SENZA CENSURA N.14
GIUGNO 2004
Se il fronte esterno e il fronte interno si fondono
Il quadro attuale tende a determinare un inesorabile avvicinamento, se non
proprio una sovrapposizione, tra quelli che sono, oramai nella stessa
definizione della Borghesia Imperialista (BI), il fronte interno e fronte
esterno.
La Resistenza che fino ad oggi ha messo a dura prova le BI in Irak, le
espressioni di opposizione di varia natura alla guerra nel centro stesso
dell’imperialismo, la coscienza stessa di avere un nemico in casa rappresentato
da un Proletariato Multinazionale (PM) che, sebbene finora non riesca ad
esprimersi, è potenzialmente esplosivo, ha determinato una ulteriore
accelerazione nei processi di integrazione della struttura repressiva a livello
internazionale, ed in particolare negli ultimi mesi, per quanto riguarda la
dimensione europea.
Nei numeri scorsi abbiamo più volte affrontato lo sviluppo dell’apparato
repressivo europeo, dagli adeguamenti alla lotta al “terrorismo internazionale”,
alla omogenizzazione della legislazione in merito ai reati di “terrorismo”, alla
creazione di strutture politico militari a livello continentale, dalle liste
nere europee, alla extraterritorialità della azione poliziesco-giudiziaria per
contrastare gli effetti delle politiche di rapina che, all’interno come
all’esterno, rappresentano la strategia globale dei gendarmi del mondo.
Se la linea di tendenza sul Fronte interno della strategia imperialista non si
modifica, lo stesso non possiamo dire degli ulteriori adeguamenti del sistema
repressivo continentale, della sua “integrazione stabile” nella Costituzione
Europea e, non ultimo per importanza, dell’utilizzo effettivo degli strumenti di
cui si sono dotati i paesi europei negli ultimi anni.
Se il mandato di cattura europeo, al di là delle paure del “nostro caro”
Presidente del Consiglio, non ha in realtà assunto un ruolo politico all’interno
dello scontro tra le varie anime delle borghesie europee, lo stesso non si può
dire per quanto riguarda l’attacco alle organizzazioni rivoluzionarie e ai suoi
militanti: gli arresti di militanti baschi in Francia su mandato del
“democratico” giudice Garzon rappresentano un esempio non isolato e che sarà
destinato a moltiplicarsi in futuro.
Le responsabilità della “sinistra” nostrana, e della maggior parte di quella
europea, nei confronti di tali inasprimenti della legislazione repressiva,
assumono livelli altissimi; basti pensare che proprio questo provvedimento è
stato un cavallo di battaglia della lotta politica contro il centro destra, ed
in particolare verso il suo “leader”, attraverso la creazione di una campagna
ideologica reazionaria che ha dato campo libero alla sua applicazione.
Certo non ci meravigliamo, guardandoci indietro, se il famoso post 11/9 ha visto
il totale allineamento della sinistra istituzionale europea, a parte rare
eccezioni, alle scelte dettate dalla “lotta al terrorismo internazionale”.
Restando sul piano nazionale italiano, non possiamo non accorgerci del silenzio,
o meglio di una sorta di silenzio/assenso che ha caratterizzato l’inserimento
effettivo della Tortura, e ogni compagno/a sa benissimo che questo fa parte
della tradizione repressiva italiana ed europea, tra le possibili “attività di
pressione” consentite negli interrogatori.
Non ci stancheremo di denunciare la responsabilità oggettiva di questi settori
per le ricadute future che tali norme avranno su coloro che continueranno a dare
il loro contributo reale al processo di trasformazione radicale della società
della guerra.
Anche se molte compagini dello stesso movimento hanno “voltato la testa dalla
parte opposta”, negli ultimi mesi abbiamo assistito alla applicazione di quanto
previsto dalla legislazione europea nei confronti delle organizzazioni
rivoluzionarie e combattenti inserite nelle cosiddette liste nere, ed in
particolare nei confronti dei militanti del DHKP-C che sono stati investiti da
una capagna di arresti a livello europeo, andando a colpire, cosi come previsto
dalla suddetta legislazione, gli stessi compagni che portano loro solidarietà o
che sostengono la loro lotta.
