SENZA CENSURA N.15
NOVEMBRE 2004
Stringiamoci intorno a Paolo Dorigo
Paolo Dorigo, prigioniero comunista marxista-leninista-maoista, da 11 anni
sequestrato dallo stato italiano in virtù di una sentenza che le stesse
istituzioni borghesi europee hanno definito illegittima, subirà un nuovo
processo per “danneggiamento di proprietà dello Stato”.
Il reato è aver dato fuoco per protesta contro i pestaggi, le terapie forzate e
i soprusi cui veniva sottoposto nella sezione psichiatrica penale del carcere di
Livorno.
Quello stesso materasso in cui veniva costretto a dormire da 15 giorni senza
lenzuola! Condannato senza prove a 13 anni e 6 mesi per una molotov contro la
recinzione della base USAF di Aviano, quella stessa da cui sono partiti i
bombardieri genocidi in tutte le ultime guerre USA/Nato, in tutti questi anni
Paolo ha continuato la sua lotta di militante comunista, di internazionalista
generoso, di irriducibile nemico della borghesia e i suoi aguzzini, resistendo e
denunciando le ingiustizie e le torture subite (da ultimo le tecniche di tortura
e controllo mentale a mezzo di microchip istallato nel suo cranio).
Sono queste le colpe che vogliono fargli pagare!
Paolo ha chiesto di essere sottoposto, in struttura sanitaria esterna al
carcere, ad esami clinici mirati che chiariscano le cause dei disturbi che
accusa, rischiando così di essere smentito dai fatti e di passare per pazzo.
Eppure questi esami, promessi a parole il 22 luglio, dopo due mesi di sciopero
della fame del detenuto, non sono mai stati eseguiti!
Non è certo Paolo ad aver paura della verità!
Paolo sospese il 22 luglio lo sciopero della fame (durato 52 giorni), ma
annunciò che dal 22 settembre lo avrebbe ripreso se l'impegno a effettuare
quegli esami non fosse stato mantenuto.
Ora Paolo è in sciopero della fame FINO ALLA MORTE e il 29 ottobre sarà in aula
a Livorno. Come già avvenne a maggio in quella stessa aula, quando Paolo
trasformò l’udienza che lo vedeva imputato in un ennesimo vibrante atto di
accusa contro i suoi aguzzini e in un commovente esempio di solidarietà
internazionalista, è importante stringersi intorno a lui, in una rara occasione
di contatto.
Per esprimerlo non ci sono parole migliori di quelle scritte da compagne/i di
Perugia, che riportiamo:
“Facciamo che quell’aula non sia vuota quel giorno, che si riempia di tanta
rossa solidarietà proletaria a colorare i suoi ricordi di luce e gioia
rivoluzionaria nel buio tetro della prigione Che i pugni chiusi si scaglino
contro gli aguzzini, i magistrati e il palazzo di giustizia. Che Paolo senta
tutto il nostro calore, il nostro affetto, la nostra determinazione.
Emozioniamolo ancora con la nostra partecipazione.
Perché Paolo vive ora solo di solidarietà, dei nostri sorrisi a pugno chiuso e
della nostra lotta.
Siamo noi, i compagni rivoluzionari la sua speranza, non l’improbabile
benevolenza d’ un magistrato di sorveglianza.
La lotta per la liberazione dei rivoluzionari prigionieri è una lotta politica
prima che giuridica e si conduce come si può: noi, da liberi, possiamo
moltissimo.
Paolo, da prigioniero, può pochissimo ma fa moltissimo: riprendendo lo sciopero
della fame fino alla morte ci ha invitato ad una nuova, più forte e decisiva
mobilitazione.
Anche perché non è del tutto vero che quando si muore si muore soli. La morte di
un compagno è una mutilazione, più dolorosa se non c’è stata prima una
partecipazione, un lottare insieme: “solidarietà non vuol dire solo subire
insieme”.
Ma Paolo è vivo, resiste e lotta tenacemente con tutta la sua integrità di
comunista rivoluzionario, rivendicando il diritto a condizioni carcerarie
rispettose dei diritti umani e solidarizzando con le lotte di altri prigionieri
rivoluzionari e con le lotte di liberazione nel mondo”.
Continuiamo la battaglia per la liberazione incondizionata di Paolo Dorigo!
Libertà per tutti i prigionieri rivoluzionari!
Fermiamo la tortura, la repressione, lo stato di polizia!
Soccorso Rosso Proletario
[soropro@libero.it]
27 ottobre 2004