SENZA CENSURA N.14
GIUGNO 2004
Processi di integrazione in America del Sud
Considerazioni sui piani dell’Iniziativa di Integrazione dell’America del Sud
(IIRSA).
“Da un lato le gigantesche dimensioni assunte dal capitale finanziario,
concentrandosi in poche mani e costituente una fitta e ramificata rete di
relazioni e di collegamenti, che mettono alla sua dipendenza non solo i ceti
medi e piccoli proprietari e capitalisti, ma anche i piccolissimi, dall’altro
lato l’inasprirsi della lotta con gli altri gruppi finanziari nazionali per la
spartizione del mondo ed il dominio sugli altri paesi; tutto ciò determina il
passaggio della massa delle classi possidenti, senza eccezione, dal lato
dell’imperialismo.” (*)
Tra la fine di Agosto e l’inizio di Settembre del 2000 i dodici capi di stato
dell’America del Sud si sono incontrati a Brasilia su invito del presidente
Fernando Enrique Cardoso, della Repubblica Federale del Brasile. Questo paese,
nonostante il quasi contemporaneo disastro economico in Argentina (secondo
pilastro del Mercosur di Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, più accordi
quadro con il Cile e la Bolivia) ed il proprio crescente indebitamento, si
conferma elemento promotore dello sviluppo capitalistico nella regione con il
progetto a lungo termine dell’Iniziativa di Integrazione Regionale del Sud
America (IIRSA): un piano di potenziamento della rete di infrastrutture nel
subcontinente per i settori dell’energia, dei trasporti e delle
telecomunicazioni.
Se consideriamo che il carico distruttivo del progressivo aggravamento della
crisi del capitale a livello internazionale cresce con l’aumentare della
distanza dal centro imperialista, possiamo leggere il Mercosur, il CAN
(Integrazione dei Paesi dell’area Andina) e la piattaforma di interconnessione
logistica dell’IIRSA tra questi ultimi due, come una specie di paracadute
capitalistico regionale che consenta di tenere il passo con le trasformazioni
che stanno avvenendo su scala mondiale.
Per non farsi schiacciare dalle iniziative economiche come l’Alca, infatti, il
Brasile sceglie di approfondire il percorso iniziato con il Mercosur e di dare
ulteriore forma ad un soggetto politico/economico del Sud America che acquisti
quote nel mercato mondiale attraverso la propria proiezione (del Brasile) su
scala regionale.
Come più volte ricordato, i paesi del cosiddetto “sud del mondo”, come il
Brasile, sono meglio definibili, nella fase attuale, come paesi della
“periferia” dei paesi imperialisti. Fanno parte del circuito mondiale della
valorizzazione del capitale ma vivono una condizione di subalternità (non del
tutto paralizzante) che cercano di colmare approfittando ad esempio delle
“occasioni” che la storia mette loro a disposizione (1).
Raccolgono tra gli ultimi le piccole fette dai piatti delle succulente torte
dello sviluppo diseguale capitalistico e naturalmente subiscono in modo più
pesante il prezzo salato della crisi: per i proletari delle metropoli e delle
campagne del Sud America questo può voler dire sperimentare situazioni di
miseria e indigenza decuplicate rispetto al centro imperialista, sia per
estensione che per profondità.
Vediamo ora di analizzare gli intenti e i propositi che l’IIRSA incarna a
partire dai dati che compaiono sul sito ufficiale dell’iniziativa regionale (2),
scorgendo nelle dichiarazioni di intenti dei soggetti coinvolti, nei ruoli e
nella pianificazione dell’iniziativa, le spinte e le linee di tendenza che
sembrano guidare oggi le trasformazioni in Sud America.
Nella presentazione ufficiale, IIRSA viene mostrato come “un iniziativa che
contempla una serie di meccanismi di coordinamento tra i governi, le istituzioni
finanziarie multilaterali e il settore privato; per coordinare la visione
politica e strategica del Sud America; per coordinare inoltre i piani e i
programmi di investimento, con una priorità su alcuni assi di integrazione e
sviluppo...”.
L’obiettivo è quello di trasformare lo spazio regionale e “...stimolare
l’organizzazione dello spazio (ndt politico/economico) sudamericano a partire
dalla contiguità geografica...” e “fare del Sud America una regione più
competitiva e inoltre sviluppare e conquistare lo spazio geografico
sudamericano” (3) definendo con maggiore chiarezza, oltre che una griglia di nodi e
di interconnessioni commerciali, il soggetto politico che lo va a gestire.