Nel mese di aprile nella Lista delle Organizzazioni Terroristiche della Ue sono
state inserite 10 organizzazioni italiane, le organizzazioni anarchiche che sono
state soggette di una campagna repressiva oramai senza termine, le
organizzazioni combattenti come le Br PCC, i Nuclei di Iniziativa Proletaria, i
Nipr, i Nac.
La ricaduta di ciò la verificheremo nei prossimi mesi ma certo, se troverà una
sua applicazione reale, potremmo assistere, speriamo non senza reazione, ad un
inasprimento ulteriore del livello repressivo verso coloro che fanno parte di
quelle aree definite “contigue o affini” alle organizzazioni combattenti e verso
coloro che intrattengono rapporti con i loro militanti prigionieri/e o che
permettono la divulgazione dei loro documenti.
Dentro questo quadro rischia di diventare, così come abbiamo affermato a fronte
degli inasprimenti repressivi post 11/9, fuorviante parlare di post 11 Marzo per
quanto riguarda gli ulteriori inasprimenti della legislazione repressiva
europea, in quanto, come già affermato in precedenza, la linea di tendenza non
si modifica ma sulla base di condizioni favorevoli subisce una accelerazione nel
suo adeguamento, con lo scopo di contenere le spinte attuali e future di un
nemico che comincia sentirsi anche “in casa”.
Al di là dei giudizi in merito alle bombe di Madrid, l’imperialismo europeo si è
accorto che le sue metropoli possono nascondere il suo nemico, e quindi la
guerra non può essere combattuta unicamente sul fronte iracheno, od afghano, ma
la si deve affrontare anche all’interno delle metropoli. E per farlo non sono
ancora necessari, almeno per ora, gli stessi mezzi che permettono di radere al
suolo interi paesi al di fuori dei suoi confini…
Nel mese di Marzo si sono susseguiti numerosi incontri a livello europeo per
quanto riguarda l’attuale assetto della Sicurezza Interna.
Nell’incontro tenutosi alla fine di Marzo tra i Ministri della Giustizia, degli
Esteri e degli Interni Europei è stato approvato un documento che traccia le
linee guida dei passaggi futuri della struttura repressiva europea.
La nuova Dichiarazione di Lotta al Terrorismo ripropone quanto illustrato nei
giorni precedenti dal Presidente Irlandese dell’Unione che pone al primo punto
la necessità di rivedere il Plan of Action against Terrorism del 2001, che
consiste nella proposta di creazione di una figura che affianchi l’Alto
Rappresentante per la CFSP, nell’implementazione della legislazione, in
ulteriori misure contro il finanziamento delle “organizzazioni terroristiche”,
nell’aumento del coordinamento e la cooperazione, in azioni da intraprendere
verso l’esterno della Ue.
Il documento critica fortemente il mancato recepimento da parte dei singoli
paesi delle norme già decise in sede europea. Solamente 5 paesi hanno inserito
nelle loro legislazioni nazionali quanto previsto dal Mandato di Arresto
Europeo, considerato una priorità per poter dare piena applicazione alla
European Security Strategy. Eurojust e la stessa Commisione promettono di
vigilare perchè tutti gli stati si adeguino entro la fine di questo anno.
La Ue aveva già adottato nel 2002 linee guida per la individuazione di una
comune definizione dei reati di terrorismo e la necessità di una omogenizzazione
delle relative pene minime e massime. La Commissione Europea dovrà richiamare
gli stati che non hanno provveduto finora ad adeguare la propria legislazione.
Secondo il documento sono stati disattesi gli impegni rispetto alle decisioni
assunte dalla Convenzione del 2000 sulla mutua assistenza per i fatti criminosi,
visto che solo quattro paesi hanno in realtà ratificato la convenzione.
Le critiche non mancano per quanto riguarda la completezza delle informazioni
fornite in merito alle norme contro il finanziamento delle organizzazioni
criminali e sul mancato contributo a quanto deciso nel 2002 sulla possibilità di
indagini congiunte tra più paesi.
