SENZA CENSURA N.13

FEBBRAIO 2004

 

Prove tecniche di Complesso Industriale Carcerario

 

Si, è vero, il titolo è abbastanza amplificato. Parole “grosse” potrebbe dire qualcuno. Parole (e riforme) lontane, impalpabili. Eppure. Eppure il sistema carcerario sta continuando la messa in pratica della teorizzazione degli ultimi anni sul piano di leggi, ipotesi, varie ed eventuali. Le istituzioni italiane direttamente coinvolte in questa “riforma”, e tutte le strutture insite in esse, si stanno muovendo sostanzialmente allo scoperto, forti di una informazione massificata per tutto ciò che riguarda la “questione carcere”. Interviste, presenze in tv, convegni sbandierati ai quattro venti, con l’obiettivo primo di rendere la detenzione come uno stato umano, rientrante nella sfera della cosiddetta normalità. Normalità (pacificazione?!) che in sintesi si traduce in edilizia penitenziaria spinta, lavoro dietro le sbarre, rieducazione coatta, prima privatizzazione. Nodi di trasformazione in atto. Snodi nell’attuale presente.
Alla domanda “Quindi l’accusa che il governo non si occupa dei carcerati è infondata?”, la risposta del sottosegretario alla giustizia Jole Santelli è stata: “Infondata ed ingiusta: stiamo facendo tanto, sia sul fronte delle strutture, sia sulla rieducazione. Abbiamo appena inaugurato due nuovi penitenziari a Perugia e Reggio Calabria, sono state intensificate le attività all’interno degli istituti. Il problema più grande dei detenuti infatti, dopo la mancanza di spazio, sono le giornate vuote e senza speranza”. (da Libero, 21/02/2004)

E’ importante riuscire a ricollocare tutti questi interventi sul piano più generale su cui poggia la riorganizzazione della gestione del controllo dietro le sbarre, anche se, questa definizione “dietro le sbarre”, potrebbe, oggi come come oggi, risultare del tutto incompleta, se prendiamo in considerazione le “innovazioni” per quanto riguarda detenzioni alternative. Individualizzazione, parcelizzazione del corpo detenuto, circuiti differenziati, premialità. Radicalizzazione del controllo attraverso la formalizzazione dell’articolo 41bis o.p. con l’estensione del suddetto articolo anche ai rivoluzionari prigionieri. Il carcere italiano inizia a farsi strutturato e complesso. Siamo arrivati a parlare di 41bis con dieci anni di ritardo. Sarebbe quantomai importante non commettere lo stesso errore oggi, nel momento in cui il sistema carcerario italiano (ed europeo) sta andando a porre in essere quelli che saranno i capisaldi della presente/futura gestione del controllo.

Settembre 2003 - Progetto “Api in Carcere”, nuove opportunità di lavoro per i detenuti
Il progetto nasce nel 2000 su iniziativa dell’Amministrazione Penitenziaria in collaborazione con la Federazione Apicoltori Italiani, con l’obiettivo di offrire nuove opportunità di reinserimento sociale e lavorativo ai detenuti, finanziato per il 50% dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e per il restante 50% dalla Comunità Europea ai sensi del regolamento CEE 1221/97.
Nelle sedi prescelte l’Amministrazione, oltre ad aver messo a disposizione appezzamenti di terreni e locali, ha provveduto all’acquisto delle arnie, degli sciami e delle attrezzature per la lavorazione del miele. La Federazione Apicoltori Italiani ha organizzato i corsi di formazione professionale teorico-pratica sia nel settore dell’apicoltura che in quello della lavorazione dei prodotti apiari, mettendo a disposizione l’esperienza e la professionalità di apicoltori e ricercatori ad essa affiliati in qualità di docenti. Ogni sessione formativa è stata suddivisa in sei lezioni teorico pratiche, della durata di quattro ore ciascuna, e due incontri sulla lotta alla varroa ed alle malattie connesse.
L’idea del progetto nasce da una positiva esperienza avviata nel 1996 presso la Casa di Reclusione di Pianosa, a cura del tecnico agrario in servizio presso quella sede, che condusse all’attivazione di corsi di formazione professionale in apicoltura rivolti ai detenuti, con la collaborazione della F.A.I.
Nel 2000, in considerazione della positività dell’esperienza realizzata, l’Amministrazione Penitenziaria propose al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, ai sensi del regolamento CEE 1221/97, la realizzazione di un progetto vero e proprio. L’iniziativa ha progressivamente coinvolto un numero sempre crescente di detenuti, circa 20 per sede, interessando inizialmente sette istituti penitenziari, la Casa di Reclusione di Gorgona, la Casa di Reclusione di Porto Azzurro, la Casa Circondariale di Empoli, la Casa di Lavoro di Castelfranco Emilia, la Casa Circondariale di Velletri, la Casa di Reclusione di Carinola, la Casa Mandamentale di Macerate Feltre, successivamente ampliati a dodici con il coinvolgimento nelle attività di formazione di altri cinque istituti, la Casa Circondariale di Viterbo, la Casa Circondariale di Terni, la Casa di Reclusione di Mamone, la Casa di Reclusione di Palermo Pagliarelli, la Casa di Reclusione Femminile di Venezia.
In alcune realtà è stata raggiunta, nello scorso anno, una produzione di circa 400 Kg. di miele, venduto al personale dipendente dell’Amministrazione. Il progetto, riproposto anche per l’anno 2004, è stato presentato in occasione del Congresso Internazionale di Apicoltura, tenutosi a Lubiana, in Slovenia, dal 24 al 29 Agosto 2003
(tratto da Giustizia.It)