Seguendo quindi le parole d’ordine di “modernizzazione e sviluppo” si definisce
l’iniziativa come multinazionale perchè coinvolge “in prima istanza i 12 paesi
sovrani dell’America del Sud” (4).
Nello scorso numero in “Considerazioni storiche sul quadro politico boliviano”
si accennava alle peculiarità della progressione storica dello sviluppo
capitalistico in America del Sud in cui la Bolivia è inserita e al graduale ma
costante orientamento dello sviluppo produttivo anche verso il rafforzamento e
la costruzione di uno spazio interno di produzione, valorizzazione e
circolazione di merci e capitali. Ora con IIRSA “La pianificazione e lo sviluppo
dell’iniziativa prende forma attraverso una prospettiva multisettoriale e
integrata. Gli assi di integrazione e sviluppo cercano: di addensare l’attività
economica, lo sviluppo regionale, l’integrazione fisica e economica dei vicini
paesi sudamericani” (5). Gli enti del credito e finanziari che sono chiamati ad
operare, che più avanti in questo articolo descriveremo brevemente, “conoscono a
fondo la realtà e le problematiche dei paesi e hanno un’ampia presenza nei
settori del pubblico e del privato” (6). Ma vediamo, sempre nell’ambito del primo
incontro dell’IIRSA dalle parole dei presidenti coinvolti come inquadrano questa
iniziativa.
L’apertura degli interventi dei capi di stato a Brasilia è affidata al generale
Banzer della Bolivia che fu tra i presidenti latinoamericani che aderirono alla
criminale alleanza anticomunista del Plan Condor. Vestito della sua sfacciata
impunità questo assassino oggi ci spiega che la democrazia “è prima di tutto una
forma di organizzazione dell’uomo nella società, un concetto vitale che si muove
cambia e si attualizza al ritmo di come cambiano le proprie società” (7). Certo di
aver archiviato come vecchio e sbiadito ricordo le istanze della trasformazione
radicale della società latinoamericana che agitavano il subcontinente nella
seconda metà del secolo scorso, rilancia affermando che “La vitalità del
concetto democratico non si limita allo spazio nazionale. Nello stesso momento
in cui chiede profondità e forza nei rapporti e nella mobilità della società uno
per uno nei nostri paesi, si espande e acquista la grandezza continentale nel
processo di integrazione che l’America Latina porta avanti” (8). E conclude il
proprio intervento affermando che “la sovranità latinoamericana” che governerà
anche questo processo “risiede nel popolo latinoamericano” e chiude “Questa è
un’affermazione della quale si sentiranno orgogliosi i magnati della
indipendenza della nostra patria” (9) dimostrando di affrontare con insolita
disinvoltura il tema dell’indipendenza latinoamericana ora che gli paiono spenti
definitivamente i fuochi di lotta per il potere nel subcontinente.
Il presidente Cardoso del Brasile, vero promotore dell’incontro, interviene
subito dopo: “Ispirati dall’esito delle iniziative subregionali di integrazione
e dalla prospettiva di una loro convergenza, siamo convinti che la
configurazione di uno spazio economico sudamericano è una realizzazione
possibile per questa generazione. Per questo, sarà fondamentale l’istituzione, a
partire dal gennaio 2002 di un’area di libero commercio tra un ampliamento del
Mercosur e della Comunità Andina, così come un avvicinamento crescente della
Guyana e del Suriname a questo processo” (10).
Così come per il processo di integrazione europeo, stupisce come, anche solo
“chiacchierando” per un paio di giorni tra i capi di stato circa una prospettiva
di integrazione economica e politica, mettano subito bene in chiaro la necessità
di governare le contraddizioni che questi passaggi produrranno. Anche nel caso
del Sud America, stato e capitale indicano in diversi interventi gli elementi
che una necessaria sovrastruttura repressiva deve andare a colpire. “Le nostre
frontiere devono unire e non dividere. Questo esige un intensificazione dei
mezzi di cooperazione per una repressione efficace delle attività illecite. Il
cammino dell’America del Sud deve essere guidato da onestà, dignità e decenza.