Maggiore attenzione dovrebbe essere destinata verso quegli strumenti che sono
fondamentali per la lotta al “terrorismo interno”: Eurojust e le misure
specifiche per implementare la cooperazione poliziesca e giudiziaria tra i paesi
Ue. Tutti i paesi, salvo due, hanno proceduto a comunicare i Responsabili, punto
di riferimento per la condivisione delle informazioni sulle inchieste e i
risultati investigativi.
Tali aspetti, secondo il documento, sono della massima priorità, e viene
indicanta come data ultima la metà del 2005 per il loro pieno recepimento da
parte di tutti gli stati.
La Commissione inoltre invita i membri a implementare la attuale legislazione in
merito alla sicurezza del trasporto navale e aereo, oltre che per il trasporto
dei passegeri.
Il 22 Aprile Usa e Ue hanno firmato un accordo che ha per oggetto il controllo
del traffico di container allo scopo di garantire la sicurezza dei trasporti
marittimi, dei porti e prevenire l’utilizzo di navi da carico per attentati,
dando così termine al contenzioso tra Belgio, Olanda, Francia e Commissione
Europea dopo la firma da parte di questi paesi del Container Security Initiative
(CSI) con gli Usa.
Secondo la Commissione Europea, la Commissione Giustizia e Affari Interni
dovrebbe riuscire a far superare le difficoltà burocratiche ed assumenrsi come
priorità l’attuazione delle decisioni in merito alla confisca dei beni proventi
di fatti criminosi, strumenti e proprietà dei colpevoli o delle organizzazioni
di cui fanno parte; la protezione dei sistemi di comunicazione dai possibili
attacchi da parte di “cyber-terroristi”; il riconoscimento del patto di
mutualità per i provvedimenti di confisca; la possibilità di riconoscere la
mutua assistenza per ottenere dati, oggetti, documenti necessari per le
investigazioni.
Inoltre è necessario che venga istituita la possibilità da parte delle polizie
europee di superare i propri confini per dare la “caccia” ad eventuali
responsabili di atti “terroristici”.
Con l’obiettivo di tagliare i finanziamenti alle organizzazioni in realtà il
sistema repressivo aumenta la sua qualità nella funzione preventiva attraverso
la creazione di database su organizzazioni e persone individuate come
appartenenti ad organizzazioni e loro finanziatori o sospettate di farne parte,
per consentire così un maggiore scambio di informazioni tra le polizie
nazionali, Europol e Eurojust. Le informazioni saranno raccolte, sotto la
supervisione di Europol, da compagnie private.
I numerosi documenti evidenziano la necessità di implementare ulteriormente i
meccanismi di cooperazione e coordinamento tra le forze di polizia, magistratura
e intelligence europee attraverso il pieno utilizzo di Europol ed Eurojust
accelerando, con l’impegno di tutti i membri, il loro sviluppo.
Europol viene già considerata la naturale forza “antiterrorismo” e di
conseguenza su di essa si riversano molte delle aspettative a breve termine,
così come sempre maggiore importanza tende ad essere rivestita dalla Task Force
dei Capi delle Polizie europee, che dovrà dare risposte concrete alla lotta al
”terrorismo”.
“E’ inoltre necessario rafforzare Eurojust garantendo il suo ruolo di
coordinamento delle attività nazionale di lotta al terrorismo attraverso la Ue,
eliminando qualsiasi possibilità da parte degli stati membri di impedire
eventuali “azioni””.
Con il memorandum Ue sul tema della cooperazione in tema di lotta al terrorismo
del Marzo 2004 viene richiesto ai paesi membri di individuare una figura di
riferimento Eurojust per le questioni riguardanti la lotta al “terrorismo”, che
possa, “compatibilmente con la legislazione nazionale, accedere alle
informazioni necessarie alla “persecuzione” dei “colpevoli di atti di
terrorismo”. Inoltre viene istituita la possibilità di creare Joint
Investigation Team tra forze investigative dei paesi mebri in caso di necessità
di indagine e operazioni antiterrorismo a livello europeo. I paesi dell’unione
devono anche dotarsi di sistemi di intelligence e informazioni compatibili a
livello europeo, in modo da consentire il pieno accesso ad informazioni ed
archivi che possano prevenire eventuali rischi. Questo consentirebbe di
prevenire rischi per l’ordine pubblico, minacce terroristiche e rischi per la
sicurezza in generale.
