SENZA CENSURA N.15
NOVEMBRE 2004
Lettera aperta della Papillon a tutte le Istituzioni
Ad un mese dai fatti di Regina Coeli, va lentamente sfumando l’attenzione del
mondo politico e dei mass media sui drammi quotidiani del carcere.
Anche i recentissimi casi di suicidio e di malasanità vengono liquidati con
poche righe, quasi a involontaria dimostrazione che persino qua dentro ci sono
morti di seria A e morti di serie B. […]
Lungi dall’essere il punto finale della tanta esasperazione accumulata nelle
galere, le proteste seguite ai fatti di Regina Coeli sono state soltanto il
preludio di una pacifica mobilitazione nazionale dei detenuti che avrà inizio
lunedì 18 ottobre in decine di carceri e che si snoderà per più settimane con
scioperi della fame e altre forme di protesta.
La decisione di protestare, tutti insieme e pacificamente, è un necessario atto
di civiltà per richiamare alle sue responsabilità verso il dettato
costituzionale un mondo politico che sembra fatichi ad accorgersi che nella
stragrande maggioranza delle oltre duecento carceri italiane il Diritto è stato
in un certo senso “sospeso a tempo indeterminato”, poiché tutto si può dire
tranne che là dentro vengano davvero perseguite la rieducazione e la
risocializzazione delle donne e degli uomini reclusi.
Ci rendiamo conto che affrontare concretamente in Parlamento una riforma del
nostro sistema penale e penitenziario non è cosa facile, ma non per questo è
tollerabile il permanere di una situazione che scivola ogni giorno di più oltre
i limiti della legalità. A meno che per puri fini di speculazione elettorale non
si voglia continuare a vendere ai Cittadini l’illusione che un sistema penale e
penitenziario per molti versi “fuorilegge” è l’unico modo per garantire il loro
sacrosanto Diritto alla sicurezza quotidiana.
Anche soltanto sullo specifico dell’ordinamento penitenziario, ad esempio, non
si può far finta di non vedere che da tutte le carceri i detenuti stanno
denunciando il fatto che la catena di relazioni tra area
educativa/direzione/forze di polizia/Magistratura di Sorveglianza sembra
diventare ogni giorno più pesante e farraginosa, come se dappertutto venisse
applicata una sorta di linea politica di riduzione ai minimi termini del Diritto
ai permessi premio, alle misure alternative, al differimento della pena,
all’uscita dall’incostituzionale art. 41 bis, alla liberazione anticipata, ecc..Il
che moltiplica gli effetti di un sovraffollamento che si accompagna alle delizie
della malasanità penitenziaria, all’abuso della carcerazione preventiva, ai
tanti, troppi suicidi e alla estrema limitatezza di spazi e di attività
culturali e formative. […]
Le pacifiche proteste che migliaia di detenuti inizieranno il 18 ottobre
vogliono quindi essere anche un invito a mettere da parte sterili
contrapposizioni e a ricercare in Parlamento un’unità di intenti almeno sulle
più urgenti misure che possono appunto ristabilire un equilibrio minimamente
accettabile nelle carceri.
La nostra associazione chiede alle Istituzioni competenti pochi ma importanti
atti politici che siano immediatamente verificabili:
1) Il deposito di proposte di Legge contenenti un reale provvedimento di indulto
e amnistia che ristabilisca un minimo di equilibrio e di vivibilità nelle
carceri italiane (oltre a decongestionare il lavoro dei tribunali). E vista la
situazione determinatasi, le Commissioni Giustizia della Camera e del Senato
potrebbero stabilire una procedura di urgenza per la discussione.
2) Una serie di provvedimenti che rendano in un certo senso “obbligatoria”
(ossia riducano al minimo l’eccessiva “discrezionalità” del Giudice di
Sorveglianza) l’applicazione piena ed integrale della Legge Gozzini in TUTTI i
Tribunali di Sorveglianza e per TUTTI i detenuti, siano essi italiani o
stranieri, malati o in buona salute, ristretti in sezioni normali o in carceri e
sezioni speciali. […]
3) Una serie di provvedimenti per limitare l’uso e anzi l’abuso della custodia
preventiva, ed in particolare della custodia preventiva in carcere.
Come si può vedere, non stiamo chiedendo la luna nel pozzo, bensì atti che
affrontino concretamente la drammatica realtà delle carceri prodotta da un
sovraffollamento inaccettabile e da tante palesi illegalità.
Atti ai quali dovrebbero accompagnarsi anche una serie di provvedimenti che
permettano l’ampliamento già in sentenza delle pene alternative al carcere e
l’ampliamento della concessione delle misure alternative al carcere durante
l’espiazione della pena; la riforma della sanità penitenziaria e la
scarcerazione immediata dei malati incompatibili con la detenzione; l’espulsione
dei detenuti stranieri che ne facciano richiesta; la riforma in positivo del
Codice Penale e tutte le altre richieste avanzate da anni dai detenuti e dagli
stessi operatori del settore.
Quella che inizierà il 18 ottobre sarà dunque una pacifica battaglia di civiltà
che ci auguriamo trovi un adeguato sostegno a tutti i livelli delle Istituzioni,
tra i giovani, nel mondo del lavoro, tra le associazioni laiche e religiose e
nel mondo della Cultura.
Non sarà certo una battaglia facile, ma del resto il silenzio per noi equivale
ad un insopportabile degrado quotidiano.
Noi crediamo che qualunque siano le proprie idee in materia di religione e di
politica, ogni Cittadino può e deve comprendere che riformare in senso positivo
l’intero sistema penale e penitenziario è interesse di tutti coloro che si
battono realmente contro le tante ingiustizie del presente e vogliono costruire
un futuro migliore per tutti.
Per questa ragione chiediamo a tutti i Cittadini di esserci concretamente vicini
in quei giorni con iniziative pubbliche e di solidarietà. […]
Noi abbiamo ragioni da vendere e le useremo per dialogare con i Cittadini e con
chi, nelle Istituzioni, persegue veramente una profonda riforma del nostro
sistema penale e penitenziario.
Roma lì, 13/09/2004
ASSOCIAZIONE CULTURALE "PAPILLON REBIBBIA"