Dobbiamo essere ambiziosi nel nostro obbiettivo: un’America del Sud libera dai
flagelli del narcotraffico, del crimine organizzato, della violenza e della
corruzione” (11). Cardoso conclude allargando le prospettive di integrazione e
auspicando un rafforzamento dei paesi dell’America Latina con i paesi del Caribe
dichiarandosi con forza per una solidarietà cementata sul “regionalismo aperto”.
Proseguiamo la nostra indagine nella documentazione ufficiale per scoprire
qualche cosa di più sui soggetti finanziari che mettono i capitali per l’IIRSA.
“Il Banco Interamericano del Desarrollo (ndt Bid) e la Corporazione Andina del
Fomento (ndt CAF) elaborarono la proposta, e a tal fine si sono valsi di alcuni
contributi provenienti da altre organizzazioni internazionali che operano nella
regione, così come di alcuni paesi dell’America del Sud”. Questo è quanto si
legge nella presentazione ufficiale dell’IIRSA e successivamente si aggiungono
altri soggetti regionali come il FONPLATA (istituto finanziario dell’area dei
paesi del Mercosur) e il BNDES del Brasile.
Il Bid è una banca fondata nel 1959 a cui aderiscono inizialmente gli USA e 19
paesi dell’America Latina. A metà degli anni ’70 si sono aggiunti 18 paesi non
appartenenti nell’emisfero occidentale. Nonostante sul sito ufficiale si legge
che: ”Il Bid ha 26 nazioni che richiedono prestiti, tutte in America Latina e
nei paesi del Caribe. Insieme hanno il 50.02 percento del potere di voto del
consiglio del Bid”,
esso è da considerarsi il soggetto che meglio rappresenta la lunga mano gringa
ed europea nel finanziamento dell’IIRSA in quanto come dice il relatore Enrique
Iglesias alla presentazione ufficiale del progetto a Brasilia: “Dalla sua
istituzione 40 anni fa il Banco ha operato nel campo della integrazione fisica,
economica e sociale che rappresenta quasi la metà dell’appoggio ai milioni di
dollari di progetti che hanno ottenuto il finanziamento da parte del banco” (12).
Nella relazione poi si legge relativamente a quanto deve accadere per la
realizzazione dell’IIRSA: ”Il ritrarsi dello stato nella gestione diretta
dell’infrastruttura, l’istituzione di nuovi parametri macroregolatori circa la
competenza di alcuni servizi, la creazione di nuove istituzioni per la
regolazione e il controllo dei servizi pubblici, le privatizzazioni e l’ingresso
di nuovi operatori nazionali e internazionali, sono le caratteristiche comuni di
questa trasformazione storica”. Se da una parte quindi il Bid mette in evidenza
il suo ruolo centrale come rappresentante di una delle porzioni principali del
capitale mondiale coinvolgibili nel progetto, chiarisce fin da subito quali sono
i vincoli in termini politici ed economici (ad esempio privatizzazioni) a cui ci
si deve adeguare perchè vengano superate le riserve all’ingresso del capitale
straniero. La subalternità del capitale del Brasile nei confronti di quello
della fazione dominante della borghesia imperialista non è testimoniata solo dal
peso straniero degli investimenti perché, infatti, il rappresentante del Bid
chiarisce che “i governi devono intervenire per catalizzare le iniziative
nazionali e regionali i cui dividenti economici e sociali sono molto importanti
ma che presentano rischi particolari per gli investitori privati specialmente
nel settore dei trasporti”. Il settore dei trasporti, strategico per lo sviluppo
del mercato interno regionale, viene classificato come estremamente rischioso o
improduttivo mentre è su quello degli idrocarburi che il Bid punta come settore
a maggiore valorizzazione di capitali oltre che il bene oggetto di contesa per
la lotta tra le fazioni della borghesia imperialista.
“La Corporazione Andina del ‘Fomento’ (ndt leggi sviluppo) (CAF) è un
istituzione finanziaria multilaterale che appoggia lo sviluppo sostenibile dei
suoi paesi azionisti e l’integrazione regionale” (13). Mentre il Bid è composto dal
capitale internazionale e principalmente USA e UE, la CAF rappresenta il
capitale regionale dell’IIRSA legato all’area andina. La CAF fu fondata nel 1966
ed “è formata attualmente da 16 paesi dell’America Latina e del Caribe. I suoi
principali azionisti sono i cinque paesi della Comunità Andina delle Nazioni
(CAN): Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela come azionisti di serie “A”
e “B”, inoltre da undici soci: Argentina, Brasile, Spagna, Chile, Costa Rica,
Jamaica, Messico, Panama, Paraguay, Trinidad e Tobago e Uruguay…” (14).