Il trattamento delle informazioni relative ai passeggeri dei trasporti aerei
permetterà di disporre di un gran numero di informazioni che potranno essere di
estrema importanza per le forze di polizia europee e per le strutture di
intelligence. Una schedatura di massa a livello europeo.
In un memorandum della Ue datato 30 Marzo, che riprende nei contenuti quanto
discusso a Dublino dalla Task Force dei Capi delle Polizie Europee, vengono
ulteriormente esplicitate le informazioni che dovranno contenere i database di
Europol e Eurojust, al cui aggiornamento continuo devono obbligatoriamnete
provvedere tutti i paesi membri. Sarà fondamentale implementare la liste di
persone, organizzazioni o entità allo scopo di prevenire e monitorare
costantemente i possibili pericoli. Le informazioni da far pervenire dovranno
contenere la data della individuazione dei soggetti o gruppi, gli atti per cui
si è proceduto all’attività investigativa, la pericolosità, il collegamento con
altri atti terroristici, la richiesta per l’assistenza giudiziaria, gli
eventuali atti per cui sono stati processati o condannati e le circostanze del
reato, le condanne, eventuali restrizioni successive alla condanna, la fedina
penale.
Tornando indietro di pochi mesi, per quanto riguarda la prevenzione in occasione
dei vertici europei nei confronti dei gruppi che hanno protestato radicalmente
contro le politiche imperialiste, avevamo già osservato la tendenza, in atto già
con l’istaurazione del Sistema Informativo Shengen, a creare sistemi
centralizzati di schedatura a livello europeo (SenzaCensura 12).
Il 17 Maggio è stata autorizzata la firma del trattato che autorizza lo scambio
di dati relativi ai passeggeri aerei tra Europa e gli Usa nella figura del
Dipartimento per la Sicurezza Interna Ufficio Immigrazione e Sicurezza dei
Confini.
Gli Usa potranno in futuro accedere elettronicamente ai PNR (Passenger Name
Recorder), e i dati di tutti i passeggeri per e da gli Usa saranno processati
elettronicamente. Questo riguarderà anche i sistemi di prenotazione elettronica.
L’accordo prevede inoltre il principio di reciprocità, ovvero la possibilità da
parte dei paesi Ue, una volta adeguato il sistema “collettivo” di gestione dei
PNR, di accedere ai dati per il traffico da e per l’Europa. Stessi settori
interni alle istituzioni europee si diconco preoccupati per le possibili,
diciamo noi certe, ricadute in termini di limitazione delle libertà e controllo
di massa, vista la discrezionalità da cui dipende l’utilizzo di tali dati…
Sul piano delle relazioni esterne la Commissione propone l’inserimento di
clausole anterrorismo negli accordi con Paesi terzi che comprendano
cooperazione, addestramento, assistenza tecnica.
In un documento del 27 Maggio il neonominato Coordinatore Antiterrorismo Europeo
(CTC), GIJS M. de VRIES, sotto richiesta della Commissione affronta le
problematiche relative alla politica repressiva europea. Secondo lo studio la
cooperazione trova difficoltà a vari livelli. I due gruppi di lavoro - il Coter
(CFSP Working Group on Terrorism per il coordinamento con paesi terzi) e il TWG
(Terrorismo Working Group) - strumenti dei Ministri di Giustizia e degli
Interni, non sono sufficientemente inseriti all’interno del processo
decisionale. La prospettiva è il superamento della divisione tra iniziativa
verso l’interno e verso l’esterno, a confermare la sovrapposizione dei due
fronti.