A “Unomattina” si parla di lavoro in carcere
Più 20% negli ultimi due anni: a tanto ammonta l’aumento delle possibilità di lavoro offerte ai detenuti all’interno delle carceri. E’ il dato offerto da Giovanni Tinebra, capo dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, intervenendo insieme a Lucia Castellano, direttore della casa di reclusione di Bollate, alla trasmissione “Unomattina”. Così, dopo quello inaugurato il 25 novembre scorso a S. Vittore, presto sarà attivo nel carcere di Bollate un nuovo call center con 35 postazioni gestito da detenuti appositamente formati. (tratto da Giustizia.It)
 

Ottobre 2003 - Milano: nelle mense scolastiche il pane dei detenuti
Il pane che preparano alcuni detenuti del carcere di Opera ha trovato un acquirente: la società Milano Ristorazione che serve 70mila pasti nelle mense scolastiche. La società comunale della refezione da settembre scorso compra 200 chili di ‘michette’, un tipo di panino molto diffuso a Milano, che è pari al 5% del proprio fabbisogno. L’obiettivo è di arrivare a 300 chili, il massimo che possono produrre i detenuti che si sono impegnati in questa attività. Il primo ad appoggiare l’impresa del pane è stato proprio il direttore del carcere di Opera, Alberto Fragomeni, mettendo a disposizione la struttura necessaria e l’organizzazione adatta dei controlli. Difficile è stato invece trovare un panettiere disposto ad entrare nel carcere per dare lezioni e supporto ai detenuti-lavoratori, ma ormai servirà ancora per poco visto che il pane dei detenuti è stato collaudato. (tratto da Giustizia.It)

Roma, 25 novembre 2003 - Comunicato stampa congiunto - Ministero della Giustizia e Telecom Italia realizzano un call center del servizio info12 all’interno del penitenziario di San Vittore
“Telelavoro Info12 a San Vittore” è la prima iniziativa di questo tipo in Europa. Un call center con 20 postazioni dove si alternano 30 detenuti per rispondere al servizio Info12 di Telecom Italia
Milano, 25 novembre 2003 - Il Ministero della Giustizia e Telecom Italia hanno avviato una collaborazione per realizzare un call center all’interno della Casa Circondariale di San Vittore con 20 postazioni del servizio Info12. Il progetto “Telelavoro Info12 a San Vittore” rientra tra le attività che il Ministero sta sviluppando in diversi penitenziari italiani allo scopo di offrire ai detenuti l’opportunità di svolgere un vero lavoro all’interno del carcere, consentendo loro di impegnare in modo positivo le proprie giornate e allo stesso tempo aiutandoli ad acquisire una professionalità in vista del reinserimento nella società.
L’attività del call center di San Vittore si svolge dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 20.00 e vede impegnate 30 persone (4 supervisor e 26 operatori). I turni sono stati concordati tra Telecom Italia e la Cooperativa Out&Sider, che gestisce il lavoro dei detenuti.
Prima dell’avvio della fase operativa, le persone impegnate hanno seguito un percorso di formazione articolato in tre diverse fasi della durata di tre settimane: la prima, teorica, dedicata alle modalità di comunicazione con il cliente, la seconda, tecnica, basata sull’addestramento per l’interrogazione del database, la terza, pratica, dove supervisor e operatori Info12 hanno effettuato un affiancamento “on the job”, finalizzato a rendere questi ultimi del tutto indipendenti nello svolgimento dell’attività.
Questa iniziativa, che conferma l’impegno sociale di Telecom Italia, è la prima di questo genere negli istituti penitenziari di tutta Europa, sia per le caratteristiche organizzative che per il tipo di attività svolta.
Info12 è il call center di Telecom Italia che fornisce informazioni relative ai numeri telefonici degli abbonati di Telecom Italia e di altri operatori di telecomunicazioni. La ricerca dell’informazione richiesta dal cliente si sviluppa on line a partire dai dati anagrafici (nome, indirizzo etc.) e avviene attraverso la consultazione di un’apposita banca dati.
Il call center offre anche, con il servizio Info412, informazioni a valore aggiunto quali borsa, traffico, cinema, alberghi, ristoranti, farmacie e, per i professionisti, informazioni commerciali e di segreteria virtuale. L’intero call center riceve una media di 15.000.000 di telefonate mensili. (tratto da Giustizia.It)



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