Mentre il Bid sembrerebbe orientare i suoi enormi capitali prevalentemente nella
direzione dello sfruttamento delle risorse energetiche la CAF sia prima che dopo
l’avvio dell’IIRSA riversa circa un terzo dei propri fondi nella costruzione di
infrastrutture nei trasporti (15). D’ altra parte nei documenti in cui la CAF
analizza la questione IIRSA e programmi strategici si legge: ”… la disponibilità
di un’adeguata infrastruttura fisica che facilitare un fluido traffico di merci,
servizi e persone che costituisce una delle azioni cruciali per la
configurazione di uno spazio regionale efficace ed ordinato che potenzi il
processo di una integrazione commerciale, la comunicazioni tra i paesi azionisti
della Corporazione e la competitività internazionale della regione.”
Inoltre l’invito della CAF ai paesi latino americani non ancora membri
dell’Istituzione finanziaria è quello aderire al fondo per unire capitali e
risorse. Questo per contrastare la subalternità al capitale USA e avere sempre
maggiore indipendenza nel finanziamento di questo progetto strategico: “La CAF è
disposta a essere un partecipante attivo in questa storica e promettente
impresa. In questo senso, dato il fatto che i cinque paesi andini, (ndt con in
più) Brasile, Paraguay e Chile sono azionisti della CAF, invitiamo il resto dei
paesi sudamericani a unirsi all’Istituzione. Di conseguenza, quanto sarà
maggiore la partecipazione azionaria dei paesi membri, maggiore sarà la capacità
dell’Istituzione di finanziare direttamente i progetti e di giocare un ruolo
catalitico per l’attrazione di forze esterne di finanziamento. In ugual maniera,
l’Istituzione è disposta a rafforzare maggiormente le già strette relazioni di
coordinamento con il Bid e gli altri organismi multilaterali e di sviluppo
nazionale per concretizzare un programma coerente di infrastruttura
regionale” (16).
Parliamo ora di un altro attore finanziario che sembra trovarsi in sintonia con
la CAF perché gioca un ruolo più simile in questo scenario. Il FONPLATA (Fondo
Financiero para el desarrollo de la cuenca del Plata) è formato con i capitali
di Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay e Uruguay che sono confinanti o
adiacenti alla zona del bacino del fiume Plata, considerata una delle vie
fluviali più estese dell’America Latina. Dal punto di vista produttivo qui ci
sono distretti industriali e zone agricole con alcuni degli impianti
idroelettrici tra i più importanti del continente. Tra il territorio del bacino
della Plata e la sua area di influenza viene prodotto l’80% del Pil dei cinque
paesi e, anche in questo caso, la natura stessa del fondo e le sue prospettive
di crescita sono affidate ad un potenziamento, uno sviluppo e una
riconfigurazione ragionata dello spazio produttivo e degli strumenti di
circolazione delle merci e dei semilavorati.
“Dal suo inizio, FONPLATA partecipò attivamente all’iniziativa assumendo la
gestione dell’Asse di Sviluppo Porto Alegre-Jujuy-Antofagasta e l’Asse
Mercosur-Chile (ndt attraverso la Bolivia) con inoltre la supervisione degli
studi sul trasporto multimodale per la regione” (17). Guardando composizione del
capitale di questo fondo, le nazioni che partecipano alla composizione del suo
capitale e gli investimenti per i diversi settori si vede come per ogni paese
gli sforzi più consistenti siano proprio nel settore dei trasporti.
I presidenti del Sud America sul finire del luglio 2002 a Guayaquil in Ecuador
hanno espresso la necessità di sveltire le negoziazioni per una piena
integrazione tra Can e Mercosur prima della fine dello stesso anno come
traguardo per la creazione di un fronte unito antecedente alla data di inizio
dell’Alca nel prossimo anno, dichiarando esplicitamente di voler “rafforzare la
capacità di negoziare del Sud America in altri progetti continentali,
particolarmente l’Alca”. A due anni di distanza dalla presentazione del
progetto IIRSA sembra quindi cambiato poco nelle intenzioni dei governi
dell’America del Sud in quanto, sempre nell’incontro di Guayaquil, rimarcano
l’importanza strategica di questa piattaforma logistica regionale perché “è
necessario costruire uno spazio integrato attraverso il rafforzamento delle
connessioni fisiche e l’armonizzazione del quadro istituzionale, normativo e
legislativo” come base di lancio dell’integrazione di Can con il Mercosur.