Nel frattempo il TWG dovrebbe occuparsi di monitorare la minaccia “terroristica”
interna e riferire ogni 6 mesi al Consiglio, mentre il Coter seguirà lo sviluppo
delle organizzazioni e le minacce in paesi terzi. Europol dedicherà la sua
attenzione alla minaccia islamica, con il Joint Situation Center, che si
occuperà di antiterrorismo, antiproliferazione, minacce da armi non
convenzionali, ecc.
Nello stesso il neonominato CTC individua come necessario l’ulteriore sviluppo
dei progetti di emergenza civile e programmi di cooperazione tra le varie forze
interessate. E’ chiaro che questo incide in maniera non indifferente sui
progetti di “Difesa Civile” attualmente in atto anche in Italia.
In una relazione dello stesso mese sullo stato attuale della cooperazione sulla
lotta contro il “terrorismo interno ed esterno” il CTC sviluppa ulteriormente il
futuro del sistema di coordinamento e gestione delle informazioni a livello
europeo.
Come già emerso precedentemente, sebbene i paesi membri abbiano nel tempo
adeguato i propre sistemi informativi, non tutti dispongono di livelli
centralizzati delle informazioni che consentano un uso congiunto da parte delle
forze impegnate nella repressione.
Alcuni limiti vengono evidenziati nell’uso stesso di Europol, finora troppo
usata per lo scambio delle informazioni, e non sufficientemente sviluppata come
strumento operativo di intervento congiunto. Attualmente lo scambio di
informazioni tra gli stati mebri e Europol avviene attraverso AWF (Analisys Work
File) o attraverso il MSOPES (Member States Operational Projects with EUROPOL
Support).
Ulteriori collaborazioni operative e centralizzazione delle informazione
riguardano la violenza relativa agli eventi sportivi. Al di là del giudizio di
ognuno sulle tifoserie, è innegabile il legame che passa tra le restrizioni
repressive a livelli metropolitano con la repressione politica, e le
sperimentazioni sui diversi terreni di forme repressive di successiva
generalizzazione. E questo assume maggior rilievo quando tende a collocarsi su
un piano più avanzato di integrazione del sistema informativo e operativo delle
polizie a livello europeo. Il Manuale di Polizia per la cooperazione
internazionale tra le forze di polizia in occasione delle partite, dovrà essere
accresciuto nella sua importanza attraverso un continuo aggiornamento perchè
rappresenti uno strumento vivo nelle mani dei “gestori dell’ordine pubblico”.
Saranno auspicabili riunioni periodiche dove condividere le azioni di contrasto
alla violenza e definite comuni restrizioni delle possibilità di spostamento
delle persone.
L’individuazione della presenza di un nemico all’interno delle metropoli, non
più limitato alle fasce proletarie sfruttate “nostrane”, rappresentato da coloro
che vedono le loro case rase al suolo dai bombardamenti, i loro paesi governati
da fantocci dell’imperialismo, non poteva non generare un ulteriore
rafforzamento della identità di “Fortezza” della Ue.
Per quanto riguarda l’asilo politico vengono definite norme sempre più
restrittive, attuando un canale preferenziale per coloro che collaborano con le
forze di polizia.
Inoltre vengono istituiti voli comuni per il rimpatrio degli immigrati
“irregolari” presenti in più stati, allo scopo, secondo i documenti, e definite
le norme e i compiti dello stato membro organizzatore e lo stato partecipante.
Il Sistema Informativo Shengen diventa un sistema di seconda generazione,
arricchito di nuove funzioni. Il SIS II sarà ubicato a Strasburgo e i
collegamenti con la Commissione saranno curati dalla Francia. Il sistema di
continuità operativo sarà a Salisburgo e dunque di competenza austriaca.
Ed è naturale, parlando di fortezza Europa, porre al centro le attuali politiche
repressive nei confronti della popolazione immigrata, in particolare arabo
islamica, ed il collegamento con gli innumerevoli accordi che riguardano la
sicurezza dei confini.
