Agenzie interinali alla guerra, proletari al macello
Se con la guerra in Irak si è evidenziata la presenza strutturale all’interno
della macchina bellica di società private che collaborano militarmente alla
occupazione militare, di società private che si spartiscono gli appalti per la
“ricostruzione e lo sfruttamento del paese, meno attenzione è stata prestata
verso quelle agenzie che hanno il compito di rastrellare manodopera per quest’ultime.
Durante gli scioperi in Nepal di Settembre, a seguito della morte in Iraq
degli undici operai nepalesi, furono molte le agenzie di lavoro assaltate dai
manifestanti per la responsabilità che queste rivestono nel mandare al macello
proletari alla ricerca di un lavoro. I dati ufficiali parlano dalle 300 alle
500 agenzie ufficialmente registrate distrutte, presumendo un vero e proprio
attacco al “mercato dell’impiego”.
Questo senza giustificare in nessun modo la collaborazione con l’occupante,
forse inconsapevole, ma certo da distinguere da coloro che partecipano
militarmente e logisticamente alla occupazione come parte integrante della
macchina imperialista: le stesse agenzie di lavoro.
Le Agenzie di lavoro reclutano la maggior parte dei lavoratori nei paesi Sud
Est Asiatici ed in particolare dal Bangladesh e dall’India, e pur non
disponendo di cifre ufficiali, si parla di una presenza in Iraq di qualche
migliaia di lavoratori in affitto. Numerose inchieste sono state aperte in
questi paesi e numerose agenzie, dietro le pressioni popolari, sono state
chiuse.
Quando si parla di lavoratori non si parla di figure “tecniche” o di alto
profilo professionale di cui è nota la presenza. Peraltro per queste figure
esistono portali appositi facilmente raggiungibili su web(1).
La maggior parte dei lavoratori raggiungono l’Iraq attraverso il Kuwait,
l’Arabia Saudita e la Giordania. Alcuni non sanno che verranno “spediti” in
Iraq. Emblematico il caso di 18 lavoratori indiani reclutati da una agenzia
per l’impiego di Bombay per lavoare in Giordania, ritrovandosi invece in una
Base Usa nella città di Falluja.
Gli stessi lavoratori nepalesi, secondo la stampa locale e le successive
indagini a carico della agenzia per l’impiego Moonlight Consultant, dovevano
ufficialmente lavorare in Giordania, ma in realtà, come a loro spese hanno
verificato, si sono trovati in Iraq.
Numerosi i dubbi espressi dalle organizzazioni dei lavoratori nepalesi sul
perchè, nonostante sia illegale l’invio di lavoratori in Iraq, i responsabili
non siano stati finora sottoposti a provvedimenti giudiziari.
Agenzie che si occupano specificatamente di “opportunità” di lavoro in Iraq
sono presenti anche in Italia. Una di queste è la IBLC con sede a Roma, Usa e
Bagdad.
Ma la collaborazione alla macchina da guerra e alla occupazione può riguardare
altri settori di intervento.
La Adecco, presente con numerose agenzie anche in Italia, ha sottoscritto
un’accordo con l’US Army, l’Adecco Accelerator Carrer, per garantire la
carriera lavorativa e la formazione ai militari e alle loro famiglie. L’Adecco,
a questo fine, ha creato partnership con altre compagnie per allargare
ulteriormente le possibilità di impiego.
Le recenti elezioni farsa in Iraq hanno visto la collaborazione di una delle
più famose agenzie di lavoro presenti anche in Italia. La Manpower ha ricevuto
il compito di reclutare oltre un migliaio di lavoratori per la creazione del
nuovo registro elettorale iracheno. Tale attività è stata eseguita
materialmente in Svizzera e la Manpower Swisse si è occupata materialmente
della questione.
E’ facile concludere che il ruolo a fianco dell’imperailismo delle agenzie di
lavoro non cambia nella sostanza rispetto a quello che determinano all’interno
delle nostre metropoli.
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