Sul Mercosur è utile spendere qualche riflessione visto che sotto diversi punti
di vista, che sia per quanto riguarda l’IIRSA che l’integrazione con il Can,
sembra essere il centro della questione.
Già sul finire del secolo scorso era chiaro per il Brasile, con il suo apparato
produttivo relativamente giovane, che entrare nell’Alca avrebbe rappresentato la
scomparsa di vasti settori produttivi della propria economia: stime di quel
periodo indicavano infatti che mentre il peso nel Mercosur dei propri prodotti
rappresenta il quasi il 70 percento dell’intero blocco, nell’Alca
rappresenterebbe solamente il 10. D’altra parte, come anche scriveva Kissinger (18)
si avvertiva che il rafforzamento del Mercosur fosse una parziale messa in
discussione dell’Alca anche per la pluralità dei soggetti che l’iniziativa del
Brasile poteva coinvolgere al di fuori del diretto controllo USA“. L’Europa
lancia segnali altrettanto seduttivi” continua l’ex segretario di stato
americano, riferendosi alle avances fatte da Chirac in un viaggio in America
Latina in cui aveva prefigurato che il rapporto dei paesi dell’America del Sud
non poteva risolversi in un esclusiva dei paesi del nord dell’emisfero. “Se
queste tendenze si imporranno, il Mercosur si posizionerà come entità distinta
nei confronti dell’Europa ma in rivalità istituzionale con il Nafta e gli Stati
Uniti. E questa e’ una sfida alla posizione storica degli Stati Uniti
nell’emisfero e alla sua aspirazione a un ordine mondiale basato su una comunità
crescente di democrazie nelle Americhe”.
Il Brasile sta guidando i paesi dell’America del Sud verso una prospettiva di
integrazione subregionale che connetta le aree del Mercosur e del Can
penalizzati da una fortissima della subalternità dal capitale finanziario USA ma
come chiara contromossa ai piani statunitensi. L’iniziativa dell’Alca, nella sua
prima implementazione, utilizzava una prassi di negoziazione tra stati e
soggetti privati che vedeva da una parte i colossi di USA e Canada negoziare una
“liberalizzazione” dei mercati con, uno a uno e in “batteria”, tutti i paesi
dell’America Latina. Un evidente strategia volta a favorire i grandi trust USA
perché è chiaro che gli Stati Uniti preferiscono confrontare il proprio capitale
con uno a uno i paesi sudamericani che hanno composizione organica di gran lunga
più bassa separati piuttosto che insieme.
Gli USA inoltre avrebbero voluto che in breve tempo la propria iniziativa
occupasse tutto lo spazio politico/economico nel “suo” continente (vedi Monroe)
chiudendo tutti i possibili spiragli di relazione tra America del Sud con ASIA e
UE che invece si stanno intensificando sia sul finire del secolo scorso, con il
trattato MERCOSUR – UE, sia poi CAN-UE, che poi in ambito IIRSA. L’Europa in
questo senso sembra aver capito che nel “giardino degli americani” sia molto
poco redditizia la compartecipazione con gli Stati Uniti in un accordo
bilaterale come quello del Plan Colombia. Anche nell’ultimo vertice di qualche
mese fa tra i capi di stato di Unione Europea e America Latina, infatti, la UE
si mette il suo vestito solidale e annuncia di voler continuare a consolidare i
rapporti già iniziati tra paesi dell’UE e paesi dell’America Latina ma non in
senso bilaterale ma attraverso i blocchi subregionali sudamericani.
Chiarendo il concetto di imperialismo Lenin, nel primo decennio del secolo
scorso, trovò a scontrarsi con Karl Kautsky, considerato il maggior teorico
marxista del periodo della II Internazionale. Mentre Lenin spiegava che il
concetto di imperialismo è lo stadio monopolistico del capitalismo, Kautsky
pensava di “non doversi intendere per imperialismo una <<fase>> o stadio
dell’economia, bensì una politica, ben definita, una certa politica
<<preferita>>”. Se ammettessimo infatti che, come diceva Kautsky, l’imperialismo
fosse una tendenza del capitalismo industriale alle annessioni di territorio
agricolo (e di risorse più in generale) e con una politica reazionaria e
distruttiva, non peccheremmo solo di parzialità ma commetteremmo due tipi di
errori: uno politico e uno economico.
