è.
Esiste una suddivisione di programmi e di relativi accordi di pace temporali in
determinate zone dell’India, queste sono negoziate di volta in volta e si
determinano sui reali vantaggi che ne ricava la classe lavoratrice (5). Parlare
di socialismo ora, porre le basi materiali per una sua nuova applicazione nella
società, in un periodo di resistenza ad un imperialismo sempre più aggressivo e
tremendo, è uno sforzo enorme ed una sfida che i compagni indiani hanno
accettato. Per molti versi rappresenta una delle avanguardie più avanzate della
resistenza popolare antimperialista, proprio perché il programma supera la
dimensione populista-nazionalista di sinistra, dichiarandosi apertamente
socialista.
Noi e loro
Abbagliati dal purismo ideologico ci dimentichiamo tuttavia troppo spesso
che nelle situazioni dove è attivo in forma reale (qualitativamente e
quantitativamente) un movimento comunista questo è ricco di fantasia, e di
specifiche applicazioni del programma. Esistono punti fermi: il partito
d’avanguardia, l’esercito e la questione militare, la classe lavoratrice e le
masse popolari come artefici del cambiamento e come reali possessori-creatori
del nuovo potere politico socialista. Ma questi stessi punti fermi non possono
essere applicati nello stesso momento in tutte le situazioni, la
generalizzazione della guerra di classe non si può ridurre qui in occidente ad
una malinconica ricopiatura dei materiali di propaganda delle formazioni
asiatiche o sud americane, ma deve possedere una propria capacità analitica e
d’azione. La nascita di un nuovo populismo di sinistra in America Latina
(Venezuela, Brasile, Uruguay, ecc), che cerca di affrancarsi dal giogo USA, ha
posto il movimento comunista e rivoluzionario sud americano di fronte a nuovi
interrogativi e in molti casi ad essere trainata da queste nuove espressioni. In
Asia esistono due grosse nazioni che sgomitano per sedere sul trono dei potenti
(Cina e India), esiste un movimento di resistenza islamico-antimperialista, e
una sinistra rivoluzionaria di ispirazione maoista diffusa (6). Questa sinistra
è riuscita in alcune tra le principali nazioni ad essere forza egemone rispetto
al movimento di resistenza antimperialista (Nepal, India, Filippine) tale da
superare i margini dell’antimperialismo scatenando delle vere e proprie guerre
popolari. E’ proprio per questi motivi che pensiamo che il PCIm rappresenti un
passaggio importante per il movimento comunista nei termini di prospettiva e di
migliore definizione della lotta antimperialista mondiale.
Studiare il PCIm, la sua strategia, e appoggiarlo non vuol dire artificialmente
credere che le contraddizioni nella metropoli imperialista Italia siano uguali a
quelle in India. E’ penoso constatare come il movimento comunista occidentale
venga visto dai lavoratori come un insieme di gruppi che si dilaniano
vicendevolmente e dei quali non ci si cura di districare le sottigliezze
dottrinarie. Vi è nel movimento comunista e antagonista occidentale una inerzia
teorica, se non addirittura un regresso, e una mitologia inoperante: affascinato
e bloccato dalle astrazioni e dalle incerte realizzazioni della società civile.
La sinistra occidentale è spesso astiosa nei confronti di chi prova a scalfire
in modo reale i processi imperialisti (7). Il movimento comunista occidentale
non sa conquistare la classe operaia e il “ceto medio” in crisi perché non sa
presentare l’alternativa di una democrazia avanzata più perfetta di quella
esistente, perché insomma come dice Marx, non sa trovare le armi della critica
contro la democrazia formale occidentale e fallisce quindi nella critica delle
armi. Eric Hobsbawm scrive nei Rivoluzionari: “Il guaio, per la sinistra
rivoluzionaria delle società industriali stabilmente costituite, non è che la
sua ora non giunge mai, ma che le contraddizioni normali nelle quali deve
operare le impediscono di sviluppare i movimenti capaci di cogliere i rari
momenti nei quali essa dovrebbe avere un comportamento rivoluzionario”.
Conclusioni
La scommessa del PCIm è che si consolidi come polo di attrazione e di
elaborazione per il movimento comunista asiatico e incrementi la sua capacità di
azione e realizzazione socialista. La sua strategia e la sua organizzazione
pensiamo influenzerà i movimenti di resistenza antimperialisti dove i comunisti
sono presenti.