E’ chiaro, dalle documentazioni ufficiali, che la questione dell’immigrazione e
le scelte politiche in materia, possono vivere unicamente all’interno delle
politiche antiterrorismo. Le future modifiche della legislazione si
svilupperanno sempre di più in fuzione della sicurezza e sempre meno di una
maggiore libertà di circolazione.
Parallelamente la popolazione immigrata già presente subisce oramai
quotidianamente una strategia repressiva fatta di rasterellamenti, arresti e
deportazioni.
Può essere emblematico il dato relativo alla Gb, la quale ha proceduto solo nel
2003 a 72.000 fermi di immigrati per motivi collegati ad eventuali attività
terroristiche. Ma parallelamente a questo dato i successivi arresti non arrivano
a 300, e solo in parte imputabili alle accuse di “terrorismo”. Questo dato deve
essere sicuramente riproporzionato ed essere generalizzato a livello europeo.
Le inchieste in Italia, i fermi e gli arresti non si discostano molto dagli
esiti raggiunti in Gb.
Lo stesso allarme per le Olimpiadi in Grecia sta generando un clima di caccia
alle streghe verso la popolazione islamica presente ufficialmente in circa
150.000 persone su una popolazione di 10 milioni di abitanti. Senza dimenticare
che la maggior parte di coloro che hanno lavorato alla realizzazione delle
strutture olimpiche possono essere ricondotti alla comunità araba e islamica,
secondo documenti locali. Il governo greco ha avvertito che le vie usate per
passare illegalmente dagli immigrati possono essere utilizzati da “terroristi”
per infiltrarsi nel paese secondo quanto comunicato dai servizi di intelligence
di Gb e Usa, con le conseguenze che possimao immaginare sulle cosiddetta
“immigrazione clandestina”.
Il documento della Commisione europea ripropone, oltre al problema dei confini
esterni per i quali è necessaria maggiore cooperazione a livello europeo, la
gestione del traffico di persone e cose all’interno della Ue, ribadendo la
possibilità degli stati membri di reinstaurare fino a 30 giorni i controlli alle
frontiere nel caso sia minacciata la sicurezza.
Il rafforzamento dei confini e la collaborazione con paesi terzi (da tempo si
svolgono seminari comuni riguardo la sicurezza dei confini della Ex Jugoslavia e
dei nuovi entrati paesi ex sovietici) è legato profondamente alle norme
restrittive del diritto di asilo, come già introdotto in precedenza. Il
richiedente deve infatti presentarsi ai posti di confine dotato di tutta la
documentazione necessaria per avviare la procedura altrimenti puo’ essere
respinto. Inoltre se si dimostrasse che il richiedente è già transitato
attraverso altri paesi europei potrebbe essere accusato di favoreggiamneto
all’immigrazione clandestina.
Il richiedente asilo deve dimostrare di non essere in condizione di ricevere
protezione nel proprio paese, escludendo di fatto ad esempio i palestinesi,
perchè presente la missione Onu, o i kurdi dopo che sia presente un eventuale
zona autonoma fantoccio. Ulteriore discriminazione è rappresentata dal concetto
di “stato sicuro” di provenienza del richiedente, oramai sempre più presente
come concetto all’interno delle leggi europee.
La presenza nelle liste nere europee di Organizzazioni a cui può essere
ricondotto il richiedente non solo impedirebbero la possibilità di richiedere
asilo ma oltretutto porrebbe significare l’arresto stesso.
Il panorama che si presenta all’orizzonte rappresenta sicuramente un ulteriore
passaggio sostanziale della guerra sul fronte interno, dimostrando la
prospettiva di una “cronicizzazione” dell’attuale fase. La debolezza della
soggettività rivoluzionaria in europa si scontra con un panorama assai diverso
dove l’imperialismo ha affondato la sua offensiva.
La dimostrazione della impossibilità, in termini di rapporti di forza, di
bloccare tale processo è innegabile, vista la necessità storica da parte della
BI di tali scelte e la debolizza del suo antagonista, ma coglierne alcuni
aspetti e assumerlo come terreno di iniziativa pratica indirizzata a costruire
un fronte fin dalle nostre metropoli può rappresentare un avanzamento per tutto
il proletariato europeo.