Dal punto di vista politico infatti non si può dire che non ci sia la tendenza
all’accaparramento delle risorse ma non bisogna confondersi sulle finalità.
Intanto in generale non si tratta accaparrarsi esclusivamente risorse ma anche
territori già in qualche modo con un apparato produttivo sviluppato, ma poi “per
l’imperialismo è caratteristica la gara di alcune grandi potenze in lotta per
l’egemonia, cioè per la conquista di terre, diretta non tanto a proprio
beneficio quanto a indebolire l’avversario e a minare la sua egemonia”* e quindi
una lotta di politica di ripartizione delle sfere di influenza.
Dal punto di vista economico l’errore è dovuto semplicemente al fatto che “per
l’imperialismo non è caratteristico il capitale industriale, ma quello
finanziario”*. Non è un caso perchè basta che ci sia un rapido incremento del
capitale finanziario per avere un’intensificazione delle politiche di annessione
che non c’è bisogno che sfocino in guerra per essere considerate imperialiste.
Come non è un caso che, per dare un profilo del progetto dell’IIRSA, siano stati
presi in esame i soggetti finanziari coinvolti nell’iniziativa per cercare una
triangolazione di ruoli, contrasti e interessi nazionali in gioco.
Anche se un conflitto interimperialista sembra essere lontano, la densità dei
contrasti e delle contraddizioni tra le borghesie dei diversi paesi è forte,
estesa, è dovuta ad un avanzato stato di crisi, ha avuto un’accelerazione dopo
la scomparsa del blocco sovietico e ha dei punti di maggiore/minore
acutizzazione. Scontro tra le borhesie vuol dire ad esempio che se non è più il
vero in generale che la borghesia saudita è oligarchica in senso stretto, non è
altrettanto vero che la borghesia sudamericana sia esclusivamente compradora
come lo fu trent’anni fa.
Sottovalutare questo, esagerare la subalternità di un capitale finanziario
sull’altro, di un trust nazionale sull’altro, pensando ciò che annulli,
appiattisca le contraddizioni, le renda secondarie e trascurabili, può voler
significare farsi tradire da false prospettive di liberazione “antimperialista”,
legate magari allo sviluppo (solo forse un po’ più) compatibile e sovrano
nazionale/regionale, che altro non sono che uno degli ennesimi mimetismi
dell’intraprendente riformismo borghese.
Note:
*) Lenin, “L’imperialismo”.
1) Si veda in proposito l’articolo del numero 13 di “Senza Censura” –
“Considerazioni storiche sul quadro politico boliviano” in cui si parla dello
sviluppo dell’industria pesante in Brasile a partire dagli anni ’40 del secolo
scorso.
2) Si veda il sito: www.iirsa.org.
3) Presentazione progetto IIRSA su sito ufficiale.
4) Ibidem, 5 Ibidem, 6 Ibidem.
7) Dal sito ufficiale, “Riunione dei presidenti dell’America del Sud”, intervento
di apertura del presidente della Bolivia.
8) Ibidem,
9) Ibidem.
10) Dal sito ufficiale, “Riunione dei presidenti dell’America del Sud”,
intervento del presidente del Brasile.
11) Ibidem.
12) Dal sito ufficiale, “Riunione dei presidenti dell’America del Sud”,
intervento del rappresentante del BID.
13) Dalla descrizione generale presa dal sito ufficiale
www.caf.com.
14) Ibidem.
15) Si vedano riscontri sempre nel sito ufficiale della CAF nella sezione: CAF en cifras.
16) Dal sito ufficiale IIRSA, “Riunione dei presidenti dell’America del Sud”,
intervento del rappresentante del CAF.
“Americhe, dovete copiare l’Europa” (22 maggio 2001)
17) Dal sito ufficiale FONPLATA www.fonplata.org sezione “Memoria anual”,
documento “Iniciativas para la Integración de la Infraestructura Regional
Sudamericana.”
18) La Stampa, 22 maggio 2001 “Americhe, dovete copiare l’Europa”.
Formigoni a Lima per consolidare
i rapporti con l’America Latina |
Dichiarazione congiunta dei presidenti di Brasile e Venezuela.
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