Le difficoltà immediate più grosse che possiamo immaginare sono la difficoltà di
penetrazione nelle metropoli indiane del partito e il cadere nello stile
stereotipato (megalomania e settarismo), virus che sembra colpire in modo
abbastanza frequente il movimento marxista leninista internazionale.
Sulle pagine della rivista cercheremo di valorizzare l’esperienza di questo
partito perché dimostrano la validità della strategia rivoluzionaria e la
possibilità concreta del socialismo ora. Non vogliamo partecipare alla gara a
chi si rivendica i diritti di rappresentante italiano del PCIm, ma diffondere
materiali e analisi di gruppi e partiti del movimento comunista che realmente
incidono nella realtà la trasformano e la combattono (8). I compagni maoisti
indiani sono tra questi.
Note:
1 indirizzo web dell’MRI:
http://www.awtw.org/
2 Per una maggiore conoscenza dell’opera di Mao sulla guerra, Mao Tse Tung,
opere scelte, Casa editrice in Lingue estere, Pechino, Vol II: Problemi
strategici della guerra partigiana antigiapponese. Sulla guerra di lunga durata.
Problemi della guerra e della strategia.
3 Antiamericanismo o lotta di classe antimperialista, n.12, anno 2004, Teoria e
Prassi
4 PCI ML Liberazione web: http://www.cpiml.org/ PCI ML Nuova Democrazia web:
http://www.geocities.com/cpimlnd/ PCI ML Bandiera Rossa web:
http://www.cpimlredflag.com/ Rivista Rivoluzione Democratica web:
http://www.revolutionary democracy.org/ , il PCI ML Janashakti, Centro
Rivoluzionario Comunista Maoista d’India, Centro Rivoluzionario Comunista MLM.
Tra questi gruppi solo gli ultimi tre partecipano alle riunioni di coordinamento
tra i partiti e organizzazioni rivoluzionarie del Sud Asia. Il PCI ML Nuova
Democrazia pur non partecipando al coordinamento tra partiti e organizzazioni
maoiste asiatiche, partecipa con proprie formazioni alla guerriglia popolare
indiana.
5 Sul numero 15 della rivista SC, abbiamo pubblicato una intervista ai
guerriglieri maoisti indiani circa le trattative di cessate il fuoco nella
regione indiana dell’Andra Pradesh e il rapporto che esiste tra la guerra
popolare e le trattative locali.
6 Sul numero 14 di SC abbiamo pubblicato il documento dell’ultima conferenza dei
partiti asiatici del Comitato di Coordinamento delle Organizzazioni e Partiti
Maoisti del Sud Asia
7 Pur essendoci una comprensione per la resistenza in Iraq, questa non trova
legittimità nella stragrande maggioranza della sinistra ufficiale in Italia.
Tuttora l’area che politicamente difende la resistenza è molto minoritaria. Il
pacifismo ancora una volta dimostra di difendere il più forte, in questo caso le
truppe USA. Il pacifismo supporta e giustifica la recita nella “parte
irresponsabile della bella addormentata nel bosco” (F.Fanon) delle masse
occidentali nei confronti delle differenze con i popoli del terzo mondo.
8 La rivista non ufficiale in lingua inglese del PCIm è People’s March, voce
della rivoluzione indiana, web: www.peoplesmarch.com
Per informazioni:
http://www.peoplesmarch.com
http://www.satp.org/satporgtp/site.htm
http://www.aiprf.net/
http://www.resistenze.org
Segnaliamo l’uscita del n.2 Maoismo-Nepal foglio del Comitato di Solidarietà con
il Popolo Nepalese, in questo numero: Sulla situazione in Nepal, Combattere le
posizioni errate e costruire il fronte di solidarietà, meeting internazionale a
Francoforte.
Il Collettivo Comunista Antonio Gramsci di Trento ha pubblicato l’opuscolo: La
partecipazione delle donne nelle file dell’esercito popolare, articolo della
compagna Parvati tratto da The Worker n.9 organo del PCN(m)
Per richiedere il materiale: Collettivo comunista Antonio Gramsci C/o Slai cobas
v.Orti 24 38100 Trento e-mail:
Gramsci_mao